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N. 18 - Giugno 2009 (XLIX)

storia del Vetro

parte II - Dal medioevo a oggi

di Michele Broccoletti

 

Nell’Europa medievale si ebbe un generale declino a livello artistico e culturale che tuttavia non cancellò del tutto l’influenza del dominio romano. Durante il medioevo, nel nord Europa, le manifatture del vetro abbandonarono le città per stabilirsi nelle foreste, sviluppando caratteri regionali differenti. Nell’Europa meridionale e orientale, invece, l’industria vetraria rimase collegata con la tradizione romana. Soprattutto nell’Impero d’Oriente, i vetrai divennero famosi per l’uso nell’architettura, di ricche decorazioni a mosaico e di dorature di oggetti in vetro.

 

In particolare le vetrate furono importanti per rispondere alle esigenze architettoniche delle grandi cattedrali gotiche, che richiedevano ampie superfici traforate dove filtrasse luce attenuata. Interessante è anche la connessione che si venne a creare tra viticoltori e vetrai: la produzione, che si era evoluta verso oggetti più pratici e meno decorati, si concentrò sul recipiente per bere e sulla bottiglia.

 

I centri di produzione più importanti del medioevo furono Venezia ed Altare per quanto riguarda l’Italia, mentre la Germania, la Francia ed i Paesi Bassi, furono i luoghi più significativi per quanto riguarda l’Europa.


Venezia merita una maggiore attenzione rispetto ad altri centri produttivi. La qualità del vetro veneziano raggiunse infatti livelli altissimi. Abbiamo documenti risalenti all’anno 1000, che testimoniano che a Venezia esistevano corporazioni di mastri “fiolari” (con il termine fiolari si identificavano i produttori veneziani di fiole, ovvero di bottiglie in vetro: per estensione la parola iniziò ad essere usata per indicare i vetrai veneziani in generale), che probabilmente si rifugiarono nella città lagunare per sfuggire alle invasioni barbariche.

 

Circa trecento anni dopo, nel 1291, le fornaci saranno trasferite nell’isola di Murano per evitare il pericolo di incendi, ed in questa occasione vennero costituite delle corporazioni e degli statuti ferrei, per garantire i segreti della lavorazione e per impedire che fornaci veneziane fossero aperte all’estero. La produzione consisteva in oggetti d’uso comune e poco altro. Solo verso il 1400 iniziò la produzione di lusso, che essendo di grande valore economico, venne custodita e conservata. Con la cultura rinascimentale, l’arte vetraria veneziana acquisì una mentalità umanistica che scavalcò la pura abilità artigianale. Da Murano sembra anche derivare un’importante invenzione dell’epoca: lo specchio. Durante tutto il rinascimento, Venezia rimase un punto di riferimento per l’arte vetraria di tutta Europa e gli altri centri italiani da citare sono solamente Firenze ed Altare.


Per quanto riguarda il capoluogo toscano, ci troviamo di fronte a fornaci di alto livello, che competevano con quelle della laguna in quanto gli specialisti fuggivano da Venezia per stabilirsi presso la corte dei Medici dove erano benvenuti. La corporazione di Altare in Liguria, si ispirava invece a criteri opposti poiché i suoi membri lavoravano esclusivamente all’estero e tornavano ad Altare per riunioni periodiche. Per questo motivo Altare viene ricordata come fornitrice di maestranze per tutta l’Europa.


Tra Rinascimento e Barocco, l’intensificarsi di scambi commerciali a livello europeo, favorì la richiesta del prodotto vetro e contribuì al formarsi di nuovi centri vetrai che concorreranno con Murano.


Nel XVII secolo iniziò il declino dell’influenza esercitata dal vetro veneziano che era stato assunto come modello di uno stile internazionale. In questo periodo il predominio nella produzione passò dall’Europa meridionale a quella settentrionale, a causa di vari fattori sia sociali che storici. L’ascesa del protestantesimo e di una prosperosa classe cittadina nei Paesi Bassi, nonché il declino del potere papale e la relativa minore importanza politica dell’Italia, furono i principali motivi che favorirono tali cambiamenti.

 

Nel 1600 si trovò anche risposta alla richiesta di conciliare le esigenze estetiche con le funzioni pratiche: iniziarono ad essere prodotti oggetti robusti e allo stesso tempo soddisfacenti dal punto di vista formale, grazie alla molteplicità di tecniche decorative. Alla decadenza dei vetri veneziani, corrispose un’ascesa dell’industria vetraria tedesca ed inglese. In particolare in Inghilterra fu inventato il vetro a piombo (Flint Glass:letteralmente significa “Vetro di ciottoli” in quanto la silice era ricavata, invece che da sabbie, da ciottoli di fiume tritati; tale vetro era composto dal 55% di silice dal 32% di ossido di piombo e dal 12% di potassa) i cui vantaggi erano individuati in una riduzione della fragilità e nella maggiore brillantezza.

 

Il nuovo vetro però non poteva essere soffiato e l’impossibilità di produrre oggetti in stile veneziano, spinse i vetrai inglesi alla creazione di uno stile autoctono. A causa della crisi, nonostante le leggi della Serenissima Repubblica la vietassero, si accentuò anche l’emigrazione dei vetrai muranesi, cosicché iniziarono le importazioni di vetro straniero, proveniente da manifatture estere nate grazie al contributo di mastri veneziani emigrati. La peste del 1630, la mancanza di manodopera e infine la crisi economica, costrinsero i muranesi ad entrare in società con forestieri ed a richiedere capitali esteri per la gestione delle fornaci.


Nel 1700 il predominio di Venezia si era ormai quasi del tutto spento, mentre godevano di grandi successi i vetri inglesi ed i vetri della produzione tedesca e boema (Vetro al potassio: inventato attorno al 1650, è caratterizzato da durezza ma anche resistenza e leggerezza. La compattezza e la mancanza di colorazioni lo rendono particolarmente adatto per la lavorazione alla mola), che nonostante le proibizioni del Senato veneziano, continuarono ad essere importati di contrabbando. Infine nel 1797, una grave crisi politica causata dall’offensiva napoleonica, provocò una totale paralisi dell’industria vetraria di Venezia, che vedrà una ripresa solamente intorno alla metà dell’ottocento.


Nel corso del XIX secolo non ci furono grossi cambiamenti per quanto riguarda i metodi e gli strumenti di produzione, e nemmeno l’avvento della meccanizzazione ebbe un grosso impatto sul vetro industriale. L’industria vetraria da impresa precaria e per certi versi ancora misteriosa, andò assumendo un carattere più scientifico nel corso del secolo. Soprattutto nella progettazione delle fornaci, si studiarono degli accorgimenti per risparmiare combustibile, mantenere temperature più elevate ed un ambiente più puro e nelle principali vetrerie cominciarono a lavorare anche i chimici. I vetrai a loro volta, grazie a questi progressi scientifici e tecnici, riuscirono a dedicare più tempo alla sperimentazione e alla realizzazione di infinite gamme di colori, forme tecniche e decorazioni. Si diffuse nella prima metà del 1800, la moda del vetro intagliato inglese che riscosse grande successo a livello internazionale. Alla fine del XIX secolo si arrivò alla realizzazione di opere di una complessità tecnica e di un virtuosismo mai visti che consolidarono l’idea del vetro come mezzo di espressione artistica.


Dopo la prima guerra mondiale, artigiani e fabbricanti sperimentarono nuove tecniche e grandi varietà di stili. Si delineò una distinzione crescente tra oggetto di vetro d’uso quotidiano o decorazione domestica, oggetto di lusso e vera e propria opera d’arte. Dopo il secondo conflitto mondiale vi furono nuovi ed importanti progressi tecnologici nell’industria vetraria e fondamentali cambiamenti di atteggiamento, nell’arte in generale e quindi anche nelle manifatture del vetro. Il vetro moderno è una sostanza ad elevata perfezione e il vetraio dei nostri giorni, che ha abbandonato alcune delle tecniche tradizionali, può essere considerato come un tecnico esperto che usa sofisticate apparecchiature elettroniche oppure come un artista che usa il vetro come mezzo d’espressione. Il boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta ha inoltre creato una maggiore disponibilità di fondi per la ricerca portando alla scoperta di nuovi materiali ed innovazioni importanti per la produzione di massa.


Il vetro, attraverso tutti i secoli, le varie età della civiltà da quelle arcaiche ai tempi moderni, continua a trasmettere il suo grande fascino. Per più di cinque millenni, la lavorazione del vetro ha conosciuto un lento ma sicuro sviluppo, un progressivo affinamento delle tecniche, una continua evoluzione del gusto sia per quanto riguarda le forme che le decorazioni.

 

Nonostante ormai faccia parte della nostra realtà quotidiana, continua ancora a stregarci e stupirci come se possedesse qualcosa di magico.
 


Riferimenti Bibliografici:


Macfarlane A., Martin G., Una storia invisibile. Come il vetro ha cambiato il mondo, Bari, 2003;
Mariacher G., L’arte del vetro. Dall’antichità al Rinascimento, Milano, 1966;
Mariacher G., Il vetro europeo dal XV al XX secolo, Novara, 1964.


 

 

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