.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

attualità


N. 89 - Maggio 2015 (CXX)

MIA MADRE
Crollo DELLE ideologie e affetti familiari

di Giovanna D'Arbitrio

 

Erano gli anni ‘90 quando Nanni Moretti cominciò a imprimere una svolta più “intimista” a film come Caro diario, Aprile, proseguendo poi con questa tendenza anche in film come La stanza del figlio e il recente Mia madre.

 

Nel 1996 in piena crisi post-sessantottina e crollo di ideologie, apparve sugli schermi Aprile, spesso ricordato per la nota frase detta dal regista mentre guarda la Tv con sua madre - "D’Alema, di’ qualcosa di sinistra" -, nonché per l’ amarezza generata in lui dal masochismo autodistruttivo della sinistra che lo porta in quel momento a distaccarsi dalla politica e a concentrarsi maggiormente sulla prossima nascita del figlio.

 

In Mia madre la storia inizia su un set cinematografico dove Margherita, una regista, sta girando un film sul mondo del lavoro con operai in sciopero, scontri con la polizia e pestaggi: un lavoro stressante il suo, reso più difficile da un eccentrico attore americano e soprattutto dalla sofferenza nel vedere sua madre in fin di vita in ospedale.

 

Benché i problemi della vita quotidiana siano tanti, ella l’assiste con affetto insieme al fratello Giovanni, un ingegnere che ha chiesto “l’ aspettativa” dal lavoro per una pausa di riflessione sulla propria vita.

 

Come nel film Aprile, anche in Mia madre la dimensione politica sembra aver perso importanza rispetto ad affetti e sentimenti: l’unica realtà che sembra prevalere su tutto e tutti è la figura della madre morente, un’onesta e brava insegnante (interpretata magistralmente da Giulia Lazzarini), stimata e amata da figli, nipoti e alunni.

 

Gli altri personaggi appaiono depressi, insicuri e soprattutto inadeguati: ciò appesantisce anche la recitazione (peraltro non sorretta da una sceneggiatura molto incisiva) che ci offre una Margherita Buy sempre più confusa e balbettante, poco credibile nel ruolo di regista, un John Turturro a disagio nei panni dell’attore smemorato per Alzheimer incombente, un Nanni Moretti che recita quasi dietro le quinte nel ruolo di Giovanni, ma che in realtà è presente in tutti i personaggi usati spesso come portavoce delle sue idee.

 

Senza dubbio un film sulla vita quotidiana non consente allo sceneggiatore voli pindarici, ma colpisce davvero il disagio psicologico dei personaggi negli scarni dialoghi che sottolineano insicurezza e insoddisfazione causate da un deludente presente, nonché il desiderio di “svolte”, di “rottura di schemi” per il futuro.

 

Paradossalmente è proprio la madre morente quella più serena, dolce e sensibile, forse perché soddisfatta per aver vissuto bene la sua vita, con coerenza, amore e dignità.

 

Un film da vedere, anche se non è probabilmente tra le opere migliori di Moretti, un film che tra l’altro, tra grandi applausi e commozione, è stato proiettato al Festival di Cannes 2015 insieme a Tale of Tales di Matteo Garrone e La Giovinezza di Paolo Sorrentino.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.