N. 46 - Ottobre 2011 
                          
                          (LXXVII)
																						Una piccola, grande storia di mare
																						sull'oceano a bordo della Mac Diarmid
																						di Roberto Polleri
																			 
																						La “Mac Diarmid” era un brigantino a palo, dotato di tre alberi con scafo in acciaio, per ben 1.622 tonnellate di stazza. Viene varata il 16 ottobre 1883 dal cantiere dell'Armatore Mac Millan di Dumbarton in Scozia il quale dopo tre anni di navigazione la rivende all'Armatore Michele Amoroso, italiano, che ne affidava il comando al Capitano Cremonini.
																			
																			
																			Tra 
																			i 
																			suoi 
																			viaggi, 
																			nel 
																			1886 
																			la 
																			nave 
																			veniva 
																			registrata 
																			a 
																			San 
																			Francisco 
																			(USA) 
																			con 
																			carico 
																			di 
																			grano 
																			per 
																			Queenstown, 
																			in 
																			Australia. 
																			Alla 
																			morte 
																			dell'armatore 
																			Amoroso, 
																			gli 
																			eredi 
																			vendettero 
																			il 
																			bastimento 
																			a 
																			George 
																			Karran 
																			di 
																			Castletown 
																			(Isola 
																			di 
																			Man). 
																			Nel 
																			1907, 
																			il 
																			bastimento 
																			era 
																			partito 
																			da 
																			Newcastle 
																			(Australia) 
																			per 
																			il 
																			Cile, 
																			dove 
																			incappava 
																			in 
																			una 
																			violenta 
																			tempesta 
																			che 
																			lo 
																			disalberava. 
																			La 
																			nave 
																			raggiungeva 
																			fortunosamente 
																			Auckland 
																			in 
																			Nuova 
																			Zelanda, 
																			dove 
																			rimaneva 
																			abbandonata 
																			per 
																			due 
																			anni 
																			finché 
																			l'Armatore 
																			Capitano 
																			Giuseppe 
																			Mortola 
																			di 
																			Camogli, 
																			detto 
																			"Sanrocchin", 
																			probabilmente 
																			per 
																			la 
																			sua 
																			origine 
																			dalla 
																			frazione 
																			di 
																			San 
																			Rocco 
																			della 
																			cittadina 
																			ligure, 
																			il 
																			quale 
																			intuiva 
																			che 
																			l’acquisto 
																			della 
																			nave 
																			poteva 
																			essere 
																			un 
																			buon 
																			affare 
																			e 
																			diveniva 
																			quindi 
																			proprietario 
																			della 
																			“Mac 
																			Diarmid” 
																			per 
																			la 
																			cifra 
																			di 
																			circa 
																			2.400 
																			sterline 
																			inglesi, 
																			pari 
																			a 
																			circa 
																			56.000 
																			lire, 
																			al 
																			cambio 
																			del 
																			1909 
																			che 
																			indicativamente 
																			potrebbero 
																			essere 
																			attuali 
																			200.000 
																			euro.
																			 
																			
																			Il Capitano Giuseppe 
																			Mortola 
																			era 
																			il 
																			maggior 
																			armatore 
																			italiano 
																			di 
																			navi 
																			a 
																			vela 
																			di 
																			tutti 
																			i 
																			tempi: 
																			era 
																			proprietario 
																			di 
																			venticinque 
																			grandi 
																			navi 
																			e di 
																			una 
																			trentina 
																			di 
																			vascelli 
																			minori 
																			oltre 
																			alle 
																			quote 
																			in 
																			altre 
																			società 
																			di 
																			navigazione 
																			ed 
																			alle 
																			numerose 
																			carature 
																			possedute 
																			nei 
																			vascelli 
																			di 
																			diverse 
																			famiglie 
																			di 
																			armatori 
																			di 
																			Camogli. 
																			Acquistato 
																			il 
																			Mac 
																			Diarmid, 
																			il "Sanrocchin" 
																			lo 
																			faceva 
																			riarmare 
																			e 
																			dal 
																			1910 
																			il 
																			bastimento 
																			riprendeva 
																			a 
																			navigare 
																			ancora 
																			proficuamente. 
																			Nel 
																			1914 
																			partiva 
																			da 
																			Marsiglia 
																			per 
																			Rio 
																			de 
																			Janeiro 
																			in 
																			Brasile, 
																			con 
																			carico 
																			generale.
																			
																			
																			Da 
																			li, 
																			proseguiva 
																			in 
																			zavorra, 
																			ovvero 
																			riempiendo 
																			le 
																			stive 
																			di 
																			acqua 
																			di 
																			mare 
																			per 
																			stabilizzare 
																			la 
																			navigazione, 
																			in 
																			direzione 
																			Newcastle 
																			(Australia) 
																			dove 
																			caricava 
																			per 
																			il 
																			Cile 
																			da 
																			dove 
																			proseguiva 
																			poi 
																			per 
																			le 
																			Isole 
																			del 
																			Guano, 
																			quali 
																			Lobos 
																			de 
																			Afuera 
																			dove 
																			caricava 
																			il 
																			guano, 
																			ovvero 
																			escrementi 
																			di 
																			uccelli 
																			marini, 
																			utilizzato 
																			in 
																			Europa 
																			sia 
																			come 
																			potente 
																			fertilizzante 
																			sia 
																			come 
																			base 
																			da 
																			cui 
																			estrarre 
																			il 
																			salnitro, 
																			elemento 
																			necessario 
																			alla 
																			creazione 
																			di 
																			polvere 
																			da 
																			sparo.
																			
																			
																			La 
																			Mac 
																			Diarmid 
																			sopravvive 
																			alla 
																			Grande 
																			Guerra, 
																			al 
																			termine 
																			della 
																			quale 
																			fu 
																			venduto 
																			alla 
																			famiglia 
																			Dufour 
																			di 
																			Genova 
																			i 
																			quali 
																			lo 
																			utilizzeranno 
																			esclusivamente 
																			per 
																			trasportare 
																			sale 
																			di 
																			Cadice 
																			ai 
																			saladeros 
																			argentini 
																			ritornando 
																			a 
																			Genova 
																			con 
																			estratto 
																			di “quebracho”, 
																			una 
																			sostanza 
																			ricca 
																			di 
																			tannino 
																			utile 
																			per 
																			la 
																			concia 
																			delle 
																			pelli.
																			
																			
																			La 
																			carriera 
																			della 
																			nave 
																			si 
																			conclude 
																			nel 
																			1926 
																			a 
																			Genova, 
																			dove 
																			viene 
																			disarmato 
																			e 
																			rimane 
																			al 
																			molo 
																			Duca 
																			degli 
																			Abruzzi 
																			sino 
																			al 5 
																			dicembre 
																			1928 
																			quando 
																			viene 
																			rimorchiato 
																			a 
																			Savona 
																			per 
																			essere 
																			demolito.
																			
																			
																			E' 
																			uno 
																			dei 
																			rari 
																			casi 
																			in 
																			cui 
																			una 
																			nave, 
																			nonostante 
																			il 
																			passaggio 
																			a 
																			diversi 
																			proprietari, 
																			non 
																			ha 
																			mai 
																			cambiato 
																			il 
																			suo 
																			nome 
																			nei 
																			45 
																			anni 
																			di 
																			vita 
																			e di 
																			navigazione.
																			
																			
																			Il 
																			viaggio
																			
																			
																			La 
																			nave 
																			lascia 
																			il 
																			porto 
																			di 
																			Genova 
																			diretta 
																			verso 
																			l’Uruguay 
																			il 
																			23 
																			luglio, 
																			già 
																			in 
																			assenza 
																			di 
																			vento, 
																			con 
																			rotta 
																			verso 
																			ovest 
																			per 
																			lo 
																			stretto 
																			di 
																			Gibilterra. 
																			Dopo 
																			circa 
																			un 
																			mese 
																			di 
																			navigazione, 
																			il 
																			bastimento 
																			arriva 
																			in 
																			dirittura 
																			delle 
																			isole 
																			di 
																			Madera, 
																			Comore 
																			e 
																			Capoverde, 
																			al 
																			largo 
																			della 
																			costa 
																			africana 
																			all’altezza 
																			del 
																			Segenal, 
																			senza 
																			problemi 
																			di 
																			sorta. 
																			E’ 
																			il 
																			14 
																			agosto. 
																			Da 
																			quel 
																			giorno 
																			in 
																			poi, 
																			per 
																			circa 
																			un 
																			mese 
																			la 
																			nave 
																			si 
																			trova 
																			in 
																			balia 
																			del 
																			vento 
																			e 
																			della 
																			pioggia, 
																			ci 
																			vorrà 
																			un 
																			altro 
																			mese 
																			per 
																			superare 
																			la 
																			linea 
																			equatoriale, 
																			quando 
																			la 
																			fatica 
																			e le 
																			avversità 
																			iniziano 
																			a 
																			provare 
																			l’intero 
																			equipaggio. 
																			Eppure 
																			il 
																			peggio 
																			deve 
																			ancora 
																			arrivare: 
																			a 
																			fine 
																			settembre, 
																			il 
																			27 
																			per 
																			l’esattezza 
																			la 
																			nave 
																			si 
																			trova 
																			al 
																			largo 
																			del 
																			golfo 
																			della 
																			Giunea, 
																			zona 
																			a 
																			forte 
																			rischio 
																			per 
																			la 
																			presenza 
																			di 
																			pirati, 
																			dove 
																			il 
																			bastimento 
																			deve 
																			navigare 
																			a 
																			sufficiente 
																			distanza 
																			dalla 
																			costa 
																			per 
																			scongiurare 
																			attacchi.
																			 
																			
																			L’evento più importante 
																			di 
																			tutto 
																			il 
																			viaggio 
																			è il 
																			temporale 
																			del 
																			30 
																			settembre. 
																			Mare 
																			e 
																			vento 
																			spezzano 
																			gli 
																			alberi 
																			principali 
																			e 
																			danneggiano 
																			seriamente 
																			la 
																			“Mac 
																			Diarmid”. 
																			Due 
																			mesi 
																			di 
																			mare 
																			e 
																			danni 
																			all’apparenza 
																			tali 
																			da 
																			far 
																			presagire 
																			un 
																			imminente 
																			naufragio. 
																			Nonostante 
																			i 
																			danni, 
																			gli 
																			uomini 
																			stremati 
																			e la 
																			scarsezza 
																			di 
																			cibo 
																			ed 
																			acqua, 
																			la 
																			nave 
																			prosegue 
																			la 
																			sua 
																			rotta 
																			verso 
																			il 
																			Brasile, 
																			che 
																			in 
																			data 
																			8 
																			ottobre 
																			è a 
																			circa 
																			100 
																			miglia 
																			di 
																			distanza. 
																			Anche 
																			qui, 
																			però 
																			una 
																			nuova 
																			tempesta 
																			sembra 
																			dare 
																			il 
																			colpo 
																			di 
																			grazia 
																			al 
																			brigantino. 
																			Nuovi 
																			danni 
																			allo 
																			scafo 
																			ed 
																			al 
																			morale 
																			degli 
																			uomini 
																			che 
																			vedono 
																			ormai 
																			vicina 
																			la 
																			fine. 
																			Ottanta 
																			giorni 
																			in 
																			mezzo 
																			al 
																			mare 
																			ed 
																			il 
																			porto 
																			che 
																			appare 
																			lontano 
																			ed 
																			irraggiungibile. 
																			Nonostante 
																			tutto 
																			si 
																			procede 
																			tra 
																			i 
																			flutti, 
																			e si 
																			arriva 
																			così 
																			al 
																			23 
																			ottobre, 
																			all’alba 
																			del 
																			terzo 
																			mese 
																			trascorso 
																			a 
																			bordo, 
																			quando 
																			di 
																			nuovo 
																			la 
																			violenza 
																			del 
																			mare 
																			e 
																			del 
																			vento 
																			segnano 
																			profondamente 
																			la 
																			nave. 
																			Una 
																			parte 
																			della 
																			coperta 
																			viene 
																			sradicata 
																			dalla 
																			forza 
																			della 
																			natura. 
																			Mancano 
																			ormai 
																			solo 
																			700 
																			miglia 
																			da 
																			Montevideo, 
																			destinazione 
																			dell’imbarcazione.
																			 
																			
																			In tre giorni di vento 
																			buono 
																			e di 
																			mare 
																			calmo 
																			si 
																			potrebbe 
																			giungere 
																			in 
																			porto, 
																			ma 
																			con 
																			la 
																			nave 
																			così 
																			provata 
																			dalle 
																			intemperie 
																			anche 
																			il 
																			minimo 
																			spostamento 
																			diventa 
																			una 
																			fatica 
																			enorme 
																			per 
																			lei 
																			e 
																			per 
																			chi 
																			la 
																			conduce. 
																			Adesso 
																			si 
																			sta 
																			toccando 
																			davvero 
																			il 
																			fondo. 
																			A 
																			bordo 
																			manca 
																			tutto, 
																			cibo, 
																			acqua 
																			ma 
																			soprattutto 
																			la 
																			speranza 
																			di 
																			vedere 
																			ancora 
																			terra. 
																			Per 
																			fortuna 
																			il 
																			vento 
																			cambia, 
																			i 
																			danni 
																			sono 
																			rattoppati 
																			alla 
																			meglio 
																			con 
																			ciò 
																			che 
																			si 
																			ha a 
																			bordo 
																			e la 
																			nave 
																			fa 
																			rotta 
																			verso 
																			l’Uruguay.
																			 
																			
																			
																			è 
																			l’alba 
																			del 
																			3 
																			novembre 
																			quando 
																			l’urlo 
																			liberatorio 
																			“Terra! 
																			Terra!” 
																			risuona 
																			sulla 
																			tolda 
																			e 
																			riaccende 
																			gli 
																			animi 
																			dei 
																			marinai. 
																			Alle 
																			14.00 
																			del 
																			4 
																			novembre 
																			1924, 
																			dopo 
																			105 
																			giorni 
																			di 
																			navigazione, 
																			la 
																			“Mac 
																			Diarmid” 
																			tocca 
																			il 
																			molo 
																			di 
																			Montevideo. 
																			L’equipaggio 
																			è 
																			interamente 
																			salvo 
																			anche 
																			se 
																			decisamente 
																			prostrato 
																			dall’incredibile 
																			viaggio. 
																			Eppure, 
																			la 
																			forza 
																			d’animo 
																			dei 
																			marinai 
																			e la 
																			forza 
																			quasi 
																			magica 
																			sprigionata 
																			dalla 
																			“misteriosa 
																			Mac 
																			Diarmid”, 
																			come 
																			la 
																			definirà 
																			Rinaldo, 
																			che 
																			nonostante 
																			le 
																			avversità 
																			riesce 
																			comunque 
																			a 
																			raggiungere 
																			la 
																			propria 
																			destinazione. 
																			A 
																			terra, 
																			le 
																			maestranze 
																			si 
																			stupiscono 
																			dell’arrivo 
																			del 
																			bastimento 
																			che 
																			davano 
																			per 
																			naufragato 
																			nell’oceano 
																			per 
																			il 
																			così 
																			lungo 
																			tempo 
																			trascorso 
																			dalla 
																			partenza.
																			
																			
																			
																			L’autore 
																			della 
																			lettera
																			
																			
																			Rinaldo 
																			Pistarino 
																			era 
																			nato 
																			a 
																			Voltri 
																			il 
																			23 
																			agosto 
																			1905. 
																			Aveva 
																			solo 
																			quindici 
																			anni 
																			quando 
																			scappa 
																			da 
																			casa 
																			con 
																			un 
																			piccolo 
																			fagottino 
																			sulle 
																			spalle 
																			diretto 
																			verso 
																			il 
																			porto 
																			di 
																			Genova 
																			pronto 
																			per 
																			imbarcarsi 
																			e 
																			assecondare 
																			la 
																			sua 
																			grande 
																			passione 
																			per 
																			il 
																			mare 
																			e la 
																			navigazione. 
																			Giunto 
																			su 
																			uno 
																			dei 
																			moli, 
																			viene 
																			riconosciuto 
																			da 
																			un 
																			amico 
																			di 
																			famiglia 
																			che 
																			ne 
																			intuisce 
																			la 
																			fuga 
																			e, 
																			prendendolo 
																			letteralmente 
																			per 
																			il 
																			colletto 
																			lo 
																			carica 
																			a 
																			forza 
																			su 
																			una 
																			delle 
																			carrozze 
																			dirette 
																			verso 
																			il 
																			ponente 
																			genovese, 
																			affidandolo 
																			al 
																			cocchiere 
																			e 
																			pregando 
																			quest’ultimo 
																			di 
																			tenerlo 
																			d’occhio 
																			fino 
																			all’arrivo 
																			nella 
																			sua 
																			abitazione 
																			dove 
																			poi 
																			di 
																			persona 
																			si 
																			sarebbe 
																			sincerato 
																			del 
																			suo 
																			rientro. 
																			Il 
																			primo 
																			tentativo 
																			di 
																			diventare 
																			marinaio 
																			finiva 
																			così 
																			un 
																			po’ 
																			miseramente...
																			 
																			
																			Eppure, era solo questione 
																			di 
																			tempo. 
																			La 
																			sua 
																			voglia 
																			di 
																			partire 
																			lo 
																			avrebbe 
																			condotto 
																			in 
																			mare 
																			aperto 
																			a 
																			vivere 
																			tutto 
																			ciò 
																			che 
																			abbiamo 
																			letto 
																			nelle 
																			sue 
																			parole. 
																			La 
																			sua 
																			passione 
																			per 
																			il 
																			mare 
																			terminerà 
																			solo 
																			quando 
																			l’incontro 
																			con 
																			la 
																			sua 
																			futura 
																			moglie 
																			lo 
																			porterà 
																			a 
																			decidere 
																			di 
																			trovare 
																			un 
																			lavoro 
																			sulla 
																			terraferma. 
																			Il 
																			“buon 
																			marinaio” 
																			è 
																			morto 
																			a 
																			Voltri 
																			il 
																			24 
																			maggio 
																			1989.
																			
																			La 
																			lettera
																			
																			
																			Montevideo, 
																			18 
																			dicembre 
																			1924.
																			
																			Carissimo 
																			Fratello,
																			
																			
																			vuoi 
																			tu 
																			dunque 
																			conoscere 
																			le 
																			avventure 
																			mie 
																			e di 
																			questo 
																			lungo 
																			viaggio? 
																			Ebbene, 
																			il 
																			tuo 
																			desiderio 
																			in 
																			certo 
																			qual 
																			modo 
																			sarà 
																			esaudito, 
																			ne 
																			avrei 
																			da 
																			raccontarti 
																			e 
																			forse 
																			più 
																			che 
																			sufficiente 
																			sono 
																			i 
																			particolari, 
																			per 
																			poter 
																			compilare 
																			un 
																			vero 
																			romanzo 
																			di 
																			avventure 
																			e a 
																			te 
																			farà 
																			molto 
																			piacere 
																			leggere 
																			questa 
																			mia, 
																			dato 
																			che 
																			sei 
																			sempre 
																			stato 
																			un 
																			po’ 
																			amante 
																			delle 
																			avventure 
																			più 
																			strane 
																			e 
																			più 
																			soddisfazione 
																			proverai 
																			pensando 
																			che 
																			chi 
																			scrive 
																			è 
																			tuo 
																			fratello, 
																			tuo 
																			fratello 
																			che 
																			ha 
																			intrapreso 
																			un 
																			viaggio 
																			non 
																			privo 
																			di 
																			emozioni,ma 
																			che 
																			ora 
																			tutto 
																			è 
																			tornato 
																			alla 
																			tranquillità.
																			
																			
																			Immagina 
																			si 
																			parte 
																			dal 
																			cantiere 
																			il 
																			mattino 
																			del 
																			23 
																			luglio 
																			con 
																			poco 
																			vento, 
																			alla 
																			sera 
																			siamo 
																			già 
																			in 
																			bonaccia 
																			completa 
																			e di 
																			questa 
																			ne 
																			abbiamo 
																			per 
																			tre 
																			giorni, 
																			siamo 
																			sempre 
																			in 
																			vista 
																			della 
																			costa 
																			spagnola, 
																			ma 
																			ecco 
																			che 
																			al 
																			quarto 
																			giorno 
																			una 
																			leggera 
																			brezza 
																			da 
																			nord 
																			ovest 
																			ci 
																			fa 
																			filare 
																			verso 
																			questa 
																			immensa 
																			pianura 
																			senza 
																			fine 
																			e 
																			piena 
																			di 
																			misteri 
																			e 
																			dopo 
																			qualche 
																			giorno 
																			di 
																			questo 
																			buon 
																			vento 
																			si 
																			entra, 
																			per 
																			così 
																			dire, 
																			nella 
																			zona 
																			della 
																			brezza 
																			costante 
																			(vento 
																			che 
																			scende 
																			da 
																			nord 
																			est) 
																			questo 
																			vento 
																			è 
																			buonissimo 
																			per 
																			noi, 
																			dato 
																			che 
																			è in 
																			poppa 
																			e 
																			dovrebbe 
																			accompagnarci 
																			quasi 
																			all’Equatore, 
																			per 
																			poi 
																			prendere 
																			l’altra 
																			brezza 
																			da 
																			sud 
																			est 
																			e 
																			quest’ultima 
																			dovrebbe 
																			accompagnarci 
																			sino 
																			all’altra 
																			parte 
																			per 
																			poi 
																			navigare 
																			alla 
																			ventura 
																			e 
																			con 
																			venti 
																			diversi 
																			fino 
																			alla 
																			meta, 
																			ma 
																			ecco, 
																			che 
																			come 
																			invece 
																			sentirai, 
																			tutto 
																			il 
																			previsto 
																			è 
																			andato 
																			a 
																			vuoto.
																			
																			
																			Entrati 
																			che 
																			siamo 
																			nella 
																			prima 
																			brezza 
																			cioè 
																			quella 
																			da 
																			nord 
																			est 
																			che 
																			ci 
																			fa 
																			filare 
																			e 
																			delizioso 
																			è il 
																			navigare 
																			con 
																			si 
																			buon 
																			vento 
																			e 
																			così 
																			si 
																			arriva 
																			al 
																			17 
																			agosto, 
																			durante 
																			questo 
																			frattempo 
																			siamo 
																			passati 
																			al 
																			largo 
																			di 
																			qualche 
																			isola.
																			
																			
																			Il 6 
																			agosto 
																			l’isola 
																			di 
																			Madera, 
																			l’11 
																			agosto 
																			le 
																			Comore, 
																			il 
																			14 
																			l’isola 
																			di 
																			Capoverde 
																			che 
																			si 
																			trova 
																			al 
																			13° 
																			di 
																			latitudine 
																			a 
																			nord, 
																			tutte 
																			però 
																			invisibili 
																			ad 
																			occhio 
																			nudo.
																			
																			
																			Ed 
																			eccoci 
																			al 
																			17 
																			agosto, 
																			dopo 
																			aver 
																			navigato 
																			per 
																			circa 
																			un 
																			mese 
																			senza 
																			incidenti 
																			di 
																			sorta, 
																			si 
																			comincia 
																			e 
																			potrei 
																			paragonare 
																			che 
																			da 
																			oggi 
																			non 
																			si 
																			naviga 
																			più 
																			come 
																			cristiani 
																			ma 
																			da 
																			vere 
																			bestie.
																			
																			
																			Eccoci 
																			al 
																			primo 
																			temporale, 
																			vento 
																			forte 
																			da 
																			prua, 
																			pioggia 
																			e 
																			mare 
																			grosso, 
																			si 
																			tenta 
																			di 
																			bordeggiare 
																			ma 
																			il 
																			tempaccio 
																			non 
																			ci 
																			permette, 
																			ora 
																			devo 
																			spiegarti 
																			in 
																			gergo 
																			marinaresco 
																			certe 
																			manovre, 
																			non 
																			potendo 
																			altrimenti 
																			ci 
																			mettiamo 
																			alla 
																			trinca 
																			dopo 
																			che 
																			la 
																			furia 
																			del 
																			vento 
																			ci 
																			asportò 
																			qualche 
																			vela 
																			dopo 
																			vari 
																			giorni 
																			il 
																			vento 
																			si 
																			rinforza 
																			e 
																			pare 
																			che 
																			dica 
																			voglio 
																			vincere 
																			io, 
																			infatti 
																			qualche 
																			altro 
																			disastro 
																			succede.
																			
																			
																			Questo 
																			ventaccio 
																			dopo 
																			aver 
																			soffiato 
																			a 
																			volontà 
																			ci 
																			regala 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			calma, 
																			ma 
																			ci 
																			rimane 
																			ancora 
																			i 
																			colpi 
																			di 
																			mare 
																			i 
																			quali 
																			non 
																			ci 
																			assicurano 
																			di 
																			stare 
																			in 
																			coperta, 
																			sempre 
																			piove, 
																			siamo 
																			al 
																			14 
																			settembre, 
																			ossia 
																			da 
																			52 
																			giorni 
																			che 
																			siamo 
																			in 
																			mare 
																			e da 
																			27 
																			che 
																			siamo 
																			sotto 
																			una 
																			pioggia 
																			continua 
																			e 
																			che 
																			non 
																			si 
																			vede 
																			il 
																			sole. 
																			La 
																			notte 
																			dal 
																			14 
																			al 
																			15 
																			settembre 
																			altro 
																			vento 
																			forte 
																			di 
																			prua 
																			e di 
																			questo 
																			ne 
																			abbiamo 
																			per 
																			qualche 
																			giorno 
																			ancora 
																			e ti 
																			confesso 
																			che 
																			noi 
																			tutti 
																			siamo 
																			quasi 
																			esausti, 
																			forse 
																			già 
																			troppo 
																			siamo 
																			stati 
																			provati 
																			da 
																			questi 
																			elementi, 
																			eppure 
																			non 
																			è 
																			ancora 
																			finita.
																			
																			
																			Finalmente 
																			eccoci 
																			al 
																			18 
																			settembre 
																			e 
																			abbiamo 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			calma. 
																			Ora 
																			ti 
																			spiego 
																			brevemente 
																			che 
																			cos’è 
																			questo 
																			ammassamento 
																			di 
																			vento 
																			furioso 
																			e 
																			continuo.
																			
																			
																			Il 
																			suo 
																			nome 
																			è 
																			Munson 
																			e 
																			proviene 
																			dall’Oceano 
																			Indiano 
																			attraversa 
																			l’Africa 
																			Equatoriale 
																			e 
																			con 
																			impeto 
																			di 
																			forza 
																			si 
																			butta 
																			nell’Atlantico 
																			tra 
																			il 
																			13° 
																			di 
																			latitudine 
																			nord 
																			e 
																			l’Equatore 
																			e si 
																			perde 
																			poi 
																			credo 
																			nella 
																			Cordigliera 
																			delle 
																			Ande, 
																			la 
																			sua 
																			durata 
																			in 
																			generale 
																			è di 
																			sei 
																			mesi 
																			fra 
																			i 
																			quali 
																			ha 
																			53 
																			giorni 
																			e 16 
																			ore 
																			di 
																			maggior 
																			violenza, 
																			e 
																			questo 
																			massimo 
																			si 
																			sente 
																			in 
																			detta 
																			posizione 
																			dal 
																			10 
																			di 
																			agosto 
																			al 
																			20 
																			ottobre 
																			circa.
																			
																			
																			Ora 
																			siamo 
																			al 
																			15 
																			settembre, 
																			si 
																			sta 
																			tirando 
																			un 
																			lungo 
																			bordeggio 
																			con 
																			prua 
																			verso 
																			la 
																			costa 
																			africana, 
																			oggi 
																			stesso 
																			si 
																			taglia 
																			l’Equatore, 
																			ossia 
																			si 
																			lascia 
																			l’emisfero 
																			nord 
																			per 
																			inoltrarsi 
																			all’emisfero 
																			sud 
																			onde 
																			ci 
																			attendono 
																			altri 
																			disastri.
																			
																			
																			Il 
																			caldo 
																			si 
																			fa 
																			sentire 
																			ed è 
																			insopportabile 
																			da 
																			45 a 
																			50 
																			gradi 
																			ma 
																			grazie 
																			ai 
																			continui 
																			piovaschi, 
																			che 
																			sono 
																			per 
																			noi 
																			un 
																			vero 
																			sollievo, 
																			del 
																			Munson 
																			più 
																			nessuna 
																			traccia, 
																			ormai 
																			abbiamo 
																			oltrepassato 
																			la 
																			sua 
																			zona 
																			devastatrice 
																			e 
																			siamo 
																			nella 
																			continua 
																			bonaccia 
																			equatoriale.
																			Al 
																			27 
																			settembre 
																			siamo 
																			vicini 
																			al 
																			Golfo 
																			della 
																			Guinea, 
																			con 
																			calma 
																			di 
																			vento 
																			e 
																			corrente 
																			forte 
																			che 
																			ci 
																			spinge 
																			sempre 
																			più 
																			nel 
																			golfo, 
																			questo 
																			è un 
																			po’ 
																			pericoloso 
																			dato 
																			che 
																			è 
																			frequentato 
																			da 
																			piroghe 
																			di 
																			indigeni 
																			della 
																			Guinea 
																			i 
																			quali 
																			assaltano 
																			depredandoli 
																			i 
																			bastimenti 
																			che 
																			per 
																			disgrazia 
																			trovansi 
																			in 
																			questi 
																			paraggi, 
																			ma 
																			grazie 
																			a un 
																			po’ 
																			di 
																			brezza 
																			la 
																			quale 
																			ci 
																			da 
																			modo 
																			di 
																			allargarci 
																			alquanto 
																			da 
																			questo 
																			brutto 
																			posto.
																			
																			
																			Il 
																			28 
																			settembre, 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			vento 
																			buono 
																			ci 
																			fa 
																			guadagnare 
																			cammino, 
																			ma 
																			eccoci 
																			al 
																			30 
																			altra 
																			giornataccia, 
																			alle 
																			4 
																			pare 
																			si 
																			navighi 
																			con 
																			il 
																			vento 
																			in 
																			poppa, 
																			questo 
																			in 
																			un 
																			batter 
																			d’occhio 
																			cambia 
																			e di 
																			poppa 
																			si 
																			gira 
																			e si 
																			ferma 
																			di 
																			prua, 
																			tutto 
																			questo 
																			succede 
																			senza 
																			che 
																			nessuno 
																			se 
																			ne 
																			avveda, 
																			così 
																			che 
																			le 
																			vele 
																			invece 
																			di 
																			essere 
																			gonfie 
																			alla 
																			buona, 
																			ossia 
																			come 
																			si 
																			vorrebbe 
																			dire 
																			in 
																			gergo 
																			marinaresco, 
																			si 
																			rigonfiano 
																			al 
																			rovescio, 
																			in 
																			modo 
																			che 
																			i 
																			due 
																			alberi 
																			delle 
																			vele 
																			quadre, 
																			trinchetto 
																			e 
																			maestra, 
																			oscillano 
																			e si 
																			teme 
																			da 
																			un 
																			momento 
																			all’altro 
																			abbiano 
																			a 
																			cascare 
																			in 
																			mare,intanto 
																			si 
																			sentono 
																			scricchiolii 
																			di 
																			cavi 
																			che 
																			si 
																			spezzano, 
																			griglie 
																			del 
																			sartiame 
																			che 
																			come 
																			la 
																			grandine 
																			cadono 
																			in 
																			coperta, 
																			vele 
																			che 
																			si 
																			strappano 
																			completamente 
																			e se 
																			ne 
																			vanno 
																			con 
																			il 
																			vento, 
																			ma 
																			nemmeno 
																			qui 
																			ci 
																			diamo 
																			per 
																			vinti, 
																			non 
																			è 
																			ancora 
																			trascorso 
																			un 
																			minuto 
																			dall’ira 
																			di 
																			tutto 
																			ciò, 
																			che 
																			si 
																			sente 
																			una 
																			voce 
																			gridare 
																			con 
																			tutta 
																			la 
																			forza, 
																			coraggio 
																			e 
																			sangue 
																			freddo, 
																			è la 
																			voce 
																			del 
																			comandante 
																			che 
																			grida 
																			dando 
																			gli 
																			ordini 
																			più 
																			opportuni, 
																			lascio 
																			a te 
																			immaginare 
																			il 
																			momento 
																			che 
																			si 
																			sta 
																			passando, 
																			sembriamo 
																			matti 
																			furiosi, 
																			ma 
																			ognuno 
																			ha 
																			il 
																			suo 
																			compito, 
																			il 
																			suo 
																			dovere 
																			da 
																			compiere 
																			e 
																			con 
																			sangue 
																			freddo 
																			riusciamo 
																			per 
																			vero 
																			miracolo 
																			ad 
																			evitare 
																			una 
																			vera 
																			catastrofe, 
																			bastavano 
																			pochi 
																			minuti 
																			e 
																			poi 
																			addio 
																			Mac 
																			Diarmid 
																			e i 
																			suoi 
																			uomini, 
																			nota 
																			che 
																			tutto 
																			questo 
																			è 
																			successo 
																			in 
																			pochi 
																			minuti.
																			
																			
																			Questo 
																			temporale 
																			del 
																			30 
																			settembre 
																			era 
																			infortunale 
																			e 
																			come 
																			abbiamo 
																			appreso 
																			al 
																			nostro 
																			arrivo 
																			a 
																			Montevideo 
																			perì 
																			con 
																			il 
																			suo 
																			equipaggio 
																			una 
																			nave 
																			tedesca 
																			proveniente 
																			dall’Europa 
																			e 
																			diretta 
																			come 
																			noi 
																			a 
																			Montevideo 
																			e un 
																			piroscafo 
																			inglese, 
																			tutti 
																			e 
																			due 
																			naufragarono 
																			proprio 
																			il 
																			30 
																			settembre.
																			
																			
																			All’indomani 
																			il 
																			vento 
																			cessa 
																			e si 
																			ritorna 
																			alla 
																			bonaccia, 
																			dopo 
																			nuovamente 
																			vento 
																			e si 
																			rifà 
																			cammino, 
																			tanto 
																			che 
																			il 7 
																			ottobre 
																			siamo 
																			già 
																			vicini 
																			alla 
																			costa 
																			del 
																			Brasile, 
																			il 
																			giorno 
																			8 
																			siamo 
																			a 
																			100 
																			miglia 
																			e 
																			qua 
																			subito 
																			di 
																			gira 
																			di 
																			bordo 
																			e 
																			nuovamente 
																			al 
																			largo.
																			
																			
																			Eccoci 
																			alla 
																			notte 
																			fra 
																			8 e 
																			9 
																			ottobre 
																			una 
																			altro 
																			disastro 
																			che 
																			merita 
																			di 
																			essere 
																			spiegato 
																			a 
																			parte.
																			
																			Il 
																			suo 
																			nome 
																			è 
																			Pampero, 
																			la 
																			sua 
																			origine 
																			credo 
																			nasca 
																			dal 
																			Messico, 
																			poi 
																			con 
																			velocità 
																			e 
																			forza 
																			incalcolabile 
																			scende 
																			verso 
																			l’America 
																			Meridionale 
																			seguendo 
																			la 
																			Cordigliera 
																			delle 
																			Ande, 
																			fino 
																			alla 
																			Terra 
																			del 
																			Fuoco, 
																			ossia 
																			al 
																			Capo 
																			Diurno, 
																			colà 
																			le 
																			montagne 
																			fanno 
																			specie 
																			di 
																			gomito 
																			in 
																			modo 
																			che 
																			questo 
																			vento 
																			è 
																			obbligato 
																			a 
																			buttarsi 
																			in 
																			Atlantico 
																			e 
																			ritorna 
																			indietro 
																			per 
																			via 
																			mare, 
																			con 
																			una 
																			forza 
																			tale 
																			che 
																			ora 
																			sentirai.
																			
																			
																			Dunque 
																			siamo 
																			alla 
																			notte 
																			tra 
																			8 e 
																			9 
																			ottobre, 
																			il 
																			vento 
																			soffia 
																			tanto 
																			forte 
																			e 
																			con 
																			una 
																			potenza 
																			tale 
																			che 
																			buona 
																			parte 
																			delle 
																			vele 
																			viene 
																			asportata, 
																			i 
																			colpi 
																			di 
																			mare 
																			devastano 
																			tutto 
																			ciò 
																			che 
																			trovano 
																			in 
																			coperta, 
																			dopo 
																			qualche 
																			giorno 
																			vento 
																			e 
																			mare 
																			prendono 
																			forza 
																			con 
																			un 
																			aspetto 
																			tale 
																			che 
																			non 
																			sappiamo 
																			proprio 
																			a 
																			che 
																			Santo 
																			votarci 
																			per 
																			raccomandarci, 
																			sono 
																			circa 
																			80 
																			giorni 
																			che 
																			siamo 
																			in 
																			mare, 
																			si 
																			avrebbe 
																			bisogno 
																			di 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			riposo, 
																			il 
																			giorno 
																			dell’arrivo 
																			è 
																			ancora 
																			lontano, 
																			anzi 
																			per 
																			dirti 
																			il 
																			vero 
																			e 
																			per 
																			dirti 
																			tutto 
																			ora 
																			aspettiamo 
																			con 
																			rassegnazione 
																			da 
																			un 
																			momento 
																			all’altro 
																			il 
																			fatale 
																			momento.
																			
																			
																			La 
																			nave 
																			sembra 
																			non 
																			abbia 
																			più 
																			la 
																			forza 
																			di 
																			resistere, 
																			è un 
																			vero 
																			disastro 
																			perché 
																			prima 
																			il 
																			velaccio 
																			poi 
																			trinchetto 
																			e 
																			parrocchetto, 
																			dell’albero 
																			di 
																			trinchetto, 
																			velaccio 
																			gabbia 
																			e 
																			maestra 
																			dell’albero 
																			maestro 
																			tutto 
																			è 
																			stato 
																			asportato 
																			dal 
																			vento, 
																			non 
																			contento 
																			di 
																			questo, 
																			la 
																			forza 
																			del 
																			mare 
																			e 
																			del 
																			vento 
																			provocano 
																			la 
																			rottura 
																			di 
																			due 
																			stralli, 
																			cavi 
																			d’acciaio 
																			abbastanza 
																			grossi 
																			e un 
																			paterazzo 
																			della 
																			grossezza 
																			del 
																			braccio 
																			di 
																			un 
																			uomo, 
																			per 
																			questo 
																			l’albero 
																			maestro 
																			minaccia 
																			di 
																			cascare, 
																			ma 
																			grazie 
																			ad 
																			un 
																			tentativo 
																			ancora 
																			si 
																			riesce 
																			provvisoriamente 
																			a 
																			riparare.
																			
																			
																			Il 
																			16 
																			ottobre 
																			abbiamo 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			calma, 
																			e 
																			così 
																			via 
																			fino 
																			al 
																			22, 
																			in 
																			questo 
																			giorno 
																			ecco 
																			un’altra 
																			volta 
																			il 
																			Pampero 
																			e 
																			con 
																			altra 
																			violenza 
																			che 
																			ci 
																			mette 
																			in 
																			serio 
																			pericolo, 
																			specie 
																			per 
																			certe 
																			manovre 
																			che 
																			dobbiamo 
																			fare 
																			in 
																			coperta 
																			vere 
																			montagne 
																			d’acqua 
																			si 
																			rovesciano 
																			in 
																			coperta, 
																			con 
																			una 
																			violenza 
																			tale 
																			che 
																			si 
																			vede 
																			la 
																			fine.
																			
																			
																			All’alba 
																			del 
																			23 
																			un’ondata 
																			più 
																			potente 
																			stacca 
																			dalla 
																			salda 
																			imperniatura 
																			circa 
																			10 
																			metri 
																			di 
																			bordo 
																			al 
																			lato 
																			sinistro 
																			della 
																			prora, 
																			non 
																			ci 
																			batte 
																			pure 
																			contro 
																			il 
																			boccaporto 
																			di 
																			maestra 
																			arrecando 
																			altri 
																			danni, 
																			siamo 
																			a 
																			circa 
																			700 
																			miglia 
																			da 
																			Montevideo 
																			ci 
																			basterebbero 
																			tre 
																			giorni 
																			di 
																			vento 
																			buono 
																			per 
																			coprire 
																			questa 
																			distanza 
																			ed 
																			essere 
																			a 
																			salvamento 
																			ma 
																			invece 
																			no, 
																			l’infuriare 
																			del 
																			vento 
																			e 
																			del 
																			mare 
																			non 
																			ci 
																			permettono 
																			nemmeno 
																			di 
																			stare 
																			alla 
																			trinca, 
																			così 
																			che 
																			si è 
																			obbligati 
																			ad 
																			appoggiare 
																			e 
																			perdere 
																			il 
																			cammino, 
																			che 
																			sudore 
																			di 
																			sangue 
																			ci 
																			costò 
																			e 
																			così 
																			in 
																			questa 
																			corsa 
																			vertiginosa, 
																			pensa 
																			con 
																			una 
																			vela 
																			sola 
																			si 
																			passano 
																			le 
																			18 
																			miglia 
																			all’ora 
																			e si 
																			va 
																			verso 
																			il 
																			Capo 
																			di 
																			Buona 
																			Speranza, 
																			la 
																			punta 
																			estrema 
																			dell’Africa, 
																			qua 
																			abbiamo 
																			un 
																			altro 
																			disastro, 
																			il 
																			pennone 
																			gabbia 
																			spezza 
																			i 
																			cavi 
																			di 
																			sostegno 
																			e 
																			pericola 
																			di 
																			cascarci 
																			in 
																			coperta 
																			ma 
																			anche 
																			qui 
																			si 
																			riesce 
																			a 
																			riparare, 
																			siamo 
																			al 
																			25 
																			ottobre, 
																			il 
																			vento 
																			sembra 
																			concederci 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			calma, 
																			ma 
																			Dio 
																			mio 
																			quale 
																			disastro 
																			si 
																			presenta.
																			
																			
																			I 
																			viveri 
																			cominciano 
																			a 
																			scarseggiare, 
																			quindi 
																			mano 
																			alla 
																			cinghia, 
																			ogni 
																			giorno 
																			stringo 
																			sempre 
																			di 
																			più 
																			e 
																			l’indizio 
																			di 
																			buon 
																			vento 
																			e 
																			dell’arrivo 
																			non 
																			si 
																			presenta. 
																			Gli 
																			scarafaggi 
																			diventano 
																			il 
																			nostro 
																			cibo. 
																			Ormai 
																			ogni 
																			speranza 
																			è 
																			per 
																			noi 
																			perduta, 
																			da 
																			100 
																			giorni 
																			siamo 
																			tra 
																			cielo 
																			ed 
																			acqua.
																			
																			
																			Eccoci 
																			al 
																			29 
																			ottobre, 
																			abbiamo 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			vento 
																			a 
																			favore, 
																			questo 
																			si 
																			rinfresca 
																			sempre 
																			più 
																			se 
																			continuasse 
																			così 
																			ora 
																			si 
																			fila 
																			verso 
																			quella 
																			terra 
																			che 
																			porta 
																			il 
																			nome 
																			di 
																			America.
																			
																			
																			Ecco 
																			il 
																			buon 
																			vento 
																			salvatore 
																			continua 
																			anche 
																			oggi.
																			
																			
																			Siamo 
																			al 1 
																			novembre 
																			a 
																			500 
																			miglia 
																			da 
																			Montevideo, 
																			all’alba 
																			del 
																			3 
																			vediamo 
																			in 
																			lontananza 
																			terra 
																			e 
																			tutti 
																			a 
																			una 
																			voce 
																			si 
																			grida 
																			Terra! 
																			Terra! 
																			Non 
																			ci 
																			speravamo 
																			proprio 
																			più, 
																			seppur 
																			sfiniti 
																			e 
																			malconci 
																			la 
																			speranza 
																			si 
																			riaccende 
																			in 
																			ognuno 
																			di 
																			noi.
																			
																			
																			Verso 
																			sera 
																			siamo 
																			in 
																			vista 
																			dell’Isola 
																			Flores, 
																			all’alba 
																			del 
																			4 
																			avvistiamo 
																			l’Isola 
																			dei 
																			Lovi 
																			e 
																			alle 
																			2 
																			pomeridiane 
																			si 
																			giunge 
																			nella 
																			rada 
																			di 
																			Montevideo 
																			finalmente!
																			La 
																			nave, 
																			dico 
																			io, 
																			misteriosa 
																			Mac 
																			Diarmid.
																			
																			
																			Appena 
																			arrivati 
																			è 
																			venuto 
																			un 
																			rimorchiatore 
																			portandoci 
																			viveri 
																			e 
																			notizie, 
																			infatti 
																			ci 
																			siamo 
																			sentiti 
																			dire 
																			che 
																			ormai 
																			non 
																			ci 
																			aspettavano 
																			più 
																			e 
																			che 
																			una 
																			S. 
																			Messa 
																			era 
																			stata 
																			celebrata 
																			in 
																			nostro 
																			suffragio, 
																			tanto 
																			più 
																			che 
																			qualche 
																			giorno 
																			prima 
																			una 
																			nave 
																			tedesca 
																			completamente 
																			disalberata 
																			causa 
																			una 
																			forte 
																			pamperada. 
																			Sul 
																			giornale 
																			(La 
																			Stampa) 
																			venne 
																			pubblicato 
																			un 
																			articolo 
																			sul 
																			temporale 
																			che 
																			infierì 
																			da 
																			queste 
																			parti 
																			e 
																			venne 
																			pure 
																			segnalata 
																			la 
																			perdita 
																			di 
																			qualche 
																			veliero.
																			
																			
																			Anche 
																			i 
																			nostri 
																			cari 
																			ormai 
																			non 
																			avevano 
																			più 
																			speranze 
																			di 
																			poterci 
																			rivedere, 
																			così 
																			appena 
																			giunti 
																			a 
																			Montevideo 
																			il 
																			nostro 
																			capitano 
																			ha 
																			mandato 
																			subito 
																			un 
																			telegramma 
																			alla 
																			compagnia 
																			e 
																			questa 
																			tempestivamente 
																			avvisò 
																			le 
																			nostre 
																			famiglie 
																			tranquillizzandole.
																			Potevamo 
																			proprio 
																			dire 
																			di 
																			essere 
																			stati 
																			fortunati.
																			
																			
																			E 
																			qui 
																			finisce 
																			il 
																			mio 
																			racconto 
																			che 
																			ormai 
																			non 
																			è 
																			che 
																			un 
																			ricordo.
																			(Mai 
																			paura 
																			buon 
																			marinaio)
																			
																			
																			Rinaldo
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			