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attualità


N. 74 - Febbraio 2014 (CV)

una coppa per chi?
IL Brasile e mondiali di calcio

di Filippo Petrocelli

 

“Copa pra quem?” – “Coppa per chi?” è stato uno degli slogan più in voga durante le proteste iniziate nel giugno del 2013. Nei giorni della Confederation cup, vera prova generale dei mondiali del 2014, una moltitudine di persone ha manifestato il suo sdegno contro gli sprechi che hanno accompagnato il progetto della World Cup, gridando con forza contro tutte le dissonanze e le storture del Brasile odierno.

 

Gigante sudamericano, membro dei Brics e sesta economia del mondo, il paese carioca rappresenta una delle realtà in divenire del XXI secolo, ma anche uno stato affetto da insostenibili disuguaglianze, perennemente sospeso fra ricchezza opulenta e povertà estrema.

 

Contro queste contraddizioni, contro l’inflazione galoppante, la corruzione, l’aumento dei prezzi, i tagli al welfare ed i favori agli speculatori, si è coalizzata un’umanità varia, fatta di esclusi delle favelas, classe media impoverita, insegnanti, operai, giovani e disoccupati.

 

Per circa due mesi le strade delle metropoli carioca sono state teatro di scontri durissimi, repressi con violenza dal governo socialista di Dilma Rousseff, delfino politico di Lula, vero artefice della riscossa “verde-oro”.

 

Le proteste sono cominciate in seguito ad un aumento del prezzo del biglietto dei trasporti pubblici ma sono diventate da subito un catalizzatore di tutti gli scontenti del “sogno brasiliano”, raccogliendo istanze, gruppi ed esperienze diverse.

 

Non solo denuncia della corruzione e degli sprechi, di inutili grandi opere ma soprattutto richiesta di un netto cambiamento di rotta.

 

Una protesta oceanica contro lo sviluppo selvaggio del paese, focalizzata sui costi sociali della crescita che, a partire dalle megalopoli di San Paolo e Rio, ha contagiato tutto il gigante sudamericano, domandando con forza “un altro sviluppo possibile” ed invitando tutti i brasiliani ad un severo esame di coscienza.

 

I campionati mondiali sono stati presentati dal governo, dai media e dall’elite nazionale come una grande occasione di sviluppo collettivo ma sono diventati invece un affare per pochi.

 

L’onda lunga di questi eventi non si è estinta e le proteste continuano: nello scorso ottobre c’è stato un grande corteo a Rio conclusosi con 200 arresti, mentre a metà gennaio dopo una manifestazione a San Paolo sono stati trattenuti dalla polizia oltre 100 attivisti.

 

Il presidente brasiliano ha recentemente annunciato la creazione di una forza speciale di 10.000 uomini delle forze armate e della polizia, deputata al mantenimento dell’ordine pubblico ed alla gestione delle proteste durante i Mondiali, lasciando intendere che non sarà tollerata alcuna espressione di dissenso.

 

Durante il debutto del Brasile al tavolo delle superpotenze, nessuna voce potrà essere fuori dal coro.



 

 

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