N. 18 - Giugno 2009 
                          
                          (XLIX)
															
															
															
                                                            LE ORIGINI DEL 18 APRILE
																						La situazione politica nel 1947
																						di Cristiano Zepponi
															
															 
                                    
						
						
						L’esperienza dei governi d’unità antifascista, fondati 
						prima sul Cln e poi sul faticoso accordo tra i tre 
						partiti di massa consacrati dalle elezioni del 2 giugno 
						1946, si concluse improvvisamente nella primavera del 
						1947, allorchè i nuovi indirizzi del quadro 
						internazionale cominciarono ad irrompere fragorosamente 
						nello scenario italiano; la Carta costituzionale, frutto 
						di un’alchimia politico/giuridica tra le esigenze dei 
						princìpi cattolici, dell’internazionalismo comunista e 
						del neutralismo socialista ne costituiva l’ultima 
						testimonianza: la solidarietà antifascista tra i partiti 
						di governo aveva infatti cominciato ad indebolirsi già a 
						partire dall’inverno del 1946, quando i sentimenti 
						anticomunisti si rafforzarono nella Chiesa, tra i 
						liberali, i qualunquisti e la Dc.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			1. I 
																			primi 
																			mesi 
																			del 
																			1947
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Nel 
																			gennaio 
																			del 
																			1947, 
																			pochi 
																			mesi 
																			prima 
																			della 
																			cosiddetta 
																			“svolta 
																			moderata”, 
																			la 
																			prima 
																			missione 
																			negli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			di 
																			De 
																			Gasperi 
																			(allora 
																			a 
																			capo 
																			del 
																			suo 
																			secondo 
																			gabinetto) 
																			incassò 
																			un 
																			simbolico 
																			assegno 
																			di 
																			100 
																			milioni 
																			di 
																			dollari 
																			concesso 
																			a 
																			titolo 
																			di 
																			prestito 
																			dalla 
																			Export-Import 
																			Bank 
																			per 
																			aiutare 
																			la 
																			ripresa 
																			italiana, 
																			da 
																			tempo 
																			promesso 
																			e 
																			continuamente 
																			rinviato 
																			anche 
																			a 
																			causa 
																			della 
																			condotta 
																			americana, 
																			“ancora 
																			disattenta 
																			ed 
																			incerta 
																			sul 
																			ruolo 
																			dell’Italia”; 
																			oltre, 
																			quel 
																			ch’è 
																			più 
																			importante, 
																			al 
																			segno 
																			d’un 
																			mutato 
																			atteggiamento 
																			nei 
																			confronti 
																			del 
																			blocco 
																			sovietico, 
																			e – 
																			di 
																			conseguenza 
																			– 
																			della 
																			politica 
																			italiana 
																			in 
																			genere, 
																			che 
																			annoverava 
																			pur 
																			sempre 
																			tra 
																			le 
																			sue 
																			fila 
																			il 
																			più 
																			grande 
																			partito 
																			comunista 
																			d’Occidente. 
																			Fu 
																			lo 
																			stesso 
																			De 
																			Gasperi 
																			che 
																			impose 
																			all’attenzione 
																			degli 
																			interlocutori 
																			la 
																			realtà 
																			dei 
																			fatti: 
																			“il 
																			Paese 
																			è 
																			oggi 
																			nella 
																			morsa 
																			di 
																			una 
																			crisi 
																			tanto 
																			economica 
																			che 
																			politica 
																			[…] 
																			il 
																			partito 
																			comunista 
																			stava 
																			esercitando 
																			la 
																			massima 
																			pressione 
																			per 
																			portare 
																			l’Italia 
																			all’interno 
																			della 
																			sfera 
																			d’influenza 
																			russa”, 
																			si 
																			legge 
																			nell’appunto 
																			della 
																			conversazione 
																			tra 
																			il 
																			primo 
																			ministro 
																			italiano 
																			ed 
																			il 
																			segretario 
																			di 
																			Stato 
																			uscente 
																			Byrne 
																			redatto 
																			da 
																			James 
																			Dunn, 
																			appena 
																			nominato 
																			ambasciatore 
																			a 
																			Roma.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ancora 
																			oggi, 
																			comunque, 
																			nessuno 
																			può 
																			chiarire 
																			con 
																			certezza 
																			se 
																			il 
																			presidente 
																			Truman 
																			abbia 
																			condizionato 
																			o 
																			meno 
																			ulteriori 
																			e 
																			più 
																			cospicui 
																			aiuti 
																			economici 
																			all’estromissione 
																			dei 
																			comunisti 
																			dal 
																			governo. 
																			Quel 
																			ch’è 
																			certo 
																			è 
																			che 
																			lo ‘Zeitgeist’, 
																			lo 
																			spirito 
																			del 
																			tempo, 
																			spingeva 
																			in 
																			quella 
																			direzione; 
																			specie 
																			dopo 
																			gli 
																			esiti 
																			disastrosi 
																			per 
																			la 
																			Dc 
																			delle 
																			elezioni 
																			amministrative 
																			del 
																			10 
																			novembre 
																			1946, 
																			che 
																			costituivano 
																			“un 
																			monito 
																			chiarissimo 
																			su 
																			come 
																			vanno 
																			le 
																			cose 
																			in 
																			Italia”, 
																			per 
																			usare 
																			le 
																			parole 
																			dell’analisi 
																			confidenziale 
																			del 
																			responsabile 
																			degli 
																			affari 
																			italiani 
																			al 
																			Dipartimento 
																			di 
																			Stato 
																			americano, 
																			Walter 
																			Dowling. 
																			Il 
																			quale 
																			consigliava, 
																			nel 
																			caso 
																			in 
																			cui 
																			il 
																			governo 
																			avesse 
																			deciso 
																			che 
																			“nell’interesse 
																			nazionale 
																			valga 
																			la 
																			pena 
																			di 
																			compiere 
																			il 
																			grande 
																			sforzo 
																			che 
																			sarà 
																			necessario 
																			per 
																			impedire 
																			che 
																			l’Italia 
																			diventi 
																			comunista”, 
																			alcune 
																			iniziative 
																			immediate 
																			tra 
																			le 
																			quali 
																			“una 
																			parola 
																			gentile, 
																			una 
																			fetta 
																			di 
																			pane 
																			e un 
																			tributo 
																			alla 
																			civiltà 
																			italiana”, 
																			oltre 
																			alla 
																			visita 
																			di 
																			De 
																			Gasperi 
																			di 
																			cui 
																			sopra.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Appena 
																			tornato, 
																			tuttavia, 
																			lo 
																			stesso 
																			De 
																			Gasperi 
																			fu 
																			assorbito 
																			dalle 
																			conseguenze 
																			della 
																			scissione 
																			di 
																			Palazzo 
																			Barberini, 
																			dove 
																			il 
																			vecchio 
																			Psiup, 
																			sottoposto 
																			a 
																			dirompenti 
																			pressioni 
																			esterne, 
																			si 
																			era 
																			diviso 
																			nel 
																			Psi 
																			di 
																			Nenni 
																			(filo-comunista) 
																			e 
																			nel 
																			Psli 
																			(Partito 
																			socialista 
																			dei 
																			lavoratori 
																			italiani) 
																			di 
																			Saragat, 
																			vicino 
																			a 
																			posizioni 
																			socialdemocratiche: 
																			un 
																			esito 
																			atteso, 
																			caldeggiato 
																			e 
																			voluto 
																			dalla 
																			Dc, 
																			dopo 
																			i 
																			fallimentari 
																			tentativi 
																			di 
																			scindere 
																			l’alleanza 
																			tra 
																			Nenni 
																			ed i 
																			comunisti, 
																			e 
																			dallo 
																			stesso 
																			Pci, 
																			preoccupato 
																			da 
																			un’eventuale 
																			scissione 
																			“a 
																			sinistra” 
																			o 
																			dalla 
																			possibilità 
																			di 
																			un 
																			voltafaccia 
																			socialista.
																			 
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Nacque 
																			così, 
																			il 2 
																			febbraio 
																			del 
																			1947, 
																			il 
																			terzo 
																			gabinetto 
																			De 
																			Gasperi.
																			
																			
																			
																			Ancora, 
																			nella 
																			compagine 
																			governativa 
																			figurarono 
																			comunisti 
																			e 
																			socialisti, 
																			nonostante 
																			le 
																			pressioni 
																			vaticane 
																			spingessero 
																			per 
																			un’immediata 
																			rottura 
																			dell’alleanza 
																			già 
																			all’indomani 
																			delle 
																			elezioni 
																			amministrative 
																			del 
																			9 
																			novembre 
																			1946: 
																			ma 
																			uscirono 
																			dalla 
																			crisi 
																			vistosamente 
																			indeboliti, 
																			dopo 
																			la 
																			perdita 
																			dei 
																			dicasteri 
																			delle 
																			Finanze 
																			e 
																			degli 
																			Esteri. 
																			Il 
																			loro 
																			coinvolgimento, 
																			in 
																			ultima 
																			analisi, 
																			risultò 
																			necessario 
																			per 
																			minimizzare 
																			le 
																			reazioni 
																			all’imminente 
																			firma 
																			del 
																			Trattato 
																			di 
																			pace, 
																			che 
																			conteneva 
																			in 
																			effetti 
																			“un 
																			giudizio 
																			morale 
																			e 
																			giuridico 
																			sull’Italia, 
																			la 
																			pronuncia 
																			di 
																			un 
																			castigo 
																			attraverso 
																			il 
																			quale 
																			deve 
																			redimersi”, 
																			com’ebbe 
																			a 
																			dire 
																			Benedetto 
																			Croce; 
																			reazioni 
																			che 
																			puntualmente 
																			si 
																			verificarono 
																			nel 
																			luglio 
																			successivo, 
																			allorchè 
																			la 
																			bozza 
																			finale 
																			fu 
																			sottoposta 
																			all’esame 
																			dell’Assemblea 
																			costituente 
																			per 
																			la 
																			ratifica, 
																			dopo 
																			la 
																			firma 
																			a 
																			febbraio 
																			nel 
																			salone 
																			dell’Orologio 
																			del 
																			Quai 
																			d’Orsay.
																			 
																			
																			
																			
																			Ma 
																			ciò 
																			non 
																			toglie 
																			che 
																			il 
																			processo 
																			di 
																			esautorazione, 
																			di 
																			progressiva 
																			emarginazione 
																			delle 
																			sinistre 
																			dal 
																			potere 
																			fosse 
																			già 
																			cominciato.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			quello 
																			stesso 
																			febbraio 
																			del 
																			1947, 
																			però, 
																			altri 
																			e 
																			più 
																			importanti 
																			avvenimenti 
																			sullo 
																			scenario 
																			mondiale 
																			rivelarono 
																			il 
																			cambiamento 
																			d’indirizzi 
																			della 
																			politica 
																			americana.
																			
																			
																			
																			La 
																			Gran 
																			Bretagna, 
																			uscita 
																			stremata 
																			e 
																			nettamente 
																			ridimensionata 
																			dallo 
																			sforzo 
																			bellico, 
																			fu 
																			infatti 
																			costretta 
																			ad 
																			annunciare 
																			il 
																			disimpegno 
																			dalla 
																			guerra 
																			civile 
																			greca, 
																			dove 
																			le 
																			forze 
																			comuniste 
																			dell’Eam 
																			(appena 
																			velatamente 
																			sostenute 
																			dalla 
																			Jugoslavia 
																			e 
																			dalla 
																			Bulgaria) 
																			rischiavano 
																			di 
																			prevalere 
																			sugli 
																			oppositori 
																			filo-occidentali; 
																			le 
																			finanze 
																			della 
																			Corona, 
																			pur 
																			rimpinguate 
																			da 
																			un 
																			prestito 
																			americano 
																			di 
																			3.750.000.000 
																			di 
																			dollari 
																			nel 
																			dicembre 
																			1945, 
																			e da 
																			un 
																			analogo 
																			sussidio 
																			canadese 
																			di 
																			1.250.000.000 
																			di 
																			dollari, 
																			non 
																			riuscivano 
																			più 
																			a 
																			sostenere 
																			una 
																			politica 
																			di 
																			potenza 
																			in 
																			stile 
																			pre-bellico.
																			 
																			
																			
																			
																			L’atteggiamento 
																			di 
																			Stalin 
																			nei 
																			confronti 
																			dello 
																			scacchiere 
																			mediterraneo, 
																			in 
																			effetti, 
																			si 
																			rivelò 
																			in 
																			quei 
																			mesi 
																			piuttosto 
																			incerto. 
																			Ma 
																			si 
																			può 
																			facilmente 
																			intendere 
																			che 
																			la 
																			caduta 
																			della 
																			Grecia 
																			sarebbe 
																			stata 
																			intesa 
																			come 
																			un 
																			presagio 
																			infausto 
																			per 
																			l’Occidente 
																			tutto, 
																			che 
																			dal 
																			colosso 
																			sovietico 
																			cominciava 
																			a 
																			sentirsi 
																			minacciato.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			dichiarazione 
																			d’impotenza 
																			britannica, 
																			alla 
																			fine, 
																			ebbe 
																			l’effetto 
																			di 
																			spalancare 
																			le 
																			porte 
																			all’iniziativa 
																			americana, 
																			simboleggiata 
																			dalla 
																			nomina 
																			a 
																			segretario 
																			di 
																			Stato 
																			del 
																			generale 
																			Marshall: 
																			già 
																			il 
																			12 
																			marzo 
																			il 
																			presidente 
																			Truman, 
																			rivolgendosi 
																			ad 
																			una 
																			sessione 
																			unita 
																			del 
																			Congresso, 
																			affermò 
																			il 
																			diritto 
																			e la 
																			necessità 
																			per 
																			l’America 
																			d’intervenire 
																			per 
																			sostenere 
																			i 
																			regimi 
																			democratici 
																			impegnati 
																			a 
																			difendere 
																			la 
																			propria 
																			libertà 
																			contro 
																			l’azione 
																			di 
																			minoranze 
																			interne 
																			e/o 
																			condizionamenti 
																			stranieri, 
																			e 
																			richiese 
																			uno 
																			stanziamento 
																			di 
																			400.000.000 
																			di 
																			dollari 
																			“per 
																			un’immediata 
																			assistenza 
																			alla 
																			Grecia 
																			e 
																			alla 
																			Turchia, 
																			allo 
																			scopo 
																			di 
																			impedire 
																			il 
																			ripetersi 
																			degli 
																			avvenimenti 
																			verificatisi 
																			in 
																			vari 
																			Stati 
																			dell’Europa 
																			orientale, 
																			posti 
																			sotto 
																			il 
																			controllo 
																			russo 
																			tramite 
																			l’artifizio 
																			di 
																			governi 
																			dominati 
																			dai 
																			comunisti”. 
																			Un 
																			mese 
																			dopo, 
																			la 
																			richiesta 
																			venne 
																			accolta.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Fu 
																			il 
																			segno 
																			d’un 
																			ri-orientamento 
																			della 
																			politica 
																			americana, 
																			d’un 
																			salto 
																			di 
																			qualità 
																			ideologico 
																			e 
																			globalistico 
																			che 
																			riguardò 
																			e 
																			insieme 
																			trascese 
																			il 
																			problema 
																			della 
																			piccola 
																			Grecia, 
																			ammonendo 
																			direttamente 
																			i 
																			dirigenti 
																			sovietici. 
																			Questo 
																			complesso 
																			di 
																			mutazioni, 
																			irrigidimenti 
																			e 
																			assunzioni 
																			di 
																			responsabilità 
																			avrebbe 
																			poi 
																			preso 
																			il 
																			nome 
																			dal 
																			presidente: 
																			e la 
																			“dottrina 
																			Truman” 
																			avrebbe 
																			rappresentato, 
																			sul 
																			piano 
																			pratico, 
																			la 
																			presa 
																			di 
																			coscienza 
																			delle 
																			divergenze 
																			ormai 
																			insanabili 
																			tra 
																			le 
																			due 
																			superpotenze, 
																			meno 
																			urgenti 
																			forse 
																			della 
																			questione 
																			ellenica, 
																			ma 
																			non 
																			per 
																			questo 
																			meno 
																			evidenti.
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			Germania, 
																			innanzi 
																			tutto: 
																			la 
																			conferenza 
																			dei 
																			Ministri 
																			degli 
																			Esteri 
																			riunitasi 
																			a 
																			Monaco 
																			nei 
																			mesi 
																			di 
																			marzo 
																			ed 
																			aprile 
																			del 
																			1947 
																			non 
																			aveva 
																			risolto 
																			la 
																			frattura 
																			creatasi 
																			tra 
																			gli 
																			occidentali 
																			(dall’inizio 
																			dell’anno 
																			le 
																			zone 
																			d’occupazione 
																			americana 
																			e 
																			britannica 
																			erano 
																			state 
																			fuse), 
																			che 
																			stavano 
																			attivamente 
																			sostenendo 
																			la 
																			ripresa 
																			del 
																			Paese 
																			sconfitto, 
																			ed i 
																			sovietici, 
																			che 
																			tentavano 
																			di 
																			cavarne 
																			il 
																			massimo 
																			valore 
																			materiale 
																			possibile, 
																			provavano 
																			a 
																			strappare 
																			un 
																			ruolo 
																			nella 
																			gestione 
																			del 
																			bacino 
																			della 
																			Ruhr 
																			e 
																			ritenevano 
																			che 
																			– 
																			non 
																			potendo 
																			annettere 
																			il 
																			Paese, 
																			“chiave 
																			d’Europa” 
																			– 
																			fosse 
																			preferibile 
																			impedire 
																			il 
																			ripristino 
																			della 
																			potenza 
																			d’anteguerra.
																			 
																			
																			
																			
																			E 
																			poi 
																			l’Austria, 
																			in 
																			seconda 
																			battuta, 
																			cui 
																			l’URSS 
																			chiedeva 
																			la 
																			cessione 
																			della 
																			Carinzia 
																			alla 
																			Jugoslavia.
																			 
																			
																			
																			
																			I 
																			blocchi 
																			si 
																			stavano 
																			irrigidendo 
																			inesorabilmente: 
																			s’imponeva, 
																			anche 
																			alla 
																			piccola 
																			Italia, 
																			d’adeguarsi 
																			alla 
																			soluzione 
																			più 
																			‘naturale’, 
																			la 
																			ripartizione 
																			bipolare 
																			dell’Europa, 
																			stabilita 
																			da 
																			due 
																			superpotenze 
																			ideologiche 
																			e 
																			impaurite.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			2. 
																			La 
																			rottura 
																			dell’alleanza 
																			antifascista
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			De 
																			Gasperi, 
																			per 
																			muoversi, 
																			seppe 
																			attendere: 
																			e 
																			per 
																			questa 
																			sua 
																			qualità 
																			Montanelli 
																			– 
																			quasi 
																			mezzo 
																			secolo 
																			dopo 
																			- 
																			scrisse 
																			che 
																			sapeva 
																			interpretare 
																			al 
																			meglio 
																			la 
																			celebre 
																			preghiera 
																			protestante, 
																			“dammi 
																			la 
																			forza 
																			di 
																			cambiare 
																			le 
																			cose 
																			che 
																			si 
																			possono 
																			cambiare, 
																			la 
																			pazienza 
																			di 
																			accettare 
																			quelle 
																			che 
																			non 
																			si 
																			possono 
																			cambiare 
																			e 
																			l’intelligenza 
																			di 
																			distinguere 
																			le 
																			une 
																			dalle 
																			altre”.
																			 
																			
																			
																			
																			Solo 
																			dopo 
																			la 
																			firma 
																			del 
																			Trattato 
																			di 
																			pace 
																			ed 
																			un’altra 
																			sconfitta 
																			elettorale 
																			(stavolta 
																			in 
																			Sicilia, 
																			dove 
																			il 
																			20/21 
																			aprile 
																			si 
																			votò 
																			per 
																			l’Assemblea 
																			regionale 
																			e la 
																			Dc 
																			passò 
																			dal 
																			33,6% 
																			al 
																			20,5% 
																			contro 
																			il 
																			30, 
																			4% 
																			del 
																			‘Blocco 
																			del 
																			popolo’ 
																			Pci-Psi-Pd’A), 
																			quando 
																			ancora 
																			doveva 
																			asciugarsi 
																			il 
																			sangue 
																			versato 
																			a 
																			Portella 
																			della 
																			Ginestra, 
																			il 
																			leader 
																			della 
																			Dc 
																			operò 
																			la 
																			rottura 
																			dell’“alleanza 
																			antifascista” 
																			con 
																			le 
																			sinistre, 
																			ed 
																			estromise 
																			comunisti 
																			e 
																			socialisti 
																			dal 
																			governo; 
																			lo 
																			stesso 
																			accadde 
																			contemporaneamente 
																			nella 
																			vicina 
																			Francia.
																			 
																			
																			
																			
																			Si 
																			aprì 
																			così, 
																			coll’adeguamento 
																			al 
																			nuovo 
																			scenario 
																			internazionale, 
																			“una 
																			fase 
																			nella 
																			quale 
																			la 
																			classe 
																			politica 
																			italiana 
																			assume 
																			e 
																			interiorizza 
																			non 
																			solo 
																			l’esistenza 
																			ma 
																			la 
																			pregnanza 
																			e 
																			potrei 
																			dire 
																			la 
																			sovranità 
																			del 
																			nuovo 
																			ordine 
																			internazionale 
																			che 
																			regge 
																			l’Europa 
																			divisa 
																			a 
																			metà 
																			e di 
																			conseguenza 
																			l’Italia”: 
																			una 
																			fase, 
																			in 
																			fondo, 
																			di 
																			cui 
																			l’Italia 
																			è 
																			specchio 
																			e 
																			spia 
																			al 
																			tempo 
																			stesso.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Dunque, 
																			dopo 
																			il 
																			fallito 
																			tentativo 
																			di 
																			pacificazione 
																			di 
																			Nitti 
																			e 
																			l’ancor 
																			più 
																			rapido 
																			insuccesso 
																			di 
																			Orlando, 
																			il 
																			“presidente 
																			della 
																			vittoria”, 
																			il 
																			30 
																			maggio 
																			del 
																			1947 
																			De 
																			Gasperi 
																			formò 
																			un 
																			nuovo 
																			gabinetto
																			
																			
																			
																			
																			monocolore, 
																			rafforzato 
																			da 
																			quattro 
																			indipendenti 
																			(Sforza 
																			agli 
																			Esteri, 
																			Merzagora 
																			al 
																			Commercio 
																			estero, 
																			Corbellini 
																			ai 
																			Trasporti 
																			e 
																			Del 
																			Vecchio 
																			al 
																			Tesoro) 
																			e 
																			due 
																			liberali, 
																			Grassi 
																			ed 
																			Einaudi, 
																			al 
																			quale 
																			fu 
																			affidata 
																			– in 
																			veste 
																			di 
																			vicepresidente 
																			del 
																			Consiglio 
																			e di 
																			Ministro 
																			del 
																			Bilancio 
																			- la 
																			responsabilità 
																			di 
																			una 
																			politica 
																			economica 
																			restrittiva 
																			fondata 
																			sulla 
																			svalutazione, 
																			la 
																			riduzione 
																			della 
																			spesa 
																			pubblica, 
																			il 
																			potenziamento 
																			delle 
																			esportazioni, 
																			il 
																			brusco 
																			aumento 
																			della 
																			riserva 
																			obbligatoria 
																			delle 
																			banche 
																			e 
																			del 
																			tasso 
																			di 
																			sconto: 
																			con 
																			l’obiettivo 
																			di 
																			raggiungere 
																			un’effettiva 
																			stabilizzazione 
																			economica, 
																			oltre 
																			ad 
																			un 
																			maggior 
																			intervento 
																			statale 
																			sulla 
																			vita 
																			economica 
																			italiana, 
																			e di 
																			favorire 
																			la 
																			nascita 
																			d’un 
																			blocco 
																			sociale 
																			di 
																			ceti 
																			medi 
																			politicamente 
																			moderato. 
																			La 
																			fiducia 
																			degli 
																			operatori 
																			economici, 
																			necessaria 
																			per 
																			la 
																			riuscita 
																			dell’operazione, 
																			dipendeva 
																			proprio 
																			dall’allontanamento 
																			delle 
																			sinistre; 
																			ed 
																			in 
																			questo 
																			senso 
																			agì 
																			De 
																			Gasperi, 
																			trasformando 
																			definitivamente 
																			l’equilibrio 
																			che 
																			per 
																			tre 
																			anni 
																			aveva 
																			retto 
																			la 
																			politica 
																			italiana 
																			e 
																			allineandosi 
																			al 
																			nuovo 
																			corso 
																			politico 
																			caldeggiato 
																			da 
																			Washington.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			“Né 
																			da 
																			parte 
																			italiana, 
																			né 
																			da 
																			parte 
																			americana 
																			esistono 
																			prove 
																			concrete 
																			di 
																			un’azione 
																			concertata 
																			tra 
																			Roma, 
																			Washington 
																			e 
																			Londra 
																			per 
																			porre 
																			fine 
																			anche 
																			in 
																			Italia 
																			all’alleanza 
																			di 
																			guerra”, 
																			secondo 
																			Gambino. 
																			Ma 
																			quel 
																			ch’è 
																			certo 
																			è 
																			che 
																			dai 
																			mesi 
																			di 
																			marzo/aprile 
																			del 
																			1947 
																			l’atteggiamento 
																			americano, 
																			precedentemente 
																			utilitaristico 
																			e 
																			quasi 
																			disinteressato, 
																			si 
																			trasformò 
																			in 
																			una 
																			condotta 
																			di 
																			segno 
																			radialmente 
																			inverso, 
																			come 
																			timidamente 
																			emerso 
																			nel 
																			corso 
																			della 
																			visita 
																			americana 
																			del 
																			leader 
																			democristiano: 
																			“Il 
																			Dipartimento 
																			di 
																			stato 
																			è 
																			profondamente 
																			preoccupato 
																			dal 
																			deterioramento 
																			delle 
																			condizioni 
																			politiche 
																			ed 
																			economiche 
																			italiane, 
																			che 
																			evidentemente 
																			stanno 
																			conducendo 
																			a un 
																			ulteriore 
																			aumento 
																			della 
																			forza 
																			comunista 
																			e a 
																			un 
																			conseguente 
																			peggioramento 
																			della 
																			situazione 
																			degli 
																			elementi 
																			moderati 
																			[…] 
																			Il 
																			Dipartimento 
																			desidera 
																			inoltre 
																			la 
																			vostra 
																			opinione 
																			sulla 
																			possibilità 
																			che 
																			De 
																			Gasperi 
																			abbandoni 
																			la 
																			guida 
																			del 
																			governo, 
																			o 
																			che 
																			tenti 
																			di 
																			formare 
																			un 
																			governo 
																			senza 
																			l’estrema 
																			sinistra, 
																			nella 
																			speranza 
																			di 
																			migliorare 
																			le 
																			prospettive 
																			della 
																			Democrazia 
																			Cristiana 
																			nelle 
																			elezioni 
																			di 
																			Ottobre”, 
																			scrisse 
																			Marshall 
																			il 
																			1° 
																			maggio 
																			all’ambasciatore 
																			Dunn, 
																			chiarendo 
																			che 
																			l’abulia 
																			nei 
																			confronti 
																			delle 
																			faccende 
																			italiane 
																			era 
																			definitivamente 
																			terminata 
																			e si 
																			preparava 
																			una 
																			fase 
																			in 
																			cui 
																			gli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			si 
																			sarebbero 
																			preoccupati 
																			di 
																			rafforzare 
																			gli 
																			elementi 
																			filo-occidentali 
																			di 
																			un 
																			Paese 
																			ormai 
																			conquistato 
																			alla 
																			‘dottrina 
																			Truman’ 
																			ed 
																			alla 
																			nuova 
																			teoria 
																			del 
																			“contenimento” 
																			(containment) 
																			elaborata 
																			da
																			
																			George 
																			Kennan.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			svolta 
																			di 
																			De 
																			Gasperi, 
																			qualunque 
																			sia 
																			stato 
																			il 
																			ruolo 
																			dell’amministrazione 
																			americana 
																			nella 
																			vicenda 
																			(semplice 
																			appoggio 
																			morale/finanziario, 
																			come 
																			emerge 
																			dagli 
																			incitamenti 
																			e 
																			dalle 
																			promesse 
																			di 
																			Marshall 
																			durante 
																			la 
																			crisi, 
																			o 
																			condizionamento 
																			esplicito) 
																			costituiva 
																			il 
																			logico 
																			epilogo 
																			della 
																			linea 
																			politica 
																			democristiana 
																			dal 
																			’44 
																			in 
																			poi, 
																			e fu 
																			salutata 
																			come 
																			“una 
																			necessaria 
																			chiarificazione” 
																			in 
																			gran 
																			parte 
																			del 
																			mondo 
																			cattolico.
																			 
																			
																			
																			
																			Si 
																			trattava, 
																			da 
																			una 
																			parte, 
																			di 
																			una 
																			mossa 
																			sicuramente 
																			rischiosa; 
																			ma 
																			il 
																			rischio 
																			era 
																			attenuato 
																			dalla 
																			“temporaneità” 
																			prospettata 
																			da 
																			De 
																			Gasperi 
																			al 
																			suo 
																			omologo 
																			comunista, 
																			Togliatti, 
																			e 
																			dalla 
																			sorpresa 
																			delle 
																			sinistre, 
																			probabilmente 
																			prese 
																			in 
																			contropiede 
																			da 
																			una 
																			tale 
																			evoluzione 
																			della 
																			situazione 
																			politica, 
																			limitate 
																			da 
																			un 
																			leader 
																			deciso 
																			a 
																			contenere 
																			le 
																			reazioni 
																			al 
																			“governo 
																			nero” 
																			entro 
																			limiti 
																			legali 
																			e 
																			convinto 
																			che 
																			le 
																			circostanze 
																			favorevoli 
																			all’insurrezione 
																			fossero 
																			ormai 
																			venute 
																			meno, 
																			nonostante 
																			la 
																			delusione 
																			della 
																			“base” 
																			esautorata 
																			dal 
																			potere.
																			 
																			
																			
																			
																			Nessuno 
																			pensava, 
																			allora, 
																			che 
																			il 
																			passaggio 
																			all’opposizione 
																			del 
																			Pci 
																			potesse 
																			trasformarsi 
																			in 
																			un 
																			“dato 
																			definitivo 
																			e 
																			irrevocabile 
																			della 
																			politica 
																			italiana”.
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			svolta 
																			monocolore, 
																			per 
																			di 
																			più, 
																			garantiva 
																			degli 
																			indubbi 
																			vantaggi 
																			alla 
																			compagine 
																			degasperiana, 
																			permettendole 
																			di 
																			perseguire 
																			un 
																			duplice 
																			risultato: 
																			prendere 
																			atto 
																			della 
																			progressiva 
																			divaricazione 
																			tra 
																			gli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			e 
																			l’Unione 
																			Sovietica, 
																			dando 
																			vita 
																			ad 
																			un 
																			governo 
																			che 
																			meglio 
																			si 
																			adattasse 
																			alle 
																			mutate 
																			circostanze 
																			internazionali, 
																			e 
																			contemporaneamente 
																			fare 
																			della 
																			Dc – 
																			e 
																			della 
																			sua 
																			stessa 
																			leadership 
																			– 
																			“la 
																			principale 
																			garanzia 
																			dell’ancoraggio 
																			del 
																			Paese 
																			al 
																			nascente 
																			‘campo 
																			occidentale’ 
																			[…] 
																			(salvaguardando) 
																			la 
																			centralità 
																			della 
																			Dc 
																			di 
																			fronte 
																			alla 
																			duplice 
																			offensiva 
																			di 
																			destra 
																			e di 
																			sinistra 
																			che, 
																			come 
																			avevano 
																			dimostrato 
																			in 
																			aprile 
																			le 
																			elezioni 
																			regionali 
																			siciliane, 
																			rischiava 
																			seriamente 
																			di 
																			metterne 
																			a 
																			repentaglio 
																			il 
																			primato 
																			nel 
																			Paese”.
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			guerra 
																			fredda, 
																			da 
																			un 
																			certo 
																			punto 
																			di 
																			vista, 
																			giocò 
																			quindi 
																			un 
																			ruolo 
																			centrale 
																			nella 
																			politica 
																			degasperiana, 
																			porgendole 
																			il 
																			pilastro 
																			indispensabile 
																			al 
																			superamento 
																			della 
																			“coabitazione 
																			forzata”.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			I 
																			vertici 
																			del 
																			Dipartimento 
																			di 
																			Stato 
																			americano, 
																			nel 
																			periodo 
																			in 
																			questione, 
																			concordavano 
																			nell’interpretazione 
																			della 
																			situazione 
																			europea; 
																			la 
																			loro 
																			analisi, 
																			più 
																			che 
																			all’agitazione 
																			“rossa”, 
																			additava 
																			alle 
																			difficoltà 
																			economiche 
																			del 
																			Continente, 
																			ereditate 
																			dal 
																			conflitto 
																			appena 
																			conclusosi, 
																			la 
																			vulnerabilità 
																			di 
																			fronte 
																			alla 
																			minaccia 
																			comunista. 
																			A 
																			fine 
																			maggio, 
																			Clayton 
																			scrisse: 
																			“L’Europa 
																			sta 
																			cadendo 
																			in 
																			pezzi. 
																			La 
																			situazione 
																			politica 
																			è il 
																			riflesso 
																			di 
																			quella 
																			economica”.
																			 
																			
																			
																			
																			Ne 
																			derivava 
																			logicamente 
																			la 
																			necessità 
																			di 
																			sostenere 
																			la 
																			ricostruzione 
																			europea, 
																			che 
																			correva 
																			il 
																			rischio 
																			di 
																			restare 
																			soffocata 
																			dai 
																			crescenti 
																			deficit 
																			della 
																			bilancia 
																			dei 
																			pagamenti.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			Gran 
																			Bretagna, 
																			principale 
																			esportatrice 
																			di 
																			capitali 
																			nella 
																			fase 
																			storica 
																			precedente, 
																			appariva 
																			però 
																			incapace 
																			di 
																			sostenere 
																			il 
																			suo 
																			stesso 
																			rango 
																			imperiale, 
																			come 
																			detto 
																			per 
																			la 
																			vicenda 
																			greca, 
																			e 
																			passò 
																			il 
																			testimone 
																			agli 
																			Usa, 
																			che 
																			fecero 
																			della 
																			potenza 
																			produttiva 
																			e 
																			finanziaria 
																			la 
																			leva 
																			del 
																			contenimento. 
																			Fornendo 
																			all’Europa 
																			occidentale 
																			le 
																			risorse 
																			necessarie 
																			a 
																			portare 
																			avanti 
																			la 
																			ricostruzione 
																			senza 
																			drammatiche 
																			strette 
																			deflattive 
																			e 
																			sostenendo 
																			i 
																			governi 
																			dotati 
																			di 
																			monete 
																			forti 
																			ed 
																			aperti 
																			agli 
																			scambi 
																			internazionali, 
																			gli 
																			americani 
																			ritennero 
																			di 
																			poter 
																			spegnere 
																			sul 
																			nascere 
																			i 
																			vari 
																			focolai 
																			di 
																			crisi 
																			che, 
																			secondo 
																			la 
																			loro 
																			analisi, 
																			avrebbero 
																			altrimenti 
																			generato 
																			tensioni 
																			sociali 
																			ed 
																			instabilità 
																			politica 
																			a 
																			vantaggio 
																			dei 
																			comunisti: 
																			“Gli 
																			aiuti 
																			americani 
																			all’Europa 
																			dovrebbero 
																			essere 
																			diretti 
																			non 
																			a 
																			combattere 
																			il 
																			comunismo 
																			come 
																			tale, 
																			ma a 
																			restituire 
																			vigore 
																			e 
																			benessere 
																			economico 
																			alla 
																			società 
																			europea”, 
																			prescriveva 
																			infatti 
																			l’ufficio 
																			diretto 
																			da 
																			Kennan, 
																			il 
																			‘Policy 
																			Planning 
																			Staff’.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			3. 
																			Il 
																			piano 
																			Marshall
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 5 
																			giugno, 
																			cinque 
																			giorni 
																			dopo 
																			l’esautorazione 
																			delle 
																			sinistre 
																			dalla 
																			compagine 
																			di 
																			governo 
																			in 
																			Italia, 
																			il 
																			segretario 
																			di 
																			stato 
																			Marshall 
																			annunciò 
																			– 
																			parlando 
																			all’università 
																			di 
																			Harvard 
																			- la 
																			disponibilità 
																			americana 
																			ad 
																			un 
																			piano 
																			straordinario 
																			di 
																			sostegno 
																			finanziario 
																			all’Europa 
																			occidentale, 
																			traducendo 
																			in 
																			operazione 
																			politica 
																			l’assioma 
																			della 
																			prosperità 
																			come 
																			fondamento 
																			della 
																			stabilità 
																			democratica.
																			 
																			
																			
																			
																			Un 
																			programma 
																			d’assistenza 
																			coordinato 
																			e a 
																			lunga 
																			scadenza 
																			rivolto 
																			all’Europa 
																			nel 
																			suo 
																			insieme, 
																			dunque, 
																			che 
																			superasse 
																			la 
																			prassi 
																			degli 
																			aiuti 
																			localizzati 
																			fin’allora 
																			prevalente 
																			e 
																			che 
																			presto 
																			avrebbe 
																			preso 
																			il 
																			nome 
																			dal 
																			suo 
																			ideatore.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Così 
																			ne 
																			parlò 
																			De 
																			Gasperi 
																			ai 
																			primi 
																			di 
																			febbraio 
																			del 
																			1948: 
																			“Ma 
																			che 
																			cosa 
																			è il 
																			Piano 
																			Marshall? 
																			Lasciando 
																			da 
																			parte 
																			la 
																			sua 
																			tecnica 
																			che 
																			è 
																			ancora 
																			da 
																			fissare, 
																			diremo 
																			che 
																			in 
																			sostanza 
																			esso 
																			è la 
																			collaborazione 
																			economica 
																			fra 
																			i 
																			Paesi 
																			europei 
																			integrata 
																			da 
																			aiuti 
																			americani. 
																			Se 
																			davvero 
																			l’America 
																			avesse 
																			voluto 
																			asservire 
																			i 
																			suoi 
																			debitori 
																			italiani 
																			e 
																			francesi 
																			avrebbe 
																			fatto 
																			dei 
																			prestiti 
																			diretti 
																			a 
																			tali 
																			paesi 
																			e 
																			non 
																			si 
																			sarebbe 
																			interessata 
																			all’Europa. 
																			Invece 
																			l’America 
																			cerca 
																			di 
																			sollevare 
																			l’Europa, 
																			di 
																			mettere 
																			d’accordo 
																			i 
																			Paesi 
																			europei, 
																			di 
																			creare 
																			una 
																			situazione 
																			di 
																			possibilità 
																			economiche 
																			perché 
																			divengano 
																			un 
																			baluardo 
																			della 
																			pace 
																			[…]. 
																			L’attuazione 
																			del 
																			‘Piano’ 
																			vuol 
																			dire 
																			ritorno 
																			all’ordine 
																			delle 
																			nazioni, 
																			vuol 
																			dire 
																			eliminare 
																			ogni 
																			causa 
																			di 
																			guerra. 
																			Con 
																			l’attuazione 
																			del 
																			‘Piano’ 
																			le 
																			nazioni 
																			europee 
																			saranno 
																			delle 
																			collaboratrici 
																			di 
																			pace 
																			nell’ordine 
																			economico”.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Per 
																			la 
																			Dc, 
																			in 
																			effetti, 
																			il 
																			nascente 
																			piano 
																			Marshall 
																			(o
																			
																			Erp,
																			
																			European 
																			Recovery 
																			Program) 
																			costituiva 
																			una 
																			miniera 
																			di 
																			occasioni 
																			uniche 
																			ed 
																			irripetibili. 
																			Innanzitutto 
																			permetteva 
																			un 
																			solido 
																			ancoraggio 
																			del 
																			Paese 
																			al 
																			carro 
																			occidentale 
																			che 
																			andava 
																			ormai 
																			delineandosi, 
																			permettendo 
																			allo 
																			stesso 
																			De 
																			Gasperi 
																			di 
																			presentarsi 
																			come 
																			garante 
																			del 
																			legame 
																			con 
																			gli 
																			Stati 
																			Uniti. 
																			In 
																			secondo 
																			luogo 
																			offriva 
																			la 
																			concreta 
																			speranza 
																			di 
																			un 
																			futuro 
																			prospero, 
																			una 
																			volta 
																			superata 
																			la 
																			stretta 
																			deflattiva 
																			e 
																			creditizia 
																			cui 
																			Einaudi 
																			stava 
																			sottoponendo 
																			il 
																			Paese 
																			per 
																			stabilizzare 
																			la 
																			lira.
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			ultima 
																			analisi 
																			avrebbe 
																			permesso 
																			di 
																			ridurre 
																			i 
																			margini 
																			di 
																			manovra 
																			del 
																			Pci, 
																			minando 
																			la 
																			credibilità 
																			della 
																			sua 
																			proposta 
																			di 
																			governo 
																			sul 
																			terreno 
																			fondamentale 
																			della 
																			politica 
																			estera 
																			e 
																			sottolineandone 
																			l’ambivalenza, 
																			perennemente 
																			in 
																			bilico 
																			tra 
																			le 
																			urgenze 
																			del 
																			benessere 
																			collettivo 
																			e la 
																			sostanziale 
																			subalternità 
																			alle 
																			posizioni 
																			sovietiche, 
																			nonostante 
																			l’iniziale 
																			aperturismo 
																			di 
																			Togliatti, 
																			che 
																			nei 
																			concitati 
																			giorni 
																			del 
																			maggio 
																			1947, 
																			nel 
																			bel 
																			mezzo 
																			della 
																			crisi 
																			di 
																			governo, 
																			si 
																			premurò 
																			di 
																			chiarire 
																			che 
																			da 
																			parte 
																			comunista 
																			non 
																			si 
																			fosse 
																			“contrari 
																			all’aiuto 
																			finanziario 
																			da 
																			parte 
																			degli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			d’America”, 
																			e 
																			che 
																			anzi 
																			si 
																			ritenesse 
																			“necessario 
																			questo 
																			aiuto”.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’adesione 
																			al 
																			piano, 
																			inizialmente 
																			aperta 
																			a 
																			tutti, 
																			si 
																			scontrò 
																			da 
																			subito 
																			con 
																			una 
																			reazione 
																			sovietica 
																			sospettosa, 
																			pur 
																			se 
																			mascherata 
																			da 
																			settimane 
																			di 
																			trattative 
																			per 
																			lo 
																			più 
																			formali; 
																			tuttavia, 
																			dalla 
																			fine 
																			di 
																			giugno 
																			– 
																			constatato 
																			l’obiettivo 
																			di 
																			solidificare 
																			una 
																			sfera 
																			d’influenza 
																			filo-americana 
																			- i 
																			dirigenti 
																			dell’Est 
																			presero 
																			a 
																			denunciare 
																			gli 
																			intenti 
																			fondamentalmente 
																			imperialisti 
																			ed 
																			anti-comunisti 
																			del 
																			piano, 
																			condannandosi 
																			così 
																			ad 
																			una 
																			posizione 
																			politica 
																			di 
																			sostanziale 
																			isolamento.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			4. 
																			Irrigidimenti 
																			e 
																			tensioni
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			 L’atteggiamento 
																			del 
																			Pci 
																			nei 
																			confronti 
																			del 
																			nuovo 
																			governo, 
																			comunque, 
																			si 
																			precisò 
																			solo 
																			nel 
																			corso 
																			dell’estate 
																			di 
																			quell’anno, 
																			quando 
																			Togliatti 
																			e i 
																			suoi 
																			intuirono 
																			che 
																			l’illusione 
																			di 
																			rovesciare 
																			rapidamente 
																			l’esecutivo 
																			era 
																			destinata 
																			a 
																			rimanere 
																			tale, 
																			e 
																			che 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			una 
																			collaborazione 
																			governativa 
																			era 
																			definitivamente 
																			tramontata.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Nel 
																			corso 
																			dell’estate 
																			il 
																			costo 
																			della 
																			vita 
																			continuò 
																			a 
																			salire, 
																			parallelamente 
																			ad 
																			una 
																			grave 
																			crisi 
																			della 
																			bilancia 
																			dei 
																			pagamenti, 
																			in 
																			seguito 
																			alla 
																			sospensione 
																			della 
																			convertibilità 
																			della 
																			sterlina, 
																			decisa 
																			appena 
																			un 
																			mese 
																			prima 
																			(luglio 
																			1947) 
																			con 
																			catastrofiche 
																			conseguenze.
																			 
																			
																			
																			
																			Ne 
																			derivò 
																			un 
																			drastico 
																			aumento 
																			di 
																			proteste 
																			ed 
																			agitazioni 
																			operaie 
																			ed 
																			agrarie, 
																			che 
																			acuirono 
																			la 
																			percezione 
																			del 
																			pericolo 
																			comunista; 
																			e 
																			ulteriori 
																			nubi 
																			si 
																			addensarono 
																			al 
																			momento 
																			della 
																			firma 
																			del 
																			Trattato 
																			di 
																			pace, 
																			che 
																			prescriveva 
																			il 
																			ritiro 
																			delle 
																			truppe 
																			alleate 
																			dal 
																			territorio 
																			nazionale 
																			entro 
																			tre 
																			mesi 
																			(ovvero, 
																			entro 
																			il 
																			12 
																			dicembre).
																			 
																			
																			
																			
																			Si 
																			temeva 
																			un 
																			intervento 
																			di 
																			Tito, 
																			che 
																			il 
																			15 
																			settembre 
																			rinnovò 
																			il 
																			proposito 
																			di 
																			risolvere 
																			con 
																			la 
																			forza 
																			il 
																			problema 
																			di 
																			Trieste. 
																			E si 
																			temeva 
																			anche 
																			la 
																			manifestazione 
																			nazionale 
																			contro 
																			il 
																			carovita 
																			e la 
																			speculazione 
																			indetta 
																			dal 
																			Pci 
																			e 
																			dal 
																			Psi 
																			per 
																			il 
																			20 
																			dello 
																			stesso 
																			mese, 
																			anniversario 
																			della 
																			presa 
																			di 
																			Roma 
																			e 
																			della 
																			fine 
																			del 
																			potere 
																			temporale 
																			della 
																			Chiesa.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Comunque 
																			sia, 
																			le 
																			mozioni 
																			di 
																			sfiducia 
																			presentate 
																			singolarmente 
																			nella 
																			notte 
																			tra 
																			il 4 
																			ed 
																			il 5 
																			ottobre 
																			da 
																			Nenni, 
																			Saragat 
																			e 
																			dai 
																			repubblicani, 
																			nonostante 
																			l’ambiguo 
																			comportamento 
																			dei 
																			qualunquisti, 
																			caddero 
																			tutte 
																			nel 
																			vuoto, 
																			rafforzando 
																			ulteriormente 
																			la 
																			posizione 
																			di 
																			De 
																			Gasperi 
																			(confortato 
																			dall’astensione 
																			o 
																			dall’assenza 
																			di 
																			molti 
																			dei 
																			deputati 
																			socialdemocratici 
																			e 
																			repubblicani).
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Gli 
																			americani, 
																			in 
																			quei 
																			giorni, 
																			valutarono 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			un
																			
																			golpe 
																			comunista 
																			nel 
																			Nord-Italia, 
																			eventualmente 
																			sostenuto 
																			dai 
																			titini: 
																			lo 
																			stesso 
																			ambasciatore 
																			Tarchiani 
																			aveva 
																			prospettato 
																			una 
																			simile 
																			eventualità, 
																			nel 
																			corso 
																			di 
																			un 
																			colloquio 
																			con 
																			il 
																			sottosegretario 
																			di 
																			Stato 
																			Robert 
																			Lovett 
																			datato 
																			16 
																			settembre. 
																			E 
																			solo 
																			sei 
																			giorni 
																			dopo, 
																			un 
																			memorandum 
																			del 
																			Policy 
																			Planning 
																			Staff 
																			del 
																			Dipartimento 
																			di 
																			Stato 
																			dal 
																			titolo 
																			inequivocabile 
																			(“Possibile 
																			azione 
																			degli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			per 
																			aiutare 
																			il 
																			governo 
																			italiano 
																			nel 
																			caso 
																			di 
																			una 
																			presa 
																			di 
																			controllo 
																			dell’Italia 
																			del 
																			Nord 
																			da 
																			parte 
																			dei 
																			comunisti 
																			e 
																			dell’insediamento 
																			in 
																			quest’area 
																			di 
																			un 
																			«governo» 
																			comunista 
																			italiano”) 
																			aveva 
																			ribadito 
																			il 
																			clima 
																			di 
																			tensione 
																			che 
																			gravava 
																			sul 
																			Paese.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Per 
																			questo 
																			il 
																			13 
																			dicembre, 
																			il 
																			giorno 
																			prima 
																			che 
																			le 
																			truppe 
																			alleate 
																			terminassero 
																			il 
																			ritiro 
																			(contro 
																			il 
																			volere 
																			di 
																			De 
																			Gasperi 
																			ed i
																			
																			desiderata 
																			di 
																			diversi 
																			esponenti 
																			vaticani), 
																			il 
																			presidente 
																			Truman 
																			pubblicò 
																			l’ammonimento 
																			americano: 
																			“Sebbene 
																			gli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			stiano 
																			ritirando 
																			le 
																			loro 
																			truppe 
																			dall’Italia, 
																			in 
																			adempimento 
																			agli 
																			obblighi 
																			assunti 
																			con 
																			il 
																			trattato 
																			di 
																			pace, 
																			il 
																			nostro 
																			Paese 
																			continua 
																			a 
																			essere 
																			interessato 
																			al 
																			mantenimento 
																			di 
																			un’Italia 
																			libera 
																			e 
																			indipendente. 
																			Se 
																			lo 
																			sviluppo 
																			degli 
																			avvenimenti 
																			dovesse 
																			dimostrare 
																			che 
																			la 
																			libertà 
																			e 
																			l’indipendenza 
																			dell’Italia, 
																			su 
																			cui 
																			sono 
																			basati 
																			gli 
																			accordi 
																			di 
																			pace, 
																			sono 
																			minacciate 
																			direttamente 
																			o 
																			indirettamente, 
																			gli 
																			Stati 
																			Uniti, 
																			in 
																			quanto 
																			firmatari 
																			del 
																			trattato 
																			di 
																			pace 
																			e in 
																			quanto 
																			membri 
																			delle 
																			Nazioni 
																			Unite, 
																			saranno 
																			quindi 
																			obbligati 
																			a 
																			chiedersi 
																			quali 
																			misure 
																			possano 
																			essere 
																			più 
																			idonee 
																			al 
																			mantenimento 
																			della 
																			pace 
																			e 
																			della 
																			sicurezza”.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			documento 
																			comprendeva 
																			la 
																			riaffermazione 
																			dell’appartenenza 
																			italiana 
																			al 
																			blocco 
																			occidentale 
																			(esemplificata 
																			dalla 
																			parola 
																			“interesse”), 
																			l’enunciazione 
																			dei 
																			presupposti 
																			legali 
																			per 
																			un 
																			eventuale 
																			ritorno 
																			americano 
																			sul 
																			territorio 
																			nazionale 
																			(l’alterazione 
																			dei 
																			presupposti 
																			di 
																			libertà 
																			ed 
																			indipendenza 
																			sanciti 
																			dagli 
																			accordi 
																			di 
																			pace) 
																			e la 
																			rivendicazione 
																			della 
																			possibilità 
																			di 
																			un’azione 
																			unilaterale 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			necessità 
																			(senza 
																			neanche 
																			accennare 
																			alla 
																			possibilità 
																			di 
																			una 
																			richiesta 
																			in 
																			tal 
																			senso 
																			del 
																			governo 
																			italiano), 
																			mettendo 
																			in 
																			guardia 
																			i 
																			potenziali 
																			avversari 
																			dalle 
																			tentazioni 
																			del 
																			colpo 
																			di 
																			mano.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Altre 
																			preoccupazioni 
																			attanagliavano 
																			però 
																			i 
																			dirigenti 
																			comunisti, 
																			già 
																			abbondantemente 
																			frustrati 
																			per 
																			l’impossibilità 
																			di 
																			rovesciare 
																			il 
																			governo 
																			in 
																			carica, 
																			in 
																			aula 
																			come 
																			in 
																			piazza.
																			 
																			
																			
																			
																			I 
																			sovietici 
																			cominciarono 
																			infatti 
																			a 
																			“fare 
																			ordine” 
																			nel 
																			settore 
																			di 
																			competenza, 
																			arroccandosi 
																			in 
																			difesa 
																			delle 
																			conquiste 
																			recenti: 
																			anche 
																			l’Est 
																			cominciava 
																			a 
																			irrigidirsi. 
																			Al 
																			neonato 
																			Cominform, 
																			alla 
																			fine 
																			di 
																			settembre, 
																			affidarono 
																			il 
																			compito 
																			di 
																			stabilire 
																			una 
																			più 
																			stretta 
																			collaborazione 
																			tra 
																			i 
																			partiti 
																			comunisti 
																			dell’Europa 
																			orientale, 
																			il 
																			Pci 
																			ed 
																			il 
																			Pcf 
																			(partito 
																			comunista 
																			francese), 
																			i 
																			soli 
																			a 
																			farne 
																			parte; 
																			e 
																			nell’incontro 
																			di 
																			Szklarska 
																			Poreba, 
																			svoltosi 
																			dal 
																			22 
																			al 
																			27 
																			settembre 
																			nei 
																			pressi 
																			di 
																			Breslavia, 
																			due 
																			dirigenti 
																			del 
																			Pci 
																			(Longo 
																			ed 
																			Eugenio 
																			Reale) 
																			constatarono 
																			il 
																			repentino 
																			cambiamento 
																			di 
																			opinioni 
																			dei 
																			sovietici 
																			(rappresentati 
																			da 
																			Zdanov 
																			e 
																			Malenkov), 
																			che 
																			alla 
																			semplice 
																			comunistizzazione 
																			dei 
																			Paesi 
																			dell’Europa 
																			orientale 
																			intendevano 
																			sostituire 
																			un’integrale 
																			sovietizzazione, 
																			eliminando 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			quelle 
																			“vie 
																			nazionali 
																			al 
																			socialismo” 
																			che 
																			Tito 
																			(come 
																			Gomulka, 
																			come 
																			Ackerman) 
																			rappresentava, 
																			sull’altare 
																			di 
																			una 
																			divisione 
																			rigidamente 
																			dicotomica 
																			del 
																			continente.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			I 
																			sovietici 
																			affidarono 
																			ai 
																			compagni 
																			jugoslavi, 
																			in 
																			primis 
																			Kardelj, 
																			l’onere 
																			di 
																			sferrare 
																			l’attacco 
																			contro 
																			gli 
																			omologhi 
																			italo/francesi: 
																			per 
																			“rancore 
																			anti-italiano” 
																			ed 
																			“ortodossia 
																			ideologica”, 
																			erano 
																			i 
																			più 
																			indicati. 
																			Ai 
																			dirigenti 
																			occidentali 
																			(specialmente 
																			a 
																			Togliatti, 
																			l’uomo 
																			della 
																			‘svolta 
																			di 
																			Salerno’ 
																			e 
																			dell’alleanza 
																			con 
																			i 
																			cattolici) 
																			fu 
																			rinfacciata 
																			brutalmente 
																			la 
																			condotta 
																			fin’allora 
																			tenuta, 
																			ritenuta 
																			troppo 
																			carica 
																			d’illusioni 
																			parlamentari 
																			per 
																			il 
																			“nuovo 
																			corso” 
																			decretato 
																			dall’URSS; 
																			fu 
																			imposta 
																			la 
																			divisione 
																			in 
																			due 
																			campi 
																			ideologicamente 
																			contrapposti 
																			e la 
																			necessità 
																			di 
																			vincolare 
																			la 
																			loro 
																			azione 
																			alla 
																			politica 
																			estera 
																			sovietica, 
																			ingiunta 
																			la 
																			ripresa 
																			di 
																			uno 
																			scontro 
																			frontale, 
																			sul 
																			piano 
																			internazionale 
																			come 
																			su 
																			quello 
																			interno, 
																			contro 
																			la 
																			borghesia 
																			e 
																			gli 
																			Stati 
																			che 
																			la 
																			rappresentavano 
																			senza 
																			però 
																			arrivare 
																			ad 
																			un’insurrezione 
																			armata, 
																			condannata 
																			da 
																			Togliatti 
																			(sostenitore 
																			dell’opzione 
																			legalitaria) 
																			come 
																			dai 
																			sovietici; 
																			ed 
																			anche 
																			una 
																			parallela, 
																			aprioristica 
																			difesa 
																			delle 
																			esperienze 
																			maturate 
																			in 
																			Europa 
																			orientale 
																			che 
																			li 
																			avrebbe 
																			fatalmente 
																			esposti 
																			alle 
																			critiche 
																			degli 
																			avversari.
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			Pci 
																			si 
																			piegò. 
																			Come 
																			avrebbe 
																			in 
																			seguito 
																			riconosciuto 
																			lo 
																			stesso 
																			Berlinguer: 
																			“C’è 
																			da 
																			chiedersi 
																			se 
																			la 
																			nostra 
																			risposta 
																			sui 
																			Paesi 
																			dell’Europa 
																			orientale 
																			non 
																			abbia 
																			peccato 
																			di 
																			ambiguità, 
																			non 
																			abbia 
																			obbedito 
																			troppo 
																			all’esigenza 
																			– 
																			che 
																			pure 
																			si 
																			imponeva 
																			– di 
																			respingere 
																			gli 
																			attacchi 
																			concentrici 
																			delle 
																			forze 
																			conservatrici; 
																			[…] 
																			e 
																			troppo 
																			poco 
																			abbia 
																			invece 
																			obbedito 
																			all’esigenza 
																			di 
																			rispondere 
																			agli 
																			interrogativi, 
																			alle 
																			preoccupazioni, 
																			ai 
																			timori 
																			sinceri 
																			di 
																			tanti 
																			democratici, 
																			affermando 
																			– 
																			non 
																			solo 
																			con 
																			la 
																			nostra 
																			condotta, 
																			come 
																			in 
																			sostanza 
																			avvenne, 
																			ma 
																			anche 
																			nell’esplicita 
																			elaborazione 
																			teorica 
																			– 
																			che 
																			noi 
																			restavamo 
																			persuasi 
																			della 
																			necessaria 
																			diversità 
																			delle 
																			vie 
																			al 
																			socialismo, 
																			e 
																			che 
																			avremmo 
																			ricercato 
																			e 
																			continuato 
																			a 
																			seguire 
																			vie 
																			originali 
																			e 
																			diverse 
																			rispetto 
																			all’esperienza 
																			dei 
																			Paesi 
																			dell’Europa 
																			orientale”.
																			 
																			
																			
																			
																			Ciò 
																			non 
																			avvenne: 
																			e 
																			un’intransigenza 
																			indifferenziata 
																			e 
																			miope, 
																			senza 
																			possibilità 
																			di 
																			mediazione 
																			e 
																			senza 
																			velleità 
																			governative 
																			- 
																			come 
																			richiesto 
																			da 
																			una 
																			parte 
																			della 
																			base 
																			comunista 
																			delusa 
																			dal 
																			“legalitarismo” 
																			togliattiano 
																			- fu 
																			da 
																			allora 
																			imposta 
																			allo 
																			stesso, 
																			reticente 
																			segretario, 
																			costretto 
																			ad 
																			abbandonare 
																			la 
																			strategia 
																			prudente 
																			degli 
																			ultimi 
																			anni, 
																			e ad 
																			abbracciare 
																			senza 
																			riserve 
																			la 
																			politica 
																			dell’Urss.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			svolta 
																			imposta 
																			dai 
																			vertici 
																			sovietici 
																			indebolì 
																			sensibilmente 
																			le 
																			posizioni 
																			del 
																			Pci 
																			sullo 
																			scenario 
																			nazionale 
																			e si 
																			ripercosse 
																			sullo 
																			stesso 
																			linguaggio 
																			politico 
																			dei 
																			comunisti. 
																			Da 
																			una 
																			posizione 
																			di 
																			moderata 
																			conciliazione 
																			con 
																			i 
																			socialdemocratici 
																			del 
																			Psli 
																			si 
																			passò 
																			alle 
																			accuse 
																			di 
																			“tradimento”, 
																			da 
																			un 
																			sostanziale 
																			quietismo 
																			sui 
																			problemi 
																			economici 
																			si 
																			balzò 
																			a 
																			slogan 
																			d’altri 
																			tempi 
																			- 
																			esemplificati 
																			dal 
																			comunicato 
																			del 
																			25 
																			ottobre, 
																			dal 
																			significativo 
																			titolo 
																			“Resistere 
																			all’offensiva 
																			padronale! 
																			Contrattaccare!” 
																			-, 
																			dal 
																			sostanziale 
																			disinteresse 
																			per 
																			i 
																			Consigli 
																			di 
																			gestione 
																			si 
																			puntò 
																			ad 
																			un 
																			loro 
																			recupero 
																			sul 
																			piano 
																			della 
																			lotta 
																			politica.
																			 
																			
																			
																			
																			L’irrigidimento 
																			sovietico 
																			trascinò 
																			seco 
																			il 
																			Pci 
																			di 
																			Togliatti 
																			anche 
																			sul 
																			fondamentale 
																			terreno 
																			del 
																			Piano 
																			Marshall, 
																			che 
																			il 
																			leader 
																			comunista 
																			– 
																			come 
																			si è 
																			visto 
																			– 
																			aveva 
																			timidamente 
																			avallato 
																			in 
																			maggio; 
																			e la 
																			nuova 
																			fase 
																			politica 
																			decretata 
																			dall’ukase 
																			sovietico 
																			fu 
																			in 
																			effetti 
																			inaugurata 
																			proprio 
																			dalla 
																			rapida 
																			retromarcia 
																			di 
																			Togliatti 
																			su 
																			questo 
																			tema, 
																			nel 
																			corso 
																			del 
																			VI 
																			congresso 
																			del 
																			partito, 
																			aperto 
																			il 4 
																			gennaio 
																			1948 
																			a 
																			Milano: 
																			“L’adesione 
																			incondizionata 
																			al 
																			‘Piano 
																			Marshall’ 
																			e 
																			l’inizio 
																			di 
																			trasformazioni 
																			economiche 
																			nel 
																			nostro 
																			Paese 
																			in 
																			appendice 
																			ad 
																			una 
																			grande 
																			potenza 
																			imperialistica, 
																			costituiscono 
																			quindi 
																			una 
																			minaccia 
																			per 
																			lo 
																			sviluppo 
																			autonomo 
																			della 
																			nostra 
																			industria, 
																			della 
																			nostra 
																			economia 
																			e 
																			dei 
																			nostri 
																			scambi 
																			internazionali”.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Negli 
																			stessi 
																			giorni, 
																			in 
																			Italia, 
																			le 
																			difficoltà 
																			economiche 
																			eccitarono 
																			ulteriormente 
																			gli 
																			animi: 
																			in 
																			Lombardia, 
																			colpita 
																			maggiormente 
																			dalla 
																			crisi 
																			in 
																			atto, 
																			la 
																			temperatura 
																			politica 
																			salì 
																			in 
																			fretta; 
																			tra 
																			gli 
																			altri 
																			gruppi 
																			emerse 
																			la 
																			‘Volante 
																			rossa’, 
																			che 
																			avrebbe 
																			in 
																			seguito 
																			fatto 
																			scuola. 
																			Così 
																			Nenni 
																			descrisse 
																			la 
																			situazione: 
																			“12 
																			novembre. 
																			Una 
																			ventata 
																			di 
																			terrorismo 
																			si è 
																			abbattuta 
																			sull’Alta 
																			Italia 
																			e 
																			particolarmente 
																			su 
																			Milano. 
																			Si è 
																			cominciato 
																			con 
																			le 
																			bombe 
																			alle 
																			sedi 
																			comuniste 
																			cui 
																			sono 
																			seguite 
																			misure 
																			di 
																			rappresaglia 
																			che 
																			a 
																			loro 
																			volta 
																			hanno 
																			provocato 
																			altri 
																			attentati. 
																			Un 
																			cerchio 
																			infernale. 
																			Ieri 
																			a 
																			Mediglia 
																			un 
																			agrario 
																			ha 
																			sparato 
																			su 
																			degli 
																			operai 
																			uccidendone 
																			uno 
																			ed è 
																			stato 
																			linciato. 
																			Stamattina 
																			una 
																			bomba 
																			è 
																			stata 
																			lanciata 
																			contro 
																			una 
																			sede 
																			comunista 
																			a 
																			Milano. 
																			Ne è 
																			seguito 
																			uno 
																			sciopero 
																			generale 
																			con 
																			devastazioni 
																			di 
																			giornali 
																			e di 
																			sedi 
																			del 
																			Msi, 
																			dei 
																			qualunquisti 
																			ecc.. 
																			13 
																			novembre. 
																			L’ondata 
																			di 
																			violenza 
																			dilaga. 
																			A 
																			Napoli 
																			oggi 
																			ci 
																			sono 
																			stati 
																			grossi 
																			incidenti. 
																			Così 
																			a 
																			Livorno, 
																			nel 
																			Salernitano, 
																			a 
																			Palermo 
																			ecc. 
																			Sedi 
																			di 
																			organizzazioni 
																			di 
																			destra 
																			e 
																			giornali 
																			sono 
																			prese 
																			d’assalto. 
																			Il 
																			ministro 
																			Scelba 
																			ha 
																			risposto 
																			oggi 
																			a 
																			ben 
																			undici 
																			interrogazioni 
																			[…]14 
																			novembre. 
																			Nel 
																			Paese 
																			la 
																			situazione 
																			è 
																			sempre 
																			molto 
																			tesa 
																			e si 
																			temono 
																			gravi 
																			incidenti 
																			a 
																			Cremona. 
																			Insomma 
																			l’atmosfera 
																			del 
																			’21, 
																			con 
																			la 
																			differenza 
																			che 
																			siamo 
																			più 
																			forti 
																			d’allora”.
																			 
																			
																			
																			
																			Di 
																			lì a 
																			breve 
																			la 
																			tensione 
																			accumulata 
																			si 
																			sfogò 
																			nella 
																			presa 
																			della 
																			prefettura 
																			di 
																			Milano 
																			da 
																			parte 
																			del 
																			parapartito 
																			armato 
																			(gestito 
																			e 
																			organizzato 
																			da 
																			Pietro 
																			Secchia, 
																			numero 
																			tre 
																			del 
																			Pci) 
																			in 
																			risposta 
																			alla 
																			sostituzione 
																			del 
																			prefetto 
																			– 
																			gradito 
																			alle 
																			sinistre 
																			- 
																			Troilo, 
																			il 
																			28 
																			novembre: 
																			“Si 
																			trattava”, 
																			secondo 
																			Giancarlo 
																			Pajetta, 
																			responsabile 
																			per 
																			la 
																			Lombardia, 
																			“di 
																			mostrare 
																			che 
																			avevamo 
																			una 
																			forza 
																			notevole 
																			ed 
																			eravamo 
																			pronti 
																			ad 
																			usarla, 
																			in 
																			modo 
																			da 
																			impedire 
																			che 
																			certa 
																			gente 
																			si 
																			illudesse 
																			di 
																			poterci 
																			liquidare 
																			facilmente”.
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			situazione 
																			si 
																			risolse 
																			poi 
																			in 
																			un’intesa, 
																			caldeggiata 
																			sia 
																			da 
																			De 
																			Gasperi 
																			che 
																			da 
																			Togliatti 
																			(il 
																			quale 
																			gelò 
																			l’eccitato 
																			Pajetta 
																			con 
																			una 
																			celebre
																			
																			boutade: 
																			“Adesso 
																			che 
																			l’avete 
																			presa, 
																			cosa 
																			ve 
																			ne 
																			fate?”); 
																			ma 
																			la 
																			lotta 
																			sociale 
																			in 
																			strade 
																			e 
																			piazze 
																			proseguì 
																			con 
																			rinnovata 
																			energia, 
																			mobilitando 
																			i 
																			contadini 
																			del 
																			Meridione 
																			come 
																			gli 
																			operai 
																			dei 
																			centri 
																			industriali, 
																			e 
																			finanche 
																			categorie 
																			meno 
																			inclini 
																			all’azionismo 
																			politico 
																			(tra 
																			cui 
																			gli 
																			impiegati 
																			di 
																			banca, 
																			la 
																			cui 
																			vertenza 
																			si 
																			concluse 
																			a 
																			metà 
																			gennaio, 
																			dopo 
																			14 
																			giorni 
																			di 
																			trattative): 
																			il 
																			bollettino 
																			delle 
																			agitazioni 
																			politico-sindacali 
																			e 
																			degli 
																			scontri 
																			che 
																			ne 
																			conseguivano, 
																			composto 
																			da 
																			tasselli 
																			di 
																			conflittualità 
																			locale, 
																			rende 
																			l’idea 
																			della 
																			situazione 
																			del 
																			Paese: 
																			il 
																			15 
																			gennaio, 
																			a 
																			Roma, 
																			la 
																			polizia 
																			caricò 
																			una 
																			manifestazione 
																			di 
																			invalidi; 
																			una 
																			settimana 
																			dopo, 
																			a 
																			Firenze, 
																			i 
																			manifestanti 
																			stessi 
																			reagirono 
																			alla 
																			forza 
																			pubblica 
																			ed 
																			assaltarono 
																			la 
																			prefettura. 
																			Episodi 
																			come 
																			questi, 
																			presi 
																			a 
																			dimostrazione 
																			dell’irrigidimento 
																			della 
																			repressione 
																			governativa 
																			da 
																			parte 
																			delle 
																			sinistre, 
																			contribuirono 
																			peraltro 
																			a 
																			mettere 
																			sotto 
																			accusa 
																			l’opera 
																			del 
																			ministro 
																			dell’Interno 
																			Scelba 
																			proprio 
																			mentre 
																			il 
																			governo 
																			metteva 
																			mano 
																			ad 
																			un 
																			decreto 
																			legge 
																			che 
																			inaspriva 
																			le 
																			pene 
																			per 
																			chi 
																			attuasse 
																			blocchi 
																			stradali 
																			e 
																			ferroviari, 
																			soprattutto 
																			se 
																			con 
																			“l’uso 
																			della 
																			violenza 
																			o 
																			minaccia 
																			alle 
																			persone 
																			o 
																			violenza 
																			sulle 
																			cose”.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Al 
																			contempo, 
																			il 
																			parapartito 
																			armato 
																			– 
																			deluso 
																			per 
																			l’esito 
																			della 
																			presa 
																			della 
																			Prefettura 
																			– 
																			cominciò 
																			a 
																			mostrare 
																			segni 
																			d’impazienza; 
																			il 
																			racconto 
																			di 
																			un 
																			partecipante 
																			alla 
																			manifestazione 
																			conclusiva 
																			del 
																			I 
																			congresso 
																			nazionale 
																			della 
																			Resistenza, 
																			a 
																			Roma, 
																			lo 
																			dimostra: 
																			“Partimmo 
																			da 
																			Genova 
																			dove 
																			alla 
																			stazione 
																			ferroviaria 
																			funzionava 
																			perfettamente 
																			la 
																			sussistenza. 
																			A 
																			tutti 
																			fu 
																			distribuita 
																			per 
																			la 
																			notte 
																			una 
																			razione 
																			K, 
																			razioni 
																			d’emergenza 
																			delle 
																			truppe 
																			americane…Nel 
																			mezzo 
																			della 
																			Maremma 
																			ci 
																			fu 
																			una 
																			sosta 
																			obbligatoria, 
																			penso 
																			sia 
																			stata 
																			dovuta 
																			al 
																			confluire 
																			di 
																			diversi 
																			convogli... 
																			Dopo 
																			pochi 
																			minuti 
																			corse 
																			la 
																			voce 
																			sabotaggio. 
																			Esasperazione. 
																			Inutilmente 
																			nel 
																			buio 
																			staffette 
																			passavano 
																			di 
																			carro 
																			in 
																			carro 
																			spiegando 
																			le 
																			ragioni 
																			della 
																			sosta. 
																			Dal 
																			carro 
																			degli 
																			spezzini 
																			partì 
																			un 
																			colpo 
																			di
																			
																			bazooka. 
																			Per 
																			pochi 
																			secondi, 
																			ma 
																			intensissima, 
																			seguì 
																			una 
																			sparatoria 
																			infernale. 
																			Raffiche 
																			di
																			
																			sten, 
																			colpi 
																			di 
																			pistola 
																			e 
																			scoppi 
																			di 
																			bombe 
																			a 
																			mano…Roma 
																			era 
																			deserta, 
																			eccetto 
																			le 
																			ali 
																			di 
																			folla 
																			plaudente 
																			tutto 
																			era 
																			deserto. 
																			Non 
																			si 
																			vedeva 
																			né 
																			polizia 
																			né 
																			soldati, 
																			tutti 
																			erano 
																			pronti, 
																			ma 
																			nelle 
																			caserme…Ricordo 
																			la 
																			delusione 
																			di 
																			tutti 
																			quelli 
																			che 
																			mi 
																			circondavano 
																			quando, 
																			nel 
																			discorso 
																			ufficiale, 
																			Longo 
																			raccomandò 
																			la 
																			calma…Le 
																			intenzioni 
																			di 
																			tutti 
																			al 
																			basso 
																			erano 
																			ben 
																			diverse. 
																			Da 
																			parte 
																			di 
																			tutti 
																			c’era 
																			il 
																			proposito 
																			di 
																			spaccare 
																			il 
																			mondo 
																			e a 
																			un 
																			certo 
																			punto 
																			la 
																			sensazione 
																			che 
																			si 
																			stava 
																			per 
																			concludere 
																			qualcosa 
																			di 
																			grosso. 
																			Ma 
																			poi 
																			la 
																			tensione 
																			cadde 
																			in 
																			un 
																			sciogliete 
																			le 
																			righe…Le 
																			armi 
																			erano 
																			rimaste 
																			sotto 
																			il 
																			giubbotto, 
																			anche 
																			se 
																			non 
																			c’era 
																			timore 
																			alcuno 
																			e 
																			ogni 
																			tanto 
																			si 
																			poteva 
																			vedere 
																			con 
																			facilità 
																			spuntare 
																			di 
																			sotto 
																			l’abito 
																			qualche 
																			manico 
																			di 
																			rivoltella”.
																			 
																			
																			
																			
																			Le 
																			armi 
																			della 
																			Resistenza, 
																			infatti, 
																			erano 
																			in 
																			parte 
																			ancora 
																			disponibili, 
																			e 
																			contribuivano 
																			ad 
																			accrescere 
																			lo 
																			stato 
																			d’inquietudine 
																			che 
																			regnava 
																			nel 
																			Paese.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			“La 
																			situazione 
																			alla 
																			fine 
																			del 
																			1947 
																			è 
																			contrassegnata, 
																			dunque, 
																			da 
																			un 
																			lato, 
																			dalla 
																			moderazione 
																			del 
																			gruppo 
																			dirigente 
																			comunista 
																			che 
																			tuttavia 
																			non 
																			riesce 
																			a 
																			contenere 
																			del 
																			tutto 
																			le 
																			rivendicazioni 
																			economiche 
																			e 
																			politiche 
																			della 
																			base 
																			operaia, 
																			e, 
																			dall’altro, 
																			dai 
																			timori 
																			della 
																			destra 
																			interna 
																			e 
																			internazionale 
																			e 
																			dall’insistenza 
																			della 
																			stampa 
																			filogovernativa 
																			sul 
																			carattere 
																			‘preinsurrezionale’ 
																			degli 
																			scioperi 
																			e 
																			delle 
																			agitazioni 
																			delle 
																			ultime 
																			settimane”.
																			
																			
																			
																			Le 
																			conseguenze 
																			del 
																			clima 
																			di 
																			scontro 
																			frontale 
																			che 
																			si 
																			andava 
																			diffondendo 
																			nel 
																			Paese 
																			emersero 
																			quindi 
																			fragorosamente 
																			all’alba 
																			del 
																			nuovo 
																			anno; 
																			l’anno 
																			delle 
																			decisive 
																			elezioni 
																			politiche, 
																			che 
																			all’inizio 
																			dell’estate 
																			dell’anno 
																			precedente 
																			si 
																			era 
																			stabilito 
																			si 
																			svolgessero 
																			nei 
																			primi 
																			mesi 
																			del 
																			1948, 
																			e 
																			che 
																			il 
																			governo 
																			– a 
																			febbraio 
																			– 
																			fissò 
																			definitivamente 
																			per 
																			il 
																			18 
																			aprile.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			5. 
																			La 
																			nascita 
																			del 
																			Fronte
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Le 
																			direttive 
																			di 
																			Zdanov 
																			e 
																			del 
																			gruppo 
																			dirigente 
																			sovietico 
																			trovarono 
																			un 
																			inatteso 
																			alleato 
																			nel 
																			Psi 
																			di 
																			Nenni, 
																			ripresosi 
																			dalla 
																			scissione, 
																			reduce 
																			da 
																			un 
																			ottimo 
																			risultato 
																			alle 
																			elezioni 
																			sindacali 
																			e 
																			rafforzato 
																			dall’afflusso 
																			di 
																			molti 
																			ex-azionisti: 
																			“Forse 
																			perché 
																			nella 
																			mia 
																			mente 
																			si 
																			era 
																			fissata 
																			con 
																			tanta 
																			forza 
																			l’esperienza 
																			del 
																			Fronte 
																			popolare 
																			francese”, 
																			chiarì 
																			poi 
																			lo 
																			stesso 
																			Nenni, 
																			“io 
																			ero 
																			convinto 
																			che 
																			anche 
																			in 
																			Italia 
																			uno 
																			schieramento 
																			compatto 
																			delle 
																			sinistre 
																			ci 
																			avrebbe 
																			portato 
																			al 
																			successo” 
																			. Di 
																			sicuro, 
																			nella 
																			scelta 
																			di 
																			presentarsi 
																			uniti 
																			ai 
																			comunisti 
																			contarono 
																			anche 
																			considerazioni 
																			di 
																			ben 
																			altra 
																			natura: 
																			era 
																			forte 
																			il 
																			timore, 
																			presentandosi 
																			da 
																			soli, 
																			di 
																			“scoprirsi” 
																			indeboliti 
																			rispetto 
																			alle 
																			consultazioni 
																			del 
																			2 
																			giugno 
																			1946; 
																			era 
																			forte 
																			il 
																			richiamo 
																			della 
																			base 
																			all’unione 
																			con 
																			i 
																			“fratelli” 
																			del 
																			Pci; 
																			ed 
																			era 
																			altrettanto 
																			forte 
																			la 
																			velleità 
																			di 
																			rivincita 
																			sugli 
																			“scissionisti” 
																			del 
																			Psli, 
																			che 
																			l’8 
																			gennaio 
																			aveva 
																			dichiarato 
																			la 
																			propria 
																			indisponibilità 
																			ad 
																			allearsi 
																			con 
																			movimenti 
																			non 
																			socialisti.
																			 
																			
																			
																			
																			Ragioni 
																			troppo 
																			solide 
																			da 
																			scalfire 
																			anche 
																			per 
																			Pertini, 
																			che 
																			invano 
																			tentò 
																			di 
																			opporsi 
																			all’operazione 
																			conclusasi 
																			nella 
																			notte 
																			del 
																			23 
																			gennaio 
																			1948, 
																			in 
																			occasione 
																			del 
																			congresso 
																			del 
																			partito, 
																			quando 
																			la 
																			mozione 
																			per 
																			la 
																			lista 
																			unica 
																			raccolse 
																			525.000 
																			voti, 
																			mentre 
																			Pertini 
																			– 
																			sostenitore 
																			di 
																			liste 
																			separate 
																			– ne 
																			ottenne 
																			solo 
																			257.000.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Per 
																			quanto 
																			riguarda 
																			Togliatti, 
																			la 
																			sensazione 
																			che 
																			emerge 
																			è 
																			quella 
																			di 
																			un 
																			leader 
																			perlomeno 
																			perplesso 
																			di 
																			fronte 
																			all’operazione, 
																			che 
																			rinnegava 
																			in 
																			effetti 
																			l’intera 
																			politica 
																			seguita 
																			dalla 
																			svolta 
																			di 
																			Salerno 
																			in 
																			poi, 
																			e 
																			correva 
																			a 
																			tutta 
																			velocità 
																			verso 
																			uno 
																			scontro 
																			frontale 
																			con 
																			il 
																			“blocco” 
																			avversario; 
																			ma 
																			il 
																			Psi, 
																			per 
																			una 
																			volta 
																			compatto 
																			nelle 
																			sue 
																			correnti 
																			principali, 
																			si 
																			era 
																			mosso 
																			in 
																			quella 
																			direzione, 
																			e 
																			non 
																			poteva 
																			essere 
																			deluso. 
																			Una 
																			frase 
																			su 
																			tutte 
																			basta 
																			a 
																			rappresentare 
																			la 
																			situazione: 
																			come 
																			ebbe 
																			a 
																			dire 
																			Togliatti, 
																			“E 
																			che 
																			ci 
																			posso 
																			fare 
																			io, 
																			se 
																			Nenni 
																			e 
																			Basso 
																			vogliono 
																			il 
																			fronte 
																			elettorale 
																			a 
																			tutti 
																			i 
																			costi?”.
																			 
																			
																			
																			
																			Al 
																			contempo, 
																			non 
																			va 
																			dimenticato 
																			che 
																			anche 
																			Togliatti 
																			aveva 
																			i 
																			suoi 
																			buoni 
																			motivi 
																			per 
																			non 
																			rifiutarsi: 
																			primo 
																			fra 
																			tutti, 
																			quello 
																			di 
																			accontentare 
																			i 
																			desiderata 
																			sovietici, 
																			ed 
																			insieme 
																			di 
																			una 
																			parte 
																			del 
																			partito.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Domenica 
																			1° 
																			febbraio 
																			1948 
																			nella 
																			sala 
																			del 
																			Planetario 
																			a 
																			Roma 
																			si 
																			aprì 
																			l’Assemblea 
																			Generale 
																			del 
																			Fronte 
																			Democratico-Popolare; 
																			parteciparono, 
																			oltre 
																			al 
																			Pci 
																			ed 
																			al 
																			Psi, 
																			una 
																			pioggia 
																			di 
																			partiti, 
																			sigle 
																			e 
																			associazioni: 
																			dal 
																			Partito 
																			democratico 
																			del 
																			lavoro 
																			al 
																			Partito 
																			sardo 
																			d’azione, 
																			dal 
																			Partito 
																			cristiano 
																			sociale 
																			al 
																			Comitato 
																			dei 
																			consigli 
																			di 
																			gestione, 
																			dal 
																			Comitato 
																			democratico 
																			per 
																			il 
																			Mezzogiorno 
																			a 
																			quello 
																			per 
																			la 
																			Costituente 
																			della 
																			terra 
																			alla 
																			Lega 
																			dei 
																			comuni 
																			democratici.
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			quella 
																			sede 
																			si 
																			definirono 
																			anche 
																			natura 
																			ed 
																			obiettivi 
																			dell’alleanza: 
																			“Il 
																			Fronte 
																			popolare 
																			non 
																			è un 
																			partito, 
																			né 
																			una 
																			somma 
																			di 
																			partiti. 
																			I 
																			movimenti, 
																			i 
																			gruppi, 
																			i 
																			partiti, 
																			le 
																			personalità 
																			indipendenti 
																			che 
																			se 
																			ne 
																			fanno 
																			promotori 
																			conservano 
																			i 
																			loro 
																			ideali, 
																			la 
																			loro 
																			piena 
																			autonomia 
																			politica 
																			e 
																			organizzativa. 
																			Il 
																			Fronte 
																			democratico 
																			popolare 
																			è 
																			un’alleanza, 
																			un 
																			impegno 
																			comune, 
																			per 
																			una 
																			lotta 
																			comune, 
																			perché 
																			siano 
																			tradotti 
																			nella 
																			realtà 
																			sociale, 
																			nazionale 
																			e 
																			internazionale 
																			i 
																			principi 
																			affermati 
																			nella 
																			Costituzione 
																			della 
																			Repubblica. 
																			È 
																			un’alleanza 
																			per 
																			il 
																			raggiungimento 
																			di 
																			un 
																			obiettivo 
																			comune, 
																			di 
																			un 
																			assetto 
																			civile, 
																			che 
																			è la 
																			condizione 
																			di 
																			ogni 
																			libera 
																			competizione” 
																			.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			6. 
																			La 
																			Dc e 
																			la 
																			collaborazione 
																			di 
																			governo
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Già 
																			nel 
																			corso 
																			dei 
																			dibattiti 
																			parlamentari 
																			di 
																			settembre-ottobre 
																			emerse 
																			con 
																			chiarezza 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			una 
																			collaborazione 
																			democristiana 
																			con 
																			repubblicani 
																			e 
																			socialdemocratici, 
																			ampiamente 
																			caldeggiata 
																			dagli 
																			americani 
																			già 
																			a 
																			partire 
																			dalla 
																			formazione 
																			del 
																			De 
																			Gasperi 
																			IV - 
																			agli 
																			inizi 
																			di 
																			giugno.
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			Dc, 
																			constatata 
																			la 
																			disponibilità 
																			degli 
																			interlocutori, 
																			si 
																			aprì 
																			dunque 
																			ad 
																			un 
																			allargamento 
																			della 
																			maggioranza.
																			 
																			
																			
																			
																			Fu 
																			piuttosto 
																			facile 
																			accordarsi 
																			con 
																			i 
																			repubblicani: 
																			Pacciardi, 
																			dopo 
																			aver 
																			insistito 
																			per 
																			ottenere, 
																			oltre 
																			ad 
																			una 
																			vicepresidenza 
																			del 
																			Consiglio, 
																			anche 
																			il 
																			Ministero 
																			dell’Interno, 
																			si 
																			accontentò 
																			di 
																			un 
																			Comitato 
																			per 
																			la 
																			difesa 
																			dell’ordine 
																			pubblico.
																			 
																			
																			
																			
																			Più 
																			complessa 
																			si 
																			rivelò 
																			l’intesa 
																			per 
																			l’ingresso 
																			nel 
																			governo 
																			del 
																			Psli 
																			di 
																			Saragat, 
																			che 
																			dovette 
																			prima 
																			superare 
																			l’ostilità 
																			dell’ala 
																			sinistra 
																			del 
																			suo 
																			partito 
																			dimostrando 
																			l’impossibilità 
																			di 
																			arrivare 
																			ad 
																			una 
																			lista 
																			unica 
																			dei 
																			socialisti 
																			senza 
																			il 
																			Pci 
																			e 
																			poi 
																			convincere 
																			lo 
																			stesso 
																			De 
																			Gasperi 
																			a 
																			rinunciare 
																			all’alleanza 
																			con 
																			i 
																			qualunquisti, 
																			prima 
																			di 
																			incassare 
																			l’approvazione 
																			del 
																			gruppo 
																			parlamentare 
																			(con 
																			26 
																			voti 
																			favorevoli 
																			e 6 
																			tra 
																			contrari 
																			ed 
																			astenuti).
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			questo 
																			modo 
																			completò 
																			il 
																			passaggio 
																			dalla 
																			collaborazione 
																			governativa 
																			con 
																			le 
																			sinistre 
																			ad 
																			un 
																			gabinetto 
																			di 
																			centro 
																			(formato, 
																			oltre 
																			alla 
																			Dc, 
																			da 
																			Psli, 
																			Pri 
																			e 
																			Pli).
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Completato 
																			il 
																			riassetto 
																			governativo, 
																			toccò 
																			a De 
																			Gasperi 
																			richiamare 
																			i 
																			suoi 
																			allo 
																			scontro 
																			elettorale 
																			nel 
																			discorso 
																			tenuto 
																			in 
																			occasione 
																			del 
																			I 
																			Convegno 
																			nazionale 
																			delle 
																			consigliere 
																			democristiane, 
																			a 
																			Roma, 
																			il 2 
																			febbraio:
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			“Attenzione. 
																			Il 
																			‘cosiddetto’ 
																			Fronte 
																			fa 
																			uso 
																			dei 
																			gas. 
																			La 
																			cortina 
																			dei 
																			gas 
																			fumogeni 
																			è 
																			costituita 
																			da 
																			quei 
																			pochi 
																			borghesi 
																			di 
																			stile 
																			moderato 
																			che 
																			vengono 
																			cacciati 
																			avanti 
																			per 
																			nascondere 
																			le 
																			truppe 
																			d’urto 
																			che 
																			seguono, 
																			agli 
																			ordini 
																			del 
																			‘maresciallo 
																			Longo’, 
																			truppe 
																			di 
																			choc, 
																			che 
																			si 
																			battono 
																			per 
																			la 
																			dittatura 
																			balcanica 
																			[…] 
																			Ma 
																			c’è 
																			anche 
																			il 
																			gas 
																			che 
																			assopisce 
																			ed 
																			avvelena. 
																			È il 
																			gas 
																			della 
																			paura. 
																			Bisogna 
																			reagire 
																			al 
																			panico 
																			e al 
																			terrore! 
																			Bisogna 
																			avere 
																			consapevolezza 
																			che 
																			la 
																			lotta 
																			è 
																			aspra 
																			e 
																			decisiva 
																			. 
																			[…] 
																			La 
																			nostra 
																			parola 
																			d’ordine 
																			è: 
																			‘avere 
																			coraggio 
																			e 
																			infondere 
																			coraggio’. 
																			Agire 
																			secondo 
																			coscienza. 
																			Costi 
																			quel 
																			che 
																			costi”.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			7. 
																			Le 
																			elezioni 
																			romane.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			primo 
																			obiettivo 
																			della 
																			Dc, 
																			che 
																			a 
																			metà 
																			di 
																			febbraio 
																			lanciò 
																			una 
																			sottoscrizione 
																			nazionale 
																			dalle 
																			colonne 
																			de “Il 
																			Popolo” 
																			per 
																			finanziare 
																			la 
																			campagna 
																			elettorale 
																			ricordando 
																			ancora 
																			che 
																			“nessuno 
																			sforzo, 
																			nessun 
																			sacrificio 
																			deve 
																			perciò 
																			sembrare 
																			troppo 
																			grave 
																			per 
																			vincere 
																			questa 
																			battaglia” 
																			, 
																			era 
																			quello 
																			di 
																			imporsi 
																			come 
																			il 
																			collante 
																			ed 
																			il 
																			pilastro 
																			di 
																			tutte 
																			le 
																			forze 
																			anti-comuniste 
																			del 
																			Paese.
																			 
																			
																			
																			
																			L’operazione 
																			fu 
																			facilitata 
																			dai 
																			buoni 
																			risultati 
																			ottenuti 
																			alle 
																			elezioni 
																			romane 
																			del 
																			12 
																			ottobre 
																			1947, 
																			che 
																			testimoniarono 
																			la 
																			ripresa 
																			dei 
																			democristiani 
																			dopo 
																			i 
																			deludenti 
																			risultati 
																			elettorali 
																			dei 
																			mesi 
																			precedenti.
																			 
																			
																			
																			
																			Rispetto 
																			alle 
																			consultazioni 
																			romane 
																			del 
																			novembre 
																			1946 
																			la 
																			Dc 
																			raddoppiò 
																			i 
																			sostegni, 
																			passando 
																			da 
																			104.000 
																			a 
																			204.000 
																			voti 
																			a 
																			spese 
																			di 
																			qualunquisti 
																			(crollati 
																			da 
																			106.000 
																			a 
																			62.000 
																			voti), 
																			monarchici 
																			e 
																			liberali. 
																			Oltre 
																			ai 
																			neofascisti 
																			del 
																			Msi, 
																			profilatisi 
																			all’estrema 
																			destra 
																			e 
																			capaci 
																			di 
																			raccogliere 
																			3 
																			seggi, 
																			si 
																			registrò 
																			inoltre 
																			una 
																			moderata 
																			regressione 
																			del 
																			Blocco 
																			del 
																			Popolo 
																			social/comunista, 
																			i 
																			cui 
																			voti 
																			erano 
																			cresciuti 
																			proporzionalmente 
																			meno 
																			del 
																			numero 
																			dei 
																			votanti, 
																			provocando 
																			la 
																			perdita 
																			di 3 
																			seggi.
																			 
																			
																			
																			
																			Sull’onda 
																			del 
																			successo, 
																			la 
																			Dc 
																			si 
																			mosse: 
																			a 
																			dicembre 
																			il 
																			ministro 
																			dell’Industria 
																			Togni 
																			intervenne 
																			all’assemblea 
																			di 
																			Confindustria, 
																			avvicinando 
																			quel 
																			mondo 
																			imprenditoriale 
																			e 
																			finanziario 
																			che 
																			sarebbe 
																			stato 
																			imprescindibile 
																			per 
																			un’affermazione 
																			elettorale.
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			piccola 
																			e 
																			media 
																			borghesia, 
																			il 
																			“referente 
																			naturale” 
																			della 
																			Dc, 
																			si 
																			avvicinò 
																			per 
																			così 
																			dire 
																			spontaneamente, 
																			man 
																			mano 
																			che 
																			l’azione 
																			parallela 
																			della 
																			discesa 
																			dei 
																			prezzi 
																			e 
																			dei 
																			meccanismi 
																			di 
																			difesa 
																			del 
																			salario 
																			(scala 
																			mobile 
																			ed 
																			intese 
																			sindacali) 
																			garantì, 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			dall’anteguerra, 
																			il 
																			sorpasso 
																			dello 
																			stesso 
																			sul 
																			costo 
																			della 
																			vita 
																			; e 
																			per 
																			invogliarla 
																			ulteriormente 
																			il 
																			governo 
																			in 
																			carica 
																			(nelle 
																			figure 
																			del 
																			sottosegretario 
																			alla 
																			presidenza 
																			del 
																			Consiglio 
																			Andreotti 
																			e 
																			del 
																			Ministro 
																			della 
																			Giustizia 
																			Grassi) 
																			mise 
																			mano 
																			ad 
																			una 
																			legge 
																			per 
																			reintegrare 
																			nei 
																			ranghi 
																			le 
																			migliaia 
																			di 
																			funzionari 
																			e 
																			burocrati 
																			epurati 
																			per 
																			motivi 
																			politici 
																			negli 
																			anni 
																			precedenti, 
																			completando 
																			il 
																			processo 
																			avviato 
																			due 
																			anni 
																			prima 
																			con 
																			l’amnistia 
																			decretata 
																			dall’allora 
																			Ministro 
																			di 
																			Grazia 
																			e 
																			Giustizia: 
																			Palmiro 
																			Togliatti.
																			 
																			
																			
																			
																			Ne 
																			derivò 
																			una 
																			rivincita 
																			degli 
																			sconfitti, 
																			una 
																			riabilitazione 
																			complessiva 
																			che 
																			– 
																			nella 
																			pratica 
																			– 
																			mise 
																			fine 
																			al 
																			“processo 
																			al 
																			fascismo” 
																			e 
																			spostò 
																			le 
																			luci 
																			sul 
																			campo 
																			avverso, 
																			validamente 
																			sostenuta 
																			da 
																			alcune 
																			esemplari 
																			sentenze 
																			delle 
																			Corti 
																			di 
																			giustizia 
																			ai 
																			danni 
																			dei 
																			partigiani. 
																			Achille 
																			Battaglia, 
																			a 
																			questo 
																			proposito, 
																			parlò 
																			di 
																			“indebolimento 
																			politico 
																			dell’antifascismo” 
																			, 
																			consequenziale 
																			alla 
																			fine 
																			dell’alleanza 
																			tra 
																			democristiani, 
																			socialisti 
																			e 
																			comunisti.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Mentre 
																			cominciavano 
																			a 
																			muoversi 
																			sul 
																			piano 
																			della 
																			battaglia 
																			politica, 
																			il 
																			12 
																			dicembre 
																			i 
																			partiti 
																			anti 
																			- 
																			fascisti 
																			approvarono 
																			il 
																			loro 
																			ultimo 
																			atto 
																			concorde, 
																			la 
																			Carta 
																			Costituzionale, 
																			il 
																			canto 
																			del 
																			cigno 
																			e 
																			insieme 
																			l’epitaffio 
																			d’un 
																			incontro.
																			 
																			 
																			
																			
																			
																			Riferimenti 
																			bibliografici:
																			 
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			I. 
																			Montanelli/M. 
																			Cervi,
																			
																			L’Italia 
																			della
																			
																			Repubblica, 
																			Rcs 
																			libri, 
																			Milano 
																			2000.
																							
																																											 
																			
																			