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N. 63 - Marzo 2013 (XCIV)

LISIPPO
IL PASSAGGIO DALLA SCULTURA CLASSICA ALL’ELLENISMO - PARTE I

di Massimo Manzo

 

Il tassello finale nel percorso che porta la scultura greca dalla perfezione classica ai canoni stilistici dell’ellenismo è costituito dall’esperienza artistica di Lisippo, il quale, insieme a Prassitele e Skopas, fu uno dei protagonisti assoluti del panorama artistico che coinvolse la Grecia nel IV secolo a.C.

 

Questo straordinario maestro fu infatti in grado di rappresentare in modo compiuto, nelle sue opere, la nascente sensibilità ellenistica, portando a una sintesi perfetta le ultime istanze del classicismo.

 

Non disponiamo di molte informazioni sulla giovinezza di Lisippo, mentre sappiamo che il momento del suo massimo fulgore artistico coincise con il regno di Alessandro Magno, del quale oltretutto fu ritrattista ufficiale. Proprio la sua presenza alla corte macedone conferma come fosse già in vita considerato lo scultore più celebre del suo secolo. Ebbe una carriera lunghissima, caratterizzata da una instancabile prolificità, come testimonia l’enorme numero di copie d’età romana a lui attribuite e giunte sino a noi.

 

Lisippo nacque intorno ai primi anni del IV secolo a.C. a Sicione, città del Peloponneso situata nei pressi del golfo di Corinto. Dobbiamo perciò presumere che, data la provenienza geografica, la sua formazione fu segnata dal contatto con le opere dei grandi maestri della scuola peloponnesiaca, primo fra tutti Policleto. Questi ultimi avevano portato l’arte greca ai massimi livelli nel V secolo a.C., canonizzando i dettami della scultura classica.

 

Fin dai suoi lavori giovanili Lisippo sembra però allontanarsi dalla imperturbabile armonia del secolo precedente, cercando di catturare nuove porzioni di spazio attraverso il movimento e la torsione che dona alle figure. Un esempio è l’Eros che incorda l’arco, la cui copia marmorea è oggi conservata nei Musei Capitolini. Il personaggio è ritratto nel momento in cui, distendendo le braccia, si sforza per tendere l’arco spostando il corpo nella direzione opposta. La costruzione della figura è quindi in netto contrasto con la cosiddetta “regola del chiasmo”, che aveva caratterizzato l’età classica nella definizione degli equilibri statuari.

 

Sono tantissime le opere attribuite al maestro di Sicione ed è impossibile trattarle tutte in modo approfondito. Tuttavia occorre iniziare da una, che sintetizza in modo perfetto gli elementi di novità apportati dall’artista nel mondo della scultura. Si tratta dell’ Apoxyòmenos, raffigurante un atleta che si deterge dal sudore dopo una gara.

 

Realizzata intorno al 320 a.C., cioè nel momento di maggior maturazione dello stile di Lisippo, questa è considerata la prima statua autenticamente “tridimensionale” dell’antichità. In altri termini, il modo in cui la figura viene posizionata nello spazio la rende osservabile a 360 gradi, senza che vi sia (come nello stile precedente) un punto di vista privilegiato.

 

L’atleta è inoltre raffigurato nel bel mezzo dell’azione, con i capelli scompigliati e le braccia in avanti, mentre si pulisce con lo strigile. La posa mostra la sua estrema plasticità dando una forte idea di movimento, quasi di precarietà. Un ulteriore elemento, che contribuisce a dare slancio e snellezza all’atleta, è il leggero discostarsi dalle regole policletee sulle proporzioni anatomiche: la testa è infatti più piccola e il corpo più magro rispetto ai canoni precedenti.

 

Con l’Apoxyòmenos insomma, Lisippo raggiunge l’ultimo traguardo della perfezione classica attraverso la “conquista dello spazio”, vero e proprio tratto distintivo della sua arte. Una sintesi efficacissima delle innovazioni da lui introdotte viene fornita da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C.: “è fama che Lisippo abbia contribuito molto al progresso dell’arte statuaria, dando una particolare espressione alla capigliatura, impicciolendo la testa rispetto agli antichi, e riproducendo il corpo più snello e più asciutto; onde la statua sembra più alta. Non c’è parola latina per rendere il greco symmetria, che egli osservò con grandissima diligenza sostituendo un sistema di proporzioni nuovo e mai usato alle statue quadrate degli antichi”.



 

 

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