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> Storia Antica

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N. 10 - Marzo 2006

VETULONIA

La figura del guerriero - Parte II

di Sabrina Corarze

 

Deposizioni con carro: 

 

Necropoli

Tomba

Tipo carro

Parti del carro conservate

Armi

Tipo di sepoltura

Datazione

Degli Aquastrini

Tomba del Littore

A 2 ruote

Cerchioni, fasciature dei mozzi, 2 terminali, lamine di rivestimento decorate, morsi

Pugnale, ascia, 2 coltelli, fascio littorio con ascia bipenne, finimenti

Inumazione maschile

630 a.C.

Costiaccia Bambagini

Tomba della Navicella

A 2 ruote

Cerchione

Spada, 3 lance, finimenti di bardatura

Assenza resti defunto

650 a.C.

Costiaccia Renzetti

Tomba  dei Lebeti

A 2 ruote

Cerchioni, 4 morsi

2 lance, 2 giavellotti, finimenti

 

710 - 690 a.C.

Poggio al Bello

Circolo del Diavolo

A 2 ruote

Cerchioni

2 lance, 2 schinieri, 3 asce

Cremazione maschile

650 a.C.

Poggio al Bello

Circolo dello Scoglio

A 2 ruote

Cerchioni

Sauroter

Cremazione maschile

 

Poggio al Bello

Tomba del Duce

A 2 ruote

Parti bruciate

Elmo tipo vetulonia

Tre cremazioni

675  - 650 a.C.

Poggio Guardia

II° circolo delle pietre bianche

A 2 ruote

Cerchioni

Elmo a calotta tipo vetulonia

Inumazione maschile

700 - 650 a.C.

Sagrona

II° circolo di pietre

A 2 ruote

Cerchione

Spada, scudo, elmo a calotta tipo vetulonia.

Inumazione maschile

700 - 650 a.C.

 

Corredi delle tombe di guerriero più rappresentative del periodo in esame

 

Figura 11

 

Tomba del Littore (necropoli degli Aquastrini):

Maschio inumato.

Carro: 4 cerchioni di ruote, 2 dadi forse i mozzi delle ruote, diverse campanelle; numerosi frammenti di bronzo fanno credere che il carro fosse interamente rivestito di bronzo: 2 bronzi sbalzati in lamina riuniti al legno mediante bullette di bronzo, 2 larghe fasce a forma di un mezzo ferro di cavallo, 2 arnesi costituiti ciascuno da due cilindri.

Numerosissime oreficerie di grande pregio. Incensiere.

 

Fascio littorio: scure a doppio taglio (lunga cm 27, il fascio è lungo cm 30, lunghezza totale cm 60).

Si tratta di un uomo condotto al sepolcro su cocchio; è un soldato perché aveva accetta e spada, ma forse non un guerriero perché senza elmo, lancia e scudo. Ad avvalorare quest’ultima ipotesi il mancato rinvenimento di elementi connessi con il cavallo, come se a lui non appartenesse questo animale. L’incensiere trovato presso la testa farebbe pensare ad un sacerdote. L’oro non gli appartiene perché è di donna: rappresenta il tributo di una persona cara all’estinto, la consegna del fasto della sua vita passata. A lui appartengono invece incensiere, fascio e spada.

 

Pur non trattandosi probabilmente di un guerriero, si è ritenuto opportuno citare questa tomba per la presenza dell’unico esemplare mai rinvenuto di fascio littorio, simbolo del potere militare e giudiziario per eccellenza. In epoca monarchica il potere era nelle mani di monarchie a carattere religioso a capo delle quali era il re lucumone. I lucumoni erano 12, uno per città. Uno di questi a turno era eletto dagli altri con una carica onorifica al di sopra delle parti. Ogni re nominava a sua volta un littore che portava i fasci (A. Carresi - R. Botti, 1985). Si tratta di un oggetto in ferro a forma di fascio, databile al 600 a.C., composto di verghe unite insieme con in mezzo un’ascia a doppio taglio (bipenne).

 

Tomba del Duce (necropoli di Poggio al Bello):

Tomba a circolo continuo dal diametro di 17 mt. Per il Falchi si tratterebbe di un’unica deposizione, in realtà nel 2° gruppo sono presenti pezzi di un cranio e denti umani che potrebbero indicare un’altra deposizione; altre due potrebbero essere supposte per i gruppi III e IV. Si tratta del complesso orientalizzante più ricco e interessante dell’Etruria settentrionale.

 

Il corredo risulta distribuito in 5 gruppi:

1° gruppo: carro (n.inv. 7098),si riconoscono solo alcune parti. In ferro:due cerchioni diametro cm. 65 (n.inv. 7100); rivestimenti in forma cilindrica alt. cm. 3\8, dm. cm. 2\3; 2 molle, dm. cm. 8,5, dovevano servire alla trazione del carro; 4 campanelle piatte, dm. cm. 9, largh. cm 2, 7 chiodi massicci, lungh. cm. 3\8; 2 morsi (tipici dei corredi vetuloniesi orientalizzanti) lungh. sbarra cm. 16; 2 falere; un sellino lungh. cm. 30, largh. massima cm. 8, lamina robusta piegata ad arco; 3 fibbie e 2 campanelle. In bronzo: 2 molle a spirale (n.inv. 7044-7045); un finale (n.inv. 7043); finimenti (n.inv. 7098); falera a disco traforato a fusione (n.inv. 7055 tav. A 4), dm. cm. 6. Disco formato da 4 circonferenze concentriche , unite fra loro da bastoncelli verticali; falera a disco traforato (n.inv. 7056). Questi dischi traforati, diffusi a partire dall’età del bronzo, appartengono alla terza categoria in quanto senza gancio e senza mozzo: cominciano a trovarsi solo nei corredi tardo villanoviani e frequenti in quelli di VII; fibbia (n.inv. 7056); 2 campanelle (n.inv. 7047- 49).

 

La forma del carro non può essere definita con sicurezza dai pezzi superstiti. I finimenti consentono di fare qualche precisazione: i due morsi fanno pensare a due cavalli; le 2 falere di ferro fanno ipotizzare che potesse trattarsi di una carro a due cavalli. Gli altri oggetti, simili ad altri rinvenuti in contesto vetuloniesi, si datano al VII sec. La presenza del carro e degli elementi di bardatura è tipica di Vetulonia e caratterizza i suoi corredi orientalizzanti da quelli degli altri centri. Addirittura nel nostro caso carro e elementi di bardatura costituiscono un deposito a sé.

 

L’associazione del carro e degli elementi di bardatura. al corredo funebre, la deposizione in una fossa a sé, la quantità di finimenti rinvenuti, la ricercatezza decorativa che li caratterizza mostrano una importanza del cavallo e di tutto ciò che ad esso è connesso. Sono inoltre un’ulteriore testimonianza dell’esistenza nella Vetulonia di VII secolo a.C. di una classe sociale affermata e qualificata, le cui sorti erano legate al cavallo. La ricchezza del corredo ci indica che il “cavaliere” vetuloniese era un benestante, probabilmente un aristocratico.

 

Figura 12

2° gruppo: scudo circolare in bronzo (n.inv. 7096) (fig.12); bronzo: dm. parte conservata cm. 84; tipologia rinvenuta in Etruria, Lazio, Campania, Umbria, Piceno. Funzione: la sottigliezza e l’estrema fragilità della lamina, la mancanza di resti di materiale di protezione (cuoio o legno), l’altezza ridotta del manico sembrerebbero escludere la possibilità di un suo uso militare.

 

Nelle tomba aveva la stessa funzione di un normale scudo, ossia proteggere il defunto. L’uso di un tal tipo di scudo doveva quindi essere limitato a cerimonie di parata. Forse competeva a coloro i quali rivestivano elevate cariche o appartenevano ad una classe sociale elevata. La leggerezza e quindi la facilità nel portarlo, lo zelo eccessivo nella decorazione sono ulteriori argomenti a favore di questa ipotesi. Forma: laminato di forma circolare, è una continuazione degli scudi villanoviani. Rispecchia un fatto locale. Decorazione: tipologia semplice, la decorazione concentrica evidenzia la forma circolare. L’origine dei motivi è da ricercare nella decorazione graffita sui cinerari villanoviani e nei dipinti sulla ceramica etrusco-geometrica. e La somiglianza allo scudo della tomba del guerriero di Tarquinia (fine VIII \ inizi VII a.C.) rende probabile l’ipotesi che sia stato importato da Tarquinia, dove esisteva una bottega di scudi.

 

Elmo: (n.inv. 7096) (fig. 13) tirato a martello da una sola lamina. Dm. base cm. 29,5; alt. parte conservata cm. 18,5.

A calotta emisferica con falda svasata, profilo fluido. Nella parte superiore presenta due borchie ornamentali. Tipo diffuso in Etruria e nel Piceno. È sicuramente un prodotto locale. Da escludere ogni rapporto con i crestati villanoviani. Forma: semplice. La differenza con l’elmo a calotta semplice villanoviano è che la svasatura dell’orlo (falda) nel nostro esemplare comporta una più sicura protezione del viso e la curvatura della calotta è più adatta alla conformazione della testa. Si tratterebbe di un evoluzione formale e funzionale. Stessa tipologia standardizzata presentano gli elmi rinvenuti nel circolo delle pellicce, nel circolo degli ulivastri, nel II° circolo delle pietre bianche e nel circolo del cono (G. Camporeale, 1967).

 

Figura 13

 

Impugnatura con pomello traforato: (n.inv. 70969), lungh. cm. 12, largh. massima cm. 4, bastone a sezione circolare adorno di anelli rilevati e di incisioni a zig-zag in disposizione orizzontale. In alto un rigonfiamento composto da 7 cordoni distinti che convergono nell’apice. Si tratta forse dell’impugnatura o del finale di scettro. Di fattura vetuloniese, perché la decorazione ricorda vaghi di collana del posto.

Lama di coltello: (fig. 14) alt. cm. 11, largh. cm. 3,2.

Figura 14

 

Dorso leggermente convesso con un apice sporgente. Simile a quello riprodotto da Pernier. Datazione complessiva tra il 625\20 a.C. e il 615\10 a.C.

 

4° gruppo: cuspide di lancia: (fig. 15) (n.inv. 7051), lungh. cm. 32, largh. cm. 5,5, mancante di punta. Forma: a foglia di lauro allungata sulle facce superiore e inferiore. Due solchi nel senso dell’asse longitudinale. Immanicatura sfaccettata e scanalata, decorata al limite inferiore. Con una serie di incisioni orizzontali tipiche del periodo orientalizzante. Tipo B.

Figura 15

 

Impugnatura: (n.inv. 7050), lungh. con appendice cm. 14,2, lungh. appendice cm. 2, largh. alla base cm. 3,8, largh. in alto cm. 2,5, spessore cm. 1,3\1,5, a fusione. Forma: trapezoidale, in alto 2 appendici: una diritta a rocchetto, l’altra curvata verso il basso a uncino. Su ciascuna faccia larga sono presenti 4 listelli rilevati. La tipologia è peculiare: le due appendici assicurano la presa. Unicum a Vetulonia e in Etruria, il finale ad uncino è confrontabile con il manico del pugnale raffigurato nella stele volterrana di Aule Tite. Per la forma rettangolare e per le due appendici è confrontabile con spade del deposito di Monte San Idda in Sardegna. La nostra impugnatura sembra fatta da un maestro che avrà avuto presente un modello import. da Sardegna.

 

Pugnale con fodero: (n.inv. 7050) tav. XIX b: lungh. cm. 16,5. il pugnale contenuto nel fodero non è visibile; il fodero consta di due lamine di ferro protette da un avvolgimento di filo di bronzo e, in alto, da un rivestimento in lamina di bronzo, lungo 4 cm., con una costolatura ai rispettivi margini.

 

Lama di pugnale: (n.inv. 7059) (fig.16): lungh. cm. 23,5.

Margini taglienti, costolatura mediana rilevata sulle due facce. Il codolo doveva essere infilato in un manico.

 

Figura 16

 

Lama di pugnale: (n.inv. 93463), lungh. cm. 2, mancante della punta, margini taglienti. Il codolo doveva essere infilato in un manico. Forma triangolare allungata.

 

Spada o pugnale: col fodero d’avorio., cui doveva spettare una impugnatura pesante fasciata d’avorio con solchi fitti traversali.

 

Coltello: (n.inv. 7060), lungh. cm. 26,5. Manca una parte del codolo. La lama è caratterizzata da un margine dritto e piatto, e da un altro arcuato in prossimità della punta e affilato. Il codolo doveva essere incastrato in un manico di legno. Nella zona del codolo resta un chiodo che doveva fissare la lama al manico.

 

Coltello: (n.inv. 7061), lungh. cm. 24. manca la punta e parte del codolo. La lama è caratterizzata da un margine piatto e dall’altro affilato. Forma arcuata. Il margine interno termina con un apice. Chiodo vicino al codolo per fissare lama al manico.

 

Ascia: (n.inv. 7058), lungh. cm. 23,5, largh. cm. 8. Lama trapezoidale, immanicatura a sezione quadrangolare.

Gli oggetti importati ribadiscono contatti con Cere e con l’area della cultura hallstattiana. Datazione: 625\20 a.C.– 615\10 a.C.

 

5° gruppo: due ramaioli (n.inv. 7052- 7090); immanicatura (n.inv. 7042), alt. cm. 12,5; urna di bronzo rivestita da una lamina d’argento (n.inv. 7095), tav. d. All’interno avvolte in un panno di lino, erano contenute le ossa di un cremato. È prodotto tipico dell’orientalizzante etrusco, sicuramente importata dall’Etruria Meridionale, forse da Cere.

 

Tre scudi di terracotta (n.inv. 7099) (fig. 9), dm 54 cm., 50.5 cm., 48.5 cm. posti con la cavità in alto e sovrapposti. Il superiore ha manico a capocchia bucata nel centro della sua concavità. Non vi è traccia di decorazione.

Datazione: fine VII secolo a.C.

 

Tombe a circolo continuo (metà VII secolo a.C.):

 

Gli oggetti erano disposti fra le pietre di riempimento , circondati da terra di rogo. A parte due cinerari , in queste tombe sono stati rinvenuti solo i denti del morto collocati tra le cose più preziose.

Circolo dei Monili: denti del defunto, due morsi in bronzo (fig. 17) con montanti costituiti da tre anelli penduncolati in uno dei quali è infilata una sbarra.

 

Figura 17

 

Per la forma sono simili a quelli rinvenuti nella tomba del guerriero a Corneto Tarquinia, ma a differenza di questi nei nostri esemplari vi sono due rozze figure umane, in piedi a gambe allargate, fisse sull’anello della sbarra con le braccia tese e posate sugli altri anelli del montante.

 

Circoli Gemelli: lancia con puntale in bronzo, lancia a larga lama a costola robusta in ferro, gancio da cinturone in ferro.

Circolo di Bes: due morsi da cavallo il cui montante è costituito da cavallo orecchiuto ad alta criniera, destinato a ricevere la sbarra, con la coda che ripiega sotto le zampe, un cavallino sulla groppa e due ocarelle sotto il corpo; due morsi mal conservati; 4 borchie e 4 fibbie per finimenti da cavallo.

Circolo di Mut: tomba limitata da circolo di pietre per ritto. Daga a due tagli (p. 36); morso di cavallo (fig. 18) in bronzo uguale a quello ritrovato nella tomba del guerriero di Corneto Tarquinia.

 

Figura 18

 

Sbarra formata da due robusti bastoni che si articolano fra loro e che terminano in due occhietti, dove sono infilata le campanelle; i montanti consistono in tre grossi anelli penduncolati, fusi insieme. Identico ad altri conservati al Museo Archeologico di Bologna e a quello Etrusco di Firenze.

 

Circolo dello scoglio: più a sud della tomba del Duce. Un cartoccio di lancia e un puntale, due cerchioni di ferro scomposti.

Circolo degli Aquastrini: due morsi di bronzo simili a quelli della tomba di Bes; 4 corazze (due per ripostiglio).

Circolo delle lance: 5 lance di ferro, diversi puntali, due morsi da cavallo, una spada con impugnatura d’avorio.

Costiaccia Bambagini: scheletro di uomo adulto: ai piedi puntale di lancia.

Circolo del diavolo: due cerchioni di ruote in ferro, due lance. Unici oggetti trovati in sito: due schinieri (fig. 19).

 

I° Circolo delle pellicce: quattro depositi:

1. Un lebete in bronzo al cui interno: a) elmo iconico (fig. 20), liscio, in un unici pezzo, in forma di campana a stretta base, destinato a coprire, oltre che la testa e la faccia, il collo fino alle spalle.

2. Elmo in bronzo.

Figura 20

 

 

 

Figura 19

 

Con calotta che ripete la forma del capo, con le aperture oculari che comunicano con quella corrispondente alla bocca e al mento, tramezzata da un’appendice laminale a difesa del naso. Intorno alla detta apertura gli orli della lamina sono bucherellati, forse perché ad essi era assicurata una rete metallica.

 

2. Due morsi da cavallo in ferro, a montante lunato, eguali a quelli della tomba del Duce.

3. Due schinieri formati da una lamina di bronzo battuta e accartocciata, che ripete la forma della gamba e dal ginocchio al piede, sono lisci e traversati da fitti buchi per tutta la lunghezza dell’orlo (fig. 21).

 

 Figura 21

4. Mezzo cerchione di ferro servito per cingere le ruote di un carro.

 

II° circolo delle pellicce (tre fosse):

1. Due morsi da cavallo in bronzo, 6 dischi concavo-convessi di grossa lamina di bronzo del diametro di 8 cm., che hanno nel centro una convessità, un rialzo circolare con piccolo umbone a pallottola assai sporgente, 5 borchie fenestrate in bronzo, formate da tre anelli concentrici, molte fibbie da cavallo con asse nell’interno fuori di centro.

2. Elmo di bronzo eguale a quello della tomba del Duce (fig. 13), due puntali di lancia in bronzo, lancia di ferro (fig. 22).

3. Cerchione di ruota in ferro. 

 

 

 

 

 

Figura 22

 

Circoli della Sagrona:

 

1° circolo: piccola lancia e coltello di ferro, morso con montante lunato

2° circolo: spada di bronzo a due tagli, con cordone longitudinale rilevato e solchi laterali per tutta la lunghezza della lama. Impugnatura ad antenne, lunga 65 cm. (tav. I, 1). Analogie con spade ritrovate in Etruria settentrionale e centrale, a Bologna e a Corneto Tarquinia.

3° circolo: tre nastri di lamina in bronzo, larghi 1 cm., decorati di punti a sbalzo, lunghi 80 cm. ciascuno. Somigliano a ciondoli dello scudo della tomba del Duce. Per Falchi sono sonagliera appesa al collo del cavallo.

Tombe a inumazione:

2° fossa: scheletro di individuo adulto. A destra a livello del capo era una lancia di bronzo (fig. 23), nella stessa direzione di un puntale con cerchielli incisi.

 

Figura 23

 

Al braccio sinistro un braccialetto liscio, i cui estremi si riuniscono a linguetta; sul petto una fibula di bronzo a foglia ricurva (fig. 24) coperta da laminetta argentea lavorata in filigrana.

Figura 24

 

Ai piedi due grossi ganci e presso il femore sinistro due pugnali in ferro (fig. 25) lunghi 27 cm., 12 dei quali appartengono all’impugnatura, la quale riceve la lama a doppio tagliente incastrata e inchiodata in sé stessa, formata di un grosso cilindro di ferro, che ha un ingrossamento circolare a metà della sua lunghezza, e che termina in un disco a capocchia. Tali pugnali erano forse provvisti di fodero.

 

Figura 25

 

Circolo degli Aquastrini: due morsi di bronzo simili a quelli della tomba di Bes; 4 corazze (due per ripostiglio).

Circolo delle lance: 5 lance di ferro, diversi puntali, due morsi da cavallo, una spada con impugnatura d’avorio.

Costiaccia Bambagini: scheletro di uomo adulto: ai piedi puntale di lancia.

Circolo degli Ulivastri: elmo (fig. 26) uguale a quello della tomba del Duce ma con due stanghette bucate sull’apice e assicella ripiegata che entra in un occhietto; ha due punti opposti sulla testa. Di origini vetuloniese, successivamente è attestato nel Piceno, confermando i rapporti di Vetulonia con il versante adriatico. Una lunga lancia in ferro, due morsi da cavallo simili a quelli di Poggio alla Guardia.

 

Figura26



 

 

 

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