N. 32 - Agosto 2010 
                          
                          (LXIII)
																						ASIA, BUDDHA E UN REPORTER senza lavoro
																						PARTE Xvi – in america
																						di Gianrigo Marletta
																			
																			 
																			
																			
																			Soffro 
																			in 
																			un'America, 
																			o 
																			forse 
																			dovrei 
																			precisare 
																			lo 
																			stato, 
																			in 
																			un 
																			Texas 
																			chiuso 
																			e 
																			bigotto.
																			
																			 
																			
																			
																			Soffro 
																			nell'ascoltare 
																			le 
																			donne 
																			parlare 
																			di 
																			Dio 
																			la 
																			domenica 
																			come 
																			un 
																			loro 
																			unico 
																			protettore, 
																			come 
																			un 
																			essere 
																			fatto 
																			a 
																			posta 
																			per 
																			loro. 
																			Soffro 
																			perché 
																			parlano 
																			di 
																			Dio 
																			e 
																			poi 
																			ammettono 
																			di 
																			essere 
																			razziste.
																			
																			
																			Lavoro 
																			in 
																			un 
																			piccolo 
																			ristorante. 
																			È il 
																			ristorante 
																			che 
																			mio 
																			zio 
																			ha 
																			appena 
																			aperto. 
																			Lavoro 
																			qui 
																			per 
																			farmi 
																			un 
																			po' 
																			di 
																			soldi 
																			per 
																			continuare 
																			a 
																			viaggiare. 
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			questo 
																			ristorantino, 
																			la 
																			Domenica 
																			verso 
																			mezzogiorno, 
																			appena 
																			usciti 
																			da 
																			messa, 
																			vengono 
																			tutti 
																			questi 
																			signori 
																			ben 
																			vestiti 
																			e 
																			accompagnati 
																			dalle 
																			loro 
																			mogli 
																			truccate 
																			fino 
																			al 
																			collo. 
																			Si 
																			siedono, 
																			superiori. 
																			Non 
																			salutano, 
																			non 
																			ringraziano.
																			
																			Ordinano, 
																			pretendono. 
																			Io, 
																			che 
																			sono 
																			uno 
																			che 
																			non 
																			ama 
																			star 
																			zitto, 
																			mi 
																			avvicino 
																			puntualmente 
																			ai 
																			tavoli 
																			ed 
																			inizio 
																			a 
																			conversare 
																			con 
																			loro. 
																			
																			 
																			
																			
																			Posso 
																			perché 
																			mi 
																			dipingo 
																			come 
																			uno 
																			dei 
																			proprietari.
																			
																			
																			Con 
																			un 
																			sorriso 
																			finto 
																			e 
																			una 
																			cortesia 
																			falsa 
																			inizio 
																			a 
																			far 
																			domande. 
																			Chiedo 
																			cosa 
																			ne 
																			pensano 
																			di 
																			questa 
																			campagna 
																			elettorale, 
																			della 
																			guerra 
																			in 
																			Iraq, 
																			dei 
																			neri 
																			e 
																			degli 
																			Italiani.
																			
																			
																			Scherzo, 
																			non 
																			chiedo 
																			nulla 
																			sugli 
																			italiani. 
																			Loro 
																			bevono 
																			birra. 
																			Dov'è 
																			la 
																			spiritualità 
																			nell'uscire 
																			dalla 
																			Casa 
																			di 
																			Dio 
																			ed 
																			entrare 
																			in 
																			un 
																			ristorante 
																			per 
																			ingozzarsi 
																			di 
																			cibo 
																			e 
																			birra?
																			
																			
																			Dov'è 
																			la 
																			spiritualità 
																			nell'indossare 
																			tutte 
																			quelle 
																			camicie 
																			e 
																			cravatte 
																			costose 
																			e 
																			coprirsi 
																			di 
																			gioielli 
																			e 
																			profumo 
																			per 
																			entrare 
																			nella 
																			Casa 
																			di 
																			Dio?
																			
																			
																			Ma 
																			torniamo 
																			alle 
																			conversazioni 
																			al 
																			tavolo. 
																			Con 
																			petto 
																			in 
																			fuori, 
																			voce 
																			alta 
																			e 
																			tono 
																			arrogante 
																			tirano 
																			fuori, 
																			come 
																			recitata, 
																			tutta 
																			la 
																			loro 
																			fierezza 
																			di 
																			appartenere 
																			al 
																			(e 
																			questo 
																			termine 
																			non 
																			mi è 
																			nuovo) 
																			“mondo 
																			libero”.
																			
																			
																			Mondo 
																			libero? 
																			Ma 
																			come? 
																			Un 
																			paese 
																			in 
																			cui 
																			puoi 
																			andare 
																			in 
																			giro 
																			con 
																			un 
																			fucile 
																			a 
																			pompa 
																			alla 
																			tenera 
																			età 
																			di 
																			diciotto 
																			anni 
																			ma 
																			non 
																			puoi 
																			bere 
																			una 
																			birra 
																			in 
																			compagnia 
																			fino 
																			ai 
																			ventuno. 
																			Dove 
																			la 
																			nazione 
																			intera 
																			si 
																			sbalordisce 
																			quando 
																			alle 
																			elezioni 
																			presidenziali 
																			vi 
																			si 
																			presentano 
																			candidati 
																			neri… 
																			e 
																			donne.
																			
																			Dove 
																			devi 
																			temere 
																			di 
																			andare 
																			a 
																			scuola 
																			perché 
																			un 
																			qualsiasi 
																			squilibrato 
																			potrebbe 
																			entrare 
																			in 
																			calasse 
																			e 
																			sparare 
																			a 
																			tutti. 
																			Un 
																			mondo 
																			libero 
																			in 
																			cui 
																			se 
																			dici 
																			di 
																			essere 
																			comunista, 
																			anarchico, 
																			musulmano, 
																			messicano, 
																			nero 
																			o 
																			vegetariano 
																			ti 
																			guardano 
																			male, 
																			t’insultano 
																			e ti 
																			buttano 
																			fuori.
																			
																			
																			Una 
																			signora 
																			una 
																			volta 
																			mi 
																			ha 
																			detto 
																			di 
																			esser 
																			stata 
																			in 
																			India. 
																			In 
																			India? 
																			Una 
																			signora 
																			dal 
																			Texas 
																			è 
																			andata 
																			in 
																			India? 
																			I 
																			miei 
																			occhi 
																			s’illuminarono 
																			e si 
																			spensero 
																			subito: 
																			- 
																			"Sì 
																			sono 
																			andata 
																			con 
																			un 
																			gruppo 
																			di 
																			missionari 
																			a 
																			portare 
																			la 
																			parola 
																			di 
																			Dio". 
																			Ha 
																			iniziato 
																			a 
																			parlarmi 
																			di 
																			come 
																			gli 
																			unici 
																			indiani 
																			buoni 
																			siano 
																			quelli 
																			convertiti, 
																			quelli 
																			che 
																			"hanno 
																			trovato 
																			il 
																			Signore"! 
																			Un'altra 
																			signora 
																			mi 
																			spiegava 
																			come 
																			il 
																			Nostro 
																			Dio 
																			sia 
																			migliore 
																			del 
																			Loro, 
																			riferendosi 
																			ai 
																			musulmani.
																			
																			
																			Insomma, 
																			le 
																			storie 
																			sono 
																			tante, 
																			il 
																			punto 
																			uno: 
																			queste 
																			sono 
																			persone 
																			“ben 
																			educate”, 
																			ricchissime 
																			e 
																			che 
																			dovrebbero 
																			fare 
																			la 
																			differenza 
																			in 
																			questo 
																			paese. 
																			Se 
																			non 
																			loro 
																			chi?
																			
																			
																			Soffro 
																			in 
																			un 
																			Texas 
																			che 
																			non 
																			è 
																			aperto 
																			al 
																			mondo, 
																			in 
																			un 
																			Texas 
																			che 
																			crede 
																			che 
																			il 
																			Texas 
																			sia 
																			il 
																			mondo 
																			e 
																			che 
																			tutto 
																			ciò 
																			che 
																			non 
																			sia 
																			Texas 
																			sia 
																			inferiore. 
																			L'America 
																			non 
																			si 
																			guarda 
																			allo 
																			specchio. 
																			È 
																			brutta 
																			e si 
																			crede 
																			bella. 
																			È 
																			arrogante 
																			e 
																			cafona.
																			
																			
																			Negli 
																			ultimi 
																			anni 
																			si 
																			sono 
																			moltiplicati 
																			gli 
																			adesivi 
																			attaccati 
																			sui 
																			paraurti 
																			delle 
																			macchine 
																			con 
																			la 
																			scritta 
																			“support 
																			our 
																			troops”, 
																			una 
																			su 
																			tre 
																			ce 
																			l’ha, 
																			supporta 
																			le 
																			nostre 
																			truppe. 
																			E 
																			non 
																			un 
																			adesivo 
																			che 
																			dica: 
																			supporta 
																			i 
																			popoli 
																			che 
																			le 
																			nostre 
																			truppe 
																			ogni 
																			giorno 
																			bombardano, 
																			stuprano, 
																			torturano.
																			
																			Come 
																			disse 
																			un 
																			bravo 
																			politico 
																			al 
																			Convegno 
																			Nazionale 
																			Democratico 
																			di 
																			Denver: 
																			“Come 
																			fa 
																			questa 
																			frase 
																			support 
																			our 
																			troops 
																			a 
																			giustificare 
																			il 
																			“metterle 
																			dove 
																			non 
																			vanno”?
																			
																			Ormai 
																			qualche 
																			mese 
																			fa, 
																			mentre 
																			ero 
																			nel 
																			Texas, 
																			ho 
																			avuto 
																			uno 
																			di 
																			quei 
																			rari 
																			sogni 
																			che 
																			rimangono 
																			conficcati 
																			nella 
																			testa. 
																			Quasi 
																			mai 
																			i 
																			sogni 
																			mi 
																			restano 
																			impressi 
																			nella 
																			memoria. 
																			Questo 
																			però 
																			era 
																			tanto 
																			insolito 
																			quanto 
																			appiccicoso.
																			
																			
																			Mi 
																			trovavo 
																			a 
																			San 
																			Francisco 
																			ed 
																			ero 
																			felicissimo. 
																			Non 
																			ci 
																			ero 
																			mai 
																			stato 
																			eppure 
																			la 
																			mia 
																			mente 
																			la 
																			ricostruì 
																			in 
																			maniera 
																			abbastanza 
																			dettagliata. 
																			Quello 
																			strano 
																			senso 
																			di 
																			gioia 
																			mi 
																			si 
																			ripresentava 
																			ogni 
																			qualvolta 
																			ripensavo 
																			al 
																			sogno. 
																			Il 
																			Texas 
																			è 
																			stato 
																			un 
																			inferno 
																			e 
																			forse 
																			i 
																			sogni 
																			sono 
																			stati 
																			gli 
																			unici 
																			momenti 
																			di 
																			gioioso 
																			svago 
																			a 
																			mia 
																			disposizione. 
																			Comunque, 
																			per 
																			farla 
																			breve, 
																			gli 
																			eventi 
																			mi 
																			ci 
																			hanno 
																			portato 
																			a 
																			San 
																			Francisco 
																			ed 
																			io 
																			voglio 
																			raccontare 
																			ciò 
																			che 
																			questa 
																			città 
																			mi 
																			ha 
																			trasmesso.
																			
																			Qualcuno 
																			sa 
																			perché 
																			il 
																			Golden 
																			Gate 
																			si 
																			chiama 
																			così? 
																			Cancello 
																			d’Oro. 
																			Cancello? 
																			È un 
																			ponte! 
																			D’oro? 
																			È 
																			rosso!
																			
																			
																			Beh, 
																			questo 
																			nome 
																			venne 
																			dato 
																			nel 
																			1848 
																			da 
																			un 
																			marinaio 
																			di 
																			cui 
																			dimentico 
																			il 
																			nome. 
																			Su 
																			una 
																			placca 
																			conficcata 
																			nel 
																			terreno, 
																			vicino 
																			alla 
																			sponda 
																			nord 
																			del 
																			ponte, 
																			vi è 
																			una 
																			romanticissima 
																			frase 
																			che 
																			questo 
																			marinaio 
																			scrisse. 
																			Non 
																			ricordo 
																			esattamente 
																			come 
																			faceva 
																			ma 
																			più 
																			o 
																			meno 
																			diceva 
																			così: 
																			“Mi 
																			volto 
																			a 
																			guardare 
																			per 
																			l’ultima 
																			volta 
																			questa 
																			baia 
																			incantata, 
																			con 
																			i 
																			palazzi 
																			argentati 
																			di 
																			San 
																			Francisco 
																			ed 
																			il 
																			cancello 
																			dorato 
																			che 
																			rappresenta 
																			la 
																			linea 
																			di 
																			partenza. 
																			Davanti 
																			a me 
																			il 
																			Pacifico...”.
																			
																			Egli 
																			si 
																			riferiva 
																			alle 
																			sponde 
																			che 
																			racchiudono 
																			lo 
																			stretto. 
																			Arrampicandomi 
																			sul 
																			cucuzzolo 
																			più 
																			alto 
																			di 
																			uno 
																			dei 
																			tanti 
																			monti 
																			che 
																			circondano 
																			la 
																			baia 
																			capisco 
																			finalmente 
																			la 
																			geografia 
																			di 
																			questa 
																			costa 
																			meravigliosa.
																			
																			
																			San 
																			Francisco 
																			si 
																			appoggia 
																			su 
																			una 
																			penisola 
																			incastrata 
																			all’interno 
																			della 
																			gigantesca 
																			insenatura: 
																			le 
																			due 
																			punte 
																			che 
																			la 
																			chiudono 
																			distano 
																			un 
																			miglio 
																			l’una 
																			dall’altra, 
																			formando 
																			il 
																			Golden 
																			Gate.
																			
																			
																			Per 
																			entrare 
																			o 
																			uscire, 
																			via 
																			mare, 
																			bisogna 
																			passare 
																			sotto 
																			al 
																			ponte 
																			rosso, 
																			il 
																			Golden 
																			Gate 
																			Bridge, 
																			che 
																			collega 
																			i 
																			due 
																			capi.
																			
																			
																			Ho 
																			passato 
																			la 
																			giornata 
																			a 
																			fissare 
																			questo 
																			strano 
																			golfo. 
																			Navi 
																			ricche 
																			di 
																			merci 
																			entravano 
																			e 
																			uscivano 
																			a 
																			grandi 
																			velocità. 
																			Con 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			fantasia 
																			ho 
																			immaginato 
																			di 
																			vivere 
																			nell’epoca 
																			di 
																			quel 
																			marinaio, 
																			in 
																			cui 
																			tutto 
																			era 
																			ancora 
																			fatto 
																			di 
																			legno 
																			e il 
																			vento 
																			sostituiva 
																			il 
																			gasolio. 
																			Quando 
																			partire 
																			significava 
																			non 
																			sapere 
																			se 
																			si 
																			ritornava. 
																			Quando 
																			la 
																			direzione 
																			era 
																			data 
																			dal 
																			sole, 
																			le 
																			stelle 
																			e 
																			forse 
																			dalla 
																			bussola. 
																			Quando 
																			salpare 
																			significava 
																			avventura, 
																			quando 
																			non 
																			tutto 
																			era 
																			già 
																			stato 
																			scoperto.
																			
																			
																			Guardare 
																			le 
																			navi 
																			d’acciaio 
																			nascoste 
																			sotto 
																			lo 
																			stracarico 
																			dei 
																			container 
																			colorati, 
																			d’acciaio 
																			pure 
																			loro, 
																			lasciare 
																			la 
																			scia 
																			di 
																			spuma 
																			bianca 
																			dei 
																			motori 
																			ed 
																			immaginare 
																			invece 
																			i 
																			velieri 
																			di 
																			legno 
																			con 
																			le 
																			loro 
																			forme 
																			così 
																			romantiche, 
																			artistiche 
																			ed 
																			antiche 
																			mi 
																			sembrava 
																			più 
																			divertente 
																			ed 
																			ispirante.
																			
																			
																			Ho 
																			scattato 
																			una 
																			foto 
																			accanto 
																			alla 
																			statua 
																			di 
																			bronzo 
																			del 
																			marinaio 
																			ignoto. 
																			Un 
																			monumento 
																			dedicato 
																			a 
																			tutti 
																			i 
																			marinai. 
																			Sarà 
																			banale 
																			ma 
																			anche 
																			io 
																			mi 
																			sono 
																			sentito 
																			rappresentato 
																			da 
																			quell’uomo 
																			di 
																			metallo.
																			
																			
																			Io 
																			che 
																			non 
																			ho 
																			mai 
																			salpato 
																			da 
																			un 
																			porto, 
																			tranne 
																			che 
																			su 
																			qualche 
																			traghetto 
																			in 
																			Asia 
																			e in 
																			Sicilia, 
																			che 
																			non 
																			ho 
																			mai 
																			passato 
																			notti, 
																			settimane 
																			e 
																			mesi 
																			in 
																			mare 
																			ondeggiando 
																			e 
																			aspettando. 
																			Mi 
																			sono 
																			sentito 
																			rappresentato 
																			perché 
																			anch’io 
																			provo 
																			quel 
																			desiderio 
																			di 
																			avventura, 
																			di 
																			ricerca, 
																			di 
																			scoperta 
																			dell’ignoto. 
																			Anch’io 
																			salpo, 
																			con 
																			l’aereo 
																			di 
																			solito, 
																			in 
																			cerca 
																			di 
																			risposte 
																			ed 
																			anch’io 
																			spero 
																			sempre 
																			di 
																			tornare 
																			con 
																			qualche 
																			racconto 
																			nella 
																			stiva.
																			
																			
																			Un 
																			isolotto 
																			al 
																			centro 
																			della 
																			baia 
																			con 
																			una 
																			prigione 
																			appoggiata 
																			sopra 
																			porta 
																			il 
																			nome 
																			di 
																			Alcatraz.
																			
																			Un’attrazione 
																			turistica 
																			ormai 
																			che 
																			vanta 
																			di 
																			aver 
																			“ospitato” 
																			Al 
																			Capone 
																			ed 
																			altri 
																			storici 
																			gangster. 
																			La 
																			cosa 
																			però 
																			che 
																			rese 
																			Alcatraz 
																			una 
																			delle 
																			prigioni 
																			più 
																			note 
																			del 
																			mondo, 
																			oltre 
																			all’impossibilità 
																			di 
																			fuga, 
																			era 
																			la 
																			crudele 
																			durata, 
																			di 
																			ventitré 
																			ore 
																			al 
																			giorno, 
																			in 
																			cui 
																			i 
																			prigionieri 
																			erano 
																			costretti 
																			a 
																			rimanere 
																			rinchiusi 
																			nelle 
																			piccolissime 
																			celle 
																			solitarie. 
																			Questa 
																			disumanità 
																			fu 
																			il 
																			fattore 
																			per 
																			cui 
																			oggi 
																			non 
																			è 
																			più 
																			una 
																			prigione 
																			bensì 
																			un 
																			museo.
																			
																			Nei 
																			film 
																			spesso 
																			si 
																			vedono, 
																			famose, 
																			le 
																			ripide 
																			colline 
																			di 
																			San 
																			Francisco. 
																			Quello 
																			che 
																			non 
																			si 
																			vede 
																			nei 
																			film 
																			è il 
																			mazzo 
																			che 
																			uno 
																			si 
																			fa 
																			nel 
																			salirle 
																			e 
																			scenderle.
																			
																			
																			I 
																			tram, 
																			i 
																			tipici 
																			tram 
																			da 
																			cui 
																			si 
																			vedono 
																			decine 
																			di 
																			persone 
																			aggrappate, 
																			appese 
																			fino 
																			al 
																			paraurti, 
																			sono 
																			davvero 
																			affascinanti. 
																			Sono 
																			come 
																			nei 
																			film, 
																			a 
																			ogni 
																			incrocio 
																			si 
																			sente 
																			anche 
																			l’inconfondibile 
																			campanello 
																			che 
																			funge 
																			da 
																			claxon.
																			
																			
																			La 
																			voglia 
																			di 
																			prendere 
																			la 
																			rincorsa 
																			e 
																			saltare 
																			su 
																			una 
																			di 
																			queste 
																			carrozze 
																			è 
																			irresistibile. 
																			“Cinque 
																			dollari 
																			a 
																			corsa!” 
																			annuncia 
																			con
																			
																			nonchalance 
																			la 
																			controlloressa 
																			di 
																			colore, 
																			congelandomi 
																			sul 
																			colpo. 
																			Anche 
																			qui 
																			il 
																			turismo 
																			ha 
																			portato 
																			il 
																			dislivello. 
																			Cinque 
																			dollari 
																			per 
																			fare 
																			una 
																			fermata 
																			solo 
																			perché 
																			persone 
																			da 
																			altre 
																			parti 
																			del 
																			mondo 
																			vengono 
																			in 
																			cerca 
																			di 
																			quello 
																			che 
																			solo 
																			sugli 
																			schermi 
																			dei 
																			cinema 
																			hanno 
																			visto. 
																			Persone 
																			che 
																			vengono 
																			etichettate 
																			come 
																			turisti.
																			
																			
																			Non 
																			so 
																			perché 
																			ho 
																			provato 
																			quel 
																			senso 
																			di 
																			gioia 
																			nel 
																			sogno. 
																			Non 
																			è 
																			successo 
																			nulla 
																			di 
																			stravagante 
																			nella 
																			mia 
																			visita 
																			a 
																			San 
																			Francisco. 
																			Non 
																			ho 
																			trovato 
																			l’Illuminazione 
																			né 
																			tanto 
																			meno 
																			un 
																			milione 
																			di 
																			dollari 
																			chiusi 
																			in 
																			una 
																			valigia, 
																			posata 
																			in 
																			terra. 
																			Non 
																			è 
																			stato 
																			un 
																			sogno 
																			premonitore, 
																			né 
																			una 
																			visione.
																			
																			Tutto 
																			vige 
																			a 
																			San 
																			Francisco, 
																			fa 
																			fresco 
																			e le 
																			persone 
																			sono 
																			forse 
																			più 
																			aperte 
																			e 
																			colte 
																			rispetto 
																			ad 
																			altri 
																			posti 
																			in 
																			questo 
																			paese. 
																			Io 
																			dopodomani 
																			parto. 
																			Con 
																			Jennifer 
																			abbiamo 
																			un 
																			volo 
																			verso 
																			New 
																			York 
																			e 
																			una 
																			settimana 
																			dopo 
																			uno 
																			verso 
																			Bangkok.
																			
																			
																			Una 
																			settimana 
																			da 
																			re. 
																			O 
																			meglio 
																			da 
																			film. 
																			Una 
																			settimana 
																			da 
																			“persona 
																			importante”, 
																			da 
																			uomo 
																			d’affari. 
																			New 
																			York, 
																			la 
																			città 
																			perfetta 
																			per 
																			tutto 
																			questo. 
																			Una 
																			città 
																			magica, 
																			quasi 
																			finta. 
																			Un 
																			ambiente 
																			surreale 
																			dove 
																			i 
																			tombini 
																			fumano 
																			e le 
																			persone 
																			sono 
																			costantemente 
																			schiacciate 
																			dall’imponenza 
																			dei 
																			palazzi. 
																			Un’orrenda 
																			bellezza, 
																			un’oscena 
																			vista 
																			affascinante 
																			di 
																			cemento 
																			e 
																			acciaio, 
																			di 
																			vetri 
																			e 
																			altitudine.
																			
																			
																			Limousine 
																			continuamente 
																			sfrecciano 
																			su e 
																			giù 
																			le 
																			Avenue, 
																			parcheggiano 
																			nelle 
																			Streets, 
																			scaricano 
																			e 
																			caricano 
																			gente 
																			vestita 
																			elegantemente 
																			di 
																			fronte 
																			a 
																			portoni 
																			illuminati, 
																			attraversati 
																			da 
																			spessi 
																			tappeti 
																			rossi, 
																			dove 
																			puntualmente 
																			un 
																			uomo 
																			(di 
																			colore) 
																			in 
																			divisa 
																			si 
																			affretta 
																			ad 
																			aprire 
																			tutte 
																			le 
																			porte. 
																			In 
																			qualsiasi 
																			parte 
																			del 
																			mondo 
																			queste 
																			strade, 
																			questi 
																			panorami 
																			sono 
																			entrati 
																			nelle 
																			case, 
																			attraverso 
																			i 
																			televisori, 
																			tramite 
																			i 
																			film.
																			
																			
																			Tutti 
																			hanno 
																			visto 
																			New 
																			York, 
																			tutti 
																			sanno 
																			come 
																			è 
																			fatta. 
																			Vederla 
																			dal 
																			vivo, 
																			esserci, 
																			respirarla, 
																			è 
																			come 
																			rivivere 
																			un 
																			sogno, 
																			un 
																			dejavu 
																			e 
																			come 
																			tutti 
																			i 
																			sogni, 
																			affascina.
																			
																			
																			Tutto 
																			è 
																			iniziato 
																			con 
																			una 
																			brusca 
																			discesa 
																			da 
																			parte 
																			del 
																			Boeing 
																			737 
																			della 
																			Continental 
																			Airlines. 
																			Il 
																			vento 
																			costringeva 
																			l’aereo 
																			in 
																			un 
																			violento 
																			ballo 
																			tremolante 
																			fino 
																			al 
																			contatto 
																			delle 
																			ruote 
																			con 
																			l’asfalto. 
																			Spaventoso 
																			per 
																			chi 
																			non 
																			era 
																			abituato. 
																			Io 
																			come 
																			al 
																			solito 
																			ero 
																			incollato 
																			al 
																			finestrino 
																			e 
																			dinnanzi 
																			a 
																			me, 
																			sulla 
																			sinistra 
																			del 
																			tubo 
																			volante, 
																			si 
																			apriva 
																			una 
																			vista 
																			meravigliosa. 
																			Circondata 
																			da 
																			tre 
																			strisce 
																			di 
																			mare, 
																			galleggiava 
																			Manhattan, 
																			quasi 
																			come 
																			fissata 
																			all’acqua 
																			da 
																			migliaia 
																			di 
																			spilli. 
																			È 
																			quasi 
																			impossibile 
																			tenere 
																			il 
																			conto 
																			dei 
																			grattacieli 
																			che 
																			da 
																			nord 
																			a 
																			sud, 
																			da 
																			est 
																			a 
																			ovest 
																			spiccano 
																			in 
																			questa 
																			piccola 
																			isola.
																			
																			
																			“Sono 
																			in 
																			un 
																			furgoncino 
																			BMW 
																			nero, 
																			vi 
																			aspetto 
																			agli 
																			arrivi” 
																			- ci 
																			avvertì 
																			Jeremy, 
																			l’uomo 
																			che 
																			ha 
																			organizzato 
																			tutto 
																			questo 
																			per 
																			noi. 
																			Uno 
																			strano 
																			quarantenne 
																			che 
																			avevo 
																			già 
																			visto. 
																			Mi 
																			mandò 
																			via 
																			e-mail 
																			dei 
																			link 
																			al 
																			suo 
																			sito 
																			web. 
																			Da 
																			lì 
																			si 
																			potevano 
																			vedere 
																			dei 
																			frammenti 
																			del 
																			suo 
																			programma 
																			televisivo, 
																			del 
																			suo 
																			Talk 
																			Show.
																			
																			
																			Basso, 
																			pelato 
																			e 
																			magrissimo 
																			Jeremy 
																			è un 
																			ragazzo 
																			che 
																			dice 
																			molte 
																			parolacce. 
																			Vuole 
																			salvare 
																			il 
																			pianeta, 
																			aiutare 
																			il 
																			prossimo 
																			ma 
																			io 
																			credo 
																			vivamente 
																			che 
																			prima 
																			debba 
																			semplicemente 
																			aiutare 
																			se 
																			stesso: 
																			è 
																			troppo 
																			incazzato 
																			col 
																			mondo.
																			
																			
																			La 
																			sua 
																			generosità 
																			però 
																			ci 
																			aveva 
																			portati 
																			fin 
																			qui 
																			e 
																			giudicarlo 
																			non 
																			mi 
																			sembrava 
																			cosa 
																			adatta. 
																			Jeremy 
																			ci 
																			aveva 
																			contattato 
																			qualche 
																			settimana 
																			prima, 
																			mentre 
																			eravamo 
																			nel 
																			Texas, 
																			per 
																			proporci 
																			un 
																			lavoro 
																			che 
																			non 
																			potemmo 
																			rifiutare: 
																			girare 
																			un 
																			documentario 
																			sulla 
																			Birmania. 
																			Vide 
																			quello 
																			che 
																			avevamo 
																			realizzato 
																			l’anno 
																			precedente. 
																			Voleva 
																			che 
																			ne 
																			facessimo 
																			un 
																			altro, 
																			uno 
																			meglio, 
																			con 
																			un 
																			vero 
																			budget 
																			e 
																			con 
																			un’attrezzatura 
																			più 
																			professionale. 
																			Aveva 
																			rimediato 
																			per 
																			noi 
																			tutto 
																			l’occorrente, 
																			dalle 
																			carte 
																			di 
																			credito 
																			alle 
																			telecamere, 
																			dal 
																			biglietto 
																			aereo 
																			al 
																			cameraman. 
																			Arrivavamo 
																			a 
																			New 
																			York 
																			per 
																			discutere 
																			gli 
																			ultimi 
																			particolari 
																			prima 
																			della 
																			partenza.
																			
																			Le 
																			ruote 
																			del 
																			furgoncino 
																			BMW 
																			nero 
																			si 
																			fermarono 
																			dinnanzi 
																			al 
																			luminosissimo 
																			portone 
																			roteante 
																			del 
																			Kimberly 
																			Hotel 
																			(che 
																			buffo! 
																			Eccoci 
																			qui 
																			per 
																			discutere 
																			sui 
																			fatti 
																			del 
																			Terzo 
																			Mondo 
																			in 
																			un 
																			albergo 
																			a 
																			cinque 
																			stelle). 
																			Il 
																			signore 
																			(di 
																			colore) 
																			col 
																			berretto 
																			ed 
																			il 
																			colletto 
																			ci 
																			ha 
																			aperto 
																			la 
																			porta, 
																			il 
																			tappeto 
																			rosso 
																			ci 
																			faceva 
																			strada 
																			ed i 
																			facchini 
																			erano 
																			di 
																			una 
																			cortesia 
																			disarmante. 
																			Estremo 
																			lusso.
																			
																			
																			Al 
																			ventunesimo 
																			piano 
																			dell’hotel 
																			Kimberly, 
																			Jennifer 
																			ed 
																			io, 
																			stiamo 
																			stravaccati 
																			sul 
																			divano 
																			del 
																			salottino 
																			a 
																			leggere, 
																			io 
																			in 
																			italiano 
																			lei 
																			in 
																			inglese, 
																			due 
																			copie 
																			dello 
																			stesso 
																			libro: 
																			Ebano 
																			di 
																			Kapuscinski. 
																			L’aria 
																			fuori 
																			è 
																			freddissima 
																			e il 
																			calduccio 
																			confortante 
																			dell’hotel 
																			ci 
																			vieta 
																			di 
																			uscire.
																			
																			New 
																			York 
																			è 
																			una 
																			bellissima 
																			città, 
																			è 
																			ricca 
																			e 
																			perennemente 
																			in 
																			movimento. 
																			La 
																			trovo 
																			anche 
																			schiacciante. 
																			Gli 
																			enormi 
																			grattacieli, 
																			che 
																			iniziano 
																			come 
																			ogni 
																			altro 
																			palazzo 
																			ma 
																			che 
																			non 
																			finiscono 
																			mai, 
																			fanno 
																			sentire 
																			ogni 
																			uomo 
																			o 
																			donna 
																			come 
																			una 
																			formichina. 
																			Il 
																			sole 
																			non 
																			batte 
																			mai 
																			seppur 
																			non 
																			vi 
																			sia 
																			una 
																			nuvola 
																			in 
																			cielo. 
																			Il 
																			vento 
																			si 
																			incanala 
																			e 
																			per 
																			questo 
																			il 
																			gelo 
																			è 
																			sempre 
																			feroce. 
																			La 
																			perenne 
																			presenza 
																			di 
																			questi 
																			giganti 
																			miracolosamente 
																			costruiti 
																			dall’uomo 
																			è 
																			affascinante 
																			ma 
																			anche 
																			opprimente.
																			
																			
																			A 
																			leggere 
																			Kapuscinski 
																			mi 
																			viene 
																			la 
																			malinconia 
																			da 
																			Terzo 
																			Mondo. 
																			Lui 
																			in 
																			Africa 
																			io 
																			in 
																			Asia 
																			tendiamo 
																			a 
																			vivere 
																			esperienze 
																			similissime. 
																			Direi 
																			che, 
																			se 
																			non 
																			fosse 
																			per 
																			il 
																			colore 
																			della 
																			pelle 
																			degli 
																			abitanti 
																			e la 
																			grande 
																			differenza 
																			spirituale, 
																			i 
																			due 
																			continenti 
																			si 
																			eguagliano. 
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			stessa 
																			povertà, 
																			le 
																			stesse 
																			malattie, 
																			le 
																			stesse 
																			capanne 
																			e 
																			gli 
																			stessi 
																			cibi 
																			imputriditi. 
																			È 
																			strano 
																			ma 
																			quando 
																			leggo 
																			i 
																			suoi 
																			racconti 
																			di 
																			baracche 
																			in 
																			quartieri 
																			poveri 
																			di 
																			grandi 
																			capitali, 
																			di 
																			quando 
																			contrae 
																			per 
																			l’ennesima 
																			volta 
																			la 
																			malaria, 
																			dei 
																			pericoli 
																			che 
																			incontra 
																			nei 
																			lunghi 
																			viaggi 
																			in 
																			auto 
																			verso 
																			l’ignoto, 
																			in 
																			me 
																			balena 
																			incontrollata 
																			una 
																			voglia 
																			di 
																			partire, 
																			di 
																			rivivere 
																			personalmente 
																			quelle 
																			emozioni.
																			
																			
																			Ho 
																			ventotto 
																			anni. 
																			A 
																			causa 
																			delle 
																			continue 
																			bocciature 
																			ci 
																			vollero 
																			tre 
																			anni 
																			in 
																			più 
																			rispetto 
																			al 
																			normale 
																			perché 
																			finissi 
																			il 
																			liceo; 
																			dovetti 
																			infine 
																			andare 
																			in 
																			una 
																			scuola 
																			privata 
																			(che 
																			si 
																			pubblicizzava 
																			con 
																			lo 
																			slogan 
																			“promossi 
																			o 
																			rimborsati”) 
																			a 
																			“comprarmi” 
																			il 
																			diploma. 
																			
																			 
																			
																			
																			Grazie 
																			o 
																			per 
																			colpa 
																			di 
																			come 
																			mia 
																			madre, 
																			americana, 
																			mi 
																			ha 
																			allevato: 
																			perennemente 
																			a 
																			cavallo 
																			dei 
																			due 
																			continenti, 
																			ora 
																			mi 
																			trovo 
																			a 
																			dover 
																			vagare, 
																			per 
																			necessità 
																			d’istinti 
																			interiori, 
																			per 
																			il 
																			mondo.
																			
																			
																			Purtroppo 
																			in 
																			tutto 
																			questo 
																			disegno 
																			della 
																			mia 
																			vita 
																			infantile 
																			e 
																			attuale 
																			non 
																			vi è 
																			mai 
																			stato 
																			presente 
																			un 
																			componente 
																			importantissimo, 
																			il 
																			denaro. 
																			
																			 
																			
																			
																			Come 
																			la 
																			stragrande 
																			maggioranza 
																			dei 
																			miei 
																			coetanei 
																			per 
																			anni 
																			ho 
																			dovuto 
																			fare 
																			lavoretti 
																			tipo 
																			pizza 
																			boy 
																			(facchino 
																			porta 
																			pizze), 
																			cameriere, 
																			barista, 
																			Assistente 
																			di 
																			Volo.
																			
																			
																			Ma, 
																			e 
																			questa 
																			è 
																			stata 
																			la 
																			mia 
																			fortuna 
																			e 
																			sfortuna, 
																			non 
																			ho 
																			mai, 
																			mai 
																			avuto 
																			il 
																			desiderio 
																			di 
																			metter 
																			su 
																			famiglia, 
																			comprare 
																			casa 
																			ed 
																			avere 
																			un 
																			lavoro 
																			determinato. 
																			Il 
																			mio 
																			istinto 
																			di 
																			essere 
																			umano 
																			fatto 
																			per 
																			replicarsi 
																			non 
																			è 
																			mai 
																			uscito 
																			fuori.
																			
																			
																			Per 
																			questo 
																			la 
																			condanna 
																			ad 
																			essere 
																			vagabondo, 
																			a 
																			dover 
																			cambiare 
																			contorno 
																			e 
																			circostanza 
																			ogni 
																			paio 
																			di 
																			mesi. 
																			Il 
																			denaro 
																			rimane 
																			sempre 
																			quel 
																			componente 
																			assente, 
																			fonte 
																			di 
																			ansie 
																			e 
																			preoccupazioni, 
																			ma 
																			che 
																			miracolosamente 
																			in 
																			una 
																			maniera 
																			o 
																			nell’altra 
																			si 
																			presenta 
																			sempre 
																			per 
																			soddisfare 
																			tutti 
																			i 
																			bisogni.
																			
																			
																			Apparirò 
																			strano 
																			o 
																			matto, 
																			ma 
																			questo 
																			insolito 
																			manifestarsi 
																			del 
																			sostentamento 
																			nel 
																			momento 
																			del 
																			bisogno, 
																			sento 
																			sempre 
																			di 
																			doverlo 
																			a 
																			quella 
																			forza 
																			invisibile 
																			a 
																			cui 
																			mi 
																			rivolgo 
																			ogni 
																			volta 
																			implorando, 
																			come 
																			un 
																			bambino 
																			fa 
																			con 
																			la 
																			propria 
																			mamma.
																			
																			
																			Forse 
																			si 
																			può 
																			racchiudere 
																			nei 
																			detti 
																			“Dio 
																			vede 
																			e 
																			provvede” 
																			oppure 
																			“aiutati 
																			che 
																			Dio 
																			ti 
																			aiuta”. 
																			Non 
																			amo 
																			usare 
																			la 
																			parola 
																			Dio, 
																			ma 
																			il 
																			punto 
																			è 
																			questo 
																			(e 
																			l’ho 
																			imparato 
																			nei 
																			monasteri 
																			Tibetani 
																			in 
																			India): 
																			se 
																			chiedi 
																			di 
																			ricevere 
																			quell’abbastanza 
																			per 
																			le 
																			tue 
																			necessità, 
																			per 
																			continuare 
																			a 
																			vivere 
																			e a 
																			fare 
																			ciò 
																			che, 
																			con 
																			la 
																			coscienza, 
																			reputi 
																			sia 
																			la 
																			cosa 
																			giusta, 
																			tutto 
																			ti 
																			sarà 
																			dato.
																			
																			
																			A me 
																			succede 
																			sempre. 
																			Bisogna 
																			avere 
																			un 
																			bel 
																			rapporto 
																			con 
																			se 
																			stessi 
																			e 
																			con 
																			tutto 
																			ciò 
																			che 
																			ci 
																			circonda, 
																			questo 
																			è 
																			l’unico 
																			“prezzo” 
																			da 
																			pagare. 
																			
																			
																			
																			Lo 
																			zainone 
																			è 
																			pronto, 
																			stavolta 
																			mezzo 
																			vuoto. 
																			Una 
																			cosa 
																			che 
																			ho 
																			imparato 
																			da 
																			altri 
																			viaggiatori 
																			è 
																			quanto 
																			sia 
																			importante 
																			viaggiare 
																			leggeri. 
																			Io 
																			che 
																			ho 
																			sempre 
																			portato 
																			troppo.
																			
																			
																			Il 
																			lunghissimo 
																			volo 
																			che 
																			attraverserà 
																			per 
																			metà 
																			il 
																			mondo 
																			parte 
																			dopodomani 
																			mattina. 
																			Passerà 
																			sicuramente 
																			del 
																			tempo 
																			finché 
																			potrò 
																			ribattere 
																			le 
																			dita 
																			sulla 
																			tastiera 
																			del 
																			mio 
																			computerino 
																			portatile. 
																			Lo 
																			lascio 
																			qui 
																			a 
																			New 
																			York 
																			mentre 
																			io, 
																			la 
																			penna 
																			e la 
																			telecamera 
																			torneremo 
																			in 
																			Asia 
																			a 
																			cercar 
																			storie 
																			da 
																			raccontare 
																			con 
																			la 
																			speranza 
																			di 
																			aiutare 
																			i 
																			poveri, 
																			di 
																			svegliare 
																			i 
																			ricchi 
																			e di 
																			guadagnare 
																			il 
																			pane.
																							
																			 
																			
																			