.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

antica


N. 58 - Ottobre 2012 (LXXXIX)

sULLE ORIGINI DEGLI ETRUSCHI
SPUNTI PER UNA RIFLESSIONE

di Massimo Manzo

 

Un dibattito storiografico che appassiona ancora oggi a distanza di più di duemila anni dal suo sorgere, coinvolgendo trasversalmente ambienti accademici e semplici amatori della materia, è quello sulla provenienza del popolo etrusco. Senza dubbio l’interesse verso tale tematica deriva dal fascino emanato da questa antica popolazione, dotata di caratteristiche del tutto peculiari rispetto agli altri popoli dell’antichità. A rendere più tortuosa la ricerca di una risposta plausibile all’ interrogativo stanno poi alcune circostanze particolari, come ad esempio la confluenza totale della cultura etrusca in quella romana, conseguenza diretta della prepotente affermazione dell’Urbe sui suoi vicini, nonché la scarsa conoscenza della lingua degli etruschi, che gli archeologi sono in grado di leggere, ma non di comprendere a pieno.

 

Nel corso dei secoli un gran numero di storici si sono occupati della civiltà etrusca facendone oggetto di interminabili ricerche. Persino l’imperatore Claudio, forse tra i più eruditi cesari che Roma abbia conosciuto, nel I secolo a.C. vi dedicò un’opera colossale in greco intitolata Τυρρηνικά (ovvero Tyrrhenikà, dall’antico nome con cui i greci indicavano gli etruschi) sfortunatamente perduta, nella quale presumibilmente prendeva posizione anche sul problema della provenienza. Volendo ripercorrere a grandi linee i termini della controversia, lasciando agli esperti l’approfondimento della materia, possiamo individuare tre grandi ipotesi che si sono contrapposte nel tempo: la prima è quella di Erodoto, confermata con qualche distinguo dagli storici successivi, la quale afferma la provenienza orientale degli etruschi; la seconda ipotesi è sostenuta principalmente da Dionigi di Alicarnasso e asserisce l’autoctonia del popolo etrusco; la terza, infine, attraverso l’analisi di alcune fonti antiche, parla di una possibile “calata” di popolazioni transalpine che stanziandosi in Etruria avrebbero costituito il nucleo etnico principale dei futuri etruschi.

 

Tra le suddette teorie solo quella che postula la provenienza nordica è stata esclusa in modo netto dalla maggioranza degli studiosi, perché priva non solo di indizi archeologici ma anche di una solido appiglio nelle fonti. Le altre due, invece, meritano quantomeno un accenno poiché costituiscono la base da cui partire per poter meglio comprendere l’infinità di varianti a cui sono state sottoposte in tempi recenti. In tal senso il racconto erodoteo è quello che fin dall’epoca romana ha raccolto più consensi.

 

Esso appare particolarmente interessante, anche se, come sua abitudine, lo storiografo greco ammanta la narrazione di un alone leggendario. Secondo Erodoto gli etruschi, o meglio i tirreni secondo la denominazione greca, sarebbero originari della Lidia, antica regione sita in Anatolia occidentale, e la loro migrazione in Italia troverebbe giustificazione in una gravissima carestia che avrebbe costretto parte dei Lidi a lasciare il loro paese. Con questa motivazione, a detta dello storico “quelli di loro che ebbero in sorte di partire dal paese scesero a Smirne e costruirono navi e, posti su di esse tutti gli oggetti che erano loro utili, si misero in mare alla ricerca di mezzi di sostentamento e di terra, finché, oltrepassati molti popoli, giunsero al paese degli Umbri, ove costruirono città e abitano tuttora. Ma in luogo di Lidi mutarono il nome, prendendolo da quello del figlio del re che li guidava, e si chiamarono Tirreni”(Storie, I, 94).

 

Erodoto è dunque il primo ad identificare gli etruschi con i Lidi, e dalla sua testimonianza ne derivano molte altre, come quella di Anticlide di Atene citata da Strabone (Geografia,V,2) secondo cui i Lidi, durante le loro peregrinazioni per raggiungere le coste italiane, avrebbero accolto nelle loro fila anche dei gruppi di Pelasgi, popolazione pre-ellenica stanziata nel nord della Grecia.

 

Secondo alcuni studiosi moderni, l’origine orientale degli etruschi troverebbe inoltre una suggestiva conferma nelle recenti ricerche portati avanti, tra gli altri, dall’equipe del Professor Guido Barbujani, dell’Università di Ferrara, sulla genetica delle popolazioni. In base agli studi scientifici prodotti infatti, il DNA dei resti umani provenienti dalle necropoli dell’antica Etruria risulterebbe molto simile a quello degli attuali abitanti dell’Anatolia, cioè della zona corrispondente alla Lidia. Parallelamente, l’analisi del DNA di coloro che oggi risiedono in alcune zone etrusche somiglia molto di più a quello delle popolazioni dell’Asia minore che a quello degli altri italiani. Si tratta di risultati curiosi ed estremamente importanti, ma naturalmente lontani dal dare al problema una soluzione definitiva.

 

Se dall’ipotesi “orientale” di matrice erodotea passiamo a quella dell’autoctonia, noteremo che anche quest’ultima è declinata in modi estremamente differenti, soprattutto nelle sue evoluzioni moderne. Anche in questo caso, il “capofila” è un autore antico, Dionigi di Alicarnasso, vissuto nel I secolo a.C. Nella sua maggiore opera, “Antichità romane”, lo storico smentisce nettamente l’identificazione degli etruschi sia con i Lidi che con i Pelasgi, poiché ritiene le relative culture troppo distanti tra loro: “Io sono convinto della diversità etnica esistente tra Tirreni e Pelasgi e non penso neppure che i Tirreni siano coloni dei Lidi: non presentano infatti lo stesso linguaggio, né si può dire che, pur non essendo più di lingua affine, conservino almeno qualche ricordo della madrepatria. Non venerano neppure le stesse divinità dei Lidi, né osservano leggi e costumanze simili…”; di conseguenza “sono forse più vicini alla verità quelli che sostengono che i Tirreni non sono emigrati da nessun luogo, ma sono invece un popolo indigeno, poiché in ogni sua manifestazione presenta molti caratteri di arcaicità; sia per linguaggio che per modo di vivere non lo si ritrova affine ad alcun altro popolo”(Antichità romane, I, 30). In altri termini le caratteristiche proprie del popolo e della cultura etrusca non lo renderebbero, secondo Dionigi, assimilabile a nessun’altra popolazione orientale.

 

Tra Erodoto e Dionigi vi è una difformità di vedute non conciliabile, tuttavia entrambi potrebbero essere custodi di un pizzico di verità se si ammettesse la circostanza, di per sé probabile, di una commistione tra ondate migratorie e cultura indigena già presente sul luogo. Alcuni, sulla base di tale impostazione e supportati da una serie di prove linguistiche, hanno per esempio individuato negli etruschi il “prodotto” di un mélange tra etnie autoctone e civiltà nuragica, insinuatasi in tempi molto remoti nei territori dell’Etruria. In questo caso la colonizzazione sarebbe avvenuta dalla Sardegna (e quindi da ovest) invece che dall’Asia minore. Verrebbe dunque creato un ponte non privo di fascino in cui l’isola diverrebbe la terra “madre” della civiltà etrusca.

 

Nonostante si sia solo accennato ad alcune delle ipotesi più note riguardo alla provenienza degli etruschi, appare chiaro come ancora la domanda iniziale appaia priva di una risposta definitiva. Se però guardiamo al tema da una diversa prospettiva, potremmo ridimensionare la questione attraverso una chiave di lettura del tutto differente. Per far ciò è fondamentale citare l’opinione del più grande etruscologo italiano, Massimo Pallottino, il quale soleva parlare non tanto di “origine” ma di “formazione” degli etruschi. In altre parole sarebbe inutile aggrapparsi al concetto di provenienza di un popolo per spiegarne la natura; tale metodo, utilizzato dalla storiografia antica, nella nuova visione dello studioso appare obsoleto. Al contrario i popoli si “formano” attraverso un processo lento e graduale che porta al loro sviluppo: solo così la loro natura può essere indagata. D’altronde, che senso avrebbe, ad esempio, chiedersi da dove provengano gli italiani? La risposta a tale interrogativo sarebbe futile, poiché sappiamo che il “popolo italiano” è in realtà il prodotto di una millenaria stratificazione sul territorio di culture, etnie e civiltà differenti.

 

È comunque innegabile un dato: a prescindere da quale teoria ognuno si senta di condividere, la civiltà degli etruschi rimane un universo solo in parte esplorato, che nel futuro non smetterà di riservare sorprese.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.