N. 19 - Luglio 2009 
                          
                          (L)
															
															
															Tourist Trophy
																						Dove osano i centauri
																						di Simone Valtieri
															
															 
                                    
																			
																			
																			Ci 
																			sono 
																			competizioni 
																			sportive, 
																			non 
																			soltanto 
																			nel 
																			panorama 
																			motoristico, 
																			in 
																			cui 
																			la 
																			parola 
																			'limite' 
																			è 
																			usata 
																			nella 
																			sua 
																			corretta 
																			accezione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Se 
																			si 
																			va 
																			oltre, 
																			difficilmente 
																			si 
																			ha 
																			il 
																			privilegio 
																			di 
																			poter 
																			tornare 
																			indietro. 
																			Per 
																			definirle 
																			non 
																			è 
																			forse 
																			neanche 
																			giusto 
																			usare 
																			il 
																			termine 
																			“sport”, 
																			che 
																			sottintende 
																			comportamenti 
																			più 
																			inclini 
																			ad 
																			escludere 
																			il 
																			pericolo 
																			che 
																			ad 
																			esaltarlo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Eppure, 
																			nella 
																			continua 
																			ricerca 
																			delle 
																			sensazioni 
																			più 
																			estreme, 
																			si 
																			scalano 
																			montagne, 
																			si 
																			attraversano 
																			oceani, 
																			si 
																			cavalcano 
																			onde, 
																			e, 
																			con 
																			un 
																			mezzo 
																			meccanico 
																			tra 
																			le 
																			mani, 
																			si 
																			sfreccia 
																			a 
																			trecento 
																			chilometri 
																			orari 
																			in 
																			un 
																			centro 
																			cittadino.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Tourist 
																			Trophy 
																			è 
																			questo: 
																			sprezzo 
																			del 
																			pericolo 
																			allo 
																			stato 
																			puro 
																			a 
																			discapito, 
																			talvolta, 
																			del 
																			valore 
																			della 
																			vita 
																			stessa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Prima 
																			di 
																			esaltare 
																			i 
																			lati 
																			più 
																			affascinanti 
																			e 
																			leggendari 
																			di 
																			questa 
																			competizione, 
																			è 
																			bene 
																			fissare 
																			nella 
																			mente 
																			un 
																			numero 
																			che 
																			serva 
																			per 
																			tenere 
																			i 
																			piedi 
																			ben 
																			piantati 
																			a 
																			terra: 
																			226.
																			
																			 
																			
																			
																			Tante, 
																			tra 
																			spettatori 
																			e 
																			piloti, 
																			sono 
																			state 
																			le 
																			vittime 
																			che 
																			la 
																			corsa 
																			motociclistica 
																			per 
																			antonomasia, 
																			si è 
																			lasciata 
																			alle 
																			spalle 
																			in 
																			poco 
																			più 
																			di 
																			un 
																			secolo 
																			di 
																			storia.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nato 
																			nel 
																			1907 
																			sull’Isola 
																			di 
																			Man, 
																			dipendenza 
																			britannica 
																			a 
																			metà 
																			strada 
																			tra 
																			Irlanda 
																			e 
																			Regno 
																			Unito, 
																			il 
																			Tourist 
																			Trophy 
																			è da 
																			tutti 
																			definito 
																			leggendario 
																			per 
																			il 
																			carattere 
																			pionieristico 
																			che 
																			ancora 
																			oggi 
																			conserva.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			corre 
																			sullo 
																			stesso 
																			identico 
																			circuito 
																			stradale 
																			di 
																			cento 
																			anni 
																			fa, 
																			tra 
																			le 
																			case, 
																			i 
																			ponti, 
																			i 
																			marciapiedi, 
																			i 
																			lampioni 
																			e le 
																			ringhiere, 
																			in 
																			precarie 
																			condizioni 
																			di 
																			sicurezza 
																			e in 
																			altrettanto 
																			imprevedibili 
																			condizioni 
																			meteorologiche.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’unico 
																			cambiamento 
																			di 
																			rilievo 
																			avvenuto 
																			in 
																			un 
																			secolo 
																			di 
																			vita 
																			sta 
																			nel 
																			manto 
																			stradale 
																			asfaltato, 
																			rispetto 
																			allo 
																			sterrato 
																			delle 
																			prime 
																			competizioni.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			scelta 
																			del 
																			luogo 
																			fu 
																			obbligata 
																			da 
																			un 
																			bando 
																			del 
																			governo 
																			inglese 
																			che 
																			proibiva 
																			gare 
																			motociclistiche 
																			nel 
																			Regno.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’idea 
																			di 
																			organizzare 
																			il 
																			trofeo 
																			turistico 
																			sull’isola, 
																			sulla 
																			scia 
																			di 
																			quello 
																			automobilistico 
																			che 
																			già 
																			si 
																			disputava 
																			da 
																			un 
																			paio 
																			d’anni, 
																			nacque 
																			da 
																			una 
																			discussione 
																			a 
																			quattro 
																			avvenuta 
																			in 
																			treno.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			I 
																			protagonisti 
																			furono 
																			due 
																			fratelli 
																			provenienti 
																			dalla
																			
																			Matchless 
																			Motorcycle, 
																			Harry 
																			e 
																			Charlie 
																			Collier, 
																			il 
																			presidente 
																			dell’auto-motor 
																			club 
																			Freddie 
																			Straight 
																			e il 
																			marchese 
																			di 
																			Mouzilly 
																			St.Mars.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			I 
																			quattro, 
																			di 
																			ritorno 
																			in 
																			Gran 
																			Bretagna 
																			dopo 
																			aver 
																			partecipato 
																			ad 
																			una 
																			competizione 
																			motociclistica 
																			in 
																			Austria, 
																			ragionarono 
																			per 
																			ore 
																			sull’idea 
																			di 
																			una 
																			analoga 
																			manifestazione 
																			da 
																			organizzare 
																			nel 
																			nord 
																			Europa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			redazione 
																			della 
																			rivista
																			
																			The 
																			Motor-Cycle 
																			fu 
																			lieta 
																			di 
																			accogliere 
																			la 
																			proposta 
																			dei 
																			quattro 
																			e di 
																			portarne 
																			avanti 
																			gli 
																			aspetti 
																			organizzativi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Fu 
																			così 
																			che 
																			il 
																			28 
																			maggio 
																			1907 
																			si 
																			corse, 
																			su 
																			un 
																			circuito 
																			cittadino 
																			di 
																			quindici 
																			miglia, 
																			la 
																			prima 
																			edizione 
																			del 
																			Tourist 
																			Trophy.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Le 
																			classi 
																			in 
																			programma 
																			erano 
																			due: 
																			quella 
																			riservata 
																			a 
																			motocicli 
																			a un 
																			cilindro 
																			e 
																			quella 
																			per 
																			i 
																			bicilindrici.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			I 
																			primi 
																			piloti 
																			ad 
																			iscrivere 
																			il 
																			proprio 
																			nome 
																			nell’albo 
																			d’oro 
																			furono 
																			due 
																			inglesi: 
																			lo 
																			stesso 
																			Charlie 
																			Collier 
																			sulla 
																			sua
																			
																			Matchless 
																			monocilindrica 
																			alla 
																			media 
																			di 
																			38 
																			miglia 
																			all’ora 
																			e 
																			Rem 
																			Fowler, 
																			in 
																			sella 
																			a 
																			una
																			
																			Norton 
																			Twin, 
																			con 
																			una 
																			media 
																			leggermente 
																			superiore 
																			di 
																			36,21 
																			miglia 
																			orarie.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			I 
																			due 
																			furono 
																			premiati 
																			con 
																			un 
																			magnifico 
																			trofeo 
																			messo 
																			in 
																			palio 
																			dal 
																			marchese 
																			di 
																			Mouzilly 
																			St.Mars 
																			per 
																			l’occasione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			tratta 
																			di 
																			motociclismo 
																			di 
																			altri 
																			tempi, 
																			corso 
																			su 
																			motociclette 
																			antidiluviane 
																			più 
																			simili 
																			ad 
																			uno 
																			scooter 
																			anni 
																			’60 
																			che 
																			ai 
																			bolidi 
																			di 
																			oggi 
																			e 
																			per 
																			questo 
																			motivo 
																			correre 
																			in 
																			quella 
																			maniera, 
																			saltando 
																			sui 
																			dossi 
																			e 
																			sfiorando 
																			i 
																			muretti, 
																			all’epoca 
																			non 
																			risultava 
																			neanche 
																			troppo 
																			pericoloso.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			I 
																			circuiti 
																			che 
																			l’isola 
																			offriva 
																			erano 
																			più 
																			di 
																			uno, 
																			tra 
																			cui 
																			il 
																			“Clypse 
																			Course”, 
																			utilizzato 
																			tra 
																			il 
																			1954 
																			e il 
																			1959 
																			per 
																			le 
																			classi 
																			Junior, 
																			125 
																			e 
																			250, 
																			ma 
																			quello 
																			più 
																			estremo, 
																			quello 
																			della 
																			leggenda, 
																			è lo
																			
																			
																			“Snaefell 
																			Mountain 
																			Corse”, 
																			il 
																			cosiddetto 
																			circuito 
																			della 
																			montagna, 
																			utilizzato 
																			in 
																			gara 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			nel 
																			1911.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Rimasto 
																			praticamente 
																			invariato 
																			fino 
																			ai 
																			giorni 
																			nostri, 
																			si 
																			divide 
																			in 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			tratti 
																			storici 
																			riconoscibili 
																			e in 
																			alcuni 
																			casi 
																			molto 
																			temuti 
																			dai 
																			piloti.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Una 
																			sessantina 
																			di 
																			curve 
																			in 
																			tutto 
																			il 
																			circuito, 
																			sulle 
																			oltre 
																			duecento 
																			totali, 
																			sono 
																			dedicate 
																			ai 
																			piloti 
																			che 
																			vi 
																			hanno 
																			compiuto 
																			le 
																			maggiori 
																			imprese 
																			o 
																			che, 
																			in 
																			incidenti 
																			di 
																			gara, 
																			vi 
																			hanno 
																			lasciato 
																			la 
																			vita.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’anello 
																			stradale 
																			misura 
																			37,73 
																			miglia, 
																			ossia 
																			60 
																			chilometri 
																			e 
																			720 
																			metri 
																			e 
																			viene 
																			ripetuto 
																			per 
																			sei 
																			volte 
																			nelle 
																			classi 
																			principali 
																			e 
																			per 
																			tre 
																			o 
																			quattro 
																			in 
																			quelle 
																			minori.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Le 
																			strade 
																			utilizzate 
																			sono 
																			aperte 
																			alla 
																			viabilità 
																			convenzionale 
																			per 
																			tutto 
																			l’anno 
																			e 
																			chiuse 
																			al 
																			traffico 
																			(non 
																			sempre 
																			è 
																			stato 
																			così, 
																			perlomeno 
																			durante 
																			le 
																			prove) 
																			in 
																			occasione 
																			della 
																			gara.
																			 
																			
																			
																			Quando 
																			questo 
																			ancora 
																			non 
																			accadeva, 
																			erano 
																			ancor 
																			più 
																			numerosi 
																			gli 
																			incidenti 
																			mortali 
																			che 
																			coinvolgevano 
																			la 
																			popolazione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La
																			
																			
																			“Birkins 
																			Bend”, 
																			ad 
																			esempio, 
																			è 
																			una 
																			curva 
																			intitolata 
																			ad 
																			Archie 
																			Birkins, 
																			pilota 
																			che 
																			morì 
																			nel 
																			1927 
																			scontrandosi 
																			con 
																			un 
																			furgone 
																			che 
																			trasportava 
																			pesce.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Negli 
																			ultimi 
																			decenni, 
																			durante 
																			la 
																			settimana 
																			del 
																			weekend 
																			di 
																			gara 
																			che 
																			in 
																			genere 
																			si 
																			svolge 
																			nel 
																			mese 
																			di 
																			giugno, 
																			per 
																			recare 
																			meno 
																			disagi 
																			possibili 
																			ai 
																			residenti 
																			le 
																			qualifiche 
																			vengono 
																			disputate 
																			in 
																			orari 
																			particolari, 
																			alle 
																			cinque 
																			del 
																			mattino 
																			o a 
																			tarda 
																			sera.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			oltre 
																			sessanta 
																			chilometri 
																			di 
																			strada, 
																			il 
																			paesaggio 
																			è 
																			mutevole. 
																			Il 
																			tratto 
																			maggiormente 
																			suggestivo 
																			è 
																			senza 
																			dubbio 
																			quello 
																			montano 
																			nei 
																			pressi 
																			di 
																			Brandywell, 
																			dove 
																			si 
																			tocca 
																			la 
																			massima 
																			altitudine, 
																			sullo 
																			Snaefell, 
																			a 
																			quota 
																			422 
																			metri.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			giro 
																			parte 
																			da 
																			Douglas, 
																			la 
																			capitale 
																			dell’isola, 
																			sul 
																			lungo 
																			rettilineo 
																			in 
																			discesa 
																			di 
																			Bray 
																			Hill 
																			nel 
																			centro 
																			dell’abitato, 
																			in 
																			cui 
																			i 
																			bolidi 
																			di 
																			oggi 
																			superano 
																			i 
																			300 
																			chilometri 
																			all’ora.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			arriva 
																			in 
																			staccata 
																			ad 
																			una 
																			curva 
																			verso 
																			destra 
																			posta 
																			sulla 
																			rotonda 
																			dell’incrocio 
																			di 
																			Quarter 
																			Bridge 
																			e ci 
																			si 
																			avvia 
																			verso 
																			il 
																			tortuoso 
																			tratto 
																			di 
																			Glen 
																			Helen, 
																			dove 
																			la 
																			strada 
																			è in 
																			alcuni 
																			punti 
																			incassata 
																			tra 
																			le 
																			rocce.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’attraversamento 
																			del 
																			villaggio 
																			di 
																			Kirk 
																			Michael 
																			è 
																			uno 
																			dei 
																			tratti 
																			da 
																			sempre 
																			più 
																			pericolosi: 
																			quattro 
																			curvoni 
																			in 
																			successione 
																			permettono 
																			alle 
																			motociclette 
																			di 
																			superare 
																			in 
																			piega 
																			i 
																			200 
																			chilometri 
																			orari.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			Ballaugh 
																			Bridge 
																			c’è 
																			uno 
																			dei 
																			punti 
																			più 
																			spettacolari, 
																			dove 
																			le 
																			moto, 
																			seppure 
																			in 
																			un 
																			tratto 
																			lento, 
																			volano 
																			su 
																			un’impressionante 
																			dosso, 
																			ancora 
																			oggi 
																			cinto 
																			della 
																			stessa 
																			ringhiera 
																			metallica 
																			dei 
																			primi 
																			del 
																			Novecento.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			passa 
																			poi 
																			nell’abitato 
																			di 
																			Ramsey, 
																			la 
																			seconda 
																			città 
																			dell’isola 
																			per 
																			estensione, 
																			prima 
																			di 
																			inoltrarsi 
																			nel 
																			paesaggio 
																			lunare 
																			di 
																			Verandah, 
																			dove 
																			la 
																			montagna 
																			disegna 
																			scenari 
																			e 
																			strapiombi 
																			tanto 
																			affascinanti 
																			quanto 
																			pericolosi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Una 
																			volta 
																			scollinato 
																			lo 
																			Snaefell, 
																			il 
																			tracciato 
																			scende 
																			in 
																			picchiata 
																			verso 
																			Douglas, 
																			non 
																			senza 
																			un 
																			ultimo 
																			brivido 
																			sul 
																			Governors 
																			Bridge, 
																			posto 
																			a 
																			pochi 
																			metri 
																			dal 
																			rettilineo 
																			d’arrivo 
																			in 
																			cui 
																			bisogna 
																			decelerare 
																			bruscamente 
																			per 
																			rimanere 
																			in 
																			carreggiata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Dal 
																			1911 
																			il 
																			Tourist 
																			Trophy 
																			si 
																			divide 
																			in 
																			due 
																			categorie 
																			principali: 
																			la 
																			Senior 
																			TT e 
																			la 
																			Junior 
																			TT, 
																			due 
																			classi 
																			tuttora 
																			esistenti 
																			e 
																			che 
																			sono 
																			tra 
																			le 
																			più 
																			prestigiose, 
																			insieme 
																			alla 
																			classe 
																			Formula 
																			One.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			poche 
																			decine 
																			di 
																			anni 
																			di 
																			vita, 
																			il 
																			“TT”, 
																			come 
																			viene 
																			universalmente 
																			chiamato, 
																			era 
																			già 
																			diventato 
																			quello 
																			che 
																			sarà 
																			per 
																			tutti 
																			fino 
																			alla 
																			metà 
																			degli 
																			anni 
																			Settanta: 
																			la 
																			gara 
																			motociclistica 
																			più 
																			importante 
																			del 
																			mondo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			corrispettivo 
																			di 
																			una 
																			500 
																			miglia 
																			di 
																			Indianapolis 
																			o 
																			una 
																			24 
																			ore 
																			di 
																			Le 
																			Mans 
																			per 
																			gli 
																			amanti 
																			delle 
																			quattro 
																			ruote, 
																			anche 
																			se 
																			il 
																			paragone 
																			sarebbe 
																			meglio 
																			farlo 
																			con 
																			le 
																			mitiche 
																			corse 
																			su 
																			strada 
																			del 
																			passato 
																			come 
																			la 
																			Mille 
																			Miglia 
																			e la 
																			Targa 
																			Florio.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Come 
																			già 
																			successo 
																			a 
																			queste 
																			due 
																			“cugine” 
																			automobilistiche, 
																			a 
																			scrivere 
																			la 
																			parola 
																			fine 
																			agli 
																			anni 
																			d’oro 
																			del 
																			Tourist 
																			Trophy 
																			è 
																			arrivato, 
																			preventivabile, 
																			un 
																			incidente 
																			mortale 
																			che 
																			ha 
																			scosso 
																			più 
																			di 
																			altri 
																			le 
																			coscienze 
																			dei 
																			piloti 
																			e 
																			della 
																			gente.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			è 
																			il 
																			1972. 
																			Da 
																			oltre 
																			vent’anni 
																			la 
																			competizione 
																			isolana 
																			è 
																			una 
																			tappa 
																			valida 
																			per 
																			il 
																			prestigioso 
																			campionato 
																			mondiale 
																			di 
																			motociclismo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			pilota 
																			italiano 
																			Gilberto 
																			Parlotti 
																			è 
																			tra 
																			i 
																			candidati 
																			più 
																			probabili 
																			al 
																			titolo 
																			della 
																			classe 
																			125 
																			e 
																			vuole 
																			approfittare 
																			dell’assenza 
																			sull’isola 
																			del 
																			rivale 
																			spagnolo 
																			Angel 
																			Nieto 
																			per 
																			rafforzare 
																			il 
																			suo 
																			primato 
																			in 
																			classifica.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 9 
																			giugno 
																			1972, 
																			sotto 
																			una 
																			pioggia 
																			battente, 
																			Parlotti 
																			perde 
																			il 
																			controllo 
																			della 
																			sua 
																			moto 
																			nel 
																			tratto 
																			di 
																			Verandah 
																			e si 
																			va a 
																			schiantare 
																			in 
																			fondo 
																			ad 
																			un 
																			burrone. 
																			Ci 
																			si 
																			accorgerà 
																			troppo 
																			tardi 
																			dell’incidente 
																			e i 
																			soccorsi 
																			arriveranno 
																			soltanto 
																			mezz’ora 
																			dopo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Gilberto, 
																			che 
																			era 
																			al 
																			suo 
																			primo 
																			Tourist 
																			Trophy, 
																			sarà 
																			il 
																			novantanovesimo 
																			morto 
																			nella 
																			storia 
																			della 
																			manifestazione 
																			e la 
																			sua 
																			vicenda 
																			scuoterà 
																			profondamente 
																			l’animo 
																			dei 
																			piloti 
																			i 
																			quali, 
																			guidati 
																			dal 
																			campionissimo 
																			Giacomo 
																			Agostini, 
																			decisero 
																			sempre 
																			più 
																			numerosi 
																			di 
																			boicottare 
																			l’evento 
																			negli 
																			anni 
																			a 
																			venire.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nelle 
																			tre 
																			edizioni 
																			successive 
																			i 
																			migliori 
																			piloti 
																			del 
																			“circus” 
																			tennero 
																			fede 
																			alla 
																			promessa 
																			e 
																			non 
																			si 
																			presenteranno 
																			al 
																			via 
																			dell’appuntamento 
																			isolano, 
																			sancendo 
																			di 
																			fatto 
																			la 
																			sua 
																			esclusione 
																			dal 
																			motomondiale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			partire 
																			da 
																			quei 
																			cruciali 
																			anni 
																			Settanta 
																			nascono 
																			due 
																			categorie 
																			di 
																			piloti 
																			di 
																			moto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Quelli 
																			specializzati 
																			nei 
																			circuiti 
																			su 
																			pista, 
																			dove 
																			le 
																			vie 
																			di 
																			fuga 
																			sono 
																			ampie 
																			e 
																			ovunque 
																			e 
																			dove 
																			si 
																			può 
																			spingere 
																			al 
																			massimo 
																			la 
																			moto, 
																			consci 
																			che 
																			difficilmente 
																			una 
																			caduta 
																			potrebbe 
																			costare 
																			la 
																			vita, 
																			e 
																			quelli 
																			cosiddetti 
																			“romantici”, 
																			amanti 
																			del 
																			rischio 
																			e 
																			del 
																			pericolo, 
																			che 
																			paradossalmente 
																			possono 
																			sembrare 
																			più 
																			prudenti, 
																			in 
																			quanto 
																			costretti 
																			a 
																			dosare 
																			con 
																			parsimonia 
																			la 
																			manopola 
																			del 
																			gas, 
																			ma 
																			la 
																			cui 
																			incolumità 
																			è 
																			messa 
																			estremamente 
																			più 
																			a 
																			repentaglio.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			tempi 
																			recenti 
																			sono 
																			pochi 
																			i 
																			campioni 
																			che 
																			sono 
																			riusciti 
																			a 
																			competere 
																			ad 
																			alti 
																			livelli 
																			in 
																			entrambi 
																			i 
																			generi 
																			di 
																			gare. 
																			Tra 
																			loro 
																			spicca 
																			Carl 
																			Fogarty.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Nelle 
																			piste 
																			normali 
																			devi 
																			sapere 
																			dove 
																			puoi 
																			fare 
																			il 
																			tempo, 
																			al 
																			TT è 
																			bene 
																			non 
																			scordarsi 
																			mai 
																			dove 
																			devi 
																			andare 
																			piano” 
																			dice 
																			“Foggy”, 
																			che, 
																			partendo 
																			dall’isola 
																			di 
																			Man 
																			nel 
																			1992 
																			quando 
																			trionfò 
																			con 
																			una 
																			Yamaha 
																			di 
																			serie 
																			presa 
																			in 
																			prestito 
																			da 
																			un 
																			concessionario, 
																			si 
																			affermerà 
																			sulle 
																			piste 
																			di 
																			mezzo 
																			mondo 
																			vincendo 
																			per 
																			ben 
																			quattro 
																			volte 
																			il 
																			titolo 
																			mondiale 
																			Superbike.
																			 
																			
																			
																			In 
																			quell’occasione 
																			Fogarty 
																			segnerà 
																			un 
																			record 
																			sul 
																			giro 
																			impressionante, 
																			se 
																			si 
																			pensa 
																			che 
																			è 
																			stato 
																			fatto 
																			con 
																			una 
																			moto 
																			stradale, 
																			che 
																			resisterà 
																			per 
																			ben 
																			sette 
																			anni.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			nome 
																			che 
																			resta 
																			però 
																			maggiormente 
																			legato 
																			a 
																			quello 
																			del 
																			celebre 
																			Trofeo 
																			Turistico 
																			è un 
																			altro 
																			ed 
																			appartiene 
																			ad 
																			una 
																			dinastia 
																			nordirlandese 
																			di 
																			motociclisti: 
																			i 
																			Dunlop.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Joey 
																			Dunlop 
																			è la 
																			stella 
																			assoluta 
																			della 
																			manifestazione. 
																			The 
																			“King 
																			of 
																			the 
																			Mountain”, 
																			dopo 
																			aver 
																			vinto 
																			ben 
																			26 
																			volte 
																			la 
																			classica 
																			di 
																			Man 
																			ed 
																			aver 
																			esorcizzato 
																			per 
																			anni 
																			i 
																			rischi 
																			dello 
																			Snaefell, 
																			ha 
																			trovato 
																			la 
																			morte 
																			nel 
																			2000 
																			durante 
																			una 
																			gara 
																			minore 
																			in 
																			Estonia.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Suo 
																			fratello 
																			Rob 
																			ha 
																			recentemente 
																			seguito 
																			le 
																			sue 
																			tragiche 
																			orme, 
																			scomparendo 
																			durante 
																			la 
																			North 
																			West 
																			200 
																			del 
																			2008, 
																			un’altra 
																			prestigiosa 
																			classica 
																			del 
																			motociclismo 
																			stradale 
																			britannico.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Robert 
																			Dunlop, 
																			in 
																			quell’occasione 
																			iscritto 
																			alla 
																			gara 
																			insieme 
																			ai 
																			figli 
																			Michael 
																			e 
																			William, 
																			rimase 
																			ucciso 
																			in 
																			un 
																			tragico 
																			incidente 
																			durante 
																			le 
																			prove 
																			di 
																			qualifica 
																			del 
																			venerdì. 
																			Due 
																			giorni 
																			dopo 
																			Michael, 
																			commuovendo 
																			l’intera 
																			Gran 
																			Bretagna, 
																			non 
																			rinunciò 
																			a 
																			correre: 
																			vinse 
																			nettamente 
																			la 
																			prova 
																			e, 
																			tra 
																			le 
																			lacrime, 
																			dedicò 
																			il 
																			successo 
																			al 
																			padre.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			classica 
																			dell’isola 
																			di 
																			Man 
																			è da 
																			sempre 
																			territorio 
																			di 
																			caccia 
																			dei 
																			piloti 
																			britannici 
																			e 
																			anche 
																			oggi 
																			le 
																			liste 
																			di 
																			partenza 
																			sono 
																			quasi 
																			esclusivamente 
																			riempite 
																			di 
																			nomi 
																			anglosassoni.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tuttavia 
																			i 
																			più 
																			vicini 
																			ad 
																			insidiarne 
																			il 
																			dominio 
																			sono 
																			stati 
																			gli 
																			italiani.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Achille 
																			Varzi 
																			fu 
																			il 
																			primo 
																			connazionale 
																			a 
																			partecipare 
																			e 
																			portare 
																			a 
																			termine 
																			un 
																			TT 
																			nel 
																			1924. 
																			Omobono 
																			Tenni, 
																			con 
																			la 
																			sua 
																			Motoguzzi 
																			250, 
																			il 
																			primo 
																			a 
																			vincerlo 
																			nel 
																			1937.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Seguirono 
																			le 
																			affermazioni 
																			di 
																			Carlo 
																			Ubbiali 
																			(ben 
																			cinque), 
																			Tarquinio 
																			Provini 
																			(quattro) 
																			e 
																			del 
																			fenomenale 
																			Giacomo 
																			Agostini 
																			(dieci).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tra 
																			i 
																			pochi 
																			che 
																			si 
																			districarono 
																			meglio 
																			di 
																			lui 
																			tra 
																			le 
																			curve 
																			dello 
																			Snaefell, 
																			il 
																			già 
																			nominato 
																			Joey 
																			Dunlop 
																			e 
																			Mike 
																			“the 
																			bike” 
																			Hailwood, 
																			quest’ultimo 
																			autore 
																			di 
																			14 
																			affermazioni.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’ultima 
																			marca 
																			italiana 
																			a 
																			vincere 
																			sull’isola 
																			fu 
																			proprio 
																			la 
																			Ducati 
																			900NCR 
																			di 
																			Hailwood 
																			nel 
																			1978, 
																			venduta 
																			all’asta 
																			nel 
																			1999 
																			da 
																			Sotheby’s.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Dopo 
																			Agostini 
																			altri 
																			piloti 
																			del 
																			Belpaese 
																			hanno 
																			tentato 
																			senza 
																			fortuna. 
																			Di 
																			certo, 
																			se 
																			manca 
																			la 
																			giusta 
																			esperienza, 
																			il 
																			rischio 
																			è 
																			tanto: 
																			Davide 
																			Tardozzi 
																			finì 
																			la 
																			sua 
																			corsa 
																			nel 
																			giardino 
																			di 
																			una 
																			villa, 
																			mentre 
																			Baldassarre 
																			Monti, 
																			ottimo 
																			pilota 
																			Superbike, 
																			porta 
																			ancora 
																			oggi 
																			i 
																			segni 
																			della 
																			sua 
																			caduta 
																			nel 
																			1989.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sia 
																			che 
																			si 
																			parli 
																			dei 
																			campioni 
																			di 
																			oggi 
																			che 
																			dei 
																			pionieri 
																			di 
																			una 
																			volta, 
																			il 
																			fascino 
																			della 
																			competizione 
																			resta 
																			sempre 
																			lo 
																			stesso.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			testimonianza 
																			di 
																			come 
																			il 
																			tempo, 
																			sull’isola 
																			di 
																			Man, 
																			sembri 
																			essersi 
																			fermato, 
																			c’è 
																			un 
																			aneddoto 
																			riferito 
																			da 
																			Giacomo 
																			Agostini.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Racconta 
																			il 
																			pluricampione 
																			italiano 
																			che, 
																			ai 
																			tempi 
																			in 
																			cui 
																			collezionava 
																			vittorie 
																			nel 
																			TT, 
																			sul 
																			veloce 
																			rettilineo 
																			in 
																			discesa 
																			di 
																			Bray 
																			Hill 
																			ci 
																			fosse 
																			ogni 
																			volta 
																			una 
																			ragazza 
																			affacciata 
																			a un 
																			balcone 
																			che 
																			lo 
																			salutava 
																			al 
																			suo 
																			passaggio.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			2001, 
																			quando 
																			“Ago” 
																			si 
																			ripresentò 
																			sull’isola 
																			per 
																			una 
																			rievocazione 
																			storica, 
																			la 
																			stessa 
																			ragazza 
																			era 
																			ancora 
																			lì 
																			nello 
																			stesso 
																			punto 
																			a 
																			salutare 
																			il 
																			transito 
																			di 
																			ogni 
																			pilota. 
																			In 
																			moto, 
																			il 
																			tempo 
																			sembrava 
																			essersi 
																			preso 
																			una 
																			pausa 
																			di 
																			un 
																			secolo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nei 
																			circuiti 
																			di 
																			tutto 
																			il 
																			mondo 
																			la 
																			sicurezza 
																			è 
																			arrivata 
																			a 
																			raggiungere 
																			standard 
																			elevatissimi; 
																			da 
																			Douglas 
																			a 
																			Douglas, 
																			però, 
																			si 
																			corre 
																			ancora 
																			come 
																			cento 
																			anni 
																			fa, 
																			senza 
																			possibilità 
																			di 
																			proteggere 
																			i 
																			centauri 
																			dalle 
																			mille 
																			insidie 
																			presenti 
																			sul 
																			tracciato.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Vengono 
																			messi 
																			dei 
																			sacchi 
																			di 
																			sabbia 
																			davanti 
																			ai 
																			muri 
																			e 
																			sono 
																			dipinti 
																			di 
																			bianco 
																			tutti 
																			gli 
																			alberi, 
																			le 
																			rocce 
																			e i 
																			pali 
																			del 
																			circuito 
																			per 
																			renderli 
																			visibili 
																			– 
																			dicono 
																			i 
																			responsabili 
																			della 
																			sicurezza 
																			– e 
																			lì 
																			sanno 
																			di 
																			non 
																			poter 
																			esagerare”.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			I 
																			piloti 
																			sono 
																			comunque 
																			uomini, 
																			consapevoli 
																			dei 
																			rischi 
																			a 
																			cui 
																			vanno 
																			incontro 
																			correndo 
																			una 
																			gara 
																			del 
																			genere.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Inoltre, 
																			come 
																			in 
																			tutti 
																			gli 
																			eventi 
																			che 
																			muovono 
																			un 
																			business, 
																			“the 
																			show 
																			must 
																			go 
																			on”, 
																			nonostante 
																			le 
																			226 
																			vittime.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Basti 
																			pensare 
																			che 
																			nel 
																			2001, 
																			quando, 
																			in 
																			piena 
																			epidemia 
																			della 
																			mucca 
																			pazza, 
																			è 
																			stata 
																			effettuata 
																			per 
																			precauzione 
																			l’unica 
																			sosta 
																			della 
																			secolare 
																			manifestazione, 
																			si è 
																			determinato 
																			un 
																			disastro 
																			per 
																			l’economia 
																			isolana, 
																			basata 
																			in 
																			buona 
																			parte 
																			sul 
																			movimento 
																			turistico 
																			di 
																			questa 
																			settimana 
																			di 
																			gare 
																			durante 
																			la 
																			quale 
																			arrivano 
																			a 
																			Man 
																			oltre 
																			centomila 
																			appassionati 
																			da 
																			tutto 
																			il 
																			nord 
																			Europa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			aggiunta, 
																			anche 
																			se i 
																			titoli 
																			in 
																			palio 
																			portano 
																			esclusivamente 
																			gloria 
																			e 
																			non 
																			valgono 
																			per 
																			alcun 
																			tipo 
																			di 
																			campionato, 
																			vincere 
																			sul 
																			“Mountain 
																			Course” 
																			nella 
																			classe 
																			“Formule 
																			One” 
																			o 
																			“Senior 
																			TT”, 
																			rappresenta 
																			una 
																			vetrina 
																			importante 
																			e un 
																			bel 
																			traino 
																			commerciale 
																			per 
																			qualsiasi 
																			costruttore, 
																			visto 
																			che 
																			il 
																			mercato 
																			britannico, 
																			quello 
																			maggiormente 
																			interessato 
																			all’evento, 
																			è il 
																			secondo 
																			del 
																			continente 
																			per 
																			numero 
																			di 
																			vendite.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Negli 
																			albi 
																			d’oro 
																			della 
																			manifestazione, 
																			oltre 
																			ai 
																			già 
																			citati 
																			Agostini, 
																			Hailwood 
																			e 
																			Dunlop, 
																			spiccano 
																			nomi 
																			di 
																			grandi 
																			campioni 
																			internazionali 
																			come 
																			Steve 
																			Hislop, 
																			Phil 
																			Read, 
																			Jim 
																			Redman, 
																			John 
																			Surtees, 
																			Gary 
																			Hocking 
																			e 
																			David 
																			Jeffries, 
																			ma 
																			anche 
																			un’infinità 
																			di 
																			specialisti 
																			come 
																			Dave 
																			Molyneaux, 
																			Phillip 
																			McCallen, 
																			Rob 
																			Fisher 
																			e 
																			Stanley 
																			Woods, 
																			solo 
																			per 
																			citare 
																			i 
																			più 
																			vittoriosi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			re 
																			dei 
																			giorni 
																			nostri 
																			è 
																			l’inglese 
																			John 
																			McGuinness, 
																			che 
																			con 
																			quindici 
																			vittorie 
																			fino 
																			ad 
																			oggi 
																			è il 
																			secondo 
																			in 
																			classifica 
																			dietro 
																			Dunlop 
																			e 
																			l’unico 
																			a 
																			completare 
																			un 
																			giro 
																			dello 
																			“Snaefell 
																			Mountain 
																			Course” 
																			in 7 
																			minuti, 
																			12 
																			secondi 
																			e 30 
																			centesimi, 
																			alla 
																			media 
																			di 
																			oltre 
																			211 
																			km 
																			orari, 
																			che 
																			per 
																			un 
																			circuito 
																			con 
																			più 
																			di 
																			duecento 
																			curve 
																			e 
																			con 
																			quelle 
																			caratteristiche 
																			non 
																			è 
																			cosa 
																			da 
																			poco.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			causa 
																			della 
																			lunghezza 
																			del 
																			tracciato, 
																			soltanto 
																			da 
																			pochi 
																			anni 
																			la 
																			televisione 
																			britannica 
																			copre 
																			la 
																			diretta 
																			dell’evento, 
																			grazie 
																			all’ausilio 
																			di 
																			microcamere 
																			montate 
																			sulle 
																			motociclette 
																			dei 
																			concorrenti.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			passato 
																			le 
																			informazioni 
																			arrivavano 
																			prevalentemente 
																			via 
																			radio 
																			da 
																			tre 
																			speaker 
																			piazzati 
																			in 
																			altrettanti 
																			punti 
																			strategici 
																			del 
																			“Mountain 
																			Course”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Esistono 
																			molte 
																			altre 
																			corse 
																			con 
																			le 
																			stesse 
																			caratteristiche 
																			del 
																			Tourist 
																			Trophy, 
																			come 
																			il 
																			Gran 
																			premio 
																			di 
																			Macao 
																			in 
																			Asia, 
																			oppure, 
																			per 
																			rimanere 
																			nel 
																			mondo 
																			anglosassone, 
																			il 
																			GP 
																			Ulster, 
																			la 
																			Cookstown 
																			100 
																			e il 
																			North 
																			West 
																			200 
																			nell’Irlanda 
																			del 
																			Nord, 
																			la 
																			Scarborough 
																			Spring 
																			National 
																			in 
																			Inghilterra 
																			fino 
																			anche 
																			alla 
																			Southern 
																			100 
																			Race 
																			sull’isola 
																			di 
																			Man, 
																			un 
																			gustoso 
																			e 
																			tradizionale 
																			antipasto 
																			del 
																			TT 
																			che 
																			si 
																			svolge 
																			sul 
																			circuito 
																			di 
																			Billown 
																			sulla 
																			distanza 
																			di 
																			6,84 
																			km, 
																			ma 
																			nessuna 
																			di 
																			queste 
																			riesce 
																			ad 
																			avvicinare 
																			né 
																			la 
																			lunghezza, 
																			né 
																			la 
																			tradizione, 
																			né 
																			il 
																			fascino 
																			della 
																			prova 
																			isolana.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nei 
																			pub 
																			di 
																			Douglas, 
																			la 
																			sera 
																			della 
																			gara, 
																			è 
																			facile 
																			vedere 
																			piloti 
																			protagonisti 
																			mischiati 
																			ai 
																			tanti 
																			appassionati 
																			giunti 
																			da 
																			tutta 
																			Europa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tra 
																			questi 
																			può 
																			capitare 
																			di 
																			incontrare 
																			anche 
																			un 
																			campione 
																			del 
																			mondo 
																			Superbike 
																			come 
																			Neil 
																			Hodgson, 
																			inglese, 
																			residente 
																			sull’isola 
																			di 
																			Man, 
																			che 
																			confessa 
																			sinceramente 
																			di 
																			risiedere 
																			lì 
																			soprattutto 
																			per 
																			il 
																			regime 
																			fiscale 
																			agevolato.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Non 
																			ho 
																			mai 
																			corso 
																			un 
																			TT e 
																			non 
																			credo 
																			che 
																			lo 
																			farò 
																			mai 
																			– 
																			dice 
																			l’inglese 
																			di 
																			Burnley 
																			– In 
																			pista 
																			è 
																			normale 
																			spingere 
																			al 
																			massimo, 
																			ci 
																			sono 
																			spazi 
																			di 
																			fuga 
																			dappertutto 
																			e 
																			puoi 
																			commettere 
																			un 
																			errore 
																			senza 
																			che 
																			accada 
																			niente, 
																			sull’isola 
																			di 
																			Man 
																			occorre 
																			guidare 
																			in 
																			modo 
																			completamente 
																			diverso, 
																			mai 
																			troppo 
																			vicino 
																			al 
																			limite, 
																			perché 
																			ogni 
																			sbaglio 
																			si 
																			paga 
																			carissimo. 
																			Ecco 
																			perché 
																			ci 
																			sono 
																			così 
																			pochi 
																			specialisti 
																			del 
																			TT 
																			che 
																			vanno 
																			forte 
																			pure 
																			su 
																			un 
																			circuito”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ed 
																			ecco 
																			perché 
																			ci 
																			sono 
																			così 
																			pochi 
																			specialisti 
																			dei 
																			circuiti 
																			che 
																			potrebbero 
																			vincere 
																			un 
																			Tourist 
																			Trophy.
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			