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storia & SPORT


N. 27 - Marzo 2010 (LVIII)

DAL GOWF AL GOLF
La diffusione del gioco dalle Highlands ai Green di tutto il mondo

di Simone Valtieri

 

L’origine del golf rappresenta per gli storici una disputa ancora aperta. I più radicali la fanno risalire alla paganica romana, un gioco in cui una palla di pelle riempita di piume veniva colpita con dei bastoni. Altri studiosi hanno recentemente accomunato il golf a una pratica cinese risalente alla dinastia dei Tang (618-907 d.C.).

 

Nelle Cronache di Dongxuan, scritte da Wei Tai e risalenti al periodo della dinastia Song (960-1279 d.C.), è descritto, con tanto di raffigurazioni, un gioco chiamato chuìwàn, in cui dei nobiluomini sembrano praticare un primordiale “minigolf”.

Il professor Ling Hongling della Lanzhou University, a cui si deve la scoperta di tali documenti, suggerisce poi che tale gioco possa essere stato importato in Europa ed in Scozia nel tardo medioevo, ad opera di viaggiatori mongoli.

 

In effetti la prima documentazione ufficiale  che testimonia l’esistenza nel Vecchio Continente di un gioco simile al golf risale al 26 febbraio 1297 e fa riferimento ad una partita di het kolven giocata a Loenen aan de Vecht (Paesi Bassi) con un bastone ed un pallone di cuoio su campi di grandi dimensioni. Più o meno nello stesso periodo si praticavano la cambuca in Inghilterra e lo jeu de mail in Francia, ma è proprio nelle Fiandre che bisogna guardare con più attenzione, visto che molta della terminologia oggi in uso nel golf moderno deriva da parole olandesi (la parola olandese kolf, ad esempio, significa “bastone”). E allora perché si è comunemente convinti che sia la Scozia la patria del golf?

 

I motivi sono molteplici. Esistono tracce in documenti scritti risalenti alla stessa epoca che testimoniano la pratica della disciplina da parte dei membri dei clan del nord. Si tratta di un gioco probabilmente diffuso già da decenni e tramandato dai pastori, che tra le verdi colline delle Highlands erano soliti ingannare il tempo colpendo piccole pietre con dei bastoni, allo scopo di mandarle in buche scavate nel terreno. Nel XIV secolo, inoltre, gli scambi commerciali tra Europa e isole britanniche erano fiorenti e vi sono documenti ufficiali che attestano commerci diretti tra Scozia e Olanda riguardanti l’esportazione di palline dai Paesi Bassi e la contemporanea importazione di cleek (mazze).

 

In ogni caso, al di là delle discipline ancestrali e similari, si riconosce alla Scozia la paternità del gioco in quanto è ad un club scozzese che si deve il primo regolamento codificato.

 

La data della pubblicazione è il 1754, redatta dai membri della Society of St. Andrews Golfers, ma la disciplina si era radicalmente diffusa nel territorio da almeno tre secoli. Il golf era lo sport maggiormente praticato dagli studenti, a cominciare proprio da quelli dell’Università di St. Andrews, non lontano da Dundee, fondata nel 1413.

 

Alcuni atti formali del parlamento, risalenti al 1457, 1471 e 1491, ne testimoniano l’incontrovertibile esistenza in vesti molto simili a quelle odierne, visto che oggetto di tali documenti era il divieto o la regolamentazione della pratica di tale disciplina. Il Gowf, come è ancora oggi chiamato in lingua scozzese, veniva osteggiato dai politici oltre che per la sua pericolosità, soprattutto perché toglieva tempo all’apprendimento del tiro con l’arco, “sport” considerato più utile perché interessava la difesa della nazione. Dopo oltre un secolo di clandestinità, la pratica del golf viene ufficialmente concessa nel 1592. Con gli Acts of Union del 1707, inoltre, quella che era diventata la disciplina nazionale del paese celtico, prende sempre più piede anche in Inghilterra e, successivamente, nel resto d’Europa.

 

Come accennato, il primo regolamento scritto della disciplina risale al 1754, quando viene anche fondato il Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews, oggi più comunemente noto con l’acronimo R&A. Il St. Andrews, sebbene sia il più prestigioso circolo ancora esistente, conosciuto in tutto il mondo come “the home of golf”, la casa del golf, non vanta però il record di anzianità. Il primato spetta alla Royal Burgess Golf Society di Edimburgo, fondata nel 1735. Del 1744 è invece la Honourable Company of Edinburgh Golfers di Bruntsfield Links, nei pressi della capitale scozzese, storico circolo che si sposterà a Muirfield nel 1836 e la cui unica traccia ancora oggi esistente nella città natale è lo storico locale Old golf tavern. Il circolo assume importanza nella storia del golf in quanto i membri della Honourable Company avevano redatto una prima bozza di regolamento, composta da 33 norme, in occasione del loro primo torneo, giocato per vincere una mazza d’argento (the Silver Club), messa in palio dalla città di Edimburgo.

 

Ai secoli precedenti risale poi il percorso di golf più longevo, The Old Course of Musselburgh, nell’East Lothian. Documentazione scritta testimonia che nel 1672 un’incontro di gowf si è sicuramente giocato al Musselburgh Links (termine di origine scozzese che indica una tipologia di campo da golf) e si ritiene inoltre che almeno un secolo prima, nel 1567, la regina stessa di Scozia, Maria Stuarda, si sia divertita a lungo sulle sette buche del percorso. Suo figlio, Giacomo VI re di Scozia, era un accanito giocatore e quando nel 1603 divenne sovrano di Inghilterra e Irlanda con il nome di Giacomo I, contribuì alla diffusione della pratica in tutto il regno, soprattutto tra i nobili.

 

Per molti anni il Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews verrà considerata l’unica autorità con diritto di legiferare ed apportare modifiche al regolamento e molte delle rules oggi utilizzate in tutti i tornei più prestigiosi del mondo derivano, quando non sono le stesse, dai regolamenti redatti oltre due secoli prima dai gentlemen del St. Andrews. Dal 1952 la R&A divide la sua autorità con la USGA (United States Golf Association), che fino a quella data adottava un regolamento diverso in vigore nell’America del nord. Il primo torneo ufficiale a livello internazionale venne giocato nel 1860 al Prestwick Golf Club, sulla costa occidentale. Dall’anno successivo il torneo prenderà il nome di British Open arrivando nel 2009 alla centotrentottesima edizione.

 

I primi giocatori a vincere il championship, che non si muoverà da Prestwick fino al 1872, saranno gli scozzesi Willie Park Sr. e Tom Morris Sr. Poi sarà la volta dei connazionali, e in qualche caso evidentemente imparentati, Tom Morris Jr., Jamie Anderson, Bob Ferguson e Willie Park Jr., che sanciranno un dominio incontrastato sui golfisti del resto del mondo, almeno fino ai primi anni del Novecento. Su Tom Morris Sr. va poi fatto un discorso a parte: Nato a St. Andrews, pioniere del golf scozzese, assumerà un ruolo importante non solamente come giocatore, ma anche come “architetto” del golf.

 

Ideatore di percorsi prestigiosi come Prestwick, Muirfield ed il Jubilee Course di St.Andrews, a lui si devono tante importanti novità tecniche e morfologiche, come l’invenzione del green, la standardizzazione delle 18 buche con un ritorno alla club house ogni nove, la cura dei prati, l’inserimento degli ostacoli lungo il percorso. A proseguire sui suoi passi sarà l’allievo e compatriota Donald Ross, che progetterà alcuni dei più importanti percorsi del mondo anche oltreoceano, come quelli americani di Pinehurst in North Carolina, Oak Hill a New York e Oakland Hills.

 

Dopo le prime edizioni il torneo assumerà carattere itinerante, toccando i più prestigiosi circoli della regione, tra cui naturalmente St. Andrews, Musselburgh, Muirfield, fino ad arrivare nel 1894 ad essere disputato per la prima volta dall’altra parte del Vallo di Adriano. La cittadina in questione è Sandwich, nella regione inglese del Kent, celebre oltre che per il prestigioso Royal St. George’s Golf Club anche per aver dato il nome all’omonimo spuntino, ideato, si narra, dal conte John Montagu, che per non interrompere le sue partite di golf, si faceva servire i gustosi panini direttamente sul campo.

 

Con l’esportazione in tutto il mondo del moderno gioco del golf, partita stavolta senz’ombra di dubbio dalla Scozia, ed arrivata a toccare i più sperduti angoli del globo (tra i più rinomati percorsi oggi al mondo se ne contano svariati anche alle Bermuda e alle Hawaii), i golfisti scozzesi hanno perso la loro supremazia assoluta, pur rimanendo comunque una delle migliori scuole esistenti. Portando ad esempio proprio il prestigioso British Open, dopo la vittoria di George Duncan nel 1920, fatta eccezione per lo scozzese naturalizzato americano Tommy “The Silver Scot” Armour, ci sarà da aspettare ben 65 anni per vedere trionfare ancora un highlander nel torneo, il bravissimo Sandy Lyle, che nel 1985 riporta il successo sul percorso inglese del St.George’s di Sandwich. Dopo di lui riuscirà a vincere il torneo, stavolta in casa a Carnoustie, un solo altro connazionale, Paul Lawrie, mentre l’impresa non è ancora riuscita al più grande golfista scozzese dell’era moderna, Colin Montgomerie, mai profeta in patria.

 

Dal 1860 in poi i tornei di golf nel mondo si sono moltiplicati, la disciplina, prima ad uso e consumo quasi esclusivo della nobiltà e della borghesia, ha acquistato un carattere sempre più internazionale con prospetti futuri ancora migliori, vista la decisione recente del Cio di reintrodurre il golf tra le discipline olimpiche a partire dal 2016.

 

Il problema però, considerato l’alto costo dei materiali e dell’iscrizione ai circoli, non è facilmente superabile in tutte le parti del pianeta e l’etichetta di “sport per ricchi” è probabile che continui ad affiancare la disciplina ancora a lungo. Etichetta che però in Scozia non è quasi mai esistita, vista l’enorme popolarità e diffusione del gowf su tutto il territorio, con numeri impressionanti, come le 550 golf course presenti a macchia di leopardo su tutto il territorio ed accessibili alle tasche dei circa 1,5 milioni di praticanti (su una popolazione di 5 milioni), che fanno del golf, al pari del rugby e del calcio, lo sport nazionale della Scozia.



 

 

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