N. 35 - Novembre 2010 
                          
                          (LXVI)
																						ASIA, BUDDHA E UN REPORTER senza lavoro
																						PARTE XIX - Tè, teiere e Zen
																						di Gianrigo Marletta
																			
																			 
																			
																			
																			C’è 
																			un 
																			qualcosa 
																			del 
																			tè 
																			che 
																			mi 
																			ha 
																			sempre 
																			affascinato. 
																			Dietro 
																			al 
																			semplice 
																			atto 
																			di 
																			berlo 
																			intravedo 
																			qualcosa 
																			di 
																			cerimoniale, 
																			di 
																			sacro 
																			e 
																			pacifico.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			Italia, 
																			a 
																			casa, 
																			ne 
																			avevo 
																			sempre 
																			grandi 
																			scorte 
																			e da 
																			qualche 
																			tempo 
																			tenevo 
																			anche 
																			una 
																			collezione 
																			di 
																			teiere. 
																			Appena 
																			ricevevo 
																			ospiti 
																			offrivo 
																			sempre 
																			del 
																			tè.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ho 
																			imparato 
																			a 
																			berlo 
																			anni 
																			fa a 
																			casa 
																			della 
																			mia 
																			compagna 
																			di 
																			liceo 
																			coreana. 
																			Passavamo 
																			pomeriggi 
																			a 
																			bere 
																			tè e 
																			a 
																			giocare 
																			a 
																			scopone 
																			scientifico. 
																			Negli 
																			anni 
																			ho 
																			portato 
																			dentro 
																			questa 
																			passione, 
																			fino 
																			a 
																			ritrovarla 
																			poi 
																			in 
																			Asia, 
																			dove 
																			quasi 
																			tutte 
																			le 
																			culture 
																			lo 
																			bevono.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			ognuna 
																			porta 
																			un 
																			nome 
																			diverso, 
																			chai, 
																			black 
																			tea, 
																			chinese 
																			tea, 
																			kocha, 
																			ocha, 
																			cha. 
																			In 
																			India 
																			lo 
																			bevono 
																			in 
																			bicchieri 
																			di 
																			vetro 
																			e ci 
																			mettono 
																			latte 
																			e 
																			molto 
																			zucchero. 
																			Sull’Himalaya 
																			invece 
																			del 
																			latte 
																			lo 
																			mischiano 
																			ad 
																			una 
																			specie 
																			di 
																			ricotta 
																			di 
																			yak 
																			e lo 
																			bevono 
																			in 
																			tazzine 
																			di 
																			ceramica 
																			prive 
																			di 
																			manico. 
																			In 
																			Cina 
																			lo 
																			usano 
																			in 
																			qualsiasi 
																			occasione 
																			e in 
																			ogni 
																			momento.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Non 
																			vi è 
																			luogo 
																			dove 
																			non 
																			si 
																			scorgano 
																			tazze, 
																			un 
																			bollitore 
																			ed 
																			una 
																			teiera. 
																			Indifferentemente 
																			dalle 
																			stelle 
																			di 
																			un 
																			albergo, 
																			sul 
																			comodino 
																			vicino 
																			al 
																			letto 
																			vi è 
																			sempre 
																			tutto 
																			l’occorrente 
																			per 
																			preparare 
																			una 
																			tazza 
																			di 
																			tè.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Al 
																			ristorante 
																			non 
																			servono 
																			acqua 
																			ma 
																			tè 
																			ed 
																			appena 
																			si 
																			svuota 
																			il 
																			bicchiere 
																			ecco 
																			che 
																			appare 
																			la 
																			cameriera 
																			a 
																			riempirlo. 
																			Nei 
																			negozi, 
																			se 
																			uno 
																			si 
																			sofferma 
																			a 
																			guardare 
																			per 
																			più 
																			di 
																			pochi 
																			minuti, 
																			ti 
																			offrono 
																			una 
																			tazza 
																			di 
																			tè.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			Cina 
																			il 
																			tè è 
																			caldo, 
																			è 
																			amaro 
																			e fa 
																			fare 
																			tantissima 
																			pipì. 
																			Volgarmente 
																			conosciuto 
																			come 
																			tè 
																			verde, 
																			il 
																			tè 
																			cinese 
																			appare 
																			in 
																			più 
																			di 
																			mille 
																			tipi 
																			diversi. 
																			Ogni 
																			tipo 
																			corrisponde 
																			ad 
																			una 
																			foglia 
																			ed 
																			ogni 
																			foglia 
																			viene 
																			invecchiata 
																			in 
																			maniera 
																			diversa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Vi 
																			sono 
																			tè 
																			che 
																			valgono 
																			qualche 
																			dollaro 
																			al 
																			pacchetto, 
																			altri 
																			che 
																			ne 
																			valgono 
																			centinaia. 
																			Ci 
																			sono 
																			anche 
																			dei 
																			tè 
																			ricavati 
																			da 
																			radici, 
																			ognuno 
																			con 
																			le 
																			proprie 
																			proprietà. 
																			Anche 
																			le 
																			teiere 
																			hanno 
																			le 
																			loro 
																			differenze 
																			che 
																			si 
																			suddividono 
																			in 
																			qualità, 
																			prezzo 
																			e 
																			costruttore.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ci 
																			sono 
																			teiere 
																			fatte 
																			a 
																			mano 
																			e 
																			teiere 
																			fabbricate 
																			a 
																			macchina. 
																			Ci 
																			sono 
																			“teieristi” 
																			famosi 
																			e 
																			fabbriche 
																			rinomate, 
																			tutte 
																			circostanze 
																			che 
																			incidono 
																			sul 
																			prezzo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Insieme 
																			tè e 
																			teiera 
																			creano 
																			quella 
																			combinazione 
																			quasi 
																			sacra 
																			che 
																			si 
																			tramuta 
																			in 
																			rito, 
																			in 
																			un 
																			rito 
																			che 
																			calma 
																			gli 
																			animi 
																			ed 
																			innalza 
																			lo 
																			spirito.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Le 
																			proprietà 
																			del 
																			tè 
																			sono 
																			infinite. 
																			Ci 
																			sono 
																			quelle 
																			ovvie: 
																			diuretiche, 
																			antiossidanti. 
																			Quelle 
																			appartenenti 
																			al 
																			tipo 
																			di 
																			foglia 
																			o 
																			radice: 
																			rilassante, 
																			energizzante, 
																			che 
																			aumentano 
																			la 
																			concentrazione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			E 
																			poi 
																			ci 
																			sono 
																			le 
																			proprietà 
																			sociali. 
																			Il 
																			tè 
																			non 
																			inebria, 
																			non 
																			da 
																			euforia 
																			eppure 
																			tende 
																			a 
																			riunire 
																			le 
																			persone. 
																			È 
																			una 
																			bevanda 
																			calda 
																			che 
																			va 
																			sorseggiata, 
																			bevuta 
																			lentamente. 
																			Il 
																			semplice 
																			sorseggiare 
																			è 
																			un’azione 
																			che 
																			rallenta 
																			la 
																			respirazione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Quando 
																			si 
																			respira 
																			lentamente 
																			anche 
																			il 
																			cuore 
																			batte 
																			più 
																			lentamente 
																			e si 
																			inala 
																			più 
																			ossigeno. 
																			Cuore 
																			e 
																			mente 
																			fluiscono 
																			al 
																			loro 
																			ritmo 
																			naturale 
																			e 
																			questo 
																			non 
																			può 
																			che 
																			incidere 
																			sullo 
																			spirito.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Stasera 
																			ho 
																			passato 
																			la 
																			serata 
																			in 
																			un 
																			negozio 
																			di 
																			tè e 
																			teiere. 
																			Per 
																			comprare 
																			cento 
																			grammi 
																			di 
																			tè e 
																			una 
																			piccola 
																			teiera 
																			per 
																			la 
																			mia 
																			collezione, 
																			ci 
																			sono 
																			volute 
																			più 
																			di 
																			due 
																			ore.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			proprietario 
																			del 
																			negozio, 
																			un 
																			ragazzo 
																			di 
																			ventisei 
																			anni 
																			con 
																			due 
																			figli 
																			e 
																			una 
																			moglie 
																			incinta, 
																			una 
																			volta 
																			fattomi 
																			sedere, 
																			ha 
																			iniziato 
																			quella 
																			che 
																			io 
																			considero 
																			la 
																			sacra 
																			cerimonia.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sarà 
																			stato 
																			per 
																			invogliarmi 
																			a 
																			comprare 
																			o 
																			per 
																			pura 
																			ospitalità 
																			ma 
																			la 
																			cosa 
																			mi 
																			ha 
																			incantato 
																			talmente 
																			tanto 
																			che, 
																			per 
																			un 
																			istante, 
																			ho 
																			pensato 
																			di 
																			voler 
																			tornare 
																			in 
																			Italia 
																			ad 
																			aprire 
																			una 
																			sala 
																			da 
																			tè, 
																			arredandola 
																			con 
																			muri 
																			di 
																			legno 
																			scuro, 
																			scaffali 
																			pieni 
																			di 
																			scatoline 
																			e 
																			barattoli 
																			contenenti 
																			infiniti 
																			tipi 
																			di 
																			tè e 
																			servire 
																			i 
																			miei 
																			clienti 
																			nella 
																			stessa 
																			maniera 
																			in 
																			cui 
																			lui 
																			stava 
																			servendo 
																			me.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			processo 
																			era 
																			lungo 
																			ed 
																			affascinante. 
																			Da 
																			un 
																			termos 
																			versava 
																			l’acqua 
																			calda 
																			in 
																			una 
																			teiera 
																			di 
																			rame 
																			posata 
																			su 
																			una 
																			piattaforma 
																			riscaldata 
																			elettricamente.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Poi 
																			immergeva 
																			una 
																			spatola 
																			di 
																			legno 
																			in 
																			un 
																			grosso 
																			barattolo 
																			di 
																			vetro 
																			ricavandone 
																			una 
																			piccola 
																			quantità 
																			di 
																			foglioline 
																			rinsecchite 
																			ma 
																			dal 
																			colore 
																			verde 
																			vivo, 
																			che 
																			infine 
																			infilava 
																			in 
																			un’altra 
																			teiera 
																			in 
																			miniatura 
																			tutta 
																			decorata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			questo 
																			punto 
																			versava 
																			l’acqua 
																			dalla 
																			teiera 
																			di 
																			rame 
																			nella 
																			teierina 
																			decorata. 
																			Da 
																			qui 
																			la 
																			passava 
																			attraverso 
																			un 
																			piccolo 
																			filtro 
																			di 
																			ceramica 
																			fino 
																			ad 
																			un’altra 
																			teiera, 
																			questa 
																			volta 
																			bianca 
																			e 
																			semplice.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tutto 
																			questo 
																			lavoro 
																			di 
																			trapasso 
																			avveniva 
																			appoggiato 
																			su 
																			un 
																			vassoio 
																			metallico 
																			bucato, 
																			incastrato 
																			nel 
																			tavolone 
																			di 
																			tek 
																			intorno 
																			alla 
																			quale 
																			eravamo 
																			seduti. 
																			Sul 
																			tavolo 
																			non 
																			poggiava 
																			null’altro 
																			che 
																			non 
																			servisse 
																			all’operazione 
																			di 
																			bere 
																			il 
																			tè.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Da 
																			quest’ultima 
																			teiera 
																			bianca 
																			finalmente 
																			il 
																			contenuto 
																			passava 
																			alle 
																			piccole 
																			tazzine 
																			poggiate 
																			in 
																			fila 
																			sul 
																			vassoio 
																			bucato. 
																			Neanche 
																			il 
																			tempo 
																			di 
																			immaginarsi 
																			di 
																			berlo 
																			ed 
																			ecco 
																			che 
																			dalle 
																			tazzine 
																			il 
																			tè 
																			viene 
																			tutto 
																			svuotato 
																			nel 
																			vassoio.
																			
																			 
																			
																			
																			“Questo 
																			è 
																			sporco, 
																			il 
																			primo 
																			non 
																			va 
																			mai 
																			bevuto” 
																			- 
																			con 
																			un 
																			inglese 
																			quasi 
																			incomprensibile 
																			il 
																			giovane 
																			ci 
																			spiegava 
																			la 
																			sua 
																			azione. 
																			E 
																			così 
																			bevemmo 
																			il 
																			secondo 
																			e 
																			poi 
																			il 
																			terzo, 
																			il 
																			quarto, 
																			il 
																			quinto, 
																			fino 
																			a 
																			far 
																			passare 
																			le 
																			due 
																			ore.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Chiaramente 
																			vi 
																			era 
																			una 
																			tazzina 
																			a 
																			testa, 
																			in 
																			più 
																			però, 
																			ve 
																			n’era 
																			una 
																			molto 
																			più 
																			grande 
																			per 
																			lo 
																			spirito 
																			che 
																			porta 
																			soldi 
																			e 
																			fortuna 
																			(le 
																			due 
																			ossessioni 
																			dei 
																			i 
																			Cinesi). 
																			All’interno 
																			di 
																			quella 
																			tazzona 
																			vi 
																			era 
																			incastrata 
																			una 
																			strana 
																			creatura 
																			di 
																			ceramica: 
																			una 
																			specie 
																			di 
																			rana 
																			con 
																			tre 
																			zampe 
																			che 
																			in 
																			bocca 
																			tiene 
																			una 
																			monetina.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Guardami 
																			e 
																			curami 
																			che 
																			io 
																			ti 
																			porterò 
																			soldi, 
																			dice 
																			la 
																			rana” 
																			– 
																			dice 
																			il 
																			giovane.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			E 
																			così 
																			ad 
																			ogni 
																			versare 
																			del 
																			tè 
																			per 
																			noi, 
																			ce 
																			n’era 
																			anche 
																			per 
																			lei. 
																			Nel 
																			bere 
																			il 
																			tè 
																			vi 
																			è, 
																			secondo 
																			me, 
																			questo 
																			qualcosa 
																			di 
																			spirituale 
																			e di 
																			sacro, 
																			una 
																			pratica 
																			spesso 
																			associata 
																			ad 
																			una 
																			particolare 
																			filosofia: 
																			lo 
																			Zen.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Lo 
																			Zen 
																			è 
																			quella 
																			scuola 
																			di 
																			buddhismo 
																			Mahayana, 
																			che 
																			dall’India, 
																			nei 
																			secoli, 
																			si è 
																			fatta 
																			strada 
																			fino 
																			al 
																			Giappone 
																			passando 
																			per 
																			la 
																			Cina. 
																			È la 
																			scuola 
																			di 
																			buddhismo 
																			più 
																			semplificata 
																			e 
																			ridotta. 
																			Il 
																			buddhismo, 
																			come 
																			lo 
																			troviamo 
																			oggi 
																			nel 
																			mondo, 
																			fondamentalmente 
																			si 
																			divide 
																			in 
																			due 
																			correnti 
																			di 
																			pensiero, 
																			Mahayana 
																			e 
																			Teravada, 
																			ognuna 
																			delle 
																			quali 
																			si è 
																			sviluppata 
																			intorno 
																			a 
																			concetti 
																			diversi 
																			espressi 
																			duemila 
																			e 
																			cinquecento 
																			anni 
																			fa 
																			dal 
																			maestro 
																			fondatore, 
																			il 
																			Buddha.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			scuola 
																			Teravada 
																			basò 
																			semplicemente 
																			i 
																			propri 
																			principi 
																			intorno 
																			al 
																			concetto 
																			di
																			
																			Arahant, 
																			cioè 
																			colui 
																			che 
																			ottiene 
																			l’illuminazione 
																			tramite 
																			sacrifici 
																			e 
																			dure 
																			pratiche 
																			individuali.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Quella 
																			Mahayana 
																			invece 
																			ha 
																			come 
																			modello 
																			il
																			
																			Bodhisattwa, 
																			cioè 
																			colui 
																			che 
																			dedica 
																			la 
																			vita 
																			al 
																			prossimo 
																			e 
																			che 
																			raggiunge 
																			l’illuminazione 
																			tramite 
																			una 
																			pratica 
																			ben 
																			precisa: 
																			la 
																			compassione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Lo 
																			Zen 
																			è la 
																			parte 
																			di 
																			Mahayana 
																			più 
																			scarna, 
																			semplificata 
																			e 
																			per 
																			questo, 
																			se 
																			possiamo 
																			dire, 
																			più 
																			diretta. 
																			Nello 
																			Zen 
																			non 
																			ci 
																			si 
																			rivolge 
																			né a 
																			testi 
																			sacri 
																			né a 
																			rappresentazioni 
																			di 
																			esseri 
																			umani 
																			o 
																			superiori, 
																			ma 
																			si 
																			venerano 
																			semplicemente 
																			gli 
																			elementi 
																			della 
																			natura 
																			come 
																			il 
																			fuoco, 
																			l’acqua, 
																			l’aria, 
																			la 
																			terra 
																			e 
																			l’etere.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			rastrella 
																			la 
																			sabbia, 
																			la 
																			si 
																			orna 
																			con 
																			dei 
																			sassi, 
																			si 
																			custodiscono 
																			e si 
																			curano 
																			gli 
																			alberi 
																			(nasce 
																			così 
																			l’arte 
																			del 
																			Bonsai), 
																			si 
																			costruiscono 
																			fontanelle 
																			e 
																			cascate, 
																			ognuna 
																			con 
																			il 
																			suo 
																			fruscio 
																			delicato.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Attorno 
																			ai 
																			templi 
																			Zen, 
																			infatti, 
																			si 
																			scorgono 
																			solo 
																			questi 
																			elementi, 
																			spesso 
																			raccolti 
																			in 
																			grandi 
																			giardini, 
																			pacifici 
																			e 
																			curati, 
																			mentre 
																			nel 
																			loro 
																			interno 
																			non 
																			vi è 
																			null’altro 
																			che 
																			spazio 
																			vuoto, 
																			stuoie 
																			su 
																			cui 
																			sedersi 
																			per 
																			la 
																			meditazione 
																			ed 
																			un 
																			piccolissimo 
																			altare 
																			minimale 
																			messo 
																			li a 
																			venerare 
																			uno 
																			o 
																			tutti 
																			e 
																			cinque 
																			gli 
																			elementi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			metodo 
																			più 
																			famoso 
																			introdotto 
																			dallo 
																			Zen 
																			per 
																			raggiungere, 
																			nel 
																			minor 
																			tempo 
																			possibile, 
																			l’illuminazione 
																			è il
																			
																			Koan: 
																			un 
																			breve 
																			indovinello 
																			apparentemente 
																			privo 
																			di 
																			alcun 
																			senso 
																			logico 
																			votato 
																			a 
																			cancellare 
																			dalla 
																			mente 
																			del 
																			discepolo 
																			qualsiasi 
																			principio 
																			da 
																			lui 
																			appreso 
																			fino 
																			a 
																			quel 
																			momento.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			Zen 
																			si 
																			arriva 
																			all’illuminazione 
																			solo 
																			abbattendo 
																			la 
																			razione, 
																			distruggendo 
																			ogni 
																			processo 
																			logico, 
																			portando 
																			la 
																			mente 
																			a 
																			dimenticare 
																			i 
																			luoghi 
																			comuni 
																			ed a 
																			spingersi 
																			verso 
																			una 
																			conoscenza 
																			maggiore, 
																			derivata 
																			dall’intuito 
																			e 
																			dalla 
																			mente 
																			pura, 
																			una 
																			mente 
																			non 
																			condizionata 
																			da 
																			concetti 
																			e 
																			pensieri, 
																			seguendo 
																			così 
																			il 
																			principio 
																			fondamentale 
																			del 
																			buddismo 
																			in 
																			generale, 
																			e 
																			cioè 
																			che 
																			nulla 
																			è 
																			come 
																			noi 
																			lo 
																			sperimentiamo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			poche 
																			parole 
																			il 
																			discepolo 
																			impara 
																			a 
																			fare 
																			esperienza 
																			del 
																			mondo 
																			in 
																			una 
																			maniera 
																			completamente 
																			nuova, 
																			priva 
																			di 
																			quei 
																			punti 
																			fermi 
																			che 
																			fino 
																			a 
																			quel 
																			momento 
																			hanno 
																			caratterizzato 
																			la 
																			sua 
																			realtà.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Questo 
																			nuovo 
																			concetto, 
																			che 
																			nulla 
																			è in 
																			realtà 
																			come 
																			noi 
																			lo 
																			sperimentiamo, 
																			lo 
																			si 
																			può 
																			suddividere 
																			in 
																			due 
																			spiegazioni 
																			più 
																			semplificate: 
																			la 
																			prima 
																			è 
																			che 
																			tutto 
																			è in 
																			movimento 
																			ed 
																			in 
																			continua 
																			mutazione, 
																			la 
																			seconda 
																			è 
																			che 
																			tutto 
																			è 
																			interconnesso 
																			con 
																			il 
																			resto 
																			e 
																			che 
																			ogni 
																			circostanza 
																			dipende 
																			da 
																			altre 
																			circostanze 
																			formando 
																			un’infinita 
																			catena 
																			di 
																			eventi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’errore, 
																			secondo 
																			questa 
																			filosofia, 
																			sta 
																			nel 
																			nostro 
																			modo 
																			di 
																			vedere 
																			le 
																			cose 
																			in 
																			maniera 
																			assoluta: 
																			una 
																			tazza 
																			come 
																			una 
																			tazza 
																			e 
																			non 
																			come 
																			un 
																			insieme 
																			di 
																			parti, 
																			assemblate 
																			da 
																			materiali 
																			collosi 
																			provenienti 
																			da 
																			polveri 
																			ricavate 
																			dallo 
																			sfregare 
																			di 
																			pietre 
																			scavate 
																			dal 
																			terreno 
																			che 
																			prima 
																			era 
																			sabbia 
																			e 
																			che 
																			poi 
																			si è 
																			condensata 
																			in 
																			roccia 
																			e 
																			così 
																			via.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ogni 
																			cosa, 
																			disse 
																			il 
																			Buddha, 
																			non 
																			esiste 
																			in 
																			se 
																			stessa 
																			ma 
																			dipende 
																			da 
																			una 
																			catena 
																			infinita 
																			di 
																			fatti 
																			ed 
																			avvenimenti. 
																			Nulla, 
																			dunque, 
																			è. 
																			Niente 
																			esiste 
																			di 
																			fatto, 
																			bensì 
																			ogni 
																			cosa 
																			o 
																			essere 
																			è 
																			semplicemente 
																			una 
																			composizione 
																			transitoria 
																			di 
																			materia 
																			ed 
																			energia 
																			e 
																			per 
																			questo 
																			fragile 
																			e 
																			non 
																			assoluta.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			nostro 
																			modo 
																			di 
																			vedere 
																			le 
																			cose 
																			come 
																			assolute, 
																			secondo 
																			lo 
																			Zen, 
																			va 
																			completamente 
																			modificato.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Come 
																			una 
																			formica 
																			che 
																			camminando 
																			sulla 
																			nostra 
																			gamba 
																			sperimenterà 
																			il 
																			nostro 
																			arto, 
																			non 
																			come 
																			tale, 
																			ma 
																			più 
																			probabilmente 
																			come 
																			una 
																			strada 
																			coperta 
																			da 
																			enormi 
																			ostacoli, 
																			che 
																			noi 
																			vediamo 
																			come 
																			peli, 
																			farà 
																			esperienza 
																			di 
																			essa 
																			in 
																			maniera 
																			completamente 
																			diversa 
																			dalla 
																			nostra.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Lei 
																			non 
																			sa 
																			che 
																			quella 
																			è 
																			una 
																			gamba, 
																			un 
																			pezzo 
																			di 
																			corpo 
																			usato 
																			dall’uomo 
																			per 
																			camminare, 
																			lei 
																			vede 
																			solo 
																			una 
																			pista 
																			da 
																			seguire 
																			e 
																			che 
																			magari 
																			porterà 
																			a 
																			del 
																			cibo, 
																			pensando 
																			che 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			fortuna, 
																			dovrà 
																			tornare 
																			indietro 
																			ad 
																			avvertire 
																			le 
																			compagne.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			E 
																			dunque 
																			chi 
																			ha 
																			ragione? 
																			Quale 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			è 
																			quello 
																			giusto?
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			gamba 
																			come 
																			arto 
																			o la 
																			gamba 
																			come 
																			autostrada?
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ogni 
																			realtà 
																			è 
																			dunque 
																			soggettiva 
																			e 
																			non 
																			oggettiva, 
																			per 
																			cui 
																			non 
																			assoluta.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tramite 
																			i 
																			Koan 
																			e lo 
																			Zazen 
																			(meditazione) 
																			il 
																			discepolo 
																			è 
																			spinto 
																			verso 
																			una 
																			rapida 
																			evoluzione 
																			mentale 
																			portata 
																			a 
																			vedere 
																			le 
																			cose, 
																			non 
																			più 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			soggettivo, 
																			ma 
																			da 
																			quello 
																			oggettivo, 
																			scoprendo 
																			infine 
																			che 
																			la 
																			visione 
																			assoluta 
																			non 
																			esiste.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Una 
																			volta 
																			persa 
																			la 
																			visione 
																			razionale, 
																			mutato 
																			il 
																			modo 
																			di 
																			percepire 
																			la 
																			realtà, 
																			ecco 
																			che 
																			si 
																			spezzano 
																			le 
																			catene 
																			che 
																			legano 
																			alla 
																			materia 
																			e la 
																			mente 
																			diventa 
																			padrona 
																			totale 
																			di 
																			se 
																			stessa 
																			acquisendo 
																			potere 
																			su 
																			tutto 
																			il 
																			resto.
																			 
																			
																			
																			Dar 
																			un 
																			senso 
																			a 
																			pratiche 
																			filosofiche 
																			tanto 
																			complesse 
																			ed 
																			elevate 
																			non 
																			è 
																			cosa 
																			affatto 
																			semplice 
																			e mi 
																			scuso 
																			con 
																			il 
																			lettore 
																			se 
																			ora, 
																			a 
																			causa 
																			mia, 
																			rimane 
																			più 
																			confuso 
																			di 
																			prima 
																			sul 
																			significato 
																			di 
																			Zen.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ho 
																			fatto 
																			del 
																			mio 
																			meglio 
																			per 
																			spiegare 
																			concetti 
																			che 
																			io 
																			stesso 
																			ho 
																			avuto 
																			difficoltà 
																			ad 
																			apprendere 
																			ma 
																			che 
																			ora, 
																			talvolta 
																			abbandonando 
																			la 
																			razionalità, 
																			talvolta 
																			dopo 
																			intensa 
																			riflessione, 
																			comprendo 
																			con 
																			più 
																			chiarezza.
																							
																			 
																			
																			