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N. 52 - Aprile 2012 (LXXXIII)

malvinas/Falkland
La disputa diventa una “squid war”

di Giuseppe Cursio

 

L’Argentina ha iniziato una squid war o «guerra del calamaro» contro l’Inghilterra per rivendicare la proprietà delle isole Falkland nelle cui vicinanze sono stati scoperti alcuni importanti giacimenti petroliferi.

 

Geograficamente, le “Falkland Islands”, in spagnolo “Islas Malvinas”, sono lontane appena 400 km da Cabo San Diego che si trova nella Tierra del Fuego, l’estremo lembo meridionale dell’Argentina (che si affaccia sull’Oceano Atlantico). L’arcipelago è costituito dalle Falkland Occidentali e dalle Falkland Orientali, le due isole più grandi, e da alcune centinaia di isolette. Il nostro Amerigo Vespucci fu tra i primi esploratori al mondo ad avvistarle (1502).

 

Il Trattato di Utrecht (1713) confermò il possedimento ininterrotto dell’arcipelago delle Falkland da parte della Spagna. Nel 1765 l’Inghilterra occupò le Falkland Occidentali (cui diede il nome di Port Egmont). Lo scontro militare tra le due potenze coloniali divenne inevitabile. Su richiesta delle autorità di Buenos Aires, nel 1770, la Spagna, -che aveva acquistato le Falkland Orientali (o Puerto Soledad) dalla Francia che le aveva a sua volta occupate nel 1764-, inviò cinque navi con a bordo 1.400 uomini che attaccarono le postazioni difensive di Port Egmont, costringendo gli inglesi ad abbandonare l’arcipelago. Ma dopo lunghi ed estenuanti negoziati, nel 1771, essi vi fecero ritorno. Fino agli inizi del XIX secolo, comunque, le Islas Malvinas rimasero una colonia spagnola.

 

Ottenuta l’indipendenza dalla Spagna nel 1816, l’Argentina ne rivendicò l’appartenenza, assieme ad altre colonie. L’Inghilterra, nel 1842, le pose, invece, sotto la sua diretta amministrazione (colonial administration). Dal 1845, inoltre, Port Stanley è la capitale.

 

In seguito, i rapporti tra i governi dei due Paesi si acuirono. E a nulla sarebbe servito l’invito al dialogo delle Nazioni Unite che con la risoluzione n. 2065 (XX) del 16.12.1965, intitolata “Question of the Falkland Islands (Malvinas)”, ribadirono il principio dell’autodeterminazione dei popoli (…Considering that its resolution 1514 (XV) of 14 December 1960 was prompted by the cherished aim of bringing to an end everywhere colonialism in all its forms, one of which covers the case of the Falkland Islands…).

 

Il 2 aprile 1982 l’Argentina invase le Falkland. La guerra durò solo dieci settimane e si concluse il 14 giugno successivo con la vittoria dell’Inghilterra. Dei circa 900 soldati e marinai che persero la vita nei combattimenti più di 650 erano argentini, di cui la metà erano a bordo dell’incrociatore “Il generale Degano” affondato da un sottomarino nucleare britannico.

 

Sotto il peso della sconfitta militare con l’Inghilterra, la giunta militare del generale Leopoldo Fortunato Galtieri (1981-1982) si vide, pertanto, costretta a restituire il potere ai civili. Il ritorno alla democrazia fu sancito dalle libere elezioni (Il radicale Raúl Alfonsin conquistò la presidenza della repubblica).

 

Mentre la signora Margaret Thatcher, il cui carattere tenace e decisionista le valse il soprannome di “lady di ferro”, ottenne un ampio consenso popolare per aver ripristinato lo status quo nelle Falkland.

 

Oggi un’altra lady, il presidente dell’Argentina Cristina Fernández de Kirchner, -che è alle prese con qualche problema di salute-, con i suoi discorsi sul passato coloniale dell’Inghilterra ha riaperto questa vecchia ferita per risvegliare sopiti sentimenti nazionalistici.

 

Secondo alcuni analisti, in realtà, il suo vero obiettivo è quello di distogliere l’attenzione pubblica da alcuni problemi economici; in primis, un’inflazione galoppante e il flusso di capitali verso l’estero.

 

L’Argentina utilizza ogni escamotage per rivendicare la proprietà delle isole Falkland come, ad esempio, impedire ai “Falklanders” di pescare i calamari, -si tratta dell’Illex Argentinus (considerato una vera e propria prelibatezza in Asia Orientale)-, che sono la loro principale risorsa economica.  



 

 

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