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N. 88 - Aprile 2015 (CXIX)

Potenza della satira

I Moti e I modi della politica per immagini
di Monica Vargiu

 

Sin dall'antichità la satira ha rappresentato nell'ambito del dibattito politico un valore aggiunto teso alla sublimazione della democrazia, una parodia figurativa e verbale che, attraverso l'esercizio dello "straniamento", fotografa la realtà senza diaframma, in modo critico, sagace e spesso ironicamente impietoso.

 

Rappresenta un esercizio di stile, una comunicazione come "gioco", per dirla alla Wittgenstein, che in punta di fioretto, con irriverente leggiadria, racconta la storia e i suoi interpreti più illustri attraverso "maschere" diventando, fra il serio e il faceto, apoteosi educativa e di codifica dell'azione politica e proprio perchè "ludus", essa, se esercitata in maniera violenta, perde molto del suo fascino e tradisce in qualche modo se stessa ed i suoi intenti originari.

 

Se la satira potesse identificarsi in un oggetto, questo potrebbe essere "la lama di un rasoio ben affilato", come sentenziava qualche secolo fa la scrittrice Mary Wortley Montagu, dovrebbe "ferire in profondità con un tocco appena percettibile", ma bisognerebbe dispensarla "con l'imparzialità della perfetta burocrazia", senza cioè alcun riguardo per nessuno, come afferma in tempi più recenti Bruno Basile in un suo celebre aforisma.

 

In un'epoca in cui il flusso di informazioni è praticamente senza sosta, dove il processo comunicativo è spesso veicolato e sintetizzato al massimo in un selfie e in un tweet, le vignette satiriche, acme intellettuale di "concinnitas" e di immediatezza per eccellenza, ma concettualmente "stratificate", diventano motivo trainante di riflessione e approfondimento attraverso il paradosso, le caricature spesso grottesche, tratteggiate sapientemente per evidenziare tic, vizi e difetti.

 

Il nostro senso critico è dunque sollecitato, chiamato in qualche modo ad analizzare i fatti e così, la satira sottile, arguta e profonda, diventa il vero, lucido e reale controcanto dell'analisi politica e "metronomo" dell'etica.

 

L'attentato del gennaio scorso alla redazione parigina di Charlie Hebdo, evidenzia in tutta la sua drammaticità, il potere deflagrante di questo "esercizio dell'intelletto e dello spirito", di questo ossimoro comunicativo, leggero e di peso, che dissimula e pone l'accento nel contempo, l'assoluta valenza mediatica del suo messaggio istantaneo, la sua potente analisi spesso beffardamente spietata della società contemporanea che per questo rende la satira nemico da abbattere e pericolo per qualunque regime integralista ed assolutista.

 

In Italia, dove in tanti si sono riconosciuti e stretti nello slogan "je suis Charlie" in nome della libertà di espressione, la satira vignettistica è bipartisan, vanta un museo a lei dedicato a Forte dei Marmi, si esprime attraverso l'arguzia raffinata di firme storiche come Giorgio Forattini, Altan, Vauro e Staino, (quest'ultimo attualmente in mostra al G.A.M. di Torino con le strisce del suo personaggio più famoso, Bobo, e ospite d'onore di un ciclo di conferenze), ma è anche espressione di brillanti new-entry come Baldo (nome d'arte di Simone Baldelli, vicepresidente della Camera dei Deputati), che con elegante humor nel suo libro "Stai sereno-mica tanto", ripercorre le fasi più significative di un anno di governo Renzi, questa volta osservate, con occhio privilegiato e garbatamente tagliente, dall'interno del "Palazzo".

 

Se per Staino la cultura è l'arma più efficace per combattere gli estremismi e se per Indro Montanelli la satira è "il sale della democrazia" è oltremodo importante promuovere una costante attitudine alla satira, anche e soprattutto nelle giovani generazioni, dato che, solo con la riflessione e il confronto si sviluppa il cambiamento e la crescita, intesa non solo in ambito economico, ma nella sua espressione maggiore, quella culturale che tutela il rispetto delle opinioni e l'autonomia di giudizio.

 

In quest'ottica, la democrazia e la libertà di espressione che ne deriva, diventano parole d'ordine, humus imprescindibile di una società civile e depositarie, a loro volta, di tutti quei principi e valori che con la loro applicazione rappresentano la misura in divenire dell'evoluzione storica e sociale di un popolo e, nel contempo, il suo DNA spirituale.

 

Alla luce di tutto ciò, la satira politica, raccontata da moderni cantastorie attraverso le loro vignette, rappresenta e si spera rappresenterà in maniera sempre più incisiva, quell'interlocutore attento, puntuale, il cui esercizio intellettuale espresso attraverso la creatività e la dialettica, deve essere accolto come strumento di autoanalisi da parte del potere e dei suoi principali interpreti, deve rappresentare una sensibilità amplificata, una risorsa ineludibile del processo democratico, una chiave di lettura dell'attualità al servizio del rinnovamento.



 

 

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