.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

storia & sport


N. 68 - Agosto 2013 (XCIX)

tra Storia e Sport
un bilancio storiografico

di Giacomo Zanibelli

 

Un filone di studi scientifici, sviluppatosi negli ultimi anni del XX secolo, ha evidenziato come l’evoluzione dello sport stia acquisendo un ruolo di primo piano all’interno del dibattito storiografico contemporaneo; basti pensare ai contributi di Guido Panico, Daniele Marchesini e Stefano Pivato, Gaetano Bonetta e Antonio Papa.

 

A loro il merito di aver introdotto nel nostro Paese un tema già molto sentito in Europa. Recentemente è stato edito un volume curato da Saverio Battente che raccoglie al suo interno numerosi contributi che offrono una panoramica sull’evoluzione della pratica sportiva nell’Italia del Novecento.

 

Pubblicazioni sulla storia dello sport sono particolarmente giovani perché, fino a pochi anni fa, si pensava a questo mondo come a un elemento sussidiario della politica, della sociologia e di altre discipline; si tendeva a inquadrarlo come un indicatore sintomatico il cui studio permetteva di comprendere la storia generale attraverso il particolare.

 

L’attenzione era stata rivolta essenzialmente verso l’antichità e il medioevo, tralasciando la contemporaneità e il post moderno. Nella storia greca e romana si ricercava l’essenza dello sport, l’archetipo primordiale del mito di Olimpia.

 

Studi come quelli di R. Patrucco e J. Carcopino ripercorrono l’evoluzione della pratica sportiva nel mondo classico, e come quest’ultima incidesse nella vita quotidiana degli individui. Uno studio dettagliato di autori come Celso, Galeno e Ippocrate rafforzano l’idea di una Mens Sana in Corpore Sano, ossia di un corretto modo di vivere che si sposa con una freschezza di pensiero; basti pensare all’importanza di valori come la correttezza e la vigoria fisica all’interno della societas omerica.

 

I romani svilupparono un nuovo modello di attrattiva sportiva: i giochi nelle arene che, unendo ferocia e prestanza, mutavano radicalmente l’idea di sport, come si evince dalla letteratura dell’epoca (si vedano ad esempio alcuni epigrammi di Marziale) e dalla saggistica contemporanea. All’interno del mondo antico sono da segnalare anche alcuni studi su determinate realtà locali, come ad esempio quello degli etruschi in Toscana (Martinelli, 2007), già all’avanguardia in alcune discipline come la boxe.

 

Nel medioevo l’agone sportivo diveniva il tramite per raggiungere quel sogno di una vita più bella che accompagnava l’esistenza dell’individuo, come si evince dagli studi di J. Huizinga, i paladini delle giostre e dei tornei erano i prototipi dell’uomo ideale per le persone comuni (Balestracci, 2001).

 

L’indagine speculativa di questi eventi è utile per comprendere l’evoluzione della società feudale e pre-rinascimentale anche in ottica di una storia del costume (Le Goff, 2002).

 

Per quanto riguarda la contemporaneità si è notato come in realtà lo sport vivesse di una linfa propria e nascondesse al suo interno mondi ancora da esplorare. Queste novità ne fanno a pieno titolo uno dei settori pionieristici della storiografia del terzo millennio.

 

In Italia un primo intervento di Edoardo Grendi (1983) pose l’attenzione sullo sport all’interno del dibattito scientifico, riflettendo su come fosse complesso far nascere una scuola di pensiero che si discostasse da alcuni luoghi comuni, come ad esempio una ricerca delle origini delle discipline e l’esaltazione delle gesta di grandi personaggi.

 

Per tutto il “Secolo Breve” lo sport non aveva goduto di un ruolo di primo piano all’interno del dibattito storico, basti pensare ai giudizi critici di figure di altissimo spessore come Benedetto Croce.

 

Studi come Homo Ludens di Huizinga sul mondo contemporaneo spostavano la riflessione sul piano filosofico e sulla sociologia discostandosi dalla storiografia tradizionale.

 

Anche J. Hobsbawn si è occupato dell’evoluzione della pratica sportiva, ma come elemento sussidiario dell’idea di nazione e di popolo relativamente all’Inghilterra della seconda metà del XIX secolo. Secondo lui lo sport avrebbe svolto un ruolo fondamentale nell’esaltazione della borghesia in ascesa e al tempo stesso avrebbe favorito l’integrazione delle masse all’interno delle istituzioni.

 

Questo diveniva un elemento di coesione tra le varie componenti della comunità. Era importante creare dei momenti in cui l’unità nazionale prevalesse sui localismi e sui regionalismi; in proposito preme sottolineare l’importanza dell’istituzione del Tour de France (1903) e del Giro d’Italia (1909).

 

Prima di poter avviare un processo di emancipazione di questo fenomeno all’interno del nostro Paese abbiamo dovuto attendere gli studi pubblicati nella seconda metà del 1900, che sono stati il prodromo della scuola di ricerca inaugurata dagli studiosi sopracitati; la sintesi di questi interventi la possiamo ritrovare nel volume di A. Papa, Le domeniche di Clio. Origini e storie del football in Italia (1983).

 

Risale al 1954 la storia del calcio di Antonio Ghirelli edita da Einaudi con la quale si avvia un nuovo processo d’indagine che pone lo sport al centro di un ragionamento più ampio le cui dinamiche evolutive vengono comparate con la storia sociale e politica. Discostandosi radicalmente da questa impostazione Stefano Jacomuzzi nel 1964 pubblicò tre volumi dedicati alla storia dei singoli sport, proponendo un metodo narrativo che si accostava alla letteratura. Questa impostazione rallentò la crescita e la diffusione del nuovo modello di approccio all’argomento.

 

Particolarmente interessante risultano essere gli studi di S. Pivato sulla storia del pallone in Italia che offrono un affresco anche sull’evoluzione del tifo, attraverso una comparazione tra l’evoluzione dell’identità italiana nel Novecento e il fiorire delle singole discipline. Nella Belle Epoque le persone comuni faticavano a pensare che l’attività fisica come diletto potesse entrare a far parte della loro vita; sportivi e atleti erano visti come figure irraggiungibili, figli della ricca borghesia che potevano dedicare il loro tempo a questi svaghi.

 

Un aspetto che suscita l’interesse degli studiosi dello sport e del mondo dell’istruzione è come studio e sport si siano evoluti e se abbiano sempre viaggiato su un binario comune. A tal proposito preme ricordare i contributi di G. Bonetta e S. Soldani su igiene e educazione fisica nei primi del Novecento. Gli italiani, attraverso periodici come “l’Antologia” e il “Conciliatore”, iniziarono a prendere consapevolezza del corpo che, fino all’età moderna, era stato interpretato solo in chiave bellica.

 

Le idee di E. Pestalozzi, G. Basedow e F. Wolke, solo per citare alcuni tra i maggiori interpreti del settore, iniziarono a circolare rapidamente nell’Italia unita favorendo il fiorire di alcuni studi come quello di N. M. De Senise e L. Martini. Il bisogno di educare il corpo nasce all’interno di un processo di evoluzione scientifica che diveniva elemento essenziale della “formula dello sviluppo” che il Paese doveva adottare; il rapporto tra mondo dello sport e i settori delle’economia è stato ampiamente trattato all’interno degli studi di E. Belloni.

 

All’interno dei programmi scolastici dell’epoca l’educazione fisica stentava ad assumere una propria dignità che la ponesse sullo stesso piano della letteratura e delle lingue classiche, considerando che anche le materie scientifiche non godevano di una vasta fama.

 

La ginnastica nelle scuole si fermava a esercitazioni di carattere militare e al suo espletamento erano dedicate pochissime ore. La Legge Casati la inquadrava come un qualcosa di elitario che, assieme al tiro a segno, doveva preparare i rampolli dell’aristocrazia e delle classi agiate a divenire la classe dirigente del futuro, attraverso un percorso di dignità civile.

 

Come sottolineato da Bonetta, la pratica ginnica all’interno degli istituti scolastici portò alla nascita di una corrente di pensiero che, attraverso l’eugenetica, rivalutò questo insegnamento soprattutto in epoca fascista.

 

L’esercizio fisico diveniva il tramite per poter plasmare l’individuo del domani che, attraverso un binomio inscindibile tra studio e sport, potesse rappresentare il prototipo dell’italiano perfetto. Si riscontrava nella “mollezza” dei corpi la causa del decadimento socio – politico della Penisola nel periodo antecedente all’ascesa di Benito Mussolini al potere.

 

In questa breve rassegna storiografica preme porre l’attenzione anche sull’evoluzione della ginnastica nel mondo femminile, una prima panoramica può essere effettuata attraverso i contributi di F. Valeriani, F. Valletti, L. La Ripa e G. Vicarelli. Scuola e Sport necessiterebbero di ulteriori studi di approfondimento al fine di comprendere quali sono state le motivazioni politico - culturali che hanno portato a far sì che la situazione attuale nel nostro Paese sia nettamente al di sotto degli standard di riferimento europei.

 

Nuovi scenari si stanno aprendo per gli studiosi, sentieri inesplorati che possono racchiudere al loro interno notizie importantissime per comprendere l’evoluzione sociale del nostro Paese; lo sport non sarà più l’ancella di altre discipline, ma un mondo in cui si potranno ricercare tematiche spesso poco delineate dalla storiografia “ufficiale”.

 

Per comprendere appieno l’importanza dello studio dell’evoluzione della pratica sportiva in Italia basti pensare all’influenza che quest’ultima ha avuto nella storia dei consumi, della sociologia e dell’economia culturale.

 

Per questo motivo lungo tutta la Penisola stanno fiorendo centri di studio, corsi universitari e master che hanno come tema principale di approfondimento lo sport, evidenziando come, assieme a un’analisi storico scientifica, stia nascendo anche un interesse economico visto che all’interno dell’Unione Europea questo settore produce il 3% del PIL totale.

 

Preme segnalare l’interesse verso lo sport nato all’interno delle università che, da qualche anno, sono impegnate a offrire corsi di studio volti a formare figure che operino con professionalità in questo settore.

 

C’è ancora molto da ricercare e da scrivere; adesso è il momento di valorizzare quei pochi centri di ricerca che si occupano di queste tematiche per offrire corretti strumenti di analisi a coloro che si approcciano a questo mondo.

 

Tutto questo dovrà avvenire attraverso una riscoperta degli archivi sportivi di Federazioni, Enti di Promozione Sportiva e società storiche che contengono al loro interno documenti fondamentali per una ricerca meticolosa su questo “cantiere” della storia contemporanea.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

D. Balestracci, La Festa in Armi, tornei e giochi del Medioevo, Laterza, Bari, 2001.

S. Battente, T. Menzani, Storia Sociale della pallacanestro, Lacaita, Manduria, 2009.

S. Battente (a cura di), Sport e Società nell’Italia del’900, in “Quaderni della Rassegna di diritto ed Economia dello sport”, n.5, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2012.

E. Belloni, I padroni del pallone. L’imprenditoria sportiva tra dilettantismo e professionismo, in S. Battente (a cura di), Sport e Società nell’Italia del’900, in “Quaderni della Rassegna di diritto ed Economia dello sport”, n.5, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2012, pp. 307-325.

G. Bonetta, Corpo e nazione. L’educazione ginnica, igienica e sessuale nell’Italia liberale, Franco Angeli, Milano, 1990.

G. Bonetta, Igiene e ginnastica femminile nell’Italia liberale, in S. Soldani (a cura di), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’Ottocento, Franco Angeli, Milano, 1991.

J. Huizinga, L’autunno del Medioevo, New Compton, Roma, 1992.

J. Huizinga, Homo Ludens, Einaudi, Torino, 1992.

J, Le Goff, Il meraviglioso e il quotidiano nell’occidente medievale, Laterza, Bari, 2002.

Martinelli, Spettacolo e sport in Etruria. Musica, danza, agonismo e rappresentazioni tra Italia e Mediterraneo, Regione Toscana, Firenze, 2007.

Scuola dello Sport (CONI). Inventario dei fondi archivistici (1966-1990), a cura di Fabio Simonelli, Roma, Soprintendenza Archivistica per il Lazio-CONI, 2003.

A. Scotto di Luzio, Corpo politico e politiche del corpo nella storia dell’Italia unita. Le vicissitudini della ginnastica a scuola, in G. Bertagna (a cura di), Scuola in movimento. La pedagogia e la didattica delle scienze motorie e sportive tra riforma della scuola e dell’università, Angeli, Milano, 2004.



 

 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.