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N. 85 - Gennaio 2015 (CXVI)

SANTA SOFIA DI EDESSA
LA CATTEDRALE CHE ISPIRò ARTE E POESIA

di Eleonora Violante

 

Quella che fu l’antica città di Edessa sorge nella moderna Turchia e porta il nome di Sanliurfa (o più semplicemente Urfa).

 

Edessa nacque come città assira, ubicata nella parte settentrionale del territorio dell'Anatolia-Mesopotamia. Divenne colonia romana durante l'impero di Caracalla e fu teatro di aspri e numerosi scontri fra i Romani e i Sasanidi nel corso dei secoli III-V, per poi passare in mano araba con il califfo 'Omar ibn al-Kattàb.

 

Dopo varie vicissitudini ed alternanze al potere degli Hamdanidi e dei Marwanidi, fu infine acquistata da Giorgio Maniace (protospatario bizantino) al prezzo di 20.000 darischi e governata dai suoi successori fino a quando ne assunse il comando l'armeno Teodoro ed ebbe inizio il periodo delle crociate, durante il quale Edessa divenne il capoluogo dell’omonima contea.

 

La Cattedrale di Santa Sofia in Edessa venne eretta e consacrata una prima volta intorno al 345-346, distrutta da un'inondazione e successivamente riedificata e restituita alla dignità religiosa tra il 543 e il 544.

 

Dal punto di vista storico-artistico si tratta di una mirabile infusione di simbolismo cristiano in una realtà bizantina,, e ne esegue pregevolmente l’analisi artistico-architettonica San Massimo il Confessore attraverso il suo “Poema su Santa Sofia di Edessa” .

 

Egli nacque a Costantinopoli intorno al 580 e fu teologo e mistico bizantino di grande fama. Compose diverse opere, oltre a quella che si riporterà nel prosieguo, e difese le proprie idee pagando con la vita la negazione di quanto gli veniva imposto di professare.

 

Orbene, non potendo approfondire oltre (per ragioni di sinteticità) la biografia dell’autore, e tornando al Poema, il primo aspetto da segnalare è la dedica di un'opera letteraria ad una costruzione. Ciò appare tanto degno di nota quanto innovativo: vi sono pochissimi altri esempi di composizioni recanti analogo soggetto; e tuttavia, aldilà della semplice “innovazione”, ciò che colpisce immediatamente leggendo i versi del suddetto Poema è la precisione con la quale l'autore esegue la descrizione della Cattedrale sotto ogni profilo.

 

Di ciò si prende atto leggendo l'opera stessa:

 

O tu, Essenza, che risiedi nel Tempio Santo, la cui gloria emana

naturalmente da te,

dammi la grazia dello Spirito Santo per cantare del Tempio di Edessa!

 

Bezaleel fu colui che, istruito da Mosè, eresse il tabernacolo che è servito

da modello.

Sono Amidoneo, Asaph e Addai che per Te costruirono in Edessa il Tempio glorioso.

 

In verità, in esso hanno rappresentato i misteri della Tua Essenza e del

Tuo piano (di salvezza),

e colui che lo osserva attentamente si riempie di ammirazione nel vederlo.

 

In effetti è qualcosa di realmente ammirevole il fatto che nelle sue

piccole mura tanto appaia il vasto mondo,

non per le dimensioni, ma per le caratteristiche: esso è circondato dalle

acque così come il mare (circonda il mondo).

 

Il suo tetto è esteso compiutamente, a somiglianza del cielo senza colonne

(che lo reggano), ma a semplice volta.

Inoltre è adornato con mosaici d'oro così come il firmamento lo è di brillanti

stelle.

 

La sua cupola, elevata, è simile al cielo sopra i cieli,

è come una copertura ad elmo e la sua parte superiore riposa

solidamente sopra quella inferiore.

 

Le sue arcate, larghe e splendide, rappresentano le quattro parti del

mondo,

dall'altra parte grazie alla varietà dei colori, si riuniscono nell'arco

glorioso siccome nuvole.

 

Altre arcate lo circondano così come farebbero rocce sporgenti che

coronano la cima di una montagna.

E sopra esse, in esse e grazie ad esse, l'intera copertura si unisce con gli

archi.

 

I suoi marmi assomigliano all'Immagine, non fatta da mano dell'uomo,

e i suoi muri sono armoniosamente rivestiti di marmi.

Grazie alla chiarezza ed alla levigatezza tanto sono splendenti che

assorbono la luce come il sole.

 

C'è del piombo collocato sopra la copertura perché questa non sia

danneggiata dalle piogge.

Non si è utilizzata altra materia per la copertura e dunque sembra coperta

di metallo su tutta la pietra.

 

(Il Tempio) è circondato da magnifici atri, con dei portici colonnati:

rappresentano le tribù di Israele che circondano il Tabernacolo dell'Alleanza.

 

Ad ogni lato vi è un'identica facciata e la forma è la medesima in tre lati,

allo stesso modo che una è la forma della Santissima Trinità.

 

Ancora, nel coro brilla un'unica luce, che entra dalla tre vetrate che qui si

aprono:

annunciano il Mistero della Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito

Santo.

 

Ancora la luce dai tre lati entra da vetrate numerose,

esse rappresentano gli Apostoli, nostro Signore, i Profeti, i Martiri e i

Confessori.

 

Nel centro vi è collocato un podio come il cenacolo di Sion,

e sotto di esso vi sono undici colonne, come gli undici Apostoli che lì si

fossero riuniti.

 

La colonna situata dietro il podio rappresenta, nella sua forma, il Golgota;

sopra di essa vi è una Croce luminosa, come nostro Signore fra i ladroni.

 

Vi sono poi cinque porte come cinque furono le Vergini,

e, attraverso esse entrano i fedeli con Gloria come le Vergini nel letto

nuziale della Luce.

 

Le dieci colonne che sostengono il Cherubino nel coro, rappresentano i

dieci Apostoli che fuggirono vigliaccamente al momento della

crocifissione di nostro Signore.

 

La forma dei nove scalini nel coro, così come il Trono,

rappresentano i nove Ordini degli Angeli con il Trono di Cristo.

 

Profondi sono i Misteri di questo Tempio riguardano il cielo e la terra.

In esso è “tipicamente” rappresentata la sublime Trinità così come il

Piano del nostro Salvatore.

 

Gli Apostoli, che si fondano sullo Spirito Santo, i Profeti ed i Martiri, in

esso sono “tipicamente” rappresentati.

Che la sua memoria possa rimanere nell'alto e nei cieli, per le preghiere

della Benedetta Madre.

 

Che la sublime Trinità che dette la forza a coloro che lo costruirono,

possa custodirci da ogni male e liberarci dal dolore.

 

 

Ciò che fin dalla prima lettura emerge con chiarezza è la simbologia cristiana del cielo e della terra associata alla Cattedrale: la cupola rappresenta il cielo, così come la parte inferiore rappresenta la terra, e il fatto che siano l'una “appoggiata” sull'altra indica l'unione mistica fra l'elemento sacro e quello (per così dire) profano.

 

Non è un caso, dunque, che la cupola sia stata decorata dipingendovi mosaici dorati a mo’ di stelle: molti altri edifici religiosi, oltre a Santa Sofia, utilizzano queste immagini affinché, volgendo lo sguardo verso l'alto, lo spettatore si trovi a contemplare la volta celeste e, quindi, Dio, quasi ad invitare il visitatore ad intraprendere e proseguire un percorso catartico e di fede.

 

L'autore definisce la Cattedrale come il “Tempio”. Ebbene, non è vana o meramente stilistica tale scelta terminologica.

 

Con la parola “Tempio”, in questa sede, si vuole intendere non solo la struttura fisica della costruzione, bensì il momento di comunione dell'uomo con il divino: Santa Sofia diventa allora il luogo dell'incontro fra il Signore e i suoi fedeli, un punto di raccolta nel quale celebrare, attraverso la liturgia, l'epifania della divinità.

 

Bisogna sottolineare inoltre che l'erezione dell'edificio religioso e il progetto dello stesso, nel pensiero tradizionale religioso, non è affidato al libero genio dell'architetto: egli è solo la manus terrena per mezzo della quale, sotto la guida di un profeta, è Dio stesso ad indicare le modalità con le quali l'opera deve essere realizzata.

 

Ed è San Clemente da Roma, con le sue parole, a dare pieno conforto a questa tesi: “Dio stesso ha indicato, in virtù della Sua Suprema volontà, il luogo in cui questi uffici vanno celebrati e chi li deve celebrare (Ad Cor., 1, 40).

 

Una breve analisi della costruzione impone fin da subito di illustrare i tre principi cardine sui quali si fonda e si erge l'edificio e che racchiudono al loro interno tutto il simbolismo del quale il “Tempio” è intriso:

 

1.  - il cerchio

2.  - il tracciato degli assi cardinali

3.  - l'orientamento

 

Per quanto concerne il cerchio, emerge in modo prepotente che tale figura geometrica rappresenti il cielo. Ed invero, da sempre si parla del concetto di “volta celeste” per indicare lo spazio posto al di sopra del suolo terrestre, e in questo caso direttamente connesso con l'elemento sacro. Ovviamente, la “volta” è, di per sé, circolare.

 

Il cielo è la dimora di Dio e Dio osserva i suoi fedeli sulla terra, e con loro si congiunge attraverso il luogo sacro a Lui dedicato. Né stupisce che proprio una forma circolare rappresenti la divinità: la sfera ha simboleggiato nel tempo, nella propria intrinseca geometria, un indice di perfezione che appare del tutto compatibile con il concetto ideale di luogo che ospita la dimora della divinità. 

 

Appare logico, quindi, che come il cielo si estende fino “ai quattro angoli della terra” nella Cattedrale di Santa Sofia “... le sue arcate, larghe e splendide, rappresentano le quattro parti del mondo...”: Dio è ovunque nello spazio celeste, e questo è il messaggio che il Confessore desidera comunicare al proprio lettore.

 

Quattro sono i punti cardinali, quattro le stagioni e quattro gli angoli della terra di cui storicamente si parla: la Cattedrale è un piccolo “mondo nel mondo”, fatto di spiritualità e dimora della Santa “Essenza”, al di fuori del quale il fedele, non più in comunione, interrompe la comunicazione con Dio. Nella piantina sotto riportata, è ben visibile la trasposizione della cupola di forma sferica che “poggia” sulla struttura:

 

È opportuno (ai fini di una maggiore fluidità della trattazione) svolgere le considerazioni in ordine al tracciato degli assi cardinali e dell’orientamento nel medesimo momento, poiché il significato contenuto nella simbologia di questi due elementi si fonde in un’interdipendenza funzionale reciproca.

 

Ebbene si osserverà subito come i suddetti assi, incrociandosi all’interno del perimetro rettangolare dell’edificio, formino una croce: le geometrie, (come anche le armonie numeriche) nell’ambito dell’interpretazione dell’architettura legata al Tempio, hanno un significato ben preciso.

 

Inutile soffermarsi troppo a lungo sul significato che qui viene ad assumere la croce; esso è già sin troppo evidente, poiché è proprio il Crocifisso a rappresentare, nel mondo, la religione cristiana, e le sofferenze patite dal Cristo per la salvezza del figlio più indegno di Dio: l’Uomo.

 

Ciò che è interessante notare invece è che il Tempio stesso, in quanto croce e simbolo del collegamento fra uomo e divinità, rappresenta e contiene il mondo stesso, santificandolo e ponendosi come intermediario unico della volontà divina.

 

La Cattedrale, che poggia sui due assi, non ha un orientamento casuale, ma è concepita per offrirsi quale struttura a immagine stessa del cosmo, costruito anch’esso su due assi, come è di comune conoscenza. Allora, è conseguenza logica ritenere che essa sia stata concepita in tale guisa per indicare simbolicamente ai fedeli che quell’edificio, il Tempio di Cristo, è l’angolo di mondo spirituale entro il quale confluisce il cosmo nella sua interezza: tutti i punti della terra, come accennato sopra, si riuniscono entro il perimetro della Cattedrale e si fondono insieme: “in effetti è qualcosa di realmente ammirevole il fatto che nelle sue piccole mura tanto appaia il vasto mondo”. Come rendere con parole più adeguate la realtà che si è poc’anzi descritta?

 

E non ci illustrò mirabilmente Sant’Agostino come coesistano, correndo insieme nel flusso della storia, la Città di Dio (della quale l’edificio di culto è porzione) e la città dell’uomo?

 

L’opera a cui facciamo riferimento è, ovviamente, il De Civitate Dei, risalente all’incirca all’anno 430. In estrema sintesi, ciò che il Santo intende comunicare è la differenza tra le due città che egli mirabilmente descrive: “la città terrena è formata da coloro che vogliono vivere secondo la carne, l’altra è formata da quelli che vogliono vivere secondo lo Spirito, ciascuno nella sua pace, che essi raggiungono quando conseguono ciò che ricercano” (Agostino, XIV, 1).

 

Le due diverse forme di esistenza convivono fino alla fine dei giorni in cui potrà essere chiaro il fine e la sintesi della storia umana. È allora ben più prudente, in attesa dell’ineluttabile sentenza, prepararsi ed ingraziarsi il Giudice Supremo.

 

Attraverso l’edificio sacro, questo diventa possibile: il filo che collega al Cielo passa attraverso le sue colonne, le sue cinque porte, la sua cupola.

 

Una piccola curiosità sul fatto che il Tempio “è circondato dalle acque così come il mare (circonda il mondo)”. Nella moderna Urfa, la moschea della città sorge in mezzo a grandi vasche (alimentate dalla sorgente di Rohas) nelle quali nuotano carpe considerate sacre e che, quindi, è vietato pescare.

 

Un’antica leggenda racconta che il profeta Abramo (venerato da ebrei, cristiani e musulmani) in questa città distrusse gli idoli delle grandi divinità pagane, provocando l’ira del locale re assiro Nimrod.

 

Il sovrano catturò il profeta e lo fece issare su una pira funeraria per punirlo del suo gesto blasfemo; ma Dio, vedendo quanto accadeva al proprio messaggero sulla Terra, trasformò il fuoco in acqua (le vasche) e i carboni ardenti in pesci (le carpe).

 

Nella stessa zona vi è un minareto di base quadrata, molto antico, all’interno del quale vi sono rovine che ricordano il campanile di una chiesa….il pensiero che si tratti dei resti della cattedrale di Santa Sofia emerge con prepotenza, coadiuvato dallo scritto del Confessore: anche la cattedrale che stiamo esaminando era, curiosamente, circondata dalle acque.

 

Non si può dunque, in questa sede, non fare cenno al significato che la costruzione di edifici sacri ha avuto nell’immaginario collettivo sull’ambiente circostante. L’erezione di chiese e cattedrali ha coinciso con la fine delle persecuzioni imperiali e fin da subito i luoghi di culto sono stati concepiti e orientati in modo studiato e preciso.

 

Essi, infatti, sono stati ideati quali superfici riflettenti della realtà cosmica circostante: il concetto che esprime San Pier Damiani, quando afferma che la chiesa costituisce l’immagine del mondo, non afferisce solo alle rappresentazioni che ornavano le pareti e le colonne dei vari edifici. Le decorazioni murali dei vari “Templi” recavano infatti, nella maggior parte dei casi, immagini di vita quotidiana, attività lavorative, realtà terrestri e temporali.

 

La nota massima del Santo, come si diceva, è di significato ben più ampio: egli vuole comunicare che non solo la chiesa si riflette nella quotidianità dell’uomo, ma ricomprende all’interno della sua superficie l’immagine del cosmo nella sua interezza.

 

Con grande rigore scientifico lo studioso Jean Hani nel suo saggio “Il simbolismo del Tempio Cristiano”, osserva che qui si vuole intendere che la Cattedrale, così concepita, “è ancor di più un’immagine strutturale che riproduce la struttura intima e matematica dell’universo”.

 

E non è solo nello spazio che si riflette la studiata architettura degli edifici sacri in esame. Essi, infatti, assumono rilievo anche con riguardo all’aspetto temporale.

 

Da sempre, i concetti di spazio e tempo vengono associati fra loro: in effetti questi due aspetti sono legati indissolubilmente, soprattutto quando si affronta un’analisi storica.

 

E anche nel caso di specie non vi sono eccezioni; basti segnalare, ad esempio, come l’orientamento del Tempio (di cui si è parlato in precedenza) che segna per mezzo della croce le direttrici dei quattro punti cardinali, segna anche l’ordine delle quattro stagioni e, quindi, il tempo che scorre. Est, la primavera, Sud, l’estate, Ovest, l’autunno, Nord, l’inverno.

 

Anche le raffigurazioni di Cristo e degli Apostoli, che ritroviamo in Santa Sofia, hanno un significato simbolico ben preciso.

 

Il Cristo è il giorno stesso, e i suoi Apostoli sono le dodici ore solari, lasciando intendere che le tenebre, la notte, l’oscurità, non siano presenti in quanto espressione del maligno. 

 

Ma ciò che maggiormente viene in considerazione, sotto l’aspetto temporale, è la liturgia. Essa scandisce il tempo dei fedeli con gli orari della funzione religiosa, e il “tempus viene completamente ricompreso all’interno del tempo liturgico: esso cambia forma, non è più possibile scandirlo con le modalità profane.

 

Viene così ad esistenza un momento che è già al di là del profano, dell’umano. È il tempo di Dio, il momento che congiunge il fedele con il Cielo, ciò che spinge l’Uomo all’elevazione verso l’Eterno.

 

Si ha quindi una forma di “sacramento del tempo” che, congiungendo l’elemento umano con il divino, arricchisce l’edificio sacro di un ulteriore, e del tutto particolare, significato.

 

Per concludere, una notazione finale: alla luce di quanto finora osservato, è più agevole comprendere il peso storico e scientifico-artistico del Poema che abbiamo qui riportato. Se si pensa, infatti, al tempo in cui fu scritto, la chiarezza e il rigore tecnico con i quali il Confessore ha tratteggiato i caratteri della Cattedrale sono davvero sorprendenti.

 

L’edificio è descritto con grande precisione in primis sotto il profilo architettonico: si affronta l’ambientazione esterna, la sistemazione del tetto, l’elenco delle arcate, gli atri con i portici e le relative colonne, la descrizione delle cinque porte di ingresso.

 

Si specificano, poi, anche i materiali utilizzati: dalla colatura in piombo che ricopre le pareti, all’utilizzo di marmi policromi applicati negli interni come rivestimento murale.

 

Esaurita la descrizione tecnica dell’edificio, si passa infine all’esame degli interni: la rifrazione della luce che filtra dalle numerose finestre su tre lati, e crea evidentemente giochi luminosi studiati; il “podio come il Cenacolo di Sion”, collocato in posizione centrale, si erge al di sopra di undici colonne, rappresentanti gli undici Apostoli riuniti; vi sono poi dieci colonne che fungono da sostegno del Cherubino nel coro, e nove scalini, anch’essi nel coro, con il Trono, simboleggianti i nove Ordini degli Angeli e il Trono come seggio del Cristo Re.

 

Quanto sinteticamente riportato nella descrizione poc’anzi effettuata, in ultima analisi, consente di comprendere perfettamente al lettore come appare la Cattedrale agli occhi del visitatore e come lo stesso visitatore deve interpretare ciò che compare dinanzi a sé.

 

In altre parole, leggendo il Poema nella sua interezza, si viene catapultati all’interno del Tempio, perdendo il senso dello spazio fisico nel quale ci si trova, e si è in grado di comprendere immediatamente il significato di quanto con la mente è possibile vedere attraverso le parole dell’autore: questo è il vero, piccolo miracolo che è racchiuso nell’opera del Confessore, forse ancora poco conosciuta ma di grande impatto artistico, filosofico e storico.

 

 

Riferimenti bibliografici

 

Jean Hani, Il simbolismo del tempio cristiano, Edizioni Arkeios, 1996.

Guidalberto Bormolini, Romano Guardini: i santi segni-santificazione di spazio e tempo nella liturgia e nel tempio cristiano, in Rivista di ascetica e mistica, 3 (2004) 481-511.



 

 

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