N. 53 - Maggio 2012 
                          
                          (LXXXIV)
																						TIMOLEONTE
																						Il mito del “liberatore della Sicilia"
																						di Massimo Manzo
																			 
																			
																			
																			Il 
																			corinzio 
																			Timoleonte 
																			è 
																			uno 
																			dei 
																			protagonisti 
																			indiscussi 
																			delle 
																			vicende 
																			politiche 
																			siciliane 
																			del 
																			IV 
																			secolo 
																			avanti 
																			Cristo, 
																			che 
																			portarono 
																			al 
																			rovesciamento 
																			della 
																			tirannide 
																			a 
																			Siracusa, 
																			alla 
																			sconfitta 
																			della 
																			minaccia 
																			cartaginese 
																			e al 
																			ripopolamento 
																			dell’isola 
																			dopo 
																			vent’anni 
																			di 
																			crisi 
																			e 
																			guerre 
																			intestine. 
																			Proprio 
																			per 
																			questi 
																			motivi 
																			l’immagine 
																			che 
																			ce 
																			ne 
																			hanno 
																			lasciato 
																			le 
																			fonti 
																			è 
																			quella 
																			dell’eroe 
																			“saggio” 
																			per 
																			eccellenza, 
																			favorito 
																			dalla 
																			fortuna, 
																			nemico 
																			dei 
																			tiranni, 
																			privo 
																			di 
																			ambizioni 
																			personali 
																			e 
																			dedito 
																			solo 
																			al 
																			perseguimento 
																			degli 
																			interessi 
																			generali 
																			dei 
																			greci 
																			di 
																			Sicilia.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nato 
																			intorno 
																			al 
																			409 
																			a. 
																			C. 
																			da 
																			una 
																			delle 
																			più 
																			influenti 
																			famiglie 
																			dell’aristocrazia 
																			corinzia, 
																			Timoleonte, 
																			in 
																			qualità 
																			di 
																			comandante 
																			militare, 
																			partecipò 
																			in 
																			gioventù 
																			alle 
																			convulse 
																			vicende 
																			politiche 
																			della 
																			sua 
																			città, 
																			in 
																			un 
																			periodo 
																			caratterizzato 
																			dal 
																			tramonto 
																			della 
																			potenza 
																			spartana 
																			e 
																			dall’affermazione 
																			della 
																			breve 
																			egemonia 
																			di 
																			Tebe 
																			in 
																			Grecia, 
																			che 
																			anche 
																			a 
																			Corinto 
																			portò 
																			al 
																			contrapporsi 
																			feroce 
																			tra 
																			la 
																			fazione 
																			oligarghica 
																			filospartana 
																			e 
																			quella 
																			democratica 
																			filotebana, 
																			alla 
																			quale 
																			con 
																			tutta 
																			probabilità 
																			Timoleonte 
																			apparteneva. 
																			La 
																			situazione 
																			di 
																			Corinto 
																			era 
																			d’altronde 
																			emblematica 
																			della 
																			crisi 
																			attraversata 
																			dalle
																			
																			poleis 
																			nel 
																			IV 
																			secolo, 
																			che 
																			porterà 
																			di 
																			li a 
																			poco 
																			al 
																			tramonto 
																			dell’indipendenza 
																			di 
																			quasi 
																			tutte 
																			le 
																			città 
																			stato 
																			greche 
																			e al 
																			sorgere 
																			dell’egemonia 
																			macedone 
																			sull’Ellade.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nell’ambito 
																			di 
																			queste 
																			continue 
																			e 
																			violente 
																			lotte 
																			Timoleonte 
																			prese 
																			parte 
																			all’uccisione 
																			del 
																			fratello 
																			maggiore 
																			Timofane, 
																			il 
																			quale, 
																			aiutato 
																			da 
																			truppe 
																			mercenarie, 
																			nel 
																			364 
																			aveva 
																			provato 
																			ad 
																			assurgere 
																			alla 
																			tirannide 
																			occupando 
																			l’Acrocorinto 
																			(ovvero 
																			l’acropoli 
																			di 
																			Corinto). 
																			Il 
																			fratricidio, 
																			se 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			testimoniò 
																			l’avversione 
																			di 
																			Timoleonte 
																			per 
																			i 
																			tiranni, 
																			dall’altro 
																			scatenò 
																			sentimenti 
																			contrastanti 
																			in 
																			città, 
																			tanto 
																			da 
																			comportare 
																			il 
																			suo 
																			ritiro 
																			dalla 
																			vita 
																			pubblica 
																			per 
																			ben 
																			20 
																			anni. 
																			Stando 
																			a 
																			Plutarco 
																			l’isolamento 
																			fu 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			esilio 
																			“volontario”, 
																			dettato 
																			dal 
																			rimorso 
																			di 
																			aver 
																			compiuto 
																			un 
																			atto 
																			empio, 
																			anche 
																			se 
																			necessario 
																			a 
																			salvare 
																			la 
																			libertà. 
																			In 
																			realtà 
																			potrebbe 
																			testimoniare 
																			il 
																			prevalere 
																			della 
																			fazione 
																			politica 
																			dei 
																			suoi 
																			oppositori.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			spedizione 
																			in 
																			Sicilia 
																			e la 
																			presa 
																			di 
																			Siracusa
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Fu 
																			solo 
																			nel 
																			346 
																			che 
																			l’ormai 
																			anziano 
																			Timoleonte 
																			fu 
																			nominato 
																			dai 
																			suoi 
																			concittadini 
																			comandante 
																			in 
																			capo 
																			della 
																			spedizione 
																			in 
																			Sicilia, 
																			in 
																			seguito 
																			alle 
																			richieste 
																			di 
																			aiuto 
																			che 
																			i 
																			Siracusani 
																			avevano 
																			avanzato 
																			alla 
																			madrepatria 
																			Corinto 
																			per 
																			riportare 
																			ordine 
																			nell’ 
																			intricata 
																			situazione 
																			siciliana. 
																			La 
																			scelta 
																			ricadeva 
																			su 
																			di 
																			lui 
																			non 
																			solo 
																			per 
																			l’ 
																			evidente 
																			avversione 
																			che 
																			nutriva 
																			contro 
																			la 
																			tirannide, 
																			ma 
																			anche 
																			per 
																			allontanare 
																			definitivamente 
																			un 
																			cittadino 
																			“scomodo”, 
																			evidentemente 
																			ancora 
																			temuto 
																			dall’oligarchia 
																			corinzia. 
																			Nell’accettare 
																			di 
																			imbarcarsi 
																			in 
																			quest’ardua 
																			impresa, 
																			Timoleonte 
																			sperava 
																			così 
																			di 
																			affermare 
																			almeno 
																			in 
																			Sicilia 
																			gli 
																			ideali 
																			democratici 
																			per 
																			cui 
																			si 
																			era 
																			tanto 
																			battuto 
																			in 
																			patria.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Fra 
																			il 
																			353 
																			e il 
																			346 
																			a.C., 
																			dopo 
																			l’assassinio 
																			di 
																			Dione, 
																			che 
																			aveva 
																			esiliato 
																			il 
																			tiranno 
																			Dionisio 
																			II, 
																			Siracusa 
																			era 
																			infatti 
																			precipitata 
																			in 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			conflitti 
																			interni, 
																			ed 
																			era 
																			stata 
																			governata 
																			prima 
																			da 
																			Callipo, 
																			poi 
																			da 
																			Ipparino, 
																			da 
																			Niseo 
																			e 
																			infine 
																			ancora 
																			una 
																			volta 
																			da 
																			Dionisio 
																			II, 
																			che 
																			con 
																			l’appoggio 
																			di 
																			truppe 
																			mercenarie 
																			aveva 
																			riconquistato 
																			il 
																			potere. 
																			Come 
																			sintetizza 
																			efficacemente 
																			Plutarco, 
																			ponendo 
																			l’accento 
																			sulle 
																			devastazioni 
																			che 
																			accompagnarono 
																			tali 
																			rivolgimenti 
																			politici, 
																			“poco 
																			mancò 
																			che 
																			la 
																			città, 
																			passando 
																			continuamente 
																			da 
																			un 
																			tiranno 
																			all’altro, 
																			non 
																			rimanesse 
																			deserta 
																			per 
																			il 
																			gran 
																			numero 
																			di 
																			sventure 
																			subite”. 
																			Il 
																			resto 
																			della 
																			Sicilia 
																			greca 
																			non 
																			era 
																			in 
																			una 
																			condizione 
																			migliore, 
																			ma 
																			soffriva 
																			anch’essa 
																			un 
																			periodo 
																			di 
																			grave 
																			crisi 
																			economica 
																			conseguente 
																			alle 
																			continue 
																			guerre.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Di 
																			fronte 
																			a 
																			tale 
																			situazione, 
																			quando 
																			ancora 
																			i 
																			Corinzi 
																			non 
																			si 
																			erano 
																			decisi 
																			a 
																			prestare 
																			il 
																			proprio 
																			soccorso, 
																			l’oligarchia 
																			siracusana 
																			si 
																			era 
																			inoltre 
																			rivolta 
																			al 
																			signore 
																			di 
																			Leontini, 
																			Iceta, 
																			che 
																			con 
																			l’aiuto 
																			cartaginese 
																			era 
																			riuscito 
																			a 
																			confinare 
																			Dionisio 
																			nell’Ortigia, 
																			controllando 
																			il 
																			resto 
																			della 
																			città.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			trattava 
																			quindi, 
																			per 
																			Timoleonte, 
																			di 
																			ristabilire 
																			l’ordine 
																			in 
																			un 
																			contesto 
																			particolarmente 
																			insidioso, 
																			in 
																			cui 
																			la 
																			chiamata 
																			in 
																			causa 
																			di 
																			Cartagine 
																			da 
																			parte 
																			di 
																			Iceta 
																			costituiva 
																			un 
																			ulteriore 
																			ostacolo 
																			al 
																			perseguimento 
																			dei 
																			suoi 
																			obiettivi. 
																			Sia 
																			i 
																			Cartaginesi 
																			che 
																			Iceta 
																			erano 
																			infatti 
																			determinati 
																			ad 
																			impedire 
																			qualsiasi 
																			intervento 
																			corinzio 
																			in 
																			Sicilia. 
																			Per 
																			di 
																			più 
																			le 
																			forze 
																			affidate 
																			a 
																			Timoleonte 
																			per 
																			la 
																			spedizione 
																			erano 
																			talmente 
																			esigue 
																			(appena 
																			10 
																			navi 
																			e 
																			700 
																			soldati 
																			all’inizio, 
																			cui 
																			si 
																			aggiunsero 
																			solo 
																			dopo 
																			2.000 
																			fanti 
																			e 
																			200 
																			cavalieri 
																			agli 
																			ordini 
																			di 
																			Demareto 
																			e 
																			Dinarco) 
																			da 
																			rendere 
																			quasi 
																			impossibili 
																			le 
																			probabilità 
																			di 
																			successo. 
																			Nessuno 
																			poteva 
																			quindi 
																			immaginare 
																			quali 
																			folgoranti 
																			successi 
																			attendessero 
																			il 
																			corinzio, 
																			nonostante 
																			i 
																			presagi 
																			gli 
																			fossero 
																			favorevoli.
																			 
																			
																			
																			La 
																			fortuna, 
																			da 
																			quel 
																			momento 
																			in 
																			poi, 
																			non 
																			abbandonerà 
																			mai 
																			più 
																			il 
																			Corinzio. 
																			Racconta 
																			infatti 
																			Plutarco 
																			che, 
																			recatosi 
																			a 
																			Delfi 
																			poco 
																			prima 
																			della 
																			partenza,
																			
																			“sacrificò 
																			al 
																			dio, 
																			e 
																			quando 
																			discese 
																			nel 
																			Santuario 
																			dell’oracolo 
																			gli 
																			fu 
																			dato 
																			un 
																			segno. 
																			Infatti 
																			una 
																			benda 
																			con 
																			ricamate 
																			delle 
																			corone 
																			e 
																			delle 
																			Vittorie 
																			si 
																			staccò 
																			dalle 
																			offerte 
																			votive 
																			che 
																			erano 
																			lì 
																			appese 
																			e si 
																			posò 
																			sul 
																			capo 
																			di 
																			Timoleonte: 
																			sembrò 
																			così 
																			che 
																			egli 
																			fosse 
																			inviato 
																			alla 
																			spedizione 
																			coronato 
																			dal 
																			dio”.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Partito 
																			nel 
																			344, 
																			eludendo 
																			con 
																			abili 
																			stratagemmi 
																			per 
																			ben 
																			due 
																			volte 
																			la 
																			flotta 
																			cartaginese, 
																			Timoleonte 
																			riuscì 
																			quindi 
																			a 
																			sbarcare 
																			prima 
																			a 
																			Reghion 
																			e 
																			poi 
																			a 
																			Tauromenio 
																			(l’attuale 
																			Taormina), 
																			dove 
																			fu 
																			accolto 
																			da 
																			Andromaco, 
																			signore 
																			della 
																			città, 
																			che 
																			da 
																			allora 
																			divenne 
																			uno 
																			dei 
																			suoi 
																			più 
																			fedeli 
																			alleati. 
																			Il 
																			caso 
																			volle 
																			che 
																			lo 
																			storico 
																			Timeo, 
																			grande 
																			estimatore 
																			del 
																			Corinzio 
																			e ai 
																			cui 
																			scritti 
																			si 
																			ispireranno 
																			gli 
																			storici 
																			successivi, 
																			fosse 
																			proprio 
																			il 
																			figlio 
																			del 
																			fido 
																			Andromaco.
																			 
																			
																			
																			Le 
																			mosse 
																			successive 
																			di 
																			Timoleonte 
																			furono 
																			rapide 
																			ed 
																			efficaci, 
																			e 
																			mostrarono 
																			insieme 
																			le 
																			sue 
																			innate 
																			qualità 
																			di 
																			comandante 
																			militare 
																			e di 
																			diplomatico. 
																			Pur 
																			se 
																			in 
																			inferiorità 
																			numerica, 
																			ottenne 
																			infatti 
																			il 
																			suo 
																			primo 
																			importante 
																			successo 
																			militare: 
																			sconfisse 
																			le 
																			forze 
																			di 
																			Iceta, 
																			impossessandosi 
																			della 
																			città 
																			di 
																			Adranon, 
																			alle 
																			falde 
																			dell’Etna, 
																			e 
																			intavolando 
																			negoziati 
																			con 
																			Dionisio, 
																			si 
																			assicurò 
																			la 
																			consegna 
																			dell’Ortigia 
																			e 
																			della 
																			rocca 
																			di 
																			Siracusa 
																			in 
																			cui 
																			si 
																			trovavano 
																			i 
																			mercenari 
																			dell’ex 
																			tiranno, 
																			che 
																			da 
																			allora 
																			furono 
																			presidiate 
																			dai 
																			corinzi. 
																			Dionisio, 
																			ormai 
																			in 
																			una 
																			situazione 
																			quasi 
																			disperata, 
																			ebbe 
																			salva 
																			la 
																			vita 
																			e fu 
																			esiliato 
																			a 
																			Corinto, 
																			dove 
																			rimarrà 
																			fino 
																			alla 
																			morte.
																			 
																			
																			
																			Il 
																			successivo 
																			accordo 
																			tra 
																			Timoleonte 
																			e 
																			Iceta 
																			portò 
																			infine 
																			al 
																			ritiro 
																			della 
																			flotta 
																			e 
																			dell’esercito 
																			cartaginese 
																			guidato 
																			da 
																			Magone, 
																			e 
																			permise 
																			al 
																			comandante 
																			corinzio 
																			di 
																			prendere 
																			possesso 
																			di 
																			Siracusa 
																			nell’autunno 
																			del 
																			343, 
																			mentre 
																			Iceta 
																			accettava 
																			di 
																			ritirarsi 
																			a 
																			Leontini.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Uno 
																			dei 
																			primi 
																			atti 
																			significativi 
																			intrapresi 
																			a 
																			Siracusa 
																			fu 
																			l’abbattimento 
																			della 
																			fortezza 
																			dell’Ortigia, 
																			da 
																			sempre 
																			simbolo 
																			del 
																			potere 
																			esercitato 
																			dai 
																			tiranni, 
																			e la 
																			costruzione 
																			al 
																			suo 
																			posto 
																			di 
																			tribunali.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			trattò 
																			di 
																			un 
																			atto 
																			simbolico, 
																			per 
																			testimoniare 
																			fin 
																			da 
																			subito 
																			la 
																			ferma 
																			intenzione 
																			del 
																			corinzio 
																			di 
																			guadagnarsi 
																			le 
																			simpatie 
																			dei 
																			Siracusani, 
																			evitando 
																			che 
																			la 
																			sua 
																			figura 
																			fosse 
																			accostata 
																			a 
																			quella 
																			di 
																			un 
																			nuovo 
																			autocrate.
																			 
																			
																			
																			A 
																			questa 
																			iniziativa 
																			propagandistica 
																			si 
																			affiancarono 
																			le 
																			prime 
																			riforme 
																			legislative, 
																			ispirate 
																			agli 
																			ideali 
																			dei 
																			democratici 
																			Siracusani, 
																			che 
																			consistettero 
																			nella 
																			concessione 
																			di 
																			diritti 
																			civili 
																			e 
																			politici 
																			ai 
																			cittadini 
																			e 
																			nella 
																			ridistribuzione 
																			delle 
																			terre 
																			e 
																			delle 
																			proprietà. 
																			Altrettanto 
																			importante 
																			fu 
																			inoltre 
																			l’inizio 
																			di 
																			un 
																			vasto 
																			programma 
																			di 
																			ripopolamento 
																			(prima 
																			solo 
																			di 
																			Siracusa 
																			e 
																			poi 
																			del 
																			resto 
																			della 
																			Sicilia), 
																			che 
																			Timoleonte 
																			continuerà 
																			negli 
																			anni 
																			successivi 
																			e 
																			che 
																			consistette 
																			in 
																			una 
																			vasta 
																			immigrazione 
																			dalla 
																			Grecia 
																			e 
																			dall’Italia 
																			meridionale. 
																			Questa 
																			sorta 
																			di 
																			“nuova 
																			colonizzazione”, 
																			di 
																			cui 
																			rimangono 
																			testimonianze 
																			archeologiche 
																			significative, 
																			fu 
																			uno 
																			dei 
																			motivi 
																			principali 
																			della 
																			successiva 
																			rifioritura 
																			economica 
																			della 
																			Sicilia, 
																			che 
																			potè 
																			così 
																			dare 
																			nuovo 
																			impulso 
																			all’agricoltura 
																			e 
																			alle 
																			attività 
																			economiche 
																			dopo 
																			un 
																			lungo 
																			periodo 
																			di 
																			povertà 
																			e 
																			crisi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			guerra 
																			contro 
																			Cartagine
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			342, 
																			una 
																			volta 
																			stabilizzato 
																			il 
																			proprio 
																			potere 
																			a 
																			Siracusa 
																			e 
																			approfittando 
																			della 
																			temporanea 
																			debolezza 
																			politica 
																			di 
																			Cartagine, 
																			forse 
																			dovuta 
																			al 
																			colpo 
																			di 
																			stato 
																			tentato 
																			da 
																			Annone, 
																			Timoleonte 
																			intraprese 
																			una 
																			vasta 
																			offensiva 
																			anticartaginese 
																			nella 
																			parte 
																			occidentale 
																			dell’isola, 
																			riuscendo 
																			a 
																			conquistare 
																			in 
																			poco 
																			tempo 
																			Entella 
																			e 
																			devastando 
																			buona 
																			parte 
																			dell’epicrazia 
																			(ovvero 
																			del 
																			territorio 
																			tradizionalmente 
																			sotto 
																			il 
																			controllo 
																			cartaginese). 
																			Il 
																			perno 
																			di 
																			questa 
																			“guerra 
																			di 
																			liberazione” 
																			della 
																			Sicilia 
																			fu 
																			la 
																			costituzione 
																			di 
																			una
																			
																			symmachia, 
																			cioè 
																			di 
																			una 
																			vasta 
																			alleanza 
																			militare 
																			che 
																			riunì 
																			intorno 
																			a 
																			Siracusa 
																			sia 
																			le 
																			città 
																			greche 
																			dell’isola 
																			(tra 
																			cui 
																			la 
																			stessa 
																			Leontini 
																			governata 
																			da 
																			Iceta), 
																			che 
																			le 
																			comunità 
																			autoctone 
																			siciliane, 
																			ovvero 
																			le 
																			città 
																			dei 
																			siculi 
																			e 
																			dei 
																			sicani, 
																			e 
																			persino 
																			alcuni 
																			insediamenti 
																			allora 
																			controllati 
																			da 
																			comunità 
																			di 
																			mercenari 
																			campani.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			trattava 
																			però 
																			di 
																			un’alleanza 
																			paritaria, 
																			in 
																			cui 
																			sia 
																			i 
																			greci 
																			che 
																			gli 
																			autoctoni 
																			godevano 
																			degli 
																			stessi 
																			diritti 
																			ed 
																			erano 
																			uniti 
																			nel 
																			comune 
																			intento 
																			di 
																			riaffermare 
																			la 
																			propria 
																			autonomia 
																			e 
																			libertà 
																			di 
																			fronte 
																			al 
																			nemico 
																			cartaginese. 
																			In 
																			questo 
																			senso 
																			la 
																			propaganda 
																			timoleontea 
																			giocò 
																			un 
																			ruolo 
																			fondamentale. 
																			Intelligentemente 
																			il 
																			corinzio, 
																			pur 
																			perseguendo 
																			fini 
																			di 
																			fatto 
																			espansionistici, 
																			riusciva 
																			infatti 
																			ancora 
																			una 
																			volta 
																			a 
																			porsi 
																			in 
																			discontinuità 
																			rispetto 
																			alle 
																			politiche 
																			dei 
																			precedenti 
																			tiranni 
																			siracusani, 
																			che 
																			non 
																			avevano 
																			mai 
																			nascosto 
																			i 
																			loro 
																			intenti 
																			egemonici, 
																			e 
																			così 
																			facendo 
																			si 
																			assicurava 
																			preziosi 
																			alleati.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			prevedibile 
																			risposta 
																			punica 
																			fu 
																			spaventosa: 
																			nel 
																			339, 
																			agli 
																			ordini 
																			di 
																			Asdrubale 
																			e 
																			Amilcare, 
																			sbarcò 
																			a 
																			Lylibaion 
																			(odierna 
																			Marsala) 
																			un 
																			imponente 
																			contingente 
																			cartaginese, 
																			deciso 
																			ad 
																			annientare 
																			una 
																			volta 
																			per 
																			tutte 
																			le 
																			forze 
																			di 
																			Timoleonte. 
																			Si 
																			trattava 
																			di 
																			un 
																			esercito 
																			di 
																			70.000 
																			uomini, 
																			che 
																			con 
																			la 
																			loro 
																			controffensiva, 
																			stando 
																			a 
																			Plutarco 
																			sufficiente 
																			a 
																			“vincere 
																			tutti 
																			i 
																			sicelioti”, 
																			avrebbero 
																			potuto 
																			cacciare 
																			definitivamente 
																			i 
																			greci 
																			dalla 
																			Sicilia. 
																			Composto 
																			in 
																			prevalenza 
																			da 
																			mercenari, 
																			tale 
																			esercito 
																			includeva 
																			anche 
																			una 
																			forza 
																			d’élite, 
																			ovvero 
																			il 
																			cosiddetto 
																			“battaglione 
																			sacro”, 
																			interamente 
																			formato 
																			da 
																			cittadini 
																			cartaginesi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Dall’altra 
																			parte 
																			il 
																			corinzio 
																			poteva 
																			contare 
																			su 
																			una 
																			forza 
																			di 
																			gran 
																			lunga 
																			più 
																			esigua, 
																			che 
																			dopo 
																			aver 
																			subito 
																			la 
																			diserzione 
																			di 
																			un 
																			migliaio 
																			di 
																			mercenari, 
																			era 
																			quantificabile 
																			in 
																			dodicimila 
																			o 
																			tredicimila 
																			uomini.
																			 
																			
																			
																			Per 
																			nulla 
																			scosso 
																			e 
																			nonostante 
																			fosse 
																			ormai 
																			in 
																			età 
																			molto 
																			avanzata, 
																			Timoleonte, 
																			dirigendosi 
																			verso 
																			Segesta, 
																			ingaggiò 
																			battaglia 
																			attaccando 
																			a 
																			sorpresa 
																			l’esercito 
																			avversario 
																			presso 
																			il 
																			fiume 
																			Crimiso, 
																			dove 
																			riuscì 
																			ad 
																			annientarne 
																			le 
																			forze 
																			ottenendo 
																			una 
																			vittoria 
																			folgorante. 
																			Con 
																			una 
																			mossa 
																			fulminea, 
																			dalle 
																			colline 
																			nei 
																			pressi 
																			del 
																			fiume, 
																			lanciò 
																			infatti 
																			i 
																			suoi 
																			soldati 
																			alla 
																			carica 
																			proprio 
																			nel 
																			momento 
																			in 
																			cui 
																			i 
																			cartaginesi, 
																			ignari, 
																			stavano 
																			per 
																			attraversare 
																			il 
																			fiume. 
																			A 
																			peggiorare 
																			la 
																			condizione 
																			di 
																			questi 
																			ultimi 
																			contribuì 
																			una 
																			violenta 
																			tempesta, 
																			che 
																			fece 
																			straripare 
																			il 
																			Crimiso 
																			impantanandoli 
																			in 
																			un 
																			terreno 
																			fangoso.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nonostante 
																			il 
																			successo 
																			appena 
																			conseguito, 
																			tuttavia, 
																			che 
																			la 
																			propaganda 
																			accostò 
																			a 
																			quello 
																			ottenuto 
																			a 
																			Imera 
																			quasi 
																			140 
																			anni 
																			prima 
																			da 
																			Gelone, 
																			la
																			
																			symmachia 
																			faticosamente 
																			formata 
																			dal 
																			corinzio 
																			si 
																			sfaldò 
																			subito. 
																			I 
																			motivi 
																			del 
																			voltafaccia 
																			che 
																			portò 
																			gran 
																			parte 
																			dei 
																			suoi 
																			alleati 
																			a 
																			passare 
																			dalla 
																			parte 
																			dei 
																			Cartaginesi, 
																			fu 
																			forse 
																			dovuto 
																			al 
																			timore 
																			che 
																			Timoleonte 
																			potesse 
																			sfruttare 
																			la 
																			vittoria 
																			a 
																			solo 
																			vantaggio 
																			dei 
																			Siracusani, 
																			vanificando 
																			le 
																			pretese 
																			di 
																			autonomia 
																			degli 
																			alleati.
																			 
																			
																			
																			In 
																			ogni 
																			caso 
																			il 
																			corinzio 
																			riuscì 
																			a 
																			volgere 
																			la 
																			situazione 
																			a 
																			suo 
																			favore, 
																			sconfiggendo 
																			prima 
																			Iceta 
																			e 
																			poi 
																			Mamerco, 
																			tiranno 
																			di 
																			Katane, 
																			e 
																			stipulando 
																			la 
																			pace 
																			con 
																			i 
																			Cartaginesi. 
																			Veniva 
																			così 
																			raggiunto 
																			l’obiettivo 
																			di 
																			evitare 
																			il 
																			pericoloso 
																			sodalizio 
																			tra 
																			i 
																			tiranni 
																			e 
																			Cartagine: 
																			Il 
																			trattato 
																			impegnava 
																			infatti 
																			questi 
																			ultimi 
																			ad 
																			astenersi 
																			da 
																			qualsiasi 
																			alleanza 
																			futura 
																			con 
																			i 
																			regimi 
																			tirannici 
																			in 
																			Sicilia 
																			(riconoscendo 
																			di 
																			fatto 
																			la 
																			supremazia 
																			siracusana) 
																			e a 
																			permettere 
																			ai 
																			Greci 
																			che 
																			risiedevano 
																			nell’epicrazia 
																			di 
																			trasferirsi 
																			nella 
																			zona 
																			d’influenza 
																			greca, 
																			mentre 
																			dal 
																			canto 
																			suo 
																			Timoleonte 
																			rinunciava 
																			a 
																			pretese 
																			espansionistiche 
																			nell’ovest 
																			dell’isola. 
																			Il 
																			fiume 
																			Alico 
																			continuò 
																			quindi 
																			ad 
																			essere 
																			il 
																			confine 
																			tra 
																			la 
																			zona 
																			d’influenza 
																			greca 
																			e 
																			quella 
																			cartaginese.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Gli 
																			ultimi 
																			anni 
																			a 
																			Siracusa
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			trattamento 
																			ricevuto 
																			dai 
																			tiranni 
																			che 
																			avevano 
																			resistito 
																			o 
																			ancora 
																			si 
																			opponevano 
																			al 
																			corinzio 
																			fu 
																			spietato: 
																			Iceta 
																			venne 
																			giustiziato 
																			insieme 
																			alla 
																			moglie 
																			e ai 
																			figli, 
																			e lo 
																			stesso 
																			destino 
																			subirono 
																			anche 
																			Mamerco 
																			e 
																			Ippone 
																			(che 
																			governava 
																			Messana). 
																			Eliminata 
																			ormai 
																			qualsiasi 
																			forza 
																			a 
																			lui 
																			avversa, 
																			Timoleonte, 
																			una 
																			volta 
																			tornato 
																			a 
																			Siracusa, 
																			potè 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			dare 
																			l’avvio 
																			ad 
																			un’altra 
																			grande 
																			ondata 
																			colonizzatrice 
																			dalla 
																			Grecia 
																			e 
																			dall’Italia 
																			meridionale, 
																			dall’altro 
																			riformare 
																			la 
																			costituzione 
																			della 
																			città, 
																			prima 
																			di 
																			ritirarsi, 
																			vecchio 
																			e 
																			quasi 
																			cieco, 
																			a 
																			vita 
																			privata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			contenuto 
																			di 
																			questa 
																			sua 
																			ultima 
																			iniziativa 
																			legislativa 
																			non 
																			è 
																			chiaro, 
																			ma 
																			l’ipotesi 
																			più 
																			probabile 
																			è 
																			che, 
																			trovato 
																			un 
																			accordo 
																			con 
																			gli 
																			oligarchi, 
																			la 
																			costituzione 
																			sia 
																			stata 
																			di 
																			orientamento 
																			più 
																			conservatore 
																			rispetto 
																			alle 
																			prime 
																			leggi 
																			democratiche 
																			da 
																			lui 
																			approvate.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Timoleonte 
																			non 
																			ritornò 
																			più 
																			a 
																			Corinto, 
																			ma 
																			decise 
																			di 
																			trascorrere 
																			gli 
																			ultimi 
																			anni 
																			di 
																			vita 
																			a 
																			Siracusa, 
																			dove 
																			ormai 
																			era 
																			rispettato 
																			e 
																			onorato 
																			come 
																			un 
																			nuovo 
																			ecista.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			periodo 
																			in 
																			cui 
																			operò 
																			in 
																			Sicilia, 
																			aiutato 
																			dalla 
																			sua 
																			proverbiale 
																			fortuna, 
																			ma 
																			più 
																			ancora 
																			dalle 
																			grandi 
																			abilità 
																			di 
																			comandante, 
																			di 
																			politico 
																			e di 
																			diplomatico, 
																			egli 
																			riuscì 
																			a 
																			legare 
																			il 
																			suo 
																			nome 
																			ad 
																			un 
																			periodo 
																			di 
																			profondo 
																			rinnovamento 
																			politico 
																			ed 
																			economico, 
																			ponendo 
																			le 
																			basi 
																			per 
																			una 
																			prosperità 
																			duratura.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			sua 
																			figura 
																			è 
																			stata 
																			nel 
																			tempo 
																			rivalutata 
																			rispetto 
																			al 
																			ritratto 
																			eccessivamente 
																			encomiastico 
																			che 
																			ce 
																			ne 
																			hanno 
																			lasciato 
																			le 
																			fonti, 
																			e 
																			molti 
																			hanno 
																			sottolineato 
																			taluni 
																			suoi 
																			comportamenti 
																			ambigui, 
																			come 
																			la 
																			svolta 
																			conservatrice 
																			delle 
																			sue 
																			ultime 
																			riforme 
																			legislative, 
																			o 
																			l’atteggiamento 
																			talvolta 
																			autocratico 
																			in 
																			contrasto 
																			con 
																			la 
																			sua 
																			fama 
																			di 
																			nemico 
																			dei 
																			tiranni. 
																			Tuttavia 
																			è 
																			innegabile 
																			come 
																			il 
																			mito 
																			che 
																			egli 
																			costruì 
																			intorno 
																			a sé 
																			fu 
																			supportato 
																			dal 
																			trionfo 
																			della 
																			sua 
																			strategia 
																			e 
																			dal 
																			nuovo 
																			ordine 
																			che 
																			seppe 
																			dare 
																			all’isola.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Alla 
																			sua 
																			morte, 
																			avvenuta 
																			nel 
																			335 
																			circa, 
																			i 
																			Siracusani, 
																			grati 
																			per 
																			l’opera 
																			che 
																			aveva 
																			svolto 
																			in 
																			vita, 
																			gli 
																			tributarono 
																			fastosi 
																			funerali. 
																			Stando 
																			a 
																			Plutarco, 
																			quando 
																			il 
																			letto 
																			funebre 
																			fu 
																			deposto 
																			sul 
																			rogo, 
																			fu 
																			letto 
																			un 
																			proclama 
																			che 
																			riassume 
																			i 
																			tratti 
																			con 
																			cui 
																			sarà 
																			ricordato 
																			nella 
																			storia: 
																			“Il 
																			popolo 
																			di 
																			Siracusa 
																			dà 
																			sepoltura 
																			a 
																			Timoleonte 
																			di 
																			Corinto, 
																			figlio 
																			di 
																			Timodemos, 
																			con 
																			una 
																			spesa 
																			di 
																			duecento 
																			mine; 
																			ha 
																			deciso 
																			inoltre 
																			di 
																			onorarlo 
																			per 
																			sempre 
																			con 
																			gare 
																			musicali, 
																			ippiche 
																			e 
																			ginniche 
																			perchè 
																			egli, 
																			dopo 
																			aver 
																			rovesciato 
																			i 
																			tiranni, 
																			vinto 
																			i 
																			barbari, 
																			ripopolate 
																			le 
																			più 
																			grandi 
																			città 
																			che 
																			erano 
																			distrutte, 
																			ha 
																			ridato 
																			le 
																			leggi 
																			ai 
																			Sicelioti”. 
                           
																			 
                          
                          Riferimenti 
                          bibliografici:
                           
                          													
																			
																			M. 
																			Sordi,
																			
																			Timoleonte, 
																			Palermo, 
																			1961;
																			
																			
																			M.I. 
																			Finley,
																			
																			Storia 
																			della 
																			Sicilia 
																			antica, 
																			Bari, 
																			1970;
																			
																			
																			S. 
																			N. 
																			Consolo 
																			Langher,
																			
																			Siracusa 
																			e la 
																			Sicilia 
																			greca 
																			tra 
																			età 
																			arcaica 
																			ed 
																			alto 
																			ellenismo,
																			
																			Messina, 
																			1996;
																			
																			
																			S. 
																			Dagasso,
																			
																			Timoleonte 
																			a 
																			Corinto, 
																			in 
																			ACME 
																			- 
																			Annali 
																			della 
																			facoltà 
																			di 
																			Lettere 
																			e 
																			Filosofia 
																			dell’Università 
																			degli
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			R.J.A 
																			Talbert,
																			
																			Timoleon 
																			and 
																			the 
																			Revival 
																			of 
																			Greek 
																			Sicily: 
																			344-317 
																			B.C., 
																			New 
																			York, 
																			1975.
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			