.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

antica


N. 90 - Giugno 2015 (CXXI)

PASSAGGI REMOTI
LE PORTE SPARITE DELLE MURA SERVIANE - PARTE VI

di Federica Campanelli

 

Sul colle più meridionale di Roma, l'Aventino – compreso entro le mura già dal VI secolo a.C., ma escluso dal pomerio fino al principato di Claudio (41-54) – partendo da Sud e proseguendo in senso antiorario si aprivano tre porte: Naevia, Raudusculana e Lavernalis.

 

Porta Naevia

A Est del piccolo Aventino, una delle due creste del colle, si apriva la porta Naevia, di cui non rimane alcuna traccia ma che si pensa fosse collocata nello spazio compreso tra largo Fioritto e le basiliche di San Saba e Santa Balbina. Presso quest'ultima è parzialmente conservato un lungo tratto di cinta muraria (50 metri circa) in opera cementizia, originariamente con paramento tufaceo in opera quadrata (quasi del tutto perduto).

 

Il nome della porta, come riporta Marco Terenzio Varrone nel libro V, cap. 34 del De Lingua Latina, è dovuto alla sistemazione della stessa in nemoribus Naevii, nei 'boschi Naevii', un’area periferica in cui probabilmente un esponente della gens Naevia vantava alcuni possedimenti. A essa giungeva il vicus portae Naeviae e ne usciva l'antica via Ardeatina.

 

La fama della porta è altresì legata a un importante episodio dell'assedio etrusco di Roma intrapreso da Lars Porsenna in seguito al rovesciamento della monarchia. Nel 508 a.C. (secondo anno della Repubblica) i Romani guidati dai consoli Publio Valerio Publicola e Tito Lucrezio Tricipitino tesero una violenta imboscata agli Etruschi assedianti. Tito Lucrezio, appostato a Sud, insieme ad alcuni legionari organizzati in manipoli, sferrò l'attacco proprio attraverso la porta Naevia. Scrive Tito Livio in Ab Urbe condita, libro II, 11:

 

"[...] Consulum alter T. Lucretius porta Naevia cum aliquot manipulus militum egressus.; ipse Valerius Caelio monte cohortes delectas educit, hique primi apparuere hosti. Herminius [Tito Erminio Aquilino] ubi tumultum sensit, concurrit ex insidiis, versisque in Lucretium etruscic terga caedit; dextra laevaque, hinc a porta Collina, illinc ab Naevia, redditus clamor; ita caesi in medio praedatores, neque ad pugnam viribus pares et ad fugam saeptis omnibus viis. Finisque ille tam effuse evagandi Etruscis fuit".

 

"Dei due consoli T. Lucrezio uscì dalla porta Nevia con alcuni manipoli, mentre Valerio guidò personalmente sul monte Celio delle truppe scelte che per prime sarebbero state viste dal nemico. Appena Erminio capì che lo scontro era iniziato, uscì dal suo nascondiglio e piombò sulle retrovie degli Etruschi che invece erano rivolti nella direzione di Lucrezio. A sinistra dalla porta Collina, e a destra da quella Nevia, gli rispose un coro di voci: i predatori furono circondati e fatti a pezzi, inferiori com'erano di numero ai Romani e oltretutto tagliati fuori da ogni possibile ritirata. Questo episodio segnò la fine delle scorribande etrusche".

 

Porta Raudusculana

La porta Raudusculana, a Ovest della precedente, si apriva tra piccolo e grande Aventino, nell'attuale piazza Albania, dove è altresì presente uno dei settori più ampi e di certo attraenti delle mura. Qui il muro, un tempo dotato di terrapieno, ha una lunghezza di circa 40 metri, un'altezza di 8 e uno spessore di 4,25. L'interno è in opera cementizia, mentre il paramento è in opera quadrata con blocchi di tufo perlopiù di Grotta Oscura. Di questo tratto si apprezza soprattutto l'arco a tutto sesto in conci radiali – di certo l'opera di un intervento di ricostruzione compiuto nel I secolo a.C. – oggi a estradosso quasi del tutto nudo, interpretato come apertura di una camera per la balistica.

 

.

Mura serviane in piazza Albania

 

Parallela a piazza Albania corre via di Sant'Anselmo, da dove è possibile osservare l'altro versante della porzione di cinta muraria sopra descritta; risalendo la via, all'incrocio con via dei Decii, è visibile un altro tratto di mura, lungo quanto il precedente, costruito totalmente in tufo di Grotta Oscura.

 

Mura serviane in via di Sant'Anselmo

 

Della porta Raudusculana, tuttavia, non v'è traccia archeologica, ma sappiamo che il suo nome deriva dal sostantivo raudus, traducibile come 'pezzo di bronzo non lavorato', 'bronzo grezzo', così come suggerisce Varrone (De Lingua Latina, L IV, 34), ma anche lo storico Valerio Massimo (Factorum et dictorum memorabilium, L V, 6), il poeta Festo e Aurelio Vittore. In accordo tra loro sulla radice etimologica raudus (talvolta rodus), questi si riferiscono alla porta chiamandola, rispettivamente, Rauduscula, Raudusculana, Roduscolana e Rudusculanae, in probabile riferimento a un'effige bronzea posta sulla porta in commemorazione del pretore Genucio Cippo (III secolo a.C.). Il vico uscente dalla porta andava immediatamente a congiungersi con la via Ostiensis, che anticamente si originava dalla porta Trigemina, tra Aventino e Palatino.

 

Porta Lavernalis

Sul grande Aventino si apriva infine la porta Lavernalis, che si suole collocare poco a Sud della chiesa di Sant'Anselmo all'Aventino. L'appellativo deriverebbe dalla vicinanza della porta al boschetto sacro e all'ara dedicati alla dea Laverna ("Hinc Lavernalis ab ara Lavernae, quod ibi ara eius", scrive Varrone), antica divinità ctonia dalle oscure origini, poi tramandata alla storia principalmente come protettrice dei ladri, dei furti e degli inganni.

 

Link Parte I

Link Parte II

Link Parte III

Link Parte IV

Link Parte V



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.