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                          N. 3 - 
							Marzo 2008 
							(XXXIV) STORIA DELLA SPAGNA CONTEMPORANEA Tra pronunciamientos e parlamentarismo truccato (1860-1923)di Cristiano Zepponi
   
																			
																			
																			Qualsiasi 
																			analisi 
																			delle 
																			vicende, 
																			passate 
																			e 
																			recenti, 
																			della 
																			Spagna, 
																			non 
																			può 
																			prescindere 
																			dagli 
																			anni 
																			sessanta 
																			dell’Ottocento, 
																			fondamentale 
																			cesura 
																			temporale 
																			e 
																			preludio 
																			del 
																			“XIX 
																			secolo 
																			lungo”.
 Il 
																			timore 
																			di 
																			una 
																			presa 
																			di 
																			coscienza 
																			del 
																			proletariato, 
																			e di 
																			una 
																			protesta 
																			popolare 
																			potenzialmente 
																			rivoluzionaria, 
																			spinse 
																			le 
																			diverse 
																			componenti 
																			della 
																			nuova 
																			elìte 
																			dirigente 
																			a 
																			ricercare 
																			nuove 
																			alleanze, 
																			alla 
																			ricerca 
																			di 
																			un 
																			sistema 
																			politico 
																			meno 
																			fragile 
																			rispetto 
																			al 
																			passato, 
																			e 
																			meno 
																			vulnerabile 
																			ad 
																			altri, 
																			eventuali, 
																			colpi 
																			di 
																			stato; 
																			a 
																			questa 
																			convergenza 
																			prese 
																			parte 
																			innanzitutto 
																			la 
																			grande 
																			borghesia, 
																			consolidatasi 
																			con 
																			lo 
																			smembramento 
																			delle 
																			terre 
																			ed 
																			anelante 
																			ad 
																			una 
																			più 
																			diretta 
																			posizione 
																			sul 
																			piano 
																			politico, 
																			ed 
																			in 
																			più 
																			l’esercito, 
																			progressivamente 
																			imborghesitosi, 
																			e 
																			divenuto 
																			in 
																			breve 
																			un 
																			elemento 
																			progressivamente 
																			sempre 
																			più 
																			conservatore, 
																			e 
																			anti-progressista; 
																			a 
																			questi 
																			due 
																			nuovi 
																			protagonisti 
																			si 
																			unì 
																			l’alta 
																			nobiltà, 
																			che 
																			comprese 
																			in 
																			breve 
																			come 
																			i 
																			vantaggi 
																			di 
																			un’apertura 
																			fossero 
																			ben 
																			maggiori 
																			di 
																			quelli 
																			ottenibili 
																			barricandosi 
																			in 
																			una 
																			sterile 
																			difesa 
																			dei 
																			suoi 
																			privilegi 
																			di 
																			casta.
 
 Tutti 
																			e 
																			tre, 
																			quindi, 
																			aspiravano 
																			ad 
																			un 
																			ordinamento 
																			sociale 
																			stabile, 
																			ed 
																			arrivarono 
																			presto 
																			ad 
																			ottenerlo: 
																			i 
																			possidenti, 
																			con 
																			il 
																			pronunciamiento 
																			(colpo 
																			di 
																			stato) 
																			del 
																			1868, 
																			ottennero 
																			l’esilio 
																			della 
																			regina 
																			Isabella, 
																			instaurando 
																			al 
																			contempo 
																			una 
																			monarchia 
																			di 
																			aspetto 
																			moderno 
																			(Costituzione 
																			del 
																			1869).
 
 I 
																			generali 
																			Serrano 
																			e 
																			Prim 
																			- 
																			dopo 
																			essersi 
																			attribuiti 
																			le 
																			cariche 
																			di 
																			reggente 
																			e 
																			primo 
																			ministro 
																			- si 
																			adoperarono 
																			per 
																			colmare 
																			il 
																			vuoto 
																			istituzionale 
																			che 
																			si 
																			era 
																			così 
																			formato, 
																			e 
																			per 
																			farlo 
																			scelsero 
																			un 
																			re, 
																			nella 
																			persona 
																			di 
																			Amedeo 
																			di 
																			Savoia, 
																			che 
																			finì 
																			per 
																			accettare 
																			(1870).
 
 Una 
																			serie 
																			di 
																			avvenimenti, 
																			però, 
																			fecero 
																			fallire 
																			il 
																			tentativo: 
																			lo 
																			scoppio 
																			dell’ultima 
																			guerra 
																			carlista, 
																			l’agitazione 
																			popolare 
																			di 
																			fronte 
																			alla 
																			nomina 
																			del 
																			“re 
																			scelto 
																			a 
																			palazzo”, 
																			la 
																			grave 
																			impotenza 
																			delle 
																			Cortes. 
																			A 
																			ciò 
																			si 
																			aggiunsero, 
																			nello 
																			stesso 
																			anno, 
																			l’assassinio 
																			di 
																			uno 
																			degli 
																			artefici 
																			del 
																			processo 
																			- il 
																			gen. 
																			Prim 
																			- e, 
																			tre 
																			anni 
																			dopo, 
																			le 
																			dimissioni 
																			dell’altro 
																			- il 
																			gen. 
																			Serrano 
																			-, 
																			preoccupato 
																			per 
																			la 
																			piega 
																			presa 
																			dagli 
																			avvenimenti.
 
 A 
																			questo 
																			punto, 
																			Amedeo 
																			prese 
																			la 
																			giusta 
																			decisione 
																			di 
																			abdicare, 
																			aprendo 
																			la 
																			strada 
																			alla 
																			soluzione 
																			repubblicana: 
																			nella 
																			primavera 
																			del 
																			1873, 
																			quindi, 
																			fu 
																			proclamata 
																			quella 
																			che 
																			viene 
																			oggi 
																			chiamata 
																			prima 
																			repubblica 
																			spagnola.
 
 L’esperimento, 
																			però, 
																			conobbe 
																			subito 
																			gravi 
																			difficoltà: 
																			mentre 
																			l’insurrezione 
																			carlista 
																			si 
																			intensificava, 
																			cominciarono 
																			a 
																			diffondersi 
																			nel 
																			Paese 
																			le 
																			aspettative 
																			generate 
																			dalla 
																			Ia 
																			Internazionale, 
																			contribuendo 
																			a 
																			generare 
																			un 
																			clima 
																			di 
																			fermento 
																			generale. 
																			Fu 
																			così 
																			che 
																			l’ala 
																			più 
																			radicale 
																			dei 
																			repubblicani 
																			(il 
																			partito 
																			federalista) 
																			imboccò 
																			la 
																			strada 
																			dell’insurrezione. 
																			In 
																			poche 
																			settimane, 
																			a 
																			macchia 
																			d’olio, 
																			questa 
																			si 
																			diffuse 
																			al 
																			punto 
																			di 
																			generare 
																			alcune 
																			“piccole 
																			repubbliche” 
																			ispirate 
																			alla 
																			Comune 
																			di 
																			Parigi, 
																			a 
																			Cartagena, 
																			Malaga, 
																			Alcoy, 
																			in 
																			Andalusia.
 
 Questa 
																			rivolta, 
																			di 
																			breve 
																			durata, 
																			ebbe 
																			vari, 
																			e 
																			profondi 
																			effetti: 
																			gettò 
																			per 
																			anni 
																			il 
																			discredito 
																			sul 
																			regime 
																			repubblicano, 
																			vanificò 
																			ogni 
																			tentativo 
																			di 
																			Francesco 
																			Pi y 
																			Margall 
																			di 
																			radicare 
																			l’idea 
																			repubblicana 
																			nel 
																			Paese, 
																			contribuì 
																			a 
																			spostare 
																			l’asse 
																			politico 
																			verso 
																			destra, 
																			alla 
																			ricerca 
																			di 
																			un 
																			ordine 
																			conservatore 
																			sempre 
																			più 
																			deciso 
																			a 
																			riproporre 
																			l’opzione 
																			monarchica, 
																			nonostante 
																			la 
																			moderazione 
																			degli 
																			ultimi 
																			due 
																			leader 
																			repubblicani, 
																			Salmeròn 
																			e 
																			Castelar.
 
 La 
																			Spagna 
																			imboccò, 
																			così, 
																			la 
																			strada 
																			della 
																			monarchia 
																			costituzionale: 
																			e lo 
																			fece, 
																			come 
																			al 
																			solito, 
																			con 
																			rapidi 
																			sussulti. 
																			Nel 
																			gennaio 
																			1874, 
																			il 
																			pronunciamiento 
																			del 
																			gen. 
																			Pavìa 
																			impose 
																			un 
																			governo 
																			di 
																			salvezza 
																			nazionale; 
																			a 
																			dicembre, 
																			invece, 
																			il 
																			colpo 
																			di 
																			stato 
																			del 
																			gen. 
																			Martìnez 
																			Campos 
																			restaurò 
																			il 
																			ramo 
																			dinastico 
																			di 
																			re 
																			Alfonso 
																			XII.
 
 Nonostante 
																			l’artefice 
																			diretto 
																			del 
																			secondo, 
																			e 
																			più 
																			importante 
																			golpe, 
																			fosse 
																			il 
																			suddetto 
																			gen. 
																			Campos, 
																			l’eminenza 
																			grigia 
																			del 
																			progetto 
																			fu 
																			l’ex-ministro 
																			monarchico 
																			Antonio 
																			Cànovas 
																			del 
																			Castello.
 
 Fu, 
																			questa, 
																			una 
																			figura 
																			particolare, 
																			difficilmente 
																			definibile 
																			con 
																			il 
																			solo 
																			attributo 
																			di 
																			conservatore: 
																			politico 
																			colto, 
																			affascinato 
																			dal 
																			declino 
																			della 
																			Spagna 
																			e 
																			conoscitore 
																			dell’epoca 
																			degli 
																			Olivares 
																			e 
																			degli 
																			Asburgo, 
																			pessimista 
																			nei 
																			confronti 
																			delle 
																			possibilità 
																			del 
																			Paese 
																			ed 
																			oppositore 
																			nei 
																			confronti 
																			del 
																			suffragio 
																			universale, 
																			che, 
																			concedendo 
																			il 
																			voto 
																			alla 
																			moltitudine 
																			“miserabile 
																			e 
																			mendicante, 
																			può 
																			assicurare 
																			solo 
																			il 
																			trionfo 
																			del 
																			comunismo 
																			e la 
																			rovina 
																			del 
																			principio 
																			di 
																			proprietà” 
																			(Guy 
																			Hermet, 
																			“Storia 
																			della 
																			Spagna 
																			nel 
																			Novecento”, 
																			ed. 
																			Il 
																			Mulino, 
																			pag. 
																			50), 
																			riteneva 
																			che 
																			la 
																			stabilità 
																			della 
																			Spagna 
																			potesse 
																			essere 
																			garantita 
																			solo 
																			da 
																			una 
																			monarchia 
																			costituzionale 
																			e 
																			parlamentare 
																			stabile, 
																			con 
																			un 
																			esecutivo 
																			forte 
																			e 
																			l’appoggio 
																			delle 
																			nuove 
																			elìte 
																			emergenti. 
																			In 
																			questa 
																			ottica 
																			ottenne 
																			la 
																			rinuncia 
																			al 
																			trono 
																			dell’ex-regina 
																			Isabella, 
																			divenendo 
																			al 
																			contempo 
																			consigliere 
																			e 
																			capo 
																			del 
																			partito 
																			monarchico 
																			del 
																			futuro 
																			re 
																			Alfonso 
																			XII, 
																			nella 
																			speranza 
																			che 
																			questo 
																			ordinamento 
																			politico 
																			“transitorio” 
																			potesse 
																			preparare 
																			gli 
																			spagnoli 
																			alla 
																			Repubblica.
 
 Il 
																			progetto 
																			politico 
																			di 
																			Cànovas 
																			prese 
																			forma 
																			con 
																			la 
																			Costituzione 
																			del 
																			1876; 
																			si 
																			trattava 
																			di 
																			un 
																			bipartitismo 
																			all’inglese, 
																			possibile 
																			all’interno 
																			di 
																			un 
																			regime 
																			bicamerale 
																			con 
																			Cortes 
																			elette 
																			a 
																			suffragio 
																			censitario 
																			e un 
																			senato 
																			di 
																			notabili 
																			designati 
																			dal 
																			potere 
																			(cui 
																			va 
																			aggiunta 
																			la 
																			soppressione 
																			del 
																			suffragio 
																			universale 
																			maschile, 
																			in 
																			vigore 
																			dal 
																			1869).
 
 Nella 
																			prassi, 
																			il 
																			sistema 
																			si 
																			basava 
																			sull’accordo 
																			tra 
																			i 
																			leader 
																			conservatori 
																			e 
																			liberali, 
																			complici 
																			nello 
																			spartirsi 
																			i 
																			seggi, 
																			alternarsi 
																			al 
																			potere 
																			e 
																			sottrarsi 
																			così 
																			al 
																			giogo 
																			elettorale.
 
 Il 
																			primo 
																			dei 
																			due 
																			partiti 
																			dominanti 
																			(partito 
																			liberalconservatore 
																			– 
																			comunemente 
																			definito 
																			“conservatore”, 
																			terriero 
																			e 
																			clericale, 
																			diffuso 
																			soprattutto 
																			al 
																			sud) 
																			esisteva 
																			già, 
																			formato 
																			com’era 
																			dai 
																			sostenitori 
																			del 
																			“golpe 
																			Campos”; 
																			a 
																			questo 
																			se 
																			ne 
																			aggiunse 
																			nel 
																			1880 
																			un 
																			altro 
																			(partito 
																			liberalfusionista 
																			– 
																			“liberale”, 
																			commerciante 
																			e 
																			laico, 
																			radicato 
																			nel 
																			nord), 
																			guidato 
																			da 
																			Sagasta, 
																			incoraggiato 
																			nell’operazione 
																			proprio 
																			da 
																			Cànovas.
 
 Già 
																			operativo 
																			in 
																			modo 
																			abbastanza 
																			evidente, 
																			il 
																			meccanismo 
																			del 
																			“bipartitismo 
																			alternato” 
																			si 
																			spinse 
																			fino 
																			alla 
																			ricerca 
																			di 
																			un’esplicita 
																			legittimazione, 
																			per 
																			trasformarsi 
																			in 
																			“regola” 
																			del 
																			gioco 
																			politico. 
																			E 
																			questa 
																			venne 
																			nel 
																			1885, 
																			alla 
																			morte 
																			di 
																			Alfonso 
																			XII, 
																			in 
																			virtù 
																			di 
																			un 
																			accordo 
																			“paracostituzionale” 
																			(Hermet, 
																			pag. 
																			52) 
																			che 
																			sancì 
																			l’alternanza 
																			(turno) 
																			fra 
																			i 
																			due 
																			partiti 
																			per 
																			trent’anni 
																			circa 
																			(1876-1907), 
																			e 
																			che 
																			divenne 
																			noto 
																			col 
																			nome 
																			di 
																			Patto 
																			del 
																			Pardo.
 
 Il 
																			Patto 
																			regolamentò 
																			a 
																			meraviglia 
																			la 
																			spartizione 
																			del 
																			potere: 
																			nelle 
																			14 
																			consultazioni 
																			elettorali 
																			del 
																			periodo, 
																			i 
																			due 
																			partiti 
																			raccolsero 
																			sempre 
																			la 
																			larga 
																			maggioranza 
																			dei 
																			seggi, 
																			mai 
																			inferiore 
																			all’80%.
 
 In 
																			questo 
																			modo, 
																			diversi 
																			furono 
																			i 
																			cambi 
																			al 
																			vertice: 
																			il 
																			partito 
																			liberale 
																			ascese 
																			al 
																			governo 
																			nel 
																			1881; 
																			nel 
																			1884 
																			fu 
																			sostituito 
																			da 
																			quello 
																			conservatore, 
																			mentre 
																			due 
																			anni 
																			dopo, 
																			nel 
																			1886, 
																			si 
																			svolse 
																			il 
																			passaggio 
																			inverso, 
																			con 
																			il 
																			ritorno 
																			di 
																			Sagasta 
																			al 
																			potere.
 
 Cànovas, 
																			ancora, 
																			ne 
																			prese 
																			il 
																			posto 
																			nel 
																			corso 
																			del 
																			1890, 
																			fino 
																			alla 
																			sua 
																			morte, 
																			per 
																			mano 
																			anarchica, 
																			avvenuta 
																			nel 
																			1897. 
																			Di 
																			nuovo 
																			toccò 
																			quindi 
																			a 
																			Sagasta, 
																			rimpiazzato 
																			nel 
																			1899 
																			da 
																			Francesco 
																			Silvela 
																			(successore 
																			di 
																			Cànovas).
 
 Joaquìn 
																			Costa, 
																			saggista 
																			dell’epoca, 
																			sosteneva 
																			che 
																			il 
																			“Paese 
																			legale 
																			non 
																			corrisponde 
																			al 
																			Paese 
																			reale”, 
																			e, 
																			nel 
																			libro 
																			“Oligarchia 
																			e 
																			cacicchismo”, 
																			denunciò 
																			le 
																			storture 
																			del 
																			sistema, 
																			che, 
																			infatti, 
																			nascondeva 
																			un 
																			manipolazione 
																			illegale 
																			del 
																			processo 
																			elettorale.
 
 Già 
																			evidente 
																			con 
																			il 
																			suffragio 
																			limitato, 
																			in 
																			vigore 
																			tra 
																			il 
																			1875 
																			ed 
																			il 
																			1890, 
																			anno 
																			in 
																			cui 
																			i 
																			liberali 
																			ripristinarono 
																			il 
																			suffragio 
																			universale 
																			maschile, 
																			il 
																			ricorso 
																			a 
																			brogli 
																			e 
																			coercizioni 
																			nel 
																			corso 
																			delle 
																			consultazioni 
																			elettorali 
																			divenne 
																			dopo 
																			questa 
																			data 
																			generalizzato. 
																			Neanche 
																			l’allargamento 
																			del 
																			suffragio 
																			pose 
																			seri 
																			problemi 
																			sulla 
																			strada 
																			dell’oligarchia 
																			al 
																			potere, 
																			che, 
																			anzi, 
																			ottenne 
																			un’ulteriore 
																			legittimazione, 
																			e 
																			prestigio 
																			all’estero, 
																			dal 
																			maggior 
																			numero 
																			di 
																			votanti; 
																			infine, 
																			garantì 
																			anche 
																			il 
																			“paravento 
																			legale” 
																			(Hermet, 
																			pag. 
																			54) 
																			nei 
																			confronti 
																			dei 
																			soli 
																			antagonisti 
																			pericolosi, 
																			ovvero 
																			la 
																			casta 
																			militare, 
																			responsabile 
																			dei 
																			vari 
																			pronunciamientos 
																			del 
																			periodo 
																			precedente 
																			(e 
																			seguente).
 
 Se è 
																			vero 
																			che 
																			ovunque, 
																			in 
																			America 
																			del 
																			Nord 
																			ed 
																			in 
																			Europa 
																			occidentale, 
																			i 
																			regimi 
																			parlamentari 
																			del 
																			periodo 
																			si 
																			caratterizzavano 
																			per 
																			il 
																			suffragio 
																			censitario, 
																			la 
																			formazione 
																			di 
																			un’oligarchia 
																			dominante 
																			e 
																			l’influenza 
																			dei 
																			notabili 
																			(in 
																			primo 
																			luogo 
																			delle 
																			loro 
																			vaste 
																			reti 
																			clientelari..), 
																			quello 
																			della 
																			Spagna 
																			è un 
																			caso 
																			particolare. 
																			Non 
																			vive, 
																			infatti, 
																			le 
																			grandi 
																			trasformazioni 
																			economico-sociali 
																			degli 
																			altri 
																			Paesi 
																			occidentali, 
																			e, 
																			tra 
																			queste, 
																			lo 
																			spostamento 
																			massiccio 
																			delle 
																			masse 
																			rurali 
																			verso 
																			le 
																			città: 
																			risulta 
																			quindi 
																			facile, 
																			vista 
																			questa 
																			immobilità 
																			sociale, 
																			imporre 
																			uno 
																			stato 
																			di 
																			dipendenza 
																			e 
																			sottomissione 
																			quasi 
																			immutabile 
																			nelle 
																			campagne, 
																			guidato 
																			dai 
																			notabili 
																			(in 
																			Spagna 
																			chiamati 
																			cacicchi, 
																			capi 
																			indiani 
																			americani).
 
 Il 
																			“padrone” 
																			locale 
																			(“don”, 
																			“padrino”, 
																			“compadrazgo”), 
																			figura 
																			transitoria 
																			nei 
																			regimi 
																			parlamentari 
																			del 
																			Nord-Europa, 
																			possedeva 
																			nelle 
																			società 
																			mediterranee 
																			un 
																			solido 
																			retroterra 
																			culturale, 
																			una 
																			“dimensione 
																			sacra” 
																			in 
																			un’ottica 
																			religiosa 
																			e 
																			superstiziosa; 
																			era, 
																			questo, 
																			il 
																			protettore 
																			e 
																			garante 
																			(funzione 
																			difensiva) 
																			di 
																			fronte 
																			alle 
																			minacce 
																			esterne, 
																			dove 
																			latitava 
																			lo 
																			Stato 
																			di 
																			diritto; 
																			il 
																			fornitore 
																			di 
																			aiuti 
																			pratici 
																			(funzione 
																			sussidiale) 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			raccolti 
																			scarsi, 
																			o 
																			nell’intervallo 
																			tra 
																			questi; 
																			il 
																			benefattore 
																			(funzione 
																			di 
																			ascesa 
																			sociale), 
																			permettendo 
																			talvolta 
																			la 
																			promozione 
																			a 
																			ranghi 
																			più 
																			redditizi 
																			della 
																			produzione.
 
 Il 
																			signore, 
																			temuto 
																			e 
																			rispettato 
																			nel 
																			gregge 
																			clientelare 
																			(in 
																			sintonia 
																			con 
																			la 
																			Bibbia), 
																			otteneva 
																			così 
																			facilmente 
																			l’entusiastica 
																			adesione 
																			delle 
																			moltitudini 
																			rurali, 
																			che 
																			interpretavano 
																			la 
																			soppressione 
																			di 
																			un 
																			proprio 
																			diritto, 
																			come 
																			“voto 
																			di 
																			scambio” 
																			foriero 
																			di 
																			futura 
																			benevolenza. 
																			Si 
																			ottenevano 
																			così 
																			interi 
																			“pacchetti” 
																			di 
																			voti, 
																			polarizzati 
																			intorno 
																			ala 
																			personalità 
																			indicata 
																			dal 
																			notabile 
																			(cacicchi 
																			d’alto 
																			rango), 
																			che, 
																			a 
																			sua 
																			volta, 
																			otteneva 
																			da 
																			questa, 
																			giunta 
																			al 
																			potere, 
																			sostanziose 
																			autonomie 
																			nella 
																			redistribuzione 
																			delle 
																			risorse 
																			della 
																			collettività, 
																			esautorando 
																			la 
																			pubblica 
																			amministrazione: 
																			degli 
																			intermediari 
																			elettorali, 
																			in 
																			pratica, 
																			esempio 
																			di 
																			“potere 
																			locale 
																			utilizzato 
																			per 
																			fini 
																			nazionali” 
																			(Hermet, 
																			pag. 
																			57). 
																			A 
																			ciò 
																			si 
																			aggiunsero 
																			puri 
																			e 
																			semplici 
																			brogli 
																			elettorali, 
																			che 
																			andarono 
																			aumentando 
																			nei 
																			primi 
																			anni 
																			del 
																			‘900: 
																			morti 
																			“votanti”, 
																			acquisto 
																			diretto 
																			dei 
																			voti 
																			(5 
																			peseta 
																			l’uno) 
																			al 
																			momento 
																			della 
																			consultazione, 
																			pressioni 
																			e 
																			abusi 
																			di 
																			potere, 
																			voci 
																			infondate 
																			sui 
																			vari 
																			programmi 
																			dei 
																			candidati, 
																			schede 
																			false 
																			(in 
																			spagnolo 
																			tutto 
																			ciò 
																			che 
																			rientra 
																			nella 
																			definizione 
																			di 
																			pucherazo, 
																			“fare 
																			un 
																			broglio 
																			elettorale”). 
																			Ed 
																			inoltre 
																			la 
																			legge 
																			elettorale 
																			“farsa” 
																			del 
																			1907, 
																			in 
																			base 
																			alla 
																			quale 
																			i 
																			candidati 
																			delle 
																			varie 
																			circoscrizioni 
																			sarebbero 
																			stati 
																			eletti 
																			automaticamente, 
																			senza 
																			scrutinio, 
																			in 
																			mancanza 
																			di 
																			avversari 
																			(un 
																			terzo 
																			degli 
																			elettori 
																			perse 
																			così, 
																			i 
																			pratica, 
																			il 
																			diritto 
																			di 
																			voto).
 
 Il 
																			sistema 
																			costrinse 
																			all’emarginazione 
																			i 
																			primi 
																			candidati 
																			socialisti, 
																			fino 
																			al 
																			1910, 
																			quando 
																			ciò 
																			avvenne 
																			grazie 
																			solamente 
																			ad 
																			un 
																			patto 
																			con 
																			i 
																			repubblicani. 
																			L’egemonia 
																			dei 
																			due 
																			partiti 
																			dominanti 
																			andò 
																			perfezionandosi, 
																			ma 
																			con 
																			gravi 
																			conseguenze 
																			sociali: 
																			il 
																			gioco 
																			elettorale 
																			visse 
																			una 
																			fase 
																			di 
																			intenso 
																			discredito 
																			(rivolto 
																			allo 
																			Stato 
																			stesso), 
																			l’astensionismo 
																			si 
																			fece 
																			endemico 
																			ostacolo 
																			dello 
																			sviluppo 
																			democratico 
																			(intorno 
																			al 
																			30/35% 
																			nei 
																			primi 
																			del 
																			‘900), 
																			le 
																			masse, 
																			umiliate 
																			dal 
																			processo 
																			elettorale 
																			“legale”, 
																			cercarono 
																			la 
																			loro 
																			affermazione 
																			in 
																			uno 
																			spazio 
																			alternativo, 
																			ovvero 
																			l’ideale 
																			anarchico 
																			di 
																			Bakunin 
																			e 
																			quello 
																			rivoluzionario 
																			della 
																			Ia 
																			internazionale 
																			(Catalogna, 
																			Murcia, 
																			Estremadura, 
																			Andalusia), 
																			spinti 
																			allo 
																			scontro 
																			aperto, 
																			senza 
																			compromessi, 
																			dalla 
																			repressione 
																			dello 
																			Stato.
 
 Gli 
																			anarchici, 
																			in 
																			particolare, 
																			svilupparono 
																			una 
																			rete 
																			chiusa 
																			di 
																			gruppi 
																			d’azione 
																			e 
																			combattimento, 
																			la 
																			“Mano 
																			Nera”, 
																			responsabile 
																			di 
																			rappresaglie 
																			contro 
																			padroni 
																			e 
																			raccolti, 
																			specie 
																			nel 
																			corso 
																			degli 
																			anni 
																			’80 
																			del 
																			XIX 
																			secolo; 
																			e 
																			questa 
																			trovò 
																			simpatie 
																			ed 
																			appoggio 
																			in 
																			ampi 
																			strati 
																			sociali: 
																			nel 
																			1892 
																			migliaia 
																			di 
																			braccianti 
																			andalusi 
																			occuparono 
																			Jerez 
																			per 
																			liberarne 
																			alcuni 
																			membri, 
																			prima 
																			che 
																			a 
																			settembre 
																			il 
																			gen. 
																			Campos 
																			fosse 
																			ferito 
																			dall’attentato 
																			dell’anarchico 
																			Pellai. 
																			All’inizio 
																			del 
																			secolo, 
																			però, 
																			il 
																			movimento 
																			imboccò 
																			la 
																			via 
																			sindacale: 
																			nel 
																			1900 
																			nacque 
																			la 
																			Federazione 
																			delle 
																			società 
																			operaie 
																			(Federaciòn 
																			de 
																			sociedades 
																			obreras 
																			de 
																			la 
																			regiòn 
																			espanola 
																			– 
																			Fsore); 
																			nel 
																			settembre 
																			del 
																			1911, 
																			poi, 
																			vide 
																			la 
																			luce 
																			a 
																			Barcellona 
																			la 
																			Confederazione 
																			nazionale 
																			del 
																			lavoro 
																			(Confederaciòn 
																			nacional 
																			del 
																			trabajo 
																			– 
																			Cnt), 
																			illegale 
																			fino 
																			al 
																			1914, 
																			alleata 
																			del 
																			sindacato 
																			socialista 
																			Ugt 
																			dal 
																			1916 
																			e 
																			rapidamente 
																			cresciuta 
																			fino 
																			ai 
																			714.000 
																			membri 
																			del 
																			1919 
																			(anche 
																			Lenin 
																			puntasse 
																			sulla 
																			Cnt..).
 
 L’anarchia 
																			spagnola 
																			aderiva 
																			così 
																			alla 
																			lotta 
																			sindacale, 
																			pur 
																			mantenendosi 
																			ostile 
																			allo 
																			Stato 
																			ed 
																			al 
																			suo 
																			regime 
																			politico 
																			attraverso 
																			il 
																			ricorso 
																			all’astensionismo.
 
 Nonostante 
																			i 
																			limiti 
																			alla 
																			vita 
																			politica, 
																			il 
																			partito 
																			liberale 
																			riuscì 
																			ad 
																			elaborare 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			misure 
																			progressiste 
																			sul 
																			finire 
																			del 
																			secolo, 
																			permettendo 
																			alfine 
																			lo 
																			sviluppo 
																			del 
																			movimento 
																			operaio. 
																			Vennero 
																			così 
																			approvate 
																			le 
																			leggi 
																			sulla 
																			libertà 
																			di 
																			riunione 
																			(riconosciuta 
																			nel 
																			1881), 
																			di 
																			stampa 
																			ed 
																			associazione 
																			(1883-1887), 
																			venne 
																			riproposto 
																			il 
																			suffragio 
																			universale 
																			maschile 
																			(1890), 
																			decretato 
																			un 
																			regime 
																			di 
																			minima 
																			protezione 
																			sociale 
																			con 
																			la 
																			legge 
																			sugli 
																			infortuni 
																			lavorativi 
																			(1900), 
																			sul 
																			lavoro 
																			di 
																			donne 
																			e 
																			bambini 
																			(1908), 
																			sul 
																			diritto 
																			di 
																			sciopero 
																			e 
																			sui 
																			tribunali 
																			di 
																			arbitraggio 
																			e 
																			riconciliazione 
																			dei 
																			conflitti 
																			sociali.
 
 
 
 Il 
																			gruppo 
																			socialista 
																			nacque 
																			nel 
																			1879, 
																			nell’ambito 
																			dei 
																			tipografi 
																			madrileni, 
																			e, 
																			seguace 
																			della 
																			frazione 
																			marxista 
																			della 
																			Ia 
																			Internazionale, 
																			prese 
																			nel 
																			1888 
																			il 
																			nome 
																			di 
																			Psoe 
																			(Partido 
																			socialista 
																			obrero 
																			espanol), 
																			distante 
																			dal 
																			massimalismo 
																			violento 
																			degli 
																			anarchici 
																			e 
																			patrocinatore 
																			dalla 
																			fondazione 
																			del 
																			già 
																			citato 
																			Ugt 
																			(Uniòn 
																			general 
																			de 
																			trabajadores): 
																			ma i 
																			risultati 
																			di 
																			entrambe 
																			le 
																			organizzazioni 
																			rimasero 
																			a 
																			lungo 
																			deludenti
 
 La 
																			crescita 
																			tardiva 
																			del 
																			sindacalismo 
																			socialista 
																			è ad 
																			oggi 
																			spiegata 
																			con 
																			la 
																			scarsa 
																			diffusione 
																			della 
																			grande 
																			industria 
																			e 
																			della 
																			pubblica 
																			amministrazione 
																			impiegatizia, 
																			terreni 
																			privilegiati 
																			del 
																			marxismo, 
																			sul 
																			territorio 
																			spagnolo, 
																			a 
																			differenza 
																			della 
																			piccola 
																			industria 
																			e 
																			del 
																			proletariato 
																			agricolo, 
																			dove 
																			storicamente 
																			si 
																			trovava 
																			radicato 
																			l’anarc-sindacalismo. 
																			I 
																			socialisti 
																			si 
																			trovarono 
																			così 
																			confinati 
																			nel 
																			loro 
																			“ambiente 
																			naturale”, 
																			nelle 
																			zone 
																			economicamente 
																			più 
																			progredite 
																			(Madrid, 
																			paesi 
																			baschi, 
																			Andalusia), 
																			e 
																			subirono 
																			anche 
																			la 
																			scissione 
																			degli 
																			elementi 
																			più 
																			radicali, 
																			confluiti 
																			nel 
																			1921 
																			nel 
																			neonato 
																			Pce, 
																			il 
																			Partito 
																			comunista 
																			spagnolo.
 
 Nella 
																			seconda 
																			fase 
																			del 
																			“bipartitismo 
																			truccato”, 
																			i 
																			leader 
																			storici 
																			dei 
																			due 
																			partiti 
																			vennero 
																			sostituiti 
																			da 
																			nuove 
																			personalità: 
																			si 
																			affermarono 
																			così 
																			Antonio 
																			Maura 
																			tra 
																			i 
																			conservatori 
																			(al 
																			potere 
																			nel 
																			1903/1904, 
																			1907/1909, 
																			1919, 
																			1921/1922), 
																			autore 
																			della 
																			disastrosa 
																			legge 
																			elettorale 
																			del 
																			1907, 
																			ma 
																			soprattutto 
																			di 
																			un 
																			fallito 
																			rilancio 
																			coloniale 
																			che 
																			portò 
																			alla 
																			sconfitta 
																			in 
																			Marocco 
																			ed 
																			alla 
																			seguente 
																			“Settimana 
																			tragica” 
																			di 
																			Barcellona, 
																			variante 
																			iberica 
																			della 
																			Comune 
																			di 
																			Parigi 
																			in 
																			cui 
																			gli 
																			anarchici, 
																			dopo 
																			le 
																			violenze 
																			anticlericali, 
																			si 
																			abbandonarono 
																			a 
																			disordini 
																			e 
																			violenze 
																			anticlericali 
																			fino 
																			a 
																			subire 
																			una 
																			dura 
																			repressione 
																			(morì, 
																			tra 
																			gli 
																			altri, 
																			Francisco 
																			Ferrer, 
																			fondatore 
																			della 
																			“Scuola 
																			Moderna” 
																			di 
																			tendenza 
																			moderata). 
																			Ma 
																			Maura, 
																			indebolito 
																			dall’opposizione 
																			del 
																			giovane 
																			re 
																			Alfonso 
																			XIII, 
																			venne 
																			sostituito 
																			nel 
																			1913 
																			dalla 
																			scialba 
																			personalità 
																			di 
																			Eduardo 
																			Dato.
 
 Il 
																			partito 
																			liberale, 
																			invece, 
																			uscito 
																			malconcio 
																			dalla 
																			perdita 
																			di 
																			Cuba 
																			(1897-’98), 
																			alternò 
																			vari 
																			candidati 
																			alla 
																			successione 
																			di 
																			Sagasta: 
																			Montero 
																			Rìos 
																			(1905/1907), 
																			Segismundo 
																			Moret 
																			(1909), 
																			ma, 
																			soprattutto, 
																			Josè 
																			Canalejas, 
																			al 
																			potere 
																			dal 
																			1910: 
																			questi, 
																			soddisfatti 
																			gli 
																			appetiti 
																			radical-sindacalisti 
																			con 
																			la 
																			ley 
																			del 
																			candido 
																			– 
																			sospensione 
																			per 
																			tre 
																			anni 
																			dela 
																			proliferazione 
																			delle 
																			congregazioni 
																			religiose 
																			-, 
																			inaugurò 
																			una 
																			politica 
																			economica 
																			conservatrice, 
																			attenta 
																			agli 
																			ambienti 
																			affaristici 
																			ed 
																			ostile 
																			agli 
																			scioperi, 
																			fino 
																			al 
																			suo 
																			assassinio, 
																			per 
																			mano 
																			anarchica, 
																			nel 
																			1912.
 
 Tutto 
																			il 
																			periodo, 
																			a 
																			partire 
																			dalla 
																			sua 
																			scesa 
																			al 
																			trono 
																			nel 
																			1902, 
																			è 
																			caratterizzato 
																			dai 
																			pesanti 
																			interventi 
																			del 
																			nuovo 
																			re 
																			Alfonso 
																			XIII, 
																			che 
																			divenne 
																			nuovo 
																			fattore 
																			(a 
																			differenza 
																			di 
																			sua 
																			madre, 
																			la 
																			reggente 
																			Marìa 
																			Cristina) 
																			del 
																			gioco 
																			politico, 
																			ormai 
																			sottomesso 
																			docilmente 
																			alle 
																			sue 
																			continue 
																			nomine, 
																			ed 
																			ai 
																			suoi 
																			continui 
																			licenziamenti.
 
 La 
																			proclamazione 
																			della 
																			neutralità, 
																			nell’Europa 
																			avvolta 
																			dalla 
																			nebbia 
																			della 
																			guerra, 
																			concesse 
																			alla 
																			Spagna 
																			un 
																			breve 
																			periodo 
																			di 
																			benessere; 
																			ma 
																			ciò 
																			nonostante, 
																			la 
																			classe 
																			dirigente 
																			non 
																			tardò 
																			a 
																			dividersi 
																			tra 
																			“aliadofili” 
																			e 
																			“germanofili”. 
																			I 
																			conflitti 
																			aumentarono 
																			quando 
																			ci 
																			si 
																			rese 
																			conto 
																			che 
																			i 
																			maggiori 
																			benefici 
																			arridevano 
																			al 
																			grande 
																			capitale, 
																			mentre 
																			la 
																			popolazione 
																			stava 
																			subendo 
																			un 
																			rapido 
																			crollo 
																			del 
																			potere 
																			d’acquisto, 
																			provocato 
																			dall’aumento 
																			dei 
																			prezzi. 
																			Così 
																			l’agitazione 
																			sociale 
																			riprese, 
																			con 
																			maggior 
																			forza; 
																			e 
																			stavolta 
																			gli 
																			ufficiali 
																			presero 
																			il 
																			controllo 
																			della 
																			situazione, 
																			scontenti 
																			per 
																			il 
																			deterioramento 
																			del 
																			loro 
																			tenore 
																			di 
																			vita 
																			e 
																			per 
																			i 
																			favoritismi 
																			del 
																			re 
																			in 
																			materia 
																			di 
																			avanzamenti 
																			di 
																			carriera: 
																			crearono 
																			così, 
																			nel 
																			maggio 
																			1917, 
																			delle 
																			Giunte 
																			di 
																			difesa, 
																			ammesse 
																			dal 
																			governo, 
																			presto 
																			imitate 
																			da 
																			altre 
																			categorie 
																			sociali.
 
 Presto 
																			cominciarono 
																			gli 
																			scioperi: 
																			a 
																			luglio 
																			scoppiarono 
																			a 
																			Valencia, 
																			Bilbao 
																			e 
																			Santiago 
																			di 
																			Compostella, 
																			ad 
																			agosto 
																			si 
																			estesero 
																			ancora, 
																			repressi 
																			con 
																			vigore 
																			dall’esercito 
																			dato 
																			che 
																			l’agitazione 
																			aveva 
																			nel 
																			frattempo 
																			contagiato 
																			la 
																			polizia.
 
 Dopo 
																			che 
																			80 
																			deputati 
																			dell’opposizione 
																			di 
																			sinistra, 
																			riuniti 
																			a 
																			Barcellona, 
																			chiesero 
																			lo 
																			scioglimento 
																			del 
																			governo 
																			e la 
																			proclamazione 
																			di 
																			un’assemblea 
																			costituente, 
																			nel 
																			novembre 
																			1917 
																			lo 
																			stato 
																			tentò 
																			la 
																			carta 
																			del 
																			gabinetto 
																			di 
																			unità 
																			nazionale, 
																			con 
																			i 
																			leader 
																			di 
																			entrambi 
																			i 
																			partiti 
																			ed 
																			il 
																			capo 
																			della 
																			Lliga 
																			catalana, 
																			Francesc 
																			Cambò.
 
 La 
																			rivolta 
																			contadina, 
																			divampata 
																			nel 
																			1918/1919 
																			per 
																			i 
																			continui 
																			rinvii 
																			della 
																			sempre 
																			promessa 
																			riforma 
																			agraria, 
																			portò 
																			all’insurrezione 
																			dei 
																			braccianti 
																			del 
																			sud, 
																			autori 
																			di 
																			occupazioni 
																			delle 
																			grandi 
																			proprietà, 
																			peggiorò 
																			un 
																			quadro 
																			di 
																			scioperi 
																			insurrezionale 
																			da 
																			parte 
																			degli 
																			anarchici, 
																			violenze 
																			di 
																			ogni 
																			genere 
																			e 
																			contro-violenze 
																			attuate 
																			dai 
																			“sindacati 
																			gialli” 
																			sostenuti 
																			dal 
																			governo: 
																			ed 
																			il 
																			regime 
																			parlamentare 
																			ne 
																			uscì 
																			stremato, 
																			nonostante 
																			l’ennesimo 
																			tentativo 
																			di 
																			Maura.
 
 Il 
																			“bipartitismo 
																			alternato” 
																			crollò 
																			perché 
																			non 
																			aveva 
																			cercato 
																			di 
																			assimilare 
																			sostegni 
																			politici 
																			necessari, 
																			in 
																			un 
																			momento 
																			di 
																			gravi 
																			difficoltà 
																			dei 
																			partiti 
																			dominanti, 
																			logorati 
																			e 
																			stravolti 
																			dagli 
																			scandali 
																			elettorali. 
																			I 
																			cacicchi 
																			impedirono 
																			lo 
																			sviluppo 
																			di 
																			un 
																			movimento 
																			operaio 
																			legale, 
																			e la 
																			diffusione 
																			di 
																			ideali 
																			democratici; 
																			i 
																			repubblicani 
																			rimasero 
																			emarginati, 
																			gli 
																			intellettuali 
																			(la 
																			“generazione 
																			del 
																			1898” 
																			formatasi 
																			attorno 
																			all’ateneo 
																			di 
																			Madrid, 
																			che 
																			annoverava 
																			Josè 
																			Ortega 
																			y 
																			Gasset, 
																			Salvador 
																			de 
																			Madariaga, 
																			Gregorio 
																			Maranòn, 
																			Joaquìn 
																			Costa) 
																			rimasero 
																			(a 
																			torto) 
																			considerati 
																			fomentatori 
																			di 
																			disordine, 
																			ed i 
																			loro 
																			tentativi 
																			di 
																			riformare 
																			il 
																			sistema 
																			approdarono 
																			solo 
																			alla 
																			creazione 
																			di 
																			un 
																			quotidiano 
																			di 
																			qualità 
																			(“El 
																			Sol”), 
																			tutto 
																			sommato 
																			di 
																			nicchia, 
																			senza 
																			poter 
																			porre 
																			mano 
																			al 
																			sistema 
																			scolastico 
																			disastrato 
																			(metà 
																			degli 
																			spagnoli 
																			erano 
																			analfabeti 
																			nel 
																			‘900), 
																			orientato 
																			verso 
																			la 
																			borghesia 
																			(tra 
																			il 
																			1875 
																			ed 
																			il 
																			1910 
																			gli 
																			studenti 
																			universitari 
																			non 
																			superano 
																			i 
																			15.000) 
																			ed 
																			egemonizzato 
																			dalla 
																			Chiesa. 
																			I 
																			tentativi 
																			di 
																			Francesco 
																			Giner 
																			de 
																			los 
																			Rìos 
																			di 
																			riformare 
																			l’insegnamento 
																			universitario, 
																			per 
																			stimolare 
																			lo 
																			sviluppo 
																			di 
																			correnti 
																			filosofiche 
																			alternative 
																			(tra 
																			cui 
																			quella 
																			dei 
																			“krausisti”, 
																			e, 
																			in 
																			generale, 
																			i 
																			filoni 
																			scientifico/analitici), 
																			approdarono 
																			sì 
																			alla 
																			fondazione, 
																			dopo 
																			il 
																			1880, 
																			di 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			università 
																			alternativa, 
																			l’Instituciòn 
																			libre 
																			de 
																			ensenanza: 
																			ma 
																			questa 
																			formò 
																			una 
																			parte 
																			troppo 
																			esigua 
																			della 
																			nuova 
																			generazione, 
																			nonostante 
																			fosse 
																			affiancata, 
																			a 
																			partire 
																			dal 
																			1912, 
																			da 
																			un’altra 
																			istituzione 
																			finanziata 
																			ufficialmente, 
																			la 
																			Junta 
																			para 
																			amplicaciòn 
																			de 
																			estudios.
 
 Altrettanto 
																			grave 
																			fu 
																			il 
																			mancato 
																			appoggio 
																			dei 
																			settori 
																			politici 
																			catalani, 
																			segnati 
																			dal 
																			federalismo 
																			degli 
																			anni 
																			1860/’70 
																			e 
																			dalla 
																			comparsa 
																			della 
																			componente 
																			foralista 
																			– di 
																			derivazione 
																			carlista 
																			– 
																			impegnata 
																			nel 
																			dibattito 
																			sulla 
																			politica 
																			centralizzatrice 
																			di 
																			fine 
																			secolo. 
																			Il 
																			fermento 
																			politico 
																			della 
																			regione 
																			si 
																			espresse 
																			così 
																			nelle 
																			Bases 
																			de 
																			Manresa 
																			(1892), 
																			prima 
																			manifestazione 
																			formale 
																			della 
																			richiesta 
																			di 
																			una 
																			certa 
																			autonomia 
																			per 
																			la 
																			Catalogna; 
																			dal 
																			1901, 
																			la 
																			già 
																			citata 
																			Lliga 
																			divenne 
																			portavoce 
																			di 
																			questi 
																			interessi, 
																			ottenendo 
																			41 
																			seggi 
																			delle 
																			Cortes 
																			alle 
																			elezioni 
																			del 
																			1907. 
																			A 
																			nulla 
																			servì 
																			il 
																			tentativo 
																			di 
																			apertura 
																			da 
																			parte 
																			di 
																			Canalejas, 
																			che 
																			avviò 
																			il 
																			progetto 
																			di 
																			Mancomunitat 
																			(Comunità 
																			catalana) 
																			all’indomani 
																			della 
																			“settimana 
																			tragica” 
																			di 
																			Barcellona. 
																			Il 
																			distacco 
																			dal 
																			“centro”, 
																			e 
																			dal 
																			governo, 
																			era 
																			andato 
																			via 
																			via 
																			crescendo, 
																			ben 
																			espresso 
																			dalla 
																			sorda 
																			ostilità 
																			della 
																			popolazione 
																			nei 
																			confronti 
																			dell’ingresso 
																			della 
																			Lliga 
																			nel 
																			governo 
																			di 
																			unità 
																			nazionale 
																			del 
																			1917.
 
 Allo 
																			stesso 
																			modo 
																			furono 
																			dimenticati 
																			i 
																			Paesi 
																			Baschi; 
																			ed 
																			allo 
																			stesso 
																			modo 
																			rimasero 
																			emarginati 
																			i 
																			cattolici, 
																			pur 
																			in 
																			un 
																			Paese 
																			cui 
																			la 
																			Chiesa 
																			forniva 
																			le 
																			fondamenta, 
																			nell’apostolato 
																			e 
																			nell’insegnamento. 
																			Bocciata 
																			l’idea 
																			di 
																			un 
																			grande 
																			partito 
																			cattolico 
																			(nonostante 
																			i 
																			tentativi 
																			del 
																			“Grupo 
																			de 
																			la 
																			democracia 
																			cristiana” 
																			di 
																			Aznar, 
																			del 
																			“Partido 
																			social 
																			popular” 
																			e 
																			del 
																			cristianesimo 
																			sociale 
																			dell’ 
																			“Acciòn 
																			social 
																			popular”) 
																			, 
																			attuata 
																			una 
																			tacita 
																			reticenza 
																			nei 
																			confronti 
																			del 
																			regime 
																			parlamentare 
																			da 
																			parte 
																			dell’episcopato, 
																			in 
																			molti 
																			si 
																			ritirarono 
																			spesso 
																			rassegnati 
																			nell’attesa 
																			di 
																			un 
																			ordine 
																			politico 
																			più 
																			tradizionale, 
																			senza 
																			voler 
																			difendere 
																			l’ordine 
																			“cacicchista” 
																			ormai 
																			morente.
 
 I 
																			primi 
																			anni 
																			’20, 
																			con 
																			il 
																			crollo 
																			delle 
																			importazioni 
																			dovuto 
																			al 
																			termine 
																			della 
																			Grande 
																			Guerra, 
																			determinarono 
																			il 
																			declino 
																			della 
																			conflittualità 
																			operaia; 
																			al 
																			tempo 
																			stesso, 
																			si 
																			verificò 
																			un 
																			ribaltamento 
																			di 
																			fronte, 
																			con 
																			la 
																			controffensiva 
																			di 
																			una 
																			nuova 
																			classe 
																			di 
																			imprenditori, 
																			sostenuta 
																			dai 
																			settori 
																			conservatori, 
																			caratterizzati 
																			da 
																			una 
																			più 
																			decisa 
																			volontà 
																			di 
																			intervento 
																			negli 
																			affari 
																			del 
																			Paese. 
																			In 
																			breve, 
																			la 
																			Federazione 
																			imprenditoriale 
																			creata 
																			nel 
																			1914, 
																			e 
																			particolarmente 
																			diffusa 
																			in 
																			Catalogna, 
																			arrivò 
																			ad 
																			allearsi 
																			all’esercito 
																			Al 
																			tempo 
																			stesso, 
																			tentò 
																			di 
																			colpire 
																			i 
																			bastioni 
																			delle 
																			forze 
																			progressiste: 
																			favorendo 
																			la 
																			nascita 
																			di 
																			sindacati 
																			“liberi” 
																			(ad 
																			opera 
																			di 
																			Ramòn 
																			Sales) 
																			e 
																			reclutando 
																			milizie 
																			armate 
																			al 
																			soldo 
																			della 
																			Federazione 
																			stessa 
																			(ad 
																			opera 
																			del 
																			barone 
																			Konig), 
																			subito 
																			messe 
																			in 
																			luce 
																			dall’assassinio 
																			del 
																			leader 
																			anarchico 
																			Salvador 
																			Seguì 
																			(novembre 
																			1921).
 
 In 
																			più, 
																			il 
																			mondo 
																			imprenditoriale 
																			ottenne 
																			la 
																			nomina 
																			di 
																			un 
																			generale 
																			“amico”, 
																			Martìnez 
																			Anido, 
																			a 
																			governatore 
																			civile 
																			della 
																			provincia 
																			di 
																			Barcellona: 
																			questi 
																			si 
																			mostrò 
																			subito 
																			disponibile 
																			alla 
																			linea 
																			dura, 
																			perseguendo 
																			migliaia 
																			di 
																			sindacalisti 
																			e 
																			proteggendo 
																			le 
																			unità 
																			di 
																			pistoleros 
																			padronali, 
																			fino 
																			a 
																			promulgare 
																			la 
																			famigerata 
																			ley 
																			de 
																			fugas 
																			con 
																			la 
																			quale 
																			diversi 
																			militanti 
																			operai 
																			finirono 
																			assassinati 
																			per 
																			il 
																			loro 
																			tentativo 
																			– 
																			assai 
																			dubbio 
																			– di 
																			sfuggire 
																			all’arresto.
 
 L’onda 
																			della 
																			violenza 
																			non 
																			risparmiò 
																			nessuno: 
																			né 
																			Eduardo 
																			Dato 
																			(presidente 
																			del 
																			consiglio) 
																			nel 
																			marzo 
																			1921, 
																			né 
																			il 
																			cardinale 
																			Soldevila 
																			a 
																			Saragozza, 
																			né 
																			del 
																			governatore 
																			civile 
																			di 
																			Vizcaya 
																			(Bilbao). 
																			Le 
																			classi 
																			medie, 
																			preoccupate 
																			per 
																			il 
																			disordine 
																			pubblico, 
																			si 
																			unirono 
																			presto 
																			alla 
																			coalizione 
																			militare-imprenditoriale, 
																			senza 
																			risparmiare 
																			le 
																			proprie 
																			forze 
																			nella 
																			lotta: 
																			il 
																			Somatèn, 
																			la 
																			milizia 
																			scelta 
																			borghese, 
																			negli 
																			scontri, 
																			e 
																			tutte 
																			le 
																			energie 
																			pratiche 
																			nel 
																			tentativo 
																			di 
																			permettere 
																			il 
																			funzionamento 
																			dei 
																			servizi 
																			durante 
																			gli 
																			scioperi, 
																			al 
																			fine 
																			di 
																			vanificarne 
																			la 
																			portata.
 
 Nel 
																			frattempo, 
																			nel 
																			luglio 
																			del 
																			1921, 
																			i 
																			reggimenti 
																			spagnoli 
																			del 
																			generale 
																			Silvestre 
																			vissero 
																			una 
																			delle 
																			pagine 
																			più 
																			amare 
																			della 
																			storia 
																			militare 
																			spagnola: 
																			nello 
																			scontro 
																			di 
																			Annual 
																			le 
																			forze 
																			di 
																			Abd 
																			el-Krim 
																			massacrarono, 
																			ed 
																			umiliarono, 
																			i 
																			resti 
																			del 
																			Rif, 
																			il 
																			corpo 
																			di 
																			spedizione 
																			spagnolo.
 
 La 
																			consultazione 
																			elettorale 
																			del 
																			febbraio 
																			1923 
																			sembrò 
																			prospettare 
																			un 
																			cambiamento 
																			di 
																			rotta: 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			alle 
																			urne 
																			il 
																			comportamento 
																			dei 
																			protagonisti 
																			si 
																			caratterizzò 
																			per 
																			la 
																			pulizia 
																			e 
																			l’onestà, 
																			ed 
																			il 
																			programma 
																			riformista 
																			del 
																			governo 
																			di 
																			Prieto 
																			sembrava 
																			prospettare 
																			una 
																			tardiva 
																			presa 
																			di 
																			coscienza, 
																			resistendo 
																			alle 
																			pressioni 
																			congiunte 
																			di 
																			militari 
																			ed 
																			industriali. 
																			Ma 
																			la 
																			lista 
																			degli 
																			avversari, 
																			già, 
																			come 
																			detto, 
																			molto 
																			lunga, 
																			si 
																			arricchì 
																			di 
																			un 
																			nome 
																			prestigioso: 
																			quello 
																			del 
																			re 
																			Alfonso 
																			XIII.
 
 Questi, 
																			per 
																			riavvicinarsi 
																			all’esercito, 
																			si 
																			allontanò 
																			dal 
																			governo, 
																			fino 
																			ad 
																			affermare 
																			davanti 
																			alle 
																			Cortes, 
																			nel 
																			maggio 
																			1921, 
																			che 
																			la 
																			classe 
																			politica 
																			“non 
																			è 
																			all’altezza 
																			dei 
																			propri 
																			doveri”.
 
 Incoraggiò 
																			così 
																			i 
																			generali, 
																			già 
																			particolarmente 
																			intenti 
																			nell’organizzazione 
																			del 
																			complotto, 
																			di 
																			cui 
																			ormai 
																			tutti 
																			aspettavano 
																			– o 
																			temevano 
																			– 
																			l’avvento. 
																			I 
																			militari, 
																			frustrati 
																			dalla 
																			destituzione 
																			del 
																			citato 
																			gen. 
																			Anido, 
																			dal 
																			probabile 
																			ripiegamento 
																			del 
																			Rif, 
																			dal 
																			riscatto 
																			pagato 
																			dal 
																			governo 
																			dopo 
																			Annual, 
																			si 
																			trovarono 
																			così 
																			vicini, 
																			sempre 
																			più, 
																			a 
																			classi 
																			medie 
																			ed 
																			imprenditori, 
																			ansiosi 
																			di 
																			contrastare 
																			i 
																			disordini 
																			dilaganti 
																			e 
																			preoccupati 
																			dalle 
																			velleità 
																			riformiste 
																			del 
																			gabinetto 
																			Prieto, 
																			e 
																			alla 
																			Chiesa, 
																			che 
																			non 
																			contrastava 
																			neanche 
																			l’evidente 
																			deriva 
																			autoritaria 
																			dei 
																			propri 
																			membri 
																			(alcuni 
																			esponenti 
																			del 
																			clero 
																			paragonarono 
																			la 
																			guerra 
																			in 
																			Marocco 
																			ad 
																			una 
																			“santa 
																			crociata”): 
																			faceva 
																			da 
																			cornice 
																			al 
																			tutto 
																			la 
																			ventata 
																			autoritaria 
																			che, 
																			nel 
																			periodo, 
																			spirava 
																			forte 
																			sull’Europa 
																			(Grecia, 
																			Italia, 
																			Polonia, 
																			Balcani).
 
 La 
																			notizia 
																			che 
																			il 
																			governo 
																			avrebbe 
																			formato 
																			una 
																			commissione 
																			d’inchiesta 
																			sui 
																			fatti 
																			di 
																			Annual, 
																			e 
																			che 
																			il 
																			rapporto 
																			sui 
																			lavori 
																			sarebbe 
																			stato 
																			presentato 
																			alle 
																			Cortes 
																			nella 
																			seduta 
																			del 
																			2 
																			ottobre 
																			del 
																			1923, 
																			accelerò 
																			i 
																			preparativi 
																			dell’insurrezione: 
																			circolava 
																			voce, 
																			in 
																			particolare, 
																			che 
																			sarebbero 
																			cadute 
																			molte 
																			teste, 
																			nell’esercito, 
																			ma 
																			non 
																			solo. 
																			Si 
																			diceva 
																			che 
																			potesse 
																			essere 
																			coinvolto 
																			anche 
																			il 
																			re.
 
 Ma 
																			in 
																			troppi, 
																			ormai, 
																			aspettavano 
																			solo 
																			l’uomo 
																			della 
																			provvidenza.
																			
																			
																			Si 
																			chiamava 
																			Miguel 
																			Primo 
																			de 
																			Rivera.
   
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							GBe 
							edita e pubblica: 
                          . 
                          - 
							Archeologia e Storia 
                          . 
                          - 
							Architettura 
                          . 
                          
                          
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