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N. 5 - Ottobre 2005

ANDALUSIA
Lungo la costa, da Cadice ad Almeria - Parte I
di Stefano De Luca

 

Sono pochi i territori al mondo che possono vantare una storia antica e ricca come l’Andalusia. Questa affascinante regione del sud della Spagna, scoperta in epoca fenicia, ha visto nel corso di tre millenni il succedersi di numerose civiltà, ognuna delle quali ha lasciato la propria impronta conferendole quel carattere multiculturale e tollerante che ancora oggi anima lo spirito dei suoi abitanti. Dopo la prima colonizzazione dei Fenici, nell’VIII sec. a.C. si sviluppò la civiltà dei Tartassi, tuttora avvolta nel mistero, che lasciò poi il posto nel III sec. a.C. all’avanzata dei Romani, che fecero dell’Andalusia una delle province più efficienti dell’Impero.

 

Occupata dai Visigoti nel corso del VI sec. d.C. fu quindi meta, a partire dal 711, dell’invasione dei musulmani della dinastia Omayyde sul continente europeo, che in breve tempo si espansero riuscendo persino a superare la catena pirenaica, fermati a Poitiers dall’esercito franco di Carlo Martello. In epoca medievale l’insieme delle terre iberiche in possesso dei musulmani veniva chiamato Al Andalus, e da quella denominazione deriva il nome moderno della regione in quanto qui essi rimasero per un tempo ben maggiore (poco meno di otto secoli) rispetto al resto della Spagna, gradualmente riconquistata dall’avanzata cristiana. Durante l’era musulmana l’Andalusia divenne famosa per la tolleranza religiosa che permise alle sue tre culture, quella islamica, quella ebraica e quella cristiana, di convivere pacificamente, raggiungendo un livello di civilta’ tra i piu’ avanzati d’Europa.

 

I musulmani vennero definitivamente sconfitti nel 1492 a seguito della presa di Granada, l’ultima capitale del loro regno, portata a compimento dai Re Cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, che compirono così la loro missione di unificazione spagnola sotto il segno della croce cattolica.

Alla ricchezza ed allo splendore monumentale di città capolavoro come Siviglia, Cordoba e Granada, l’Andalusia abbina un territorio naturale vario e suggestivo racchiuso tra l’ampio tratto di costa meridionale, la pianeggiante valle del Guadalquivir a ovest, e le zone montuose della Sierra Nevada a est.

 

La provincia più occidentale dell’Andalusia, terra di confine con il Portogallo e punto di partenza di questo itinerario, è quella di Huelva, meta interessante per la presenza, nei pressi del capoluogo, dei lugares colombinos (luoghi di Colombo): La Rabida, Palos de la Frontera e Moeguer. Nella prima localita’ vale la pena visitare il Monasterio de la Rabida, dove Cristoforo Colombo, prima di intraprendere i suoi viaggi, si intatteneva spesso a conversazione con l’abate Juan Perez, confessore della Regina Isabella di Castiglia

 

Poco più a nord si trova Palos de la Frontera, divenuta celebre poiché da li Colombo salpò il 3 agosto 1492 con la Nina, la Pinta e la Santa Maria alla ricerca di una via alternativa per le Indie. Meta’ dell’equipaggio di questa prima, storicamente fondamentale spedizione di Colombo, proveniva da Palos, come i cugini Vicente e Martin Pinzon, capitani rispettivamente della Nina e della Pinta. La visita della Casa Museo Martin Pizon permette di respirare l’atmosfera di quei momenti, mentre per una foto veramente accattivante bisogna recarsi nei pressi della targa che indica il molo da cui salpò la spedizione navale più celebre della storia. Spingendosi ancora per qualche chilometro nell’entroterra si raggiunge Moeguer, cittadina dove Colombo trascorse in preghiera presso il Monasterio de Santa Clara, nel marzo 1493,  la sua prima notte di ritorno dalla spedizione.

 

Proseguendo lungo la costa in direzione Cadice, si attraversa un vasto territorio paludoso, alla foce del Guadalquivir, racchiuso all’interno del Parque Nacional de Donana, nel quale ogni anno milioni di uccelli migratori trovano sollievo durante le loro peregrinazioni. Dislocata su un lungo promontorio che domina l’oceano, Cadice (Cadiz) e’ secondo molti storici la città più antica d’Europa, fondata attorno al 1100 a.C. dai Fenici col nome di Gadir. La sua importanza strategica era stata subito ben compresa da un popolo che si fondava sul commercio come quello fenicio, e fu poi scelta da Colombo come punto di partenza per il suo secondo e quarto viaggio.

 

Cadice divenne molto ricca dopo la scoperta delle Americhe grazie all’afflusso delle ricchezze d’oltreoceano, ed entrò in una fase di decadenza economica in concomitanza con la perdita delle colonie americane, quando assurse il ruolo di baluardo spagnolo dell’emergente cultura liberale. Fu in questa città andalusa che nel 1812 venne promulgata la Costituzione liberale passata alla storia come Costituzione di Cadice, e fu qui che nel 1820 presero inizio i moti che nell’Ottocento scossero l’Europa sin nelle sue fondamenta.

 

Oggi Cadice e’ un luogo molto allegro e vivace, dove si possono assaggiare gustosi piatti a base di pesce e trascorrere alcune ore in una delle belle spiagge che la circondano. Di grande suggestione la passeggiata attraverso le strette vie del centrale Barrio del Populo, il quartiere nel quale la percezione dell’antico splendore della citta’ si fa piu’ netta, e la visita dei suoi luoghi simbolo quali la Catedral Nueva, la Catedral Vieja, la Torre Tavira ed il Castillo de Sana Catalina.

 

Circa 35 chilometri a nord-est di Cadice si trova un’altra città che merita sicuramente di essere visitata, Jerez de la Frontera, famosa in tutto il mondo per la produzione del rinomato sherry, per il flamenco e per il Circuito de velocidad nel quale ogni anno si sfidano i campioni del motociclismo e dell’automobilismo. Tutte da scoprire le bodegas di sherry, nelle quali e’ possibile abbinare una piacevole degustazione della bevanda alla visita dei luoghi dove viene prodotta. Se si e’ alla ricerca delle bellezze artistiche locali, non deve mancare una visita all’Alcazar, costruita nel periodo almohade, che racchiude la splendida Mezquita e gli affascinanti Banos arabes.

 

Tra Cadice e Tarifa, la città più meridionale dell’Europa continentale, si susseguono una serie di località caratterizzate dal colore bianco delle abitazioni, che vengono puntualmente stuccate e ridipinte ogni anno durante la prima notte di luna piena primaverile, conosciute col nome di pueblos blancos. La prima che incontriamo e’ Vejer de la Frontera, cittadina inerpicata in cima ad una ripida collina dalla quale domina un lungo tratto di costa, costituita da una fitta rete di case bianche che fanno di una passeggiata tra le sue vie un momento ricco di fascino e suggestioni. Poco piu’ a sud si raggiunge Los Canos de Meca, molto frequentata durante i mesi estivi, dalla quale si raggiunge Cabo de Trafalgar, celebre per aver assistito all’annientamento della flotta spagnola operato dall’ammiraglio Nelson nel 1805. Una lunga spiaggia bianca si estende tra Los canos de Meca e Zahara de los atunes, località descritta anche da Cervantes, che in passato e’ vissuta grazie alla pesca dei tonni e che ad essi ha dedicato il proprio nome.

 

Si arriva quindi a Tarifa, posizionata di fronte al Marocco, che da qui dista appena 14 chilometri, punto di collegamento ideale tra due continenti e due culture che in quest’area vivono ed hanno vissuto in un clima di scambio e cooperazione. La città, che prende il nome dal comandante delle truppe musulmane Tariq ibn Malik che nel 710 riuscì a penetrarvi, e’ una meta molto affollata durante l’estate. Tarifa abbina un centro composto di case bianche e vicoli molto stretti nei quali e’ facile perdere l’orientamento, ad una movida che sembra non avere mai fine. Nelle giornate con buona visibilità si può raggiungere il faro posto su un isolotto, collegato alla città da un sottile istmo, che e’ una vera e propria terrazza panoramica sull’Africa, tra l’altro raggiungibile in meno di mezz’ora con uno dei traghetti che quotidianamente salpano in direzione Tangeri.

 

Tarifa e’ stata la patria di uno dei personaggi che hanno fatto la storia della reconquista, Guzman el Bueno, il quale nel 1294, sotto la minaccia dell’uccisione del figlio catturato dai musulmani, rifiuto’ di abbandonare il castello ad essi, cui anzi gettò a mo’ di sfida il suo pugnale invitandoli ad eseguire la condanna. A Tarifa, in un vicolo del centro, c’e’ ancora oggi una targa che indica la residenza di Guzman, al quale la città ha dedicato anche il Castello (Castillo de Guzman el Bueno) che da sempre la difende dagli attacchi nemici, come se egli fosse il ‘santo’ protettore della città. Oltre al Castillo, da non perdere la visita dell’Iglesia de San Mateo, risalente al XV sec., ed alla Puerta de Jerez, costruita dopo la reconquista.

Per trascorrere alcune ore di sole, mare e relax, non c’e’ che l’imbarazzo della scelta, ma particolarmente belle sono le due mastodontiche dune di sabbia bianca di Punta Paloma e di Bolonia, situate in un ambiente naturale integro e selvaggio, caratterizzato dalla limpidezza dell’acqua e dall’ampiezza e pulizia delle spiagge che le fanno da contorno.

 

Venti chilometri a nord-est di Tarifa si trova Algeciras, frenetica città portuale con un altissimo volume di scambi con il Marocco, collocata di fronte alla stretta penisola di Gibilterra. Formalmente territorio britannico Gibilterra, dominata dalla celebre Rocca, e’ uno dei punti strategici più importante al mondo ed ha storicamente costituito il luogo-chiave per i commerci tra il Mediterraneo e l’Atlantico. Quella che per gli antichi era una delle Colonne d’Ercole non e’, come spesso si e’ portati a credere, il punto più vicino alla costa africana, ma la sua morfologia ed orientamento che la fanno apparire come un pugnale che perfora prepotentemente le acque, l’hanno sempre resa facilmente difendibile e considerata essenziale dagli strateghi militari di tutte le epoche. Se volete visitarla, non dimenticate il passaporto o la carta d’identità, i poliziotti alla frontiera sono molto severi nei controlli.

 

Risalendo la costa in direzione nord-est arriviamo a Malaga, città caratterizzata, come molte altre località della Costa del Sol, da una serie fitta di grattacieli e palazzoni moderni, e da enormi spiagge affollatissime durante tutta l’estate. Quello che fu il più importante porto del regno musulmano di Granada, e’ stato protagonista del boom edilizio degli anni Cinquanta e poi di quello degli anni Novanta. A Malaga e’ nato Pablo Picasso, la cui dimora e’ oggi sede di un museo, e conserva ancora oggi la splendida Alcazaba, fortificata nell’XI sec. in posizione dominante a ridosso del colle di Gibralfaro.   

Per chi ama le spiagge e la movida a tutte le ore, e non storce il naso di fronte alle costruzioni che lo circondano, può trascorrere alcuni giorni in localita’ frequentate ogni anno da centinaia di migliaia di turisti quali Torremolinos, Marbella e Motril.

 

Risalendo ancora lungo la costa si arriva quindi nella provincia di Almeria, la più orientale dell’Andalusia. Il capoluogo, circondato da un territorio brullo e tratti quasi desertico, era conosciuto ai tempi musulmani come Almaryia. Oggi e’ una cittadina molto vivace e trafficata, dominata dalla fortezza dell’Alcazaba eretta nel 955 da Ab al-Rahman III. Pochi chilometri a nord di Almeria c’e’ un territorio che ricorda molto il paesaggio del far west americano, tanto che numerosi film del genere sono stati girati qui. La parte più bella della provincia e’ quella racchiusa nel parco del Cabo de Gata, un luogo semplicemente fantastico per i panorami dell’entroterra e per le spiagge incontaminate, tra le più belle di tutta la Spagna.

 

I luoghi da visitare sono il paesino di Nijar, alcuni chilometri nell’entroterra, e quello di San Jose’, costituito da una serie di basse case bianche che si specchiano nell’acqua ed alle cui spalle si snodano collinette di sabbia rossa che rendono il paesaggio mozzafiato.

Le spiagge di Playa de los Genoveses e la Playa de Monsul sono facilmente raggiungibili con la macchina e possono vantare delle acque limpidissime, mentre le Calas del Barronal si possono raggiungere solamente a piedi ed è lì che, con un po’ di pazienza, conviene andare per trascorrere una giornata di mare da ricordare.

 

Vedi anche: ANDALUSIA Granada - Parte II - N. 6 - Novembre 2005



 

 

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