.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]

RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

ANTICA


N. 13 - Gennaio 2009 (XLIV)

PROVINCE ROMANE
graecia

(MACEDONIA/EPIRUS/ACHAIA)

di Antonio Montesanti

 

Solo i Romani usavano chiamare l’Ellade nel modo in cui in futuro sarebbe stata conosciuta: Graecia. La Grecia arcaica vera e propria era quella che andava da capo Matapan al Monte Olimpo e al di fuori rimanevano tre regioni che entreranno, durante l’Impero a far parte a pieno titolo dell’idea di Grecia, nel senso moderno: Epiro, Macedonia e Creta. Quest’ultima, tuttavia durante l’impero verrà aggregata per questioni di colonizzazione alla vicina Pirenaica (Libia orientale).

 

A differenza delle altre province romane, quelle orientali, di cui la Graecia nell’insieme delle sue tre scomposizioni storico-geografiche, possiede una storia di cui è impossibile tracciarne, in tempi brevi una storia. Basterà dire che quando i Romani si affacciarono nell’area balcanica si trovarono di fronte gli Illiri, i Macedoni e le Leghe Achea e Etolica che rappresentavano rispettivamente il sud ed il nord della Grecia classica. Tuttavia un ruolo di preminenza, economico-militare spettava alla macedonia che si fece carico di difendere il mondo greco.

 

È necessario sottolineare che tutte le vicende storiche che contrapposero il mondo greco vero e proprio e quello romano, videro queste tre province coinvolte negli stessi eventi, o per meglio dire ogni evento vide coinvolte tutte e tre le province.

 

Il primo contatto tra la Macedonia e Roma si deve al casus belli per un’imprudenza de del Re di Macedonia durante la seconda guerra punica, quando Filippo V si alleò con Annibale. I Romani, in quel momento troppo impegnati in Italia e Africa per poter intervenire, fomentarono i nemici della Macedonia, la Lega Etolica e il Regno Attalide di Pergamo. La prima guerra macedonia iniziata nel 214 a.C. terminò nel 205 a.C. con la pace di Fenice che riconduceva ad uno stallo tra le due potenze, in cui Roma perdeva tutti gli alleati delle Leghe ma era riuscita ad impedire gli aiuti che Filippo avrebbe voluto portare ad Annibale.

 

Nel 192 a.C. il re seleucide Antioco III intervenne in Tracia, con l’intenzione di occuparla ma venne sconfitto nel 190 a.C. dalle truppe romane nella battaglia di Magnesia, fornendo così un primo pretesto alla conquista dell’Asia Minore. Lega etolica, alleata del basileus siriano, perse la supremazia sull'anfizionia delfica.

 

La Seconda Guerra Macedonica scoppiò in seguito alle minacce, in realtà poco velate, che l'alleanza tra Macedonia e la Siria seleucide che avevano deciso di portare contro gli stati alleati dei Romani: l’isola di Rodi e il regno di Pergamo.

 

La Terza Guerra Macedonica durò tre anni in cui in un primo momento i Macedoni guidati dal re Perseo sconfissero, a Larissa e in Illiria. Tuttavia la guerra, questa volta, si concluse con una cocente sconfitta da parte di Tito Quinzio Flaminino ai danni di Filippo V a Cinocefale (197 a.C.). Tuttavia nella primavera successiva durante gli agoni pitici, Flaminino poteva riproporre la magnanimità romana con un proclama personale che dichiarava le deliberazioni del senato che concedeva la libertà per tutte le città greche, con la partenza delle legioni che sarebbe avvenuta due anni più tardi.

 

 

 

La Macedonia rimase un’entità unica, come lo era prima, mentre le città rimasero libere, anche di proseguire nel loro corso 'protoregionale' di vere e proprie federazioni urbane già conosciute come leghe, già esistenti, come la Etolica, l’Achea e la Tessala sia di fondarne delle nuove, come quella Euboica. I Romani pur abbandonando l’area, continuarono comunque ad intervenire, in qualità di osservatori esterni, nelle contese tra le città-stato greche o tra queste e le tribù barbare confinanti.

 

La Macedonia, probabilmente foggiandosi dei fasti recenti della sua storia, continuava comunque una forma di rivolta che trovò sempre nuovi leaders che si proclamavano di volta in volta figli di Filippo V, in modo da emulare Alessandro. Uno di questi, Perseo, forse il vero figlio di Filippo si ribellò allo stato di cose e nel 168 a. C., venne definitivamente sconfitto da Emilio Paolo a Pidna.

 

Roma, si rivolse agli sconfitti: venne ridimensionata l'Etolia e anche la lega Achea venne punita, 10.000 nobili achei, tra i quali Polibio, vennero deportati in Italia, quindi ancora una volta, non procedette all'annessione diretta dei territori macedoni conquistati. Questi vennero organizzati da una commissione senatoriale di dieci membri, di tipo provinciale.

 

La Macedonia venne suddivisa in quattro regioni federali e foederate (merídes) ognuna nominalmente indipendente e sottoposta ad una capitale: sicchè Anfipoli era la città a capo dell’area estremo-orientale, nella Tracia, ad est del fiume Strimone; la seconda regione, con capitale  Tessalonica, confinante ad ovest con la precedente, tra i fiumi Strimone e Axios, comprendeva la penisola Calcidica; la terza ancora più ad ovest del fiume Axios e limitata a sud dal massiccio del monte Olimpo, aveva come capitale Pella; mentre la quarta, più estesa e meno popolata, comprendeva le regioni montuose nord-occidentali, e forse anche l'Epiro e l'Illiria, la sua capitale era Heraclea Lyncestis (odierna Bitola).

 

 

L'economia locale era tuttavia pesantemente condizionata da imposizioni e divieti stabiliti dai Romani, come ad esempio i terreni (agri regii) e le imposte fondiarie del re, erano ridotte della metà, che erano devolute a Roma.

 

Gli abitanti di ognuna delle quattro parti di ognuna delle repubbliche indipendenti (così le avevano chiamate) non potevano avere rapporti tra loro, praticare i commerci e perfino sposarsi tra appartenenti a repubbliche diverse. Ai Macedoni venne poi proibito di lavorare i metalli e il tributo delle tasse sarebbe stato riscosso da Roma, a capo di ogni repubblica venne insediata una dirigenza filo-romana.

 

Questa situazione, realmente precaria, sfociò nel 150 a.C. nella rivolta di un artigiano tracio di nome Andrisco (Pseudofilippo), che si proclamava figlio di Perseo. Nel 149 a.C. si mise a capo di un esercito di Macedoni e di Traci, riuscendo a conquistare quasi interamente la Tessaglia, grazie anche al fatto che Roma ne aveva sottovalutato la forza. Sullo slancio delle vittorie, lo Pseudofilippo riuscì anche ad annientare una legione romana.

 

Nel 148 a.C. Fu inviato nella regione un grande esercito a capo di Quinto Cecilio Metello, e, malgrado all'inizio lo Psudofilippo riuscisse ad ottenere successi, alla fine dovette capitolare e venne fatto prigioniero a Cinocefale. Fu condannato a morte, dopo essere stato trascinato nel corteo celebrativo delle vittorie di Metello per le vie di Roma.

 

L’anno successivo, una commissione senatoria stabilì il nuovo ordinamento politico che stabiliva l’istituzione della nuova provincia che comprendeva le quattro precedenti repubbliche, le coste della Tracia e forse anche l'Epiro e l'Illiria. Vi si aggiunsero quindi anche la Tessaglia e parti della Grecia più settentrionale. La provincia venne governata da un propretore, di rango per lo più consolare, che risiedeva a Thessalonica (Salonicco).

 

Poche furono le città libere: Tessalonica (metropoli della Macedonia), Anfipoli, Abdera ed Eno, oltre alle isole di Taso e di Samotracia e alle città di Apollonia e Epidamno (oggi Durazzo) in Illiria. Tutte le altre città della Macedonia e quelle che avevano fatto parte della Lega achea in Grecia furono soggette a tributo come civitates stipendiariae.

 

Tutte le città conservarono tuttavia le proprie autonomie interne, come già era accaduto nei confronti del sovrano all'interno del regno macedone, ma persero il diritto di battere moneta, che rimase invece ad alcune città libere della Grecia. Roma appoggiò inoltre ovunque i regimi oligarchici. Probabilmente i terreni di proprietà regia in Macedonia vennero incorporati nell'ager publicus, di cui entrò a far parte anche il territorio di Corinto, mentre i territori cittadini rimanevano in possesso delle diverse città.Poco dopo l'istituzione della provincia venne sistemata la via Egnazia, che da Apollonia ed Epidamno, sulla costa adriatica, raggiungeva Pella e quindi Tessalonica.

 

Contemporaneamente a sud si animava il conflitto nel Peloponneso tra la Lega achea, guidata da Corinto, e Sparta.

 

Sebbene Roma fosse occupata nella terza guerra punica e nella repressione delle rivolte in Spagna (147 a.C.), il Senato dovette trovare in fretta una soluzione che rendesse stabile una volta per tutte la regione, e non poté far altro che aprire un nuovo fronte di guerra. La lega Achea da tempo meditava di ridimensionare Sparta, già inglobata nel suo territorio, ma sempre pronta alla resistenza e alla lotta. La lega mandò a chiamare Roma per risolvere la questione diplomaticamente. Roma non se ne occupò subito, e la lega decise di attaccare Sparta di propria iniziativa.

 

Nel 147 a.C. una delegazione romana insediatasi a Corinto, decise che Sparta, Corinto stessa, Argo e altre città fossero rese indipendenti dalla lega Achea. Gli achei presenti reagirono arrestando gli spartani presenti in città e attaccando gli stessi ambasciatori, che riuscirono a malapena a salvarsi.

 

Corinto continuava a rifiutare l'arbitrato della commissione senatoriale inviata da Roma, per questo, sempre nel 146 a.C., veniva inviato Lucio Mummio.

 

I capi della lega Achea, Critolao e Deleo decisero allora per la guerra contro Roma, ritenuta debole per via dei più fronti di battaglia che la vedevano impegnata in quel momento. Dalla parte della lega si schierarono anche la Beozia, la Locride, la Focide e la Calcidia.
 

Nel 146 a.C. ebbe inizio la guerra. Già contro le armate di Metello l'esercito greco, alla guida di Critolao, cominciò a subire le prime sconfitte. Mummio si vide così davanti l'esercito che Deleo aveva costituito con la popolazione del Peloponeso, ed ebbe gioco facile nel vincerlo, dopo  una serrata campagna militare che terminava con la distruzione di Corinto stessa da parte di Metello che riceveva il soprannome di Achaicus (conquistatore dell'Acaia). La sua popolazione venne trucidata o resa schiava, mentre il saccheggio della città,  rifornì di opere d'arte le ville dei patrizi romani

 

Non è chiaro tuttavia se la Grecia sia stata annessa immediatamente alla nuova provincia di Macedonia, ovvero se si conservò il regime precedente o come sembra probabile sia stato effettivamente annesso solo una parte del territorio, quello di Corinto e della Lega Achea.

 

Certo è che, dopo il 146 a. C., Roma rispettò le autonomie locali ma tolse ogni valore politico alle leghe, che spesso furono sciolte; i territori conquistati vennero attribuiti alla provincia di Macedonia (Macedonia et Achaia).

 

 

Come ulteriore rappresaglia, Roma decise di mostrare le maniere forti con, Calcide e soprattutto con Corinto.

Alla prima vennero smantellate le mura e disarmata la popolazione, mentre la seconda polis, il principale centro della rivolta, venne rasa al suolo dalle fondamenta e venne proibito alla popolazione di tornare ad abitarvi, dichiarando il luogo maledetto (146 a.C.).

 

Secondo Cicerone passò sotto il dominio romano (con l'imposizione del tributo) solo quella parte della Grecia che aveva combattuto nella guerra achea (il Peloponneso, tranne la Laconia, la Megaride, la Locride orient., la Focide, la Beozia, Calcide), mentre gli altri territori (fra i quali Atene e l'Attica) rimasero indipendenti.

 

Gli ultimi studi sembrano convergere su una formazione conglobazione provinciale alla Macedonia sotto il controllo senatoriale, con alcune città che sembra, al contrario della Macedonia, abbiano mantenuto una condizione di libertà apparente e di governo autonomo: Atene, Rodi e forse la Lega Etolica, oltre a Sparta, che come le precedenti ebbe piccole porzioni di territorio sotto il proprio dominio. Le città rimaste libere godevano invece dell'immunità ed erano considerate da Roma liberae et amicae, con un rapporto di collaborazione che venne spesso accentuato da uno spontaneo e graduale adeguamento all'egemonia romana.

 

La regione visse in seguito una rivolta fomentata da un altro presunto figlio di Perseo, Alessandro, nel 143 a.C. e incursioni delle tribù sul confine (nel 92 a.C. gli Scordisci giunse a saccheggiare il santuario di Dodona). Nell'88 a.C. Mitridate V Eupatore, re del Ponto, convinse molte città-stato greche a unirsi a lui contro i Romani che portò all’occupazione successiva da parte del figlio Ariarate, durante la prima delle guerre mitridatiche.

 

Lucio Cornelio Silla dopo aver messo in fuga l’occupante dalla Grecia ed aver sedato la ribellione, saccheggiò Atene nell'86 a.C. e Tebe l'anno successivo, depredandole delle loro opere d'arte. I Romani punirono severamente i traditori, e la Grecia centrale uscì in rovina da questo scontro, dal punto di vista economico, con il commercio acheo non più in grado di rivaleggiare con quello di Roma. Sul piano culturale, Atene mantenne il suo ruolo di centro intellettuale, venendo però surclassata da Alessandria d'Egitto.

 

Nel 72 a.C. fu governata dal proconsole Marco Terenzio Varrone Lucullo, che sconfisse i Bessi. Nel 57-55 a.C. fu governatore della provincia Lucio Calpurnio Pisone, contro le cui malversazioni venne scritta l'orazione ciceroniana In L. Calpurnium Pisonem.

 

La provincia venne coinvolta inoltre nella guerra civile tra Cesare e Pompeo, combattuta nelle sua fasi finali tra Durazzo e Farsalo e Cesare vi dedusse alcune colonie di veterani: Butrinto in Epiro, Dymae e Corinto (Laus Iulia Corinthiensis), quest’ultima rappresentò l’effettiva rinascita della Grecia. Nuovamente la provincia fu coinvolta nella lotta tra il triumviri e i Cesaricidi e nuovi stanziamenti di veterani si ebbero dopo la battaglia di Filippi nel 42 a.C. da parte di Otaviano (Dyrrachium a Durazzo, in Epiro, Augusta Arae Patrae a Patrasso, Filippi e Pella, che godettero dello ius italicum).

 

Dopo Azio (Nikopolis) che vide la sconfitta di Marco Antonio e di Cleopatra nel 31 a.C., Augusto, quattro anni dopo, rimodellò le province greche: separò la Macedonia dalla Grecia Classica di cui è attestato ufficialmente il nome di Achaia nel 27 a. C. come provincia a sé stante e ascritta tra quelle senatorie ed ebbe un governatore di rango pretorio con sede a Corinto, dopo avervi ascritto Tessaglia ed Epiro – distaccati in seguito. La stessa Macedonia rientrò sotto il controllo diretto dell’imperatore tra il 15 ed il 44 d.C. sotto il governo di un legato imperiale.

 

 

Da adesso ambedue le province seguirono un destino piuttosto simile, la Grecia ebbe una momentanea indipendenza: nel 67 d.C. Nerone da Corinto ne proclamò la libertà, con questo atto sembra sia avvenuta la creazione della provincia procuratoria dell’Epiro in concomitanza con il cambio di statuto della Grecia. La parte settentrionale della provincia dell’Achaia fu separata dal resto della penisola e munita di un’amministrazione autonoma. Vespasiano, poco prima del 74 quando, restituì al senato la provincia di Achaia ben presto annullando gli effetti della promulgazione neroniana.

 

 

I primi stravolgimenti dell’area avvennero all’inizio del II sec. d.C. e ancora più profondi furono quelli sotto il principato di Antonino Pio: intorno al 108 d.C. venne distaccata dai territori acaico-macedonici la nuova ed indipendente provincia d’Epiro che diviene autonoma grazie all'imperatore Traiano per l’importanza che occupava la sua posizione geografica in senso militare ed economico.

 

 

 

Abbiamo la notizia della provincia procuratoria dell’Epiro era ancora esistente sotto Adriano. Per quanto riguarda l’età post-adrianea, invece, non c’è una documentazione tale per cui sia possibile ricostruire nei dettagli la storia amministrativa dell’Epiro. È tuttavia ipotizzabile che la provincia sia rimasta equestre per un periodo assai lungo, intramezzato forse, ma senza alcun riferimento preciso, con alcune parentesi senatorie.

 

Uno stravolgimento dell’area fu operato sotto Antonino Pio che per alcuni sembra aver creato la provincia epirota – il cui governo fu affidato ad un procurator equestre – quando spostò la Tessaglia dall'Achaia alla Macedonia. Dall'Achaia vennero distaccate le due regioni dell'Epiro e dell'Acarnania dal Corso dell'Àcheloo a sud fino al promontorio Acrocerauno a Nord, costituendone una provincia totalmente autonoma, a cui furono aggregate anche le isole ionie si eccettuino  alcuni  pochi  centri  della, costa,  quali le colonie di  Azio (Nikopolis),  fondata da Augusto in ricordo della sua vittoria su Antonio, e di Butroto, Fattuale, Butrinto, e alcuni altri dell'interno, tra cui Dodona, celebre per il santuario di Giove.

 

 

 

L’Epiro – le cui attestazioni testimoniano ancora sotto Caracalla un procuratore presidiale – vista la natura montagnosa del paese e la posizione marginale ebbe uno scarso valore economico servendo solo da passaggio verso la Macedonia che sotto il profilo economico fu considerata tra le provincie più ricche: vi erano ampie proprietà terriere, miniere estremamente produttive soprattutto un commercio molto attivo, che si svolgeva principalmente sulla via Egnazia che andava da Apollonia e Dirrachion sull'Adriatico fino a Tessalonica sull'Egeo, prolungata poi fino a Bisanzio.

 

Anche l’Achaia, iniziò, nel II sec. d.C. un periodo di lenta ricostruzione e crescita, che culminò con il regno dell'ellenofilo imperatore Adriano. Assieme allo studioso greco Erode Attico, Adriano iniziò un vasto programma di ricostruzione edilizia: abbellì Atene e restaurò molte delle città greche in rovina. A Roma erano molto ricercati gli schiavi greci istruiti, come medici e insegnanti, così che uomini istruiti erano una voce importante dell'esportazione della provincia.

 

Adriano che sognò di aggiungere ad Atene, alla vecchia città di Teseo, una nuova città che da 'lui avrebbe preso nome, come è scritto sulla porta detta appunto di Adriano. Questi monumenti architettonici romani: oltre la porta già ricordata, l'Agorà. La cosiddetta Biblioteca, l'Olympieion, l'Odeon ad Atene, i Propilei ad Eleusi, il  Ninfeo  ad  Olimpia,  seguono  ancora nelle linee  generali  i  modelli  greci,  ma  di essi alterano talvolta le proporzioni o in essi inseriscono elementi romani. E di spirito fondamentalmente greco è  parimenti la scultura,  se se ne eccettui il genere del ritratto che non si sottrae all'influenza romana.    

 

Con la riforma di Diocleziano si ebbero nell’area i seguenti mutamenti: la Macedonia fu divisa in due province, la Macedonia Prima ad oriente e la Secunda o Salutaris ad occidente, rette da consulares che rispondevano al vicario della diocesi delle Mesie. Vennero inoltre costituite le nuove province autonome di Thessalia e Rhodopia mentre la fascia costiera adriatica fu unita all'Epirus che a sua volta venne “spaccato” in due entità l’Epirus Vetus con capitale Nicopolis e l’Epirus Nova con capitale Dyrrachium (Epidamnus, attuale Durazzo), mentre l’Achaia perdeva di fatto le Cicladi che divenivano una provincia peninsulare. Tutte queste neoprovince facevano parte della prefettura dell'Illirico, ma il proconsole dell’Achaia rispondeva direttamente all'imperatore.

 

 

 

Le condizioni generali del Paese furono abbastanza favorevoli nei primi due secoli dell'impero: oltre alla fondazione di colonie, fra le quali Nicopoli (Azio), da parte di Augusto, gli imperatori dettero grande impulso alle opere pubbliche delle principali città, ma questi interventi non frenarono il processo di decadenza, specie delle aree extraurbane, che fu aggravato dalle invasioni barbariche.

 

Nel 170 d.C. l'invasione dei Costoboci giunse a devastare Eleusi. Per tutto il secolo le invasioni si seguirono in continuazione, via terra e via mare, non risparmiando neanche le località più impervie e meridionali della Grecia: le invasioni dei Goti e degli alemanni iniziarono già dai primissimi anni del  III sec. d.C. compromettendo ripetutamente la tranquillità della provincia devastando molte città fra cui Corinto, Atene e Sparta. Tocco ad uno dei tetrarchi, Gallieno, a respingere le orde Alemanne in Tracia, mentre alte schiere, Erule e Visigote, che nel 395 d.C. vi giunsero con Alarico, la devasteranno in seguito.

 

Tre episodi fondamentali segnano la fine della continuità culturale greca e la scomparsa definitiva del mondo classico: la proibizione di Teodosio (379-395 d.C.) di celebrare culti pagani; gli ultimi giochi olimpici celebrati nel 393 d.C. e il divieto di Giustiniano di esercitare l'insegnamento della filosofia.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]

.

.