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N. 26 - Febbraio 2010 (LVII)

Teodorico
leggenda vivente

di Biagio Nuciforo

 

Biorik of  Bern o Dietrich von Bern (in italiano Teodorico da Verona) nacque nel 454 in Pannonia dal re degli Ostrogoti  Valamerico (Ariano) e da una sua concubina Ereriliva (Cattolica).

 

Crebbe, come ostaggio, alla corte di Costantinopoli e qui entrò in contatto con  la cultura greco-latina.

 

Alla morte del padre divenne re dei Goti e successivamente fu nominato Console dall’imperatore Zenone.

 

Nel 489 entrò in Italia con un esercito di 100.000 goti, varcando le Alpi Orientali, combattendo e sconfiggendo definitivamente la minaccia erula.

 

La sua non fu un’occupazione violenta, infatti, dopo aver ucciso Odoacre e la sua corte durante un banchetto, inviò a Costantinopoli i vessilli romani, autoproclamandosi Patrizio d’Italia per conto dell’imperatore d’Oriente Anastasio, dichiarando: "Regnum nostrum imitatio vestra est"   (Cassiodoro, Variae, I,I).

 

Fu rispettato e temuto da tutte le popolazioni barbare come i Vandali che gli inviarono delle magnifiche spade, o come i Franchi di Clodoveo: "

Ci congratuliamo con la gloriosa prosapia del vostro valore perché avete spinto a mirabili combattimenti quei Franchi una volta pigri, sottomettendo alla vostra destra vincitrice, gli sconfitti popoli alemannici". (Cassiodoro, Variae, AA 12, II,41).

 

Nominò come suo consigliere il coltissimo Cassiodoro, che è l’autore di numerose fonti pervenuteci su Teodorico.

Creò un dualismo politico tra i Goti e i Romani, utilizzando i primi come soldati dell’esercito, e i secondi come amministratori e funzionari del regno.

In campo religioso Teodorico fu un uomo giustissimo, in quanto riteneva che ogni uomo del suo regno potesse professare qualunque tipo di religione: "Religionem imperare non possumus, quia nemo cogitur ut credat invitus" (Cassiodoro, Variae, II, 27)

 

Pur essendo di fede Ariana non fece mai nulla di sbagliato contro i Cattolici anzi, quando nel 500 visitò Roma "egli mostrò verso l’apostolo Pietro e verso il Papa rappresentante di Pietro quella medesima reverenza che era richiesta ai Cattolici".

 

Inoltre difese la popolazione ebrea di Ravenna, quando questa fu attaccata dalla popolazione cattolica, condannando i responsabili a pagare la riparazione degli edifici distrutti: "E il re ordinò che tutto il popolo dei Romani provvedesse a restaurare, a denaro contante, le sinagoghe incendiate di Ravenna".

 

Per la sua audacia, per il suo coraggio e per la sua abilità politica il re Goto entrò già in vita nei vari miti e nelle varie leggende, tra cui quella di Sigfrido e dei Nibelunghi, dove sarà l’unico sopravvissuto dell’immane strage finale.

 

Tutto quello che Teodorico fece per tenere unito un popolo così diverso, andò perduto a causa dell’ormai abituale problema della successione dinastica, problema che sarà successivamente risolto  da  Carlo Magno.

 

Numerose furono le opere pubbliche volute dal Re come la ristrutturazione dell’acquedotto romano di epoca traianea che dagli Appennini arrivava a Forlì e a Ravenna ; la costruzione di due Palazzi ( uno a Ravenna e l’altro a Monza) e la realizzazione del suo maestoso Mausoleo a Ravenna (edificio a base poligonale, realizzato in pietra d’Istria e sormontato da una pietra monolitica ).

 


Riferimenti bibliografici:


Giovanni Tabacco, Le ideologie politiche del medioevo.2000, Einaudi.
Claudio Azzara, Le civiltà del Medioevo, 2004, Il Mulino
Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchari, Arte nel Tempo (Volume I, Tomo I),1999, Bompiani
AA.VV, Storia Medievale, 1998, Donzelli

Cassiodoro, Variae

Anonimo Valesiano, Parte Seconda, AA 9, pp. 322,324-325



 

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