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N. 70 - Ottobre 2013 (CI)

La pace di Catania al Castello Ursino

8 Novembre 1347
di Vanessa Lo Iacono

 

Catania, 8 Novembre 1347: il tamburo del banditore annuncia per i vicoli della città etnea la Pace siglata tra Angioini e Aragonesi, accordo con il quale le due parti si impegnano a cessare le ostilità che dal 1282, anno del Vespro Siciliano, contrappongono in una guerra logorante e rovinosa il Popolo Siciliano e la Dinastia Aragonese da un lato, il papato e i sovrani di casa d’Angiò dall’altro.

 

Per i fabbri, i cestai, i pescatori e tutto il popolo che vive dentro le antiche mura della città medievale, le strida di chi annuncia la pace portano la fine della scomunica papale per i siciliani, ma soprattutto la speranza di potere mangiare del pane senza dovere implorare l'elemosina del sovrano, e l'approdo di navi cariche di beni e mercanzie e non di soldati pronti all'ennesimo assedio.

 

Del Vespro Siciliano, evento storico scolpito a fuoco e fiamme nel cuore e nella memoria dei Siciliani, molti ricordano soprattutto lo scoppio, avvenuto quel celebre lunedì di Pasqua del 31 marzo 1282 quando nei pressi della chiesa del Santo Spirito di Palermo, come tramandato dalla tradizione storico-folklorica e da alcune fonti, la popolazione insorse contro i soldati angioini rei di aver molestato una donna. Ma il Vespro fu soltanto l'inizio di una serie di avvenimenti e scontri che sconvolsero ulteriormente una Sicilia già profondamente provata da quella crisi iniziata, nel 1250, con la morte dell'imperatore svevo e re dell'Isola Federico II Hohenstaufen.

 

Dopo i vani tentativi di ristabilire l'autorità imperiale da parte dei successori Manfredi e Corrado IV di Svevia, il primo caduto a Benevento nel 1266 e il secondo a Tagliacozzo appena due anni dopo, la cacciata degli angioini segna l'inizio della dominazione aragonese nell'Isola: l'incoronazione di Pietro III d'Aragona come re di Sicilia presso il Duomo di Palermo segna la separazione politica tra Sicilia e Regnum, da ora circoscritto all'Italia meridionale e alla Sardegna.

 

Nel 1295, dopo i ripetuti attacchi angioini e l'accanita resistenza del popolo siciliano, l'abilità diplomatica di papa Bonifacio VIII porta alla stipula del trattato di Anagni con il quale l'erede di Pietro III, Giacomo II d'Aragona, rinunzia al titolo di re di Sicilia in cambio dell'investitura a re di Sardegna e Corsica.

 

I Siciliani reagiscono con determinazione alle disposizioni del Trattato di Anagni, richiedendo a gran voce la Corona di Sicilia per Federico, fratello minore di Giacomo II e solidale con i nobili catalani rimasti nell’isola e con gli umori della popolazione, profondamente avversa ad un ritorno degli Angioini.

 

Così il 15 Gennaio del 1296 il Parlamento di Catania, riunitosi al Castello Ursino, proclama all’unanimità Federico “Rex Trinacriae”. Federico assume intenzionalmente il titolo di Federico III Rex Siciliae, Ducatus Apuliae ac Principatus Capuae, a sottolineare la continuità ideale e programmatica con Federico II di Hohenstaufen.

 

Sovrano affascinato dalle profezie circolanti negli ambienti laici e religiosi della penisola italiana, Federico III promuove l’idea della restaurazione di un potere imperiale di stampo universalistico e la separazione tra Impero e Chiesa nella conduzione della vita dei sudditi.

 

I decenni successivi, tra il 1296 e il 1337, risultano essere decisivi per il destino della Sicilia: non solo la capitale dell'Isola viene trasferita da Palermo a Catania, ma proprio la città ai piedi dell'Etna diventa sede stabile del Parlamento Siciliano, convocato una volta all'anno l'1 novembre, giorno di Ognissanti.

 

Il Parlamento di Catania e Federico III licenziano un Patto Costituzionale tra il popolo e il sovrano, un testo legislativo di cui è interessante riportare alcuni punti cardine, quali:

- Il re di Sicilia ed i suoi eredi assumono come loro primo compito difendere la Sicilia da qualsiasi nemico di qualunque ordine, grado e dignità ;

- Il re di Sicilia ed i suoi eredi devono sempre rimanere in Sicilia, rifiutando la concessione di altro regno o lo scambio del regno di Sicilia con altre offerte;

- Il re di Sicilia ed i suoi eredi non possono e non devono stringere alleanze, dichiarare guerra o concludere pace con chicchessia, compreso il Papa e la Chiesa di Roma, senza l’espresso consenso e la piena conoscenza dei Siciliani;

- Il re di Sicilia non è un monarca assoluto, ma governa il paese e ne decide i provvedimenti necessari al suo sviluppo insieme con il Parlamento.

 

Quando nel 1302, il fallimento della guerra dichiarata al nuovo sovrano dalla casa d’ Angiò porta alla Pace di Caltabellotta, Federico III viene confermato “Re di Trinacria”, con la benedizione di Papa Bonifacio VIII e con la condizione di lasciare, alla sua morte, l’isola nelle mani di Carlo II d’Angiò.

 

Tuttavia nel 1337, morto Federico III, i patti di Caltabellotta non vengono rispettati: riesplode il conflitto tra Pietro e il Papato. Alla morte del sovrano aragonese è il figlio Ludovico che, sotto la tutela dello zio Giovanni, detentore del vicariato di Sicilia, conduce gli scontri contro i sovrani angioini, Roberto I d'Angiò prima e Giovanna I d'Angiò poi.

 

Scontri che continuano fino al 1347 quando Catania, ancora una volta assoluta protagonista, vede i sovrani avversari riunirsi per stipulare un trattato di pace: l' 8 Novembre, presso il Castello Ursino, Giovanna I d’Angiò e il duca Giovanni d'Aragona firmano, sotto la supervisione di Papa Clemente IV, un accordo passato alla storia come la “Pace di Catania”, stando alla quale:

- Il Regno di Napoli ed il Regno di Trinacria costituiscono due entità politico-territoriali distinte e governate da due case regnanti che rifiutano vicendevoli rivendicazioni territoriali;

- La Santa Sede diventa beneficiaria di un tributo annuo di 3000 onze, versato come atto di fede e devozione alla figura del Sommo Pontefice. In cambio, sulla Sicilia, i suoi regnanti ed i suoi abitanti non graveranno interdetti o scomuniche di alcun genere;

- Nell’eventualità di guerre, gli Angioini e gli Aragonesi si impegnano ad aiutarsi vicendevolmente, mettendo a disposizione le rispettive flotte e contingenti militari.

 

Il 30 agosto del 1372, il trattato di Pace fra Napoli e la Sicilia assume un forma stabile e definitiva: Federico IV d’Aragona, venuto a mancare lo zio tutore, viene finalmente riconosciuto re di Sicilia con diritto di successione. Il lungo Vespro Siciliano volge infine al tramonto.



 

 

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