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N. 36 - Dicembre 2010 (LXVII)

La Questione Meridionale
I problemi del neo-costituito Regno d’Italia

di Alba Giordano

 

La definizione di “questione meridionale”, venne usata per la prima volta nel 1873 da un deputato al parlamento italiano, intendendo con questo termine la disastrosa situazione economica e sociale, in cui versava il mezzogiorno italiano all’indomani dell’annessione forzata al Regno d’Italia nel 1861.

Pur essendoci un divario tra l’industrializzazione del nord, concentrata in particolar modo in Piemonte ed in Lombardia, rispetto a quella del sud, nel periodo dell’Italia pre-unitaria, il mezzogiorno si era avviato ad avere un buon livello di industrializzazione, grazie all’opera del governo borbonico, il quale si era preoccupato di adottare in quest’area, una politica protezionistica istituendo dei dazi sulle importazioni.

Con la forzata annessione al nuovo regno, tuttavia, il sud vide crollare il sistema protezionistico e le piccole aziende faticosamente avviate, ergo, crollarono.

L’ex governo sabaudo instaurò in queste province un sistema statale e burocratico simile a quello vigente in Piemonte.

La coscrizione obbligatoria, l’aumento delle tasse, l’occupazione militare, l’abolizione degli usi e delle terre comuni, l’analfabetismo dilagante, generarono così un forte malcontento; da ciò si evidenziarono alcuni fenomeni: la mafia, l’emigrazione al nord - italia o all’estero e una “piaga” della società: il brigantaggio.

Considerato una risposta, una reazione indubbiamente violenta alle imposizioni governative, si manifestò tra il 1861 e il 1865.

Tale fenomeno era localizzato prevalentemente in Calabria, Puglia, Campania e Basilicata. I briganti, composti da ex garibaldini, ex soldati borbonici e, in alcuni casi, da donne temerarie, si rifugiavano sulle montagne, in luoghi impervi.

Configuratisi come vere e proprie bande armate, i briganti attaccavano i proprietari terrieri (nuovi ricchi) e venivano protetti e nascosti dai contadini, ma anche dal clero e dai vecchi proprietari terrieri, i quali tentavano di avvalersi di questo fenomeno, sperando, attraverso le sommosse, di ripristinare lo status quo ante, ovvero auspicavano il ritorno dei Borboni.

Pensando che il brigantaggio fosse la causa di tutti i mali del mezzogiorno, lo stato reagì adottando una politica di repressione durissima che sancì irrimediabilmente il divario, già enorme, esistente tra il nord e il sud del paese.

Tuttavia, una volta debellato tale fenomeno, le condizioni economiche e sociali dell’italia meridionale non migliorarono alcunché, semmai, l’emigrazione, ovvero la risposta che la povera gente ebbe per sopperire la mancanza di lavoro e la povertà, ci fa comprendere che tale realtà, fu una delle pesanti conseguenze della “mancata risoluzione”, da parte dei vari governi italiani susseguitisi negli anni, della famigerata questione meridionale.


 

 

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