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N. 91 - Luglio 2015 (CXXII)

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre
Un territorio fra Natura, Arte, Misticismo e Poesia

di Monica Vargiu

 

Ha ispirato, con i suoi colori, i sapori dei suoi cibi e la sua poetica bellezza, i più grandi interpreti della letteratura nostrana, Dante, Petrarca e Boccaccio in primis, ma anche registi di caratura internazionale come Martin Scorsese che, nel suo film “The wolf of Wall Street”, interpretato da un cinico Leonardo Di Caprio, ha fortemente voluto che alcune scene fossero girate fra Portofino, le Cinque Terre e Chiavari; ma, questo territorio, ha anche saputo accendere i riflettori su di sé, destando l’attenzione del mondo per la fierezza e l’operosità delle sue genti che, dopo la drammatica alluvione del 2013, hanno lavorato alacremente, con dignità e pervicacia per restituirci uno degli angoli più evocativi della nostra penisola in tutto il suo rinomato splendore.

 

L’Unesco, inserendolo nel 1997 nella nutrita lista del proprio Patrimonio, ne ha posto in evidenza “il paesaggio culturale di valore eccezionale”, ove si attua felicemente una relazione simbiontica e transitiva fra uomo e natura, un territorio, frutto di tradizioni di vita millenaria dal sapore antico dunque, che dal 1998 è diventato Area Protetta e, l’anno successivo Parco Nazionale, per volere del Ministero dell’Ambiente.

 

L’autentica sintonia fra individuo e territorio e il profondo rispetto per le biodiversità presenti, fanno delle Cinque Terre l’unico parco italiano la cui finalità è la tutela e la salvaguardia di un ambiente marcatamente antropico; le stesse caratteristiche geologiche del substrato, derivano dal connubio fra strutture litologiche toscane e liguri che, fondendosi fra loro, hanno conferito alla costa un’inconfondibile struttura morfologica. Il moto ondoso delle acque scolpisce con perizia magistrale le rocce in maniera diversificata, in relazione alla loro composizione chimica, conferendo minor pendenza a quelle di costituzione argillosa (poiché la materia è più erodibile) e tratti di costa più ripidi alle rocce di costituzione carbonatica (più difficile da modellare).

 

La varietà paesaggistica e i contrasti geologici, hanno determinato una conseguente ricchezza della flora e della fauna, basti pensare che sono censite 618 specie vegetali, per la maggior parte a caratterizzazione endemica, mentre, la presenza di pertugi, percorsi nascosti dalla folta vegetazione e torrenti, hanno fornito l’habitat ideale a molte specie faunistiche. Gli ecosistemi, inoltre, presenti nei fondali marini e differenti a seconda dell’incidenza della luce e del suo riverbero sull’acqua, si rivelano garanzia determinante per la protezione del tratto costiero dall’erosione dei moti ondosi.

 

La straordinaria posizione sul mare che si snoda fra Punta Mesco e Punta di Montenero, nella Riviera ligure di Levante, ci consegna alla vista uno spettacolo unico, divino, dagli accenti scenografici talmente particolari da risultare indimenticabili: i cinque borghi sono incastonati come preziose gemme di un diadema nella costa frastagliata, caratterizzata da vertiginose pendenze che, nel loro gettarsi vorticosamente in mare, vengono addolcite da un gioco virtuosistico di terrazzamenti, i quali, mitigando i profili impervi dei costoni, accolgono generosamente le coltivazioni autoctone di vigneti, olivi e spontanea macchia mediterranea.

 

Le cinque terre, Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, pur essendo a strapiombo sul mare, erano agli albori, piccole comunità a vocazione prettamente agricola, solo in un periodo storico successivo, le attività legate alla coltivazione della terra, vennero integrate e si fusero con quelle marinare, ispirate principalmente dal succedersi naturale delle stagioni; La vasta e ingegnosa opera di bonifica, attraverso terrazzamenti con muretti a secco e percorsi sviluppati con una complessa rete di mulattiere, fu messa in opera a più livelli lungo l’intera costa rocciosa, che, in alcuni tratti, risulta essere estremamente verticalizzata; ciò si rivelò possibile, poiché il clima mite e temperato della zona e la composizione chimica del terreno, permettevano alle popolazioni una fiorente abbondanza di colture.

 

Queste coltivazioni, nate in un primo momento come colture di sostentamento, trovano nella viticoltura, nella coltura degli ulivi e dei limoni, una delle voci più importanti dell’economia del luogo, anche se prevale in modo deciso la vocazione prettamente turistica. I prodotti simbolo dell’enogastronomia locale, sono il pesto ligure, un vero e proprio totem, il vino “delle Cinque Terre” e il celebre passito Sciacchetrà, al quale Gabriele D’Annunzio dedicò un’aulica citazione nelle “Faville del Miglio”.

 

Monterosso al Mare, è il centro a maggior densità abitativa, è costituto da una parte più antica e una più recente, si inserisce in un golfo naturale e presenta le spiagge più estese. Unitamente a Vernazza è stato uno dei luoghi maggiormente colpiti dall’alluvione, ma, pur conservandone alcuni drammatici segni, è rinato in breve tempo, mantenendo intatto tutto il suo fascino. Fu luogo d’elezione per il premio Nobel Eugenio Montale, (al quale in questo sito è stato dedicato l’omonimo parco letterario e dove è presente la sua stupenda dimora in stile liberty), che vi trascorreva fin dalla prima giovinezza le proprie vacanze e che, nelle sue riflessioni di una vita, maturò, per così dire, la propria verità esistenziale, attraverso gli stimoli visivi e fortemente simbolici dell’immaginario quotidiano offerti al suo sguardo dal mirabile paesaggio, fatto di mare, dedali di viuzze che si arrampicano sui costoni e, soprattutto, dal giallo intenso e solare dei limoni, frutto tipico della zona e metafora cromatica di speranza. Il Castello dei Fieschi e la chiesa trecentesca dedicata a San Giovanni Battista, sono i monumenti più insigni del posto, ma è importante segnalare anche la chiesa di San Francesco consacrata nel 1623 che si trova, unitamente al convento dei Cappuccini, sul colle di San Cristoforo e che risulta essere al primo posto nel 2014 nella classifica dei luoghi del cuore censiti, attraverso un numero imponente di segnalazioni, dal FAI (Fondo Ambiente Italiano).

 

Vernazza, allocata sulla sommità di un’imponente scogliera da cui si specchia sul mare, nasce come borgo fortificato e nel contempo base marittima dei marchesi Obertenghi. Il solido livello economico e sociale raggiunto già dal lontano Medioevo è testimoniato dalla sua composita e ricca struttura urbanistica, fatta di edifici preziosamente abbelliti da importanti dettami architettonici, quali logge e loggette, torri, fregi, ma anche dalla presenza di insigni edifici di culto. Considerato uno fra i cento borghi più belli d’Italia, presenta un porto turistico di grande richiamo, nel quale si utilizza un sistema di ancoraggio per le imbarcazioni in sosta, che ha la peculiarità di preservare da eventuali danneggiamenti la porzione di fondale marino sottostante, evitando così traumi agli ecosistemi in esso presenti. Il centro abitato, con le case dai vivaci colori, è intersecato da un composita rete di erte scalinate, che prendono il nome caratteristico di arpaie. Due imponenti torri genovesi si stagliano nel paesaggio, accentuandone la verticalità dell’insieme e la stessa idea costruttiva, viene reiterata, anche se in maniera più moderata, nella chiesa in stile romanico-genovese, dedicata a S. Margherita d’Antiochia, edificio costituito da una struttura medioevale nella zona est e da una di stile rinascimentale nella parte ovest.

 

Se a Corniglia, il cui centro urbano è arroccato su un caratteristico promontorio e il tratto maggiormente identificativo è dato dalla scalinata detta della “Lardarina”, composta da ben trentasette rampe, a Manarola e Riomaggiore, sono le complesse intersezioni di stradine, che ricamano le alture come un merletto, e le case dai colori pastellati delle facciate, fortemente sviluppate in altezza, a catturare l’attenzione del visitatore.

 

A Porto Venere, “tecnicamente” non compreso nel perimetro del Parco Nazionale delle Cinque Terre, ma protetto dall’Unesco, l’architettura delle costruzioni si inserisce senza traumi nello stupefacente proscenio naturale, enfatizzandone e assecondandone asperità e più morbidi declivi. La chiesa di S. Pietro (risalente all’epoca paleocristiana, ma completata secondo dettami stilistici gotici), e l’imperiosa fortezza militare rappresentata dal maniero Doria, fanno da contraltare alle tre isolette, Palmaria, Tino e Tinetto, che emergono nello specchio d’acqua antistante la costa e che sono parte integrante del Parco Regionale di Porto Venere.

 

Se volessimo spingerci oltre i confini dei due parchi, nazionale e regionale, superando la cittadina di La Spezia, e precisamente nel Golfo dei Poeti (nome attribuito per via dei lunghi soggiorni di Byron e Shelley), ci troveremmo in prossimità di Lerici, centro ridente di indiscutibile appeal paesaggistico, (anch’esso appartenente a un altro parco regionale, quello di Montemarcello-Magra), citato da Dante nel canto terzo del Purgatorio.

 

Il piccolo comune, oltre alle bellezze naturali, annovera fra i suoi tesori, anche un castello militare, (che fu aspramente conteso dalle repubbliche marinare di Pisa e Genova, per via della sua posizione strategica), l’oratorio di San Rocco e la chiesa di San Francesco d’Assisi, al cui interno sono custodite diverse pale d’altare di pregevole fattura, di scuola pittorica genovese.

 

Una citazione a parte, merita il percorso devozionale-artistico e a tratti fortemente inglobato in quello naturalistico, costituito dalla “ Via dei Santuari” dedicati al culto Mariano, che come grani di Rosario, in maniera cadenzata, sono presenti in ognuna delle Cinque Terre, e rappresentano l’aspetto devozionale più intimo e gelosamente custodito attraverso i secoli, di queste operose e volitive popolazioni.

 

Questi importanti luoghi di preghiera, (Madonna di Soviore a Monterosso, Madonna di Reggio a Vernazza, Nostra Signora delle Grazie a Corniglia, Nostra Signora della Salute a Manarola, Nostra Signora di Montenero a Riomaggiore) conosciuti e venerati ben oltre i loro siti di edificazione, sono probabilmente spiegabili per via dell’esistenza della vicina Lunigiana, che, avendo raccolto l’antica eredità della potente Diocesi di Luni, sede di famosi vescovi-conti e strenui antagonisti del Signorato Malaspina, sviluppò la propria supremazia e il proprio prestigio, con la costruzione di importanti strutture religiose, fra cui per l’appunto, i Santuari Mariani.

 

I cinque borghi liguri, ospitano nella parte centrale delle rispettive fasce costiere detti Santuari, vero e proprio punto di riferimento fisico e spirituale per le popolazioni del luogo. Un percorso che idealmente li unisce tutti, a tratti impervio e faticoso, ma immensamente appagante e suggestivo, sia per gli scorci di panorama mozzafiato, sia per il significato mistico di espiazione, ci rimanda ad una natura profondamente panteistica sia dei luoghi geografici, sia delle sue genti, così miti, orgogliose e genuinamente confidenti nella protezione religiosa.



 

 

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