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ANTICA


N. 86 - Febbraio 2015 (CXVII)

Rivoluzione Augusto
L'imperatore che riscrisse il tempo e la città

di Federica Campanelli

 

Al Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo continuano le celebrazioni, iniziate nel 2014, per il bimillenario della morte di Augusto attraverso la mostra Rivoluzione Augusto - L'imperatore che riscrisse il tempo e la città. Titolo suggestivo tanto quanto le preziose opere esposte in un gioco di luci davvero d'effetto, tutte pertinenti alla figura dell'imperatore. Le opere provengono sia dalla stessa collezione di Palazzo Massimo, sia da altri musei italiani e stranieri.

 

Tra le più influenti innovazioni introdotte da Cesare Ottaviano Augusto nell'ambito della gestione del vasto impero vi fu il rinnovamento del sistema calendariale (8 a.C.), fattore che ha avuto inevitabili ripercussioni non solo nella concezione del tempo, ma soprattutto nella riorganizzazione dell'ordine civico e nella forma mentis della popolazione.

 

Il primo calendario romano è attribuito a Romolo. L'anno era di dieci mesi e iniziava da marzo. Si deve, invece, a Numa Pompilio l’aggiunta, nel 713 a.C. dei mesi di gennaio e febbraio, portando così l'anno a 355 giorni, contro i 304 del calendario di Romolo. Nel tentativo poi di accordare il calendario con l'anno solare, periodicamente veniva conteggiato un mese intercalare, il mercedonio.

 

La gestione, spesso arbitraria, del calendario era affidata ai pontefici e nel tempo l'allineamento tra calendario e anno solare andò allentandosi. Per sopperire a tale imperfezione Giulio Cesare (pontefice massimo dal 63 a.C.) attuò nel 46 a.C. una riforma, non senza il sostegno dell'astronomo e matematico Sosigene di Alessandria. Nel nuovo calendario, entrato in vigore il primo gennaio del 45 a.C., non furono più contemplati periodi intercalari, ogni mese aveva dieci giorni supplementari e il mese Quintile cambiò nome in Iulius (luglio) proprio in onore di Cesare.

 

Augusto dal 12 a.C. ricoprì la carica di Pontifex Maximus, aveva dunque facoltà di modificare il calendario. L'ottavo mese prese il suo nome e s'introdussero nuovi riti e festività in suo onore che andavano a sommarsi alle precedenti feste (tutte connesse alle divinità), facendo così del calendario anche uno strumento di propaganda.

 

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Augusto Pontefice Massimo (foto Federica Campanelli)

 

L'ottima pannellistica dell'esposizione illustra l'organizzazione del calendario romano, i cosiddetti Fasti, termine che sta a indicare quei giorni in cui erano concesse le attività di trattazione degli affari e che per estensione designa l’intero schema calendariale.

 

La settimana era di otto giorni, ogni giorno era contraddistinto dalle lettere che vanno dalla A alla H (il cosiddetto ciclo nundinale) seguendo una numerazione in riferimento alla posizione del giorno rispetto alle none, alle idi, e alle calende del mese successivo.

 

Nella seconda colonna vi erano indicate:

le none, NON (quinto o settimo giorno);

le idi, EIDUS (tredicesimo o quindicesimo giorno);

le calende, K (primo giorno).

 

In terza colonna erano incise le notae dierum che indicavano la "qualità dei giorni":

dies fastus, F;

dies nefastus, N (quando non era concesso, per autorità religiosa, il rendere giustizia);

dies endotercisus, EN (sono giorni fasti solo nelle ore di luce della giornata);

dies comitialis, C (giornate in cui si potevano tenere comizi e assemblee del popolo;

nefastus publicae feriae, NP (non ancora chiaro il suo esatto significato, forse segnalava il divieto alla celebrazione di una festa).

 

Potevano poi seguire varie atre specifiche per quel giorno riguardo ludi, anniversari, etc.

 

L'allestimento prende il via dai frammenti dei Fasti Antiates Maiores (84-46 a.C.), raro esempio di calendario precedente la riforma cesariana in cui sono presenti i mesi da Ianuarius a December, e il mese intercalare aggiunto in ultima colonna. Questo calendario è esposto nell'area della collezione permanente (Sala I).

 

È possibile, inoltre, ammirare per la prima volta i Fasti Albenses di Alba Fucens, calendario post cesariano di dimensioni pari a 2,32 metri di altezza per 4,12 di larghezza, rinvenuto nel 2011 negli scavi dell'ex convento San Pietro a Massa d'Albe (L'Aquila). Il reperto è di notevole importanza poiché, cosa non comune, è dipinto su intonaco. Dei Fasti Albenses sono esposti i frammenti dei mesi aprile e maggio, di cui si leggono i primi giorni (il reperto comprende anche il mese di giugno, non esposto in questa sede). Visibile anche parte del registro inferiore con i Fasti Consulares (elenco annuale dei consoli in carica) che vanno dal 90 a.C. al 18 d.C., ma di cui sono esposti frammenti solo degli anni che vanno dal 48 al 42 a.C., menzionando anche la morte di Cesare. Si suppone, tuttavia, che il calendario sia stato realizzato il 30 d.C. e che i fasti consulares arrivassero, dunque, fino a questo anno.

 

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Frammenti dei Fasti Albenses (foto Federica Campanelli)

 

Si passa alla visione dei Fasti Amiternini (20 d.C.) dell'antica città sabina di Amiternum, passata sotto il controllo di Roma nel III secolo a.C. Di essa è esposta solo la splendida lastra, davvero ben leggibile, con i mesi che vanno da luglio a dicembre. Nei Fasti Amiternini si leggono nuovi anniversari (ferie pubbliche) legati alla vita pubblica di Ottaviano, tra cui: la Battaglia di Azio (2 settembre 31 a.C.); la costruzione dell'Ara Pacis in Campo Marzio (4 luglio 13 a.C.); l'innalzamento del Tempio Divi Iulii (18 agosto 29 a.C.), nonché il Dies Tristissimus, la morte dell'imperatore (19 agosto 14 d.c.).

 

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Fasti Amiternini (foto Federica Campanelli)

 

Seguono i cosiddetti Fasti Praenestini, ritrovati nel XVIII secolo e provenienti da Praeneste (Palestrina). Furono compilati tra il 3 e il 9 d.C. da Verrio Flacco, grammatico romano al servizio di Augusto come precettore dei suoi nipoti. Una caratteristica di questo calendario è la presenza di numerose annotazioni che arricchiscono di significato i vari giorni dell'anno.

 

Nel complesso si presenta come l'opera calendariale più dettagliata dell'età augustea giunta fino a noi ed è tra le principali fonti che Ovidio consultò per stilare i Fasti. Nei frammenti dei Fasti Praenestini esposti sono leggibili i mesi gennaio, marzo, aprile e dicembre. Alcuni dei giorni festivi aggiunti in età augustea sono: Battaglia di Modena (15 aprile 43 a.C.); il giorno impuro, 14 gennaio, poiché vi nacque il generale Marco Antonio; il conferimento della corona querquensis a Ottaviano (13 gennaio 27 a.C.) in quanto salvatore della Repubblica e quindi di tutti i Romani (la corona querquensis, o corona civica, era infatti destinata a chiunque avesse salvato un cittadino romano); il giorno in cui Ottaviano ricevette il titolo di Augusto (16 gennaio 27 a.C.); il giorno in cui Augusto assunse la carica di Pontifex Maximus (6 marzo 12 a.C.), e innumerevoli ricorrenze, anche postume, circa le dediche di templi, statue e altari.

 

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Alcuni frammenti dei Fasti Praenestini (foto Federica Campanelli)

 

Tra le altre opere esposte vi sono la celebre statua che mostra il divino Augusto nei panni di Pontefice Massimo; un ritratto di Augusto con corona civica (40 d.C. circa) proveniente dal Museo Archeologico di Saintes; un ritratto di Giulio Cesare datato al 44 a.C., anno del suo assassinio proveniente dal Museo di Antichità di Torino; due rilievi con Vittoria e trofeo e a forma di rostro di nave, entrambi in memoria della battaglia di Azio; un ritratto del generale e grande amico di Ottaviano Marco Vipsanio Agrippa; un rilievo con rappresentazione dei segni zodiacali realizzato sicuramente in seguito alla riforma cesariana in quanto compare il segno della Bilancia, prima assente; un rilievo con triade apollinea relativo alla dedica di Ottaviano del Tempio di Apollo il 9 ottobre 28 a.C., giorno, dunque, considerato festività; una parte di ara con dedica ai Lares Augusti; una lastra con preghiera augurale per Augusto; una base con rami di platano e bucrani che mostra il nuovo, raffinato stile ornamentale d'età augustea che fonde forme classiche e arcaiche ben riconoscibili anche nell'Ara Pacis.

 

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Ritratto di Augusto con corona civica (foto Federica Campanelli)

 

                    

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Ritratti di Cesare e Agrippa (foto Federica Campanelli)

 

Presenti anche strumenti multimediali didattici come l'Hyper-biografia, attraverso il quale l'utente può interagire con la storia e le vite dei protagonisti dell'epoca.

 

A completare il racconto di un periodo di grande rivoluzione, viene proiettato il bellissimo cortometraggio “A” Elegia di Augusto, per la regia di Erminio Perocco e con il commento musicale di Angelo Talocci. Il film ripercorre i pensieri, le imprese e i luoghi del primo imperatore attraverso immagini mozzafiato e le parole dello stesso Augusto tratte da Res gestae divi Augusti.

 

Due i protagonisti: Augusto, ormai in età avanzata, e una figura femminile di cui non si riconosce immediatamente l'identità. In apertura e in chiusura del film scorrono scene ambientate sul Ponte Nomentano, luogo tradizionalmente legato all'incontro tra Carlo Magno e papa Leone III, a pochi giorni dall'incoronazione di Carlo a primo imperator del Sacro Romano Impero.

 

Augusto e Carlo Magno, i due grandi "primi imperatori" che hanno condiviso il merito di aver dato forma a una "coscienza europea". La figura femminile è dunque l'Europa, della quale Augusto è il primo padre.

 

A chiudere il cortometraggio (e l'intera esposizione), è la toccante frase che lui rivolge alla donna: "Non aver paura, Europa".



 

 

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