N. 79 - Luglio 2014 
                          
                          (CX)
																						RIFLESSIONI SuLLa LEGA NORD
																						UN PARTITO NOSTALGICO DELLA PRIMA REPUBBLICA
																						di Pasquale Nava
																			 
																			
																			
																			“La 
																			nostra 
																			è 
																			una 
																			battaglia 
																			politica 
																			senza 
																			mezzi 
																			termini, 
																			non 
																			a 
																			favore 
																			di 
																			questa 
																			o di 
																			quella 
																			classe 
																			sociale, 
																			ma 
																			dell’intero 
																			popolo 
																			lombardo 
																			che 
																			ha 
																			il 
																			comune 
																			interesse 
																			di 
																			liberarsi 
																			dall’intollerabile 
																			e 
																			vorace 
																			egemonia 
																			romana” 
																			– 
																			così 
																			Umberto 
																			Bossi, 
																			nelle 
																			pagine 
																			di
																			
																			Lombardia 
																			Autonomista 
																			(organo 
																			ufficiale 
																			della 
																			Lega 
																			Lombarda), 
																			tratteggia 
																			nel 
																			1982 
																			le 
																			idee 
																			ispiratrici 
																			di 
																			una 
																			schematica 
																			rivisitazione 
																			della 
																			storia 
																			italiana.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ivi, 
																			è 
																			infatti 
																			apodittica 
																			l’aspra 
																			ricusazione 
																			del 
																			Risorgimento, 
																			dei 
																			suoi 
																			eroi 
																			e 
																			del 
																			modello 
																			di 
																			Stato 
																			da 
																			essi 
																			patrocinato. 
																			O 
																			meglio, 
																			di 
																			quella 
																			partitocrazia 
																			postbellica 
																			dissipatrice 
																			del 
																			denaro 
																			padano.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			È 
																			consequenziale, 
																			pertanto, 
																			il 
																			reindirizzo 
																			delle 
																			attenzioni 
																			del 
																			neonato 
																			movimento 
																			verso 
																			tematiche 
																			inusitate, 
																			abbozzate 
																			anch’esse 
																			nel 
																			primo 
																			programma 
																			politico 
																			della 
																			storia 
																			della 
																			Lega, 
																			pubblicato 
																			sempre 
																			su 
																			“Lombardia 
																			Autonomista”:
																			
																			
																			1. 
																			autogoverno 
																			della 
																			Lombardia, 
																			con 
																			uno 
																			Stato 
																			federale 
																			rispettoso 
																			di 
																			tutti 
																			i 
																			popoli 
																			che 
																			lo 
																			costituiscono;
																			
																			
																			
																			
																			2. 
																			riaffermazione 
																			della 
																			cultura, 
																			storia 
																			e 
																			lingua 
																			lombarda 
																			e 
																			dei 
																			valori 
																			sociali 
																			e 
																			morali 
																			del 
																			territorio, 
																			contro 
																			ogni 
																			attentato 
																			all’identità 
																			nazionale 
																			lombarda. 
																			Accanto 
																			al 
																			tricolore, 
																			è 
																			infatti 
																			proposta 
																			l’esposizione 
																			della 
																			bandiera 
																			storica 
																			della 
																			nazione 
																			lombarda 
																			(croce 
																			rossa 
																			su 
																			fondo 
																			bianco);
																			
																			
																			
																			
																			3. 
																			precedenza 
																			ai 
																			lombardi 
																			nell’assegnazione 
																			di 
																			lavoro, 
																			abitazioni, 
																			assistenza, 
																			contributi 
																			finanziari. 
																			Rispetto, 
																			in 
																			sostanza, 
																			del 
																			principio 
																			per 
																			cui 
																			ogni 
																			tassazione 
																			è 
																			eguale 
																			per 
																			tutte 
																			le 
																			regioni, 
																			con 
																			l’evitazione 
																			di 
																			truffe 
																			come 
																			quella 
																			del 
																			“condono” 
																			e 
																			dei 
																			“ticket” 
																			sui 
																			medicinali 
																			(che 
																			al 
																			sud 
																			costano 
																			la 
																			metà 
																			che 
																			in 
																			Lombardia);
																			
																			
																			4. 
																			controllo 
																			e 
																			gestione 
																			dei 
																			frutti 
																			del 
																			lavoro 
																			e 
																			delle 
																			tasse 
																			da 
																			parte 
																			dei 
																			lombardi, 
																			attraverso 
																			l’organizzazione 
																			di 
																			un 
																			sistema 
																			finanziario 
																			simile 
																			a 
																			quello 
																			in 
																			via 
																			di 
																			attuazione 
																			nel 
																			Trentino 
																			e 
																			nel 
																			Sud 
																			Tirolo;
																			
																			
																			
																			
																			5. 
																			apologia 
																			di 
																			un 
																			proporzionato 
																			sviluppo 
																			di 
																			industria, 
																			artigianato 
																			e 
																			agricoltura 
																			(patrimonio 
																			di 
																			lavoro 
																			e di 
																			civiltà 
																			inalienabile 
																			del 
																			popolo 
																			lombardo);
																			
																			
																			
																			
																			6. 
																			sistema 
																			pensionistico 
																			garante 
																			dell’intoccabilità 
																			delle 
																			quiescenze 
																			dei 
																			lavoratori 
																			lombardi, 
																			minacciate 
																			dai 
																			numerosi 
																			ammortizzatori 
																			di 
																			invalidità 
																			distribuiti 
																			nel 
																			meridione;
																			
																			
																			
																			
																			7. 
																			affidamento 
																			della 
																			gestione 
																			dell’amministrazione 
																			pubblica 
																			e 
																			della 
																			scuola 
																			direttamente 
																			ai 
																			lombardi 
																			(per 
																			evitate 
																			una 
																			loro 
																			snaturalizzazione);
																			
																			
																			
																			
																			8. 
																			attuazione 
																			di 
																			un 
																			sistema 
																			di 
																			arruolamento 
																			speculare 
																			a 
																			quello 
																			del 
																			Sud 
																			Tirolo.
																			
																			
																			
																			
																			9. 
																			dotazione 
																			alla 
																			giustizia 
																			lombarda 
																			di 
																			efficaci 
																			ed 
																			adeguati 
																			strumenti 
																			contro 
																			la 
																			delinquenza, 
																			le 
																			mafie 
																			ed 
																			il 
																			racket.
																			
																			
																			
																			
																			10. 
																			campagna 
																			contro 
																			la 
																			devastazione 
																			e la 
																			svendita 
																			del 
																			territorio 
																			(plasmato 
																			e 
																			difeso 
																			dalle 
																			generazioni 
																			precedenti), 
																			in 
																			modo 
																			da 
																			trasmetterlo 
																			integro 
																			alle 
																			prossime 
																			generazioni.
																			
																			
																			
																			
																			11. 
																			battaglia 
																			contro 
																			la 
																			mentalità 
																			opportunistica 
																			dei 
																			partiti 
																			romani, 
																			causa 
																			della 
																			progressiva 
																			degradazione 
																			della 
																			Lombardia.
																			
																			
																			
																			
																			12. 
																			costruzione 
																			di 
																			un’Europa 
																			fondata 
																			su 
																			autonomia, 
																			federalismo, 
																			rispetto 
																			e 
																			solidarietà 
																			diretta 
																			tra 
																			tutti 
																			i 
																			popoli 
																			(e 
																			quindi 
																			tra 
																			i 
																			lombardi 
																			ed 
																			ogni 
																			altro 
																			popolo).
																			 
																			
																			
																			“Non 
																			importa 
																			– 
																			asserisce 
																			inoltre 
																			Bossi 
																			nel 
																			giorno 
																			di 
																			inaugurazione 
																			della 
																			Lega 
																			Autonomista 
																			Lombarda 
																			nel 
																			1982 
																			– 
																			che 
																			età 
																			abbiate, 
																			che 
																			lavoro 
																			facciate, 
																			di 
																			che 
																			tendenza 
																			politica 
																			siate: 
																			quello 
																			che 
																			importa 
																			è 
																			che 
																			siate 
																			tutti 
																			lombardi. 
																			Questo 
																			è il 
																			fatto 
																			realmente 
																			importante. 
																			È
																			
																			giunto 
																			il 
																			momento 
																			di 
																			ricordare 
																			dandogli 
																			una 
																			concretezza 
																			politica. 
																			È 
																			come 
																			lombardi, 
																			infatti, 
																			che 
																			abbiamo 
																			tutti 
																			un 
																			fondamentale 
																			interesse 
																			comune, 
																			di 
																			fronte 
																			al 
																			quale 
																			devono 
																			cadere 
																			in 
																			sottordine 
																			i 
																			motivi 
																			della 
																			nostra 
																			divisione 
																			in 
																			partiti 
																			di 
																			ogni 
																			colore: 
																			partiti 
																			italiani 
																			che 
																			ci 
																			strumentalizzano 
																			e 
																			distolgono 
																			il 
																			nostro 
																			impegno 
																			dalla 
																			difesa 
																			dei 
																			nostri 
																			interessi, 
																			per 
																			servire 
																			quelli 
																			altrui 
																			(e 
																			il 
																			loro, 
																			prima 
																			di 
																			tutti). 
																			Questo 
																			nostro 
																			fondamentale 
																			interesse 
																			comune 
																			è la 
																			liberazione 
																			della 
																			Lombardia 
																			dalla 
																			vorace 
																			e 
																			soffocante 
																			egemonia 
																			del 
																			governo 
																			centralista 
																			di 
																			Roma, 
																			attraverso 
																			l’autonomia 
																			Lombarda 
																			nel 
																			più 
																			vasto 
																			contesto 
																			dell’autonomia 
																			padano-alpina”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Uno 
																			dei
																			
																			cliché 
																			del 
																			periodo 
																			ottantottista 
																			è 
																			non 
																			a 
																			caso 
																			la 
																			dimensione 
																			pre-indipendentistica 
																			della 
																			bossismo, 
																			ancora 
																			avulsa 
																			dalle 
																			susseguenti 
																			dinamiche 
																			separatiste. 
																			Ai 
																			suoi 
																			albori, 
																			infatti, 
																			il 
																			fenomeno 
																			delle 
																			Leghe 
																			si 
																			colloca 
																			nell’alveo 
																			della 
																			tradizione 
																			politica 
																			dell’autonomismo 
																			italiano: 
																			ossia 
																			di 
																			quella 
																			di 
																			Union 
																			Valdotaine, 
																			SudtirolerVolkspartei, 
																			Partito 
																			sardo 
																			d’Azione, 
																			Movimento 
																			autonomo 
																			regionale 
																			piemontese 
																			e 
																			così 
																			via. 
																			“In 
																			un 
																			certo 
																			senso 
																			– 
																			sottolinea 
																			peraltro 
																			Ilvo 
																			Diamanti 
																			– il 
																			leghismo 
																			delle 
																			origini 
																			non 
																			è 
																			altro 
																			che 
																			l’estensione 
																			alle 
																			regioni 
																			a 
																			statuto 
																			ordinario 
																			delle 
																			spinte 
																			autonomiste 
																			da 
																			sempre 
																			presenti 
																			nelle 
																			regioni 
																			a 
																			statuto 
																			speciale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Esse 
																			esprimono 
																			rivendicazioni 
																			ispirate 
																			all’autonomia 
																			territoriale 
																			e 
																			all’antagonismo 
																			verso 
																			il 
																			sistema 
																			politico 
																			tradizionale”, 
																			evidenziabili 
																			anche 
																			nel 
																			regionalismo 
																			della 
																			Liga 
																			veneta 
																			di 
																			Rocchetta 
																			e 
																			dell’Arnassita 
																			Piemonteisa 
																			di 
																			Roberto 
																			Gremmo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’anno 
																			della 
																			svolta 
																			è 
																			allora 
																			il 
																			1987, 
																			quando 
																			per 
																			le 
																			politiche 
																			Bossi 
																			coagula 
																			in 
																			un’unitaria 
																			formazione 
																			politica 
																			(la 
																			Lega) 
																			i 
																			diversi 
																			soggetti 
																			autonomisti 
																			del 
																			settentrione: 
																			l’Union 
																			ligure 
																			di 
																			Bruno 
																			Ravera, 
																			la 
																			Lega 
																			emiliano-romagnola, 
																			l’Alleanza 
																			toscana 
																			di 
																			Tommaso 
																			Fragassi, 
																			la 
																			Liga 
																			Veneta 
																			di 
																			Franco 
																			Rocchetta 
																			ed 
																			il 
																			Piemonte 
																			autonomista 
																			di 
																			Gipo 
																			Farrassino.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’incorporazione 
																			della 
																			altre 
																			macroregioni 
																			(Piemonte, 
																			Lombardia 
																			e 
																			Veneto) 
																			ha 
																			così 
																			successo 
																			(il 
																			partito 
																			raccoglie 
																			il 
																			4% 
																			nazionale) 
																			e 
																			due 
																			rappresentanti 
																			vengono 
																			inviati 
																			nella 
																			Capitale: 
																			uno 
																			alla 
																			camera 
																			(Giuseppe 
																			Leoni) 
																			ed 
																			l’altro 
																			al 
																			Senato 
																			(Umberto 
																			Bossi).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			1987 
																			rappresenta 
																			quindi 
																			un 
																			vero 
																			e 
																			proprio 
																			cambio 
																			di 
																			marcia 
																			per 
																			il 
																			movimento: 
																			esso 
																			deve 
																			ora 
																			assecondare 
																			l’antistatalismo 
																			(a 
																			detrimento 
																			dell’originario 
																			etno-regionalismo), 
																			politicizzare 
																			l’antimeridionalismo, 
																			criticare 
																			ufficialmente 
																			l’assistenzialismo 
																			e 
																			difendere 
																			gli 
																			interessi 
																			del 
																			Nord 
																			contro 
																			gli 
																			sprechi 
																			e le 
																			inefficienze 
																			dello 
																			Stato 
																			accentratore.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			ganghero 
																			del 
																			leghismo 
																			rimane 
																			certamente 
																			la 
																			sua 
																			base 
																			geografica, 
																			ma 
																			la 
																			sua 
																			protesta 
																			travalica 
																			le 
																			porte 
																			delle 
																			valli 
																			padane 
																			e si 
																			inoltra 
																			nelle 
																			stesse 
																			fondamenta 
																			di 
																			“Roma 
																			ladrona”. 
																			E lo 
																			fa 
																			con 
																			le 
																			stesse 
																			strategie 
																			di 
																			un 
																			kamikaze 
																			che 
																			desidera 
																			solo 
																			una 
																			cosa: 
																			ovvero 
																			vedere 
																			il 
																			nemico 
																			implodere 
																			dal 
																			di 
																			dentro 
																			delle 
																			mura 
																			amiche.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Quello 
																			del 
																			Carroccio, 
																			pertanto, 
																			è un 
																			terrorismo 
																			legalizzato 
																			entro 
																			le 
																			pareti 
																			di 
																			Montecitorio 
																			e di 
																			Palazzo 
																			Madama, 
																			atto 
																			alla 
																			proliferazione 
																			del 
																			timore 
																			di 
																			una 
																			frammentazione 
																			dell’unità 
																			italiana 
																			ed 
																			al 
																			sospingimento 
																			della
																			
																			communis 
																			opinio 
																			verso 
																			la 
																			necessità 
																			di 
																			uno 
																			Stato 
																			federale 
																			(in 
																			vista 
																			del 
																			traguardo 
																			dell’indipendenza 
																			padana).”Questi 
																			primi 
																			nuclei 
																			leghisti 
																			– 
																			spiega 
																			infatti 
																			Simona 
																			Colarizi 
																			– 
																			sono 
																			insediati 
																			nelle 
																			regioni 
																			italiane 
																			ove 
																			il 
																			tenore 
																			di 
																			vita 
																			della 
																			popolazione 
																			è 
																			ormai 
																			tra 
																			i 
																			più 
																			alti 
																			di 
																			tutta 
																			Europa. 
																			Qui, 
																			malgrado 
																			la 
																			maggiore 
																			efficienza 
																			delle 
																			amministrazioni 
																			periferiche, 
																			la 
																			crisi 
																			del 
																			sistema 
																			nazionale 
																			si 
																			manifesta 
																			in 
																			corruzione, 
																			sprechi, 
																			disservizi 
																			e 
																			ritardi 
																			che 
																			rischiano 
																			di 
																			ostacolare 
																			lo 
																			stesso 
																			sviluppo 
																			del 
																			tessuto 
																			economico, 
																			dotato 
																			di 
																			forti 
																			potenzialità 
																			produttive”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Potenzialità 
																			soffocate 
																			dalla 
																			parassitismo 
																			antiprogressista 
																			del 
																			Meridione, 
																			secondo 
																			il 
																			motto 
																			“Si 
																			fa, 
																			ma 
																			si 
																			deve 
																			fare 
																			meglio” 
																			(oppure 
																			“non 
																			si 
																			fa 
																			per 
																			come 
																			si 
																			potrebbe”).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			Lega, 
																			in 
																			altre 
																			parole, 
																			percepisce 
																			con 
																			qualche 
																			anno 
																			di 
																			anticipo 
																			il
																			
																			tilt 
																			della 
																			dialettica 
																			Usa/Urss, 
																			ponendosi 
																			come 
																			il 
																			campione 
																			dell’antipolitica 
																			tradizionale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Non 
																			attorno 
																			infatti 
																			ad 
																			un 
																			riferimento 
																			cetuale, 
																			né 
																			attorno 
																			ad 
																			un 
																			polo 
																			internazionale 
																			promanano 
																			i 
																			suoi 
																			dettami 
																			ideologici. 
																			Al 
																			contrario, 
																			essi 
																			sbocciano 
																			come 
																			un 
																			fiore 
																			divenuto, 
																			nel 
																			giardino 
																			della 
																			politica, 
																			il 
																			più 
																			bello.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Gli 
																			altri 
																			si 
																			sono 
																			difatti 
																			appassiti, 
																			si 
																			sono 
																			avvizziti 
																			per 
																			l’incompatibilità 
																			con 
																			questo 
																			brolo 
																			prima 
																			loro 
																			consustanziale, 
																			adesso 
																			trasfiguratosi 
																			per 
																			l’evanescenza 
																			di 
																			quei 
																			giardinieri 
																			che 
																			lo 
																			avevano 
																			curato 
																			(l’Urss 
																			su 
																			tutti).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ma 
																			questo 
																			rinnovato 
																			Eden 
																			politico 
																			di 
																			fine 
																			anni 
																			Ottanta 
																			non 
																			intende 
																			in 
																			realtà 
																			assumere 
																			nuovi 
																			giardinieri, 
																			fruitori 
																			di 
																			metodi 
																			e 
																			strumenti 
																			di 
																			coltivazione 
																			di 
																			nuova 
																			generazione. 
																			Si 
																			esigono 
																			al 
																			contrario 
																			giardinieri 
																			di 
																			vecchia 
																			scuola, 
																			perpetuatori 
																			delle 
																			medesime 
																			tecniche 
																			dei 
																			predecessori.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			Lega, 
																			insomma, 
																			non 
																			germoglia 
																			con 
																			l’auspicio 
																			di 
																			una 
																			nuova 
																			politica, 
																			bensì 
																			di 
																			una 
																			continuazione 
																			di 
																			quella 
																			precedente. 
																			Si 
																			teme 
																			perciò 
																			una 
																			marginalizzazione 
																			degli 
																			interessi 
																			del 
																			popolo 
																			settentrionale, 
																			a 
																			causa 
																			dell’imminenza 
																			di 
																			questa 
																			transizione 
																			post-sovietico. 
																			Il 
																			comunismo 
																			è 
																			infatti 
																			oramai 
																			sconfitto 
																			e 
																			gli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			non 
																			inviano 
																			più 
																			i 
																			sostentamenti 
																			economici 
																			a 
																			favore 
																			del 
																			blocco 
																			capitalistico, 
																			aprendo 
																			le 
																			porte 
																			alla 
																			pubblicizzazione 
																			del 
																			debito 
																			pubblico.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Fino 
																			a 
																			quando 
																			lo 
																			Stato 
																			– 
																			conferma 
																			non 
																			a 
																			caso 
																			Simona 
																			Colarizi 
																			– ha 
																			assicurato 
																			un 
																			flusso 
																			costante 
																			di 
																			finanziamenti, 
																			un’assistenza 
																			in 
																			grado 
																			di 
																			ammortizzare 
																			le 
																			tensioni 
																			sociali 
																			ed 
																			una 
																			politica 
																			fiscale 
																			oltremodo 
																			tollerante 
																			e 
																			garante 
																			di 
																			alti 
																			margini 
																			di 
																			profitto, 
																			la 
																			progressiva 
																			paralisi 
																			ed 
																			il 
																			degrado 
																			della 
																			partitocrazia 
																			hanno 
																			suscitato 
																			solo 
																			malumori. 
																			La 
																			voragine 
																			aperta 
																			nelle 
																			casse 
																			dello 
																			Stato, 
																			annunciatrice 
																			della 
																			fine 
																			del 
																			lassismo, 
																			fa 
																			scattare 
																			l’allarme: 
																			il 
																			costo 
																			dei 
																			partiti 
																			supera 
																			i 
																			benefici 
																			e le 
																			disfunzioni 
																			della 
																			macchina 
																			pubblica 
																			minacciano 
																			il 
																			benessere 
																			del 
																			Nord”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Minacciano 
																			quell’euritmia 
																			sociale 
																			ed 
																			economica, 
																			celatamente 
																			assecondata 
																			e 
																			finanziata 
																			da 
																			quel 
																			sistema, 
																			ora 
																			coattamente 
																			proiettata 
																			ad 
																			una 
																			restrizione 
																			dei 
																			favoritismi 
																			e 
																			degli 
																			opportunismi 
																			a 
																			beneficio 
																			dell’amministrazione 
																			padana.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Essa, 
																			adesso, 
																			intende 
																			mettersi 
																			in 
																			proprio, 
																			attraverso 
																			un 
																			attivismo 
																			inusitato 
																			nelle 
																			forme 
																			e 
																			negli 
																			attori 
																			in 
																			gioco. 
																			Una 
																			forma, 
																			secondo 
																			alcuni, 
																			di 
																			impronta 
																			qualunquista, 
																			in 
																			continuità 
																			col 
																			disegno 
																			percorso 
																			da 
																			Giannini 
																			nel 
																			periodo 
																			postbellico.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Il 
																			paragone 
																			però 
																			non 
																			calza 
																			– 
																			evidenzia 
																			Simona 
																			Colarizi 
																			– 
																			anzi, 
																			risulta 
																			deviante 
																			e 
																			ritarda 
																			la 
																			comprensione 
																			di 
																			quanto 
																			si 
																			sta 
																			sviluppando 
																			non 
																			del 
																			Sud 
																			spoliticizzato 
																			del 
																			dopoguerra, 
																			ma 
																			nel 
																			Settentrione 
																			dagli 
																			anni 
																			Ottanta 
																			in 
																			poi, 
																			regione 
																			a 
																			pieno 
																			titolo 
																			europea, 
																			motore 
																			economico 
																			della 
																			nazione, 
																			con 
																			tradizioni 
																			politiche 
																			consolidate”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			tratta 
																			effettivamente 
																			di 
																			un’area 
																			preservata 
																			da 
																			atteggiamenti 
																			anticostituzionali 
																			ed 
																			extralegali, 
																			sprovvista 
																			di 
																			sentimenti 
																			antiplutocratici.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Ad 
																			ingrossare 
																			le 
																			file 
																			delle 
																			leghe 
																			– 
																			testimonia 
																			allora 
																			la 
																			professoressa 
																			modenese 
																			– 
																			sono 
																			soprattutto 
																			i 
																			ceti 
																			medi, 
																			commercianti, 
																			piccoli 
																			imprenditori, 
																			lavoratori 
																			autonomi, 
																			impiegati, 
																			cioè 
																			quelle 
																			classi 
																			sociali 
																			tradizionalmente 
																			d’ordine, 
																			moderate 
																			nelle 
																			loro 
																			scelte 
																			politiche, 
																			in 
																			genere 
																			a 
																			favore 
																			dei 
																			partiti 
																			di 
																			governo, 
																			in 
																			primis 
																			della 
																			Dc. 
																			Una 
																			mobilitazione 
																			di 
																			questo 
																			tipo 
																			è 
																			una 
																			novità 
																			nella 
																			storia 
																			italiana, 
																			dove 
																			i 
																			fermenti 
																			di 
																			contestazione 
																			hanno 
																			sempre 
																			interessato 
																			le 
																			masse 
																			operaie 
																			e 
																			contadini, 
																			i 
																			giovani, 
																			il 
																			sottoproletario 
																			e 
																			complessivamente 
																			le 
																			popolazioni 
																			del 
																			Sud 
																			povero 
																			ed 
																			arretrato”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			È di 
																			conseguenza 
																			sottolineabile 
																			un 
																			elemento: 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta, 
																			nella 
																			storia 
																			del 
																			nostro 
																			Paese, 
																			protesta 
																			e 
																			degrado 
																			socio-economico 
																			non 
																			collimano.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Anzi, 
																			essi 
																			si 
																			divaricano 
																			e 
																			percorrono 
																			sentieri 
																			opposti: 
																			la 
																			prima 
																			impregna 
																			una 
																			mobilitazione 
																			verso 
																			il 
																			raggiungimento 
																			leghista 
																			della 
																			plutocrazia 
																			europea; 
																			il 
																			secondo, 
																			invece, 
																			si 
																			inabissa 
																			nei 
																			fondali 
																			del 
																			parassitismo 
																			e 
																			del 
																			razzismo 
																			socio-economico, 
																			concretatisi, 
																			ora, 
																			in 
																			un 
																			decennale 
																			clientelarismo 
																			rimpolpato 
																			dallo 
																			sperpero 
																			dell’erario 
																			statale, 
																			ora 
																			nello 
																			slogan 
																			di 
																			un 
																			meridione 
																			ricettacolo 
																			dei 
																			finanziamenti 
																			a 
																			pioggia 
																			di 
																			Roma 
																			(e 
																			teoricamente 
																			mantenuto 
																			dal
																			
																			surplus 
																			prodotto 
																			dalla 
																			laboriosità 
																			dei 
																			settentrionali).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Esso 
																			produce 
																			infatti 
																			un 
																			sentimento 
																			di
																			
																			revanche 
																			verso 
																			chi 
																			esonda 
																			geograficamente 
																			il 
																			letto 
																			del 
																			Po, 
																			“un 
																			sentimento 
																			– 
																			rivela 
																			Simona 
																			Colarizi 
																			– di 
																			forte 
																			appartenenza 
																			al 
																			territorio, 
																			che 
																			spinge 
																			i 
																			militanti 
																			delle 
																			leghe 
																			a 
																			rifiutare 
																			ed a 
																			combattere 
																			chi 
																			viene 
																			visto 
																			come 
																			estraneo 
																			a 
																			norme, 
																			regole 
																			e 
																			stili 
																			di 
																			vita 
																			del 
																			proprio 
																			luogo, 
																			non 
																			importa 
																			se 
																			di 
																			nascita 
																			o 
																			meno. 
																			Per 
																			comprendere, 
																			basta 
																			ricordare 
																			l’ostilità 
																			verso 
																			i 
																			meridionali 
																			appena 
																			arrivati 
																			al 
																			Nord 
																			negli 
																			anni 
																			Cinquanta 
																			e 
																			Sessanta. 
																			Un’ostilità 
																			scomparsa 
																			quando 
																			gli 
																			emigranti 
																			hanno 
																			via 
																			via 
																			assorbito 
																			i 
																			costumi 
																			e 
																			l’operosità 
																			dei 
																			settentrionali. 
																			Tanto 
																			è 
																			vero 
																			che 
																			tra 
																			i 
																			militanti 
																			sono 
																			molti 
																			i 
																			cittadini 
																			originari 
																			del 
																			Sud, 
																			ma 
																			diventati 
																			più 
																			nordisti 
																			dei 
																			nordisti”.
																			 
																			
																			
																			“Se 
																			si 
																			guarda 
																			ai 
																			dati 
																			del 
																			reddito 
																			– 
																			illustra 
																			a 
																			riguardo 
																			sempre 
																			Simona 
																			Colarizi 
																			– 
																			risulta 
																			che 
																			il 
																			20% 
																			delle 
																			famiglie 
																			lombarde 
																			dispone 
																			ognuna 
																			di 
																			almeno 
																			50 
																			milioni 
																			(di 
																			vecchie 
																			lire) 
																			liquidi 
																			e 
																			tutte 
																			insieme 
																			detengono 
																			l’82% 
																			dei 
																			titoli 
																			del 
																			debito 
																			pubblico 
																			collocati 
																			nella 
																			regione. 
																			Un 
																			esercito 
																			di 
																			produttori 
																			che 
																			né 
																			De 
																			Mita 
																			né 
																			Craxi 
																			erano 
																			riusciti 
																			a 
																			conquistare, 
																			ma 
																			adesso 
																			affascinato 
																			dal 
																			progetto 
																			di 
																			una 
																			Repubblica 
																			del 
																			Nord 
																			dove 
																			i 
																			settentrionali, 
																			finalmente 
																			autonomi 
																			da 
																			Roma, 
																			possano 
																			essere 
																			liberi 
																			di 
																			darsi 
																			le 
																			proprie 
																			leggi, 
																			di 
																			amministrare 
																			i 
																			proprio 
																			soldi, 
																			di 
																			creare 
																			strutture 
																			e 
																			servizi 
																			efficienti 
																			e di 
																			erigere 
																			barriere 
																			all’ingresso 
																			degli 
																			indesiderabili”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Di 
																			quelle 
																			componenti 
																			allogene, 
																			deleterie, 
																			almeno 
																			in 
																			prospettiva, 
																			per 
																			l’opulenza 
																			e 
																			per 
																			la 
																			dovizia 
																			di 
																			una 
																			area 
																			geograficamente 
																			de-italianizzata, 
																			attraverso 
																			la 
																			collocazione 
																			lungo 
																			il 
																			corso 
																			del 
																			Po 
																			di 
																			un 
																			Rubicone 
																			al 
																			rovescio, 
																			con 
																			la
																			
																			civitas 
																			rivolta 
																			ora 
																			verso 
																			il 
																			nord 
																			(e 
																			non 
																			più 
																			verso 
																			sud).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sembra 
																			infatti 
																			arbitrariamente 
																			calare 
																			su 
																			tale 
																			scenario 
																			un 
																			fantomatico 
																			cartello 
																			con 
																			la 
																			dicitura
																			
																			“Non 
																			plus 
																			ultra”, 
																			per 
																			evitare 
																			le 
																			mostruosità 
																			del 
																			parassitismo 
																			e 
																			della 
																			partitocrazia 
																			da 
																			sconfiggere 
																			con 
																			l’ascesa 
																			del 
																			Carroccio, 
																			verso 
																			cui 
																			confluiscono 
																			i 
																			suffragi 
																			democristiani 
																			travolti 
																			dalla 
																			fine 
																			del 
																			comunismo 
																			e 
																			successivamente 
																			da 
																			Mani 
																			pulite.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Infine 
																			– 
																			aggiunge 
																			l’ordinaria 
																			de 
																			“La 
																			Sapienza” 
																			– va 
																			tenuta 
																			in 
																			conto 
																			l’accelerazione 
																			del 
																			processo 
																			di 
																			integrazione 
																			europea 
																			che, 
																			in 
																			presenza 
																			di 
																			un’economia 
																			settentrionale 
																			dinamica, 
																			dà 
																			un’ulteriore 
																			spinta 
																			ai 
																			riferimenti 
																			ed 
																			ai 
																			fermenti 
																			di 
																			quest’area 
																			del 
																			Paese”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Area 
																			impaurita 
																			dal 
																			pressante 
																			soffocamento 
																			burocratico 
																			e 
																			finanziario 
																			di 
																			Bruxelles, 
																			di 
																			quella 
																			“seconda 
																			Roma 
																			ladrona”, 
																			capace 
																			di 
																			sollecitare 
																			una 
																			pletora 
																			di 
																			produttori 
																			colpiti 
																			negli 
																			interessi
																			
																			peniafobici 
																			da 
																			un’amministrazione 
																			centrale 
																			e 
																			sovranazionale 
																			che 
																			non 
																			li 
																			tutela 
																			più.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			D’altra 
																			parte, 
																			“questa 
																			specie 
																			di 
																			pragmatismo 
																			economicista 
																			– 
																			rivela 
																			la 
																			Colarizi 
																			– fa 
																			del 
																			partito 
																			lo 
																			strumento 
																			per 
																			realizzare 
																			interessi 
																			a 
																			prescindere 
																			da 
																			qualsivoglia 
																			cornice 
																			ideale. 
																			L’appartenenza 
																			sociale 
																			non 
																			è il 
																			parametro 
																			distintivo 
																			di 
																			un 
																			reclutamento 
																			che 
																			interessa 
																			settori 
																			diversi 
																			della 
																			società. 
																			Manca 
																			un’ideologia 
																			forte 
																			che 
																			faccia 
																			da 
																			cemento 
																			tra 
																			iscritti, 
																			simpatizzanti 
																			ed 
																			elettori”. 
																			E 
																			che, 
																			soprattutto, 
																			collochi 
																			stabilmente 
																			la 
																			Lega 
																			lungo 
																			l’asse 
																			destra-sinistra.
																			 
																			
																			
																			Certo, 
																			le 
																			elezioni 
																			del 
																			1994 
																			vedranno 
																			il 
																			Carroccio 
																			nel 
																			polo 
																			di 
																			centro-destra. 
																			La 
																			collocazione 
																			elettorale 
																			della 
																			Lega 
																			a 
																			fianco 
																			di 
																			Forza 
																			Italia 
																			è 
																			però 
																			tendenziosa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Lo è 
																			per 
																			puro 
																			opportunismo, 
																			in 
																			quanto 
																			Bossi 
																			intuisce 
																			nel 
																			Polo 
																			berlusconiano 
																			di 
																			un 
																			riferimento 
																			assiologico 
																			per 
																			un
																			
																			continuum 
																			con 
																			la 
																			vecchia 
																			politica.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			Lega 
																			Nord 
																			si 
																			colloca 
																			infatti 
																			a 
																			destra 
																			non 
																			per 
																			empatico 
																			coinvolgimento 
																			ideologico, 
																			piuttosto 
																			per 
																			una 
																			mera
																			
																			proso-fobia 
																			politica, 
																			a 
																			favore 
																			cioè 
																			di 
																			un 
																			risvolto 
																			conservatore 
																			della 
																			Seconda 
																			Repubblica.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“In 
																			questo 
																			spazio 
																			bidimensionale 
																			– 
																			spiega 
																			difatti 
																			Luca 
																			Ridolfi 
																			– la 
																			Lega 
																			occupa 
																			una 
																			posizione 
																			di 
																			tipo 
																			moderato 
																			sull’asse 
																			sinistra-destra. 
																			Essa 
																			è un 
																			partito 
																			di 
																			centro-destra 
																			collocato 
																			a 
																			metà 
																			strada 
																			fra 
																			la 
																			Dc 
																			ed 
																			il 
																			Msi”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			presunto 
																			estremismo 
																			del 
																			Carroccio 
																			è 
																			reso 
																			così 
																			labile 
																			da 
																			una 
																			sua 
																			approssimazione 
																			verso 
																			il 
																			voto 
																			democristiano, 
																			verso 
																			cioè 
																			un 
																			conservatorismo 
																			socio-economico 
																			di 
																			stampo 
																			proto-repubblicano, 
																			ma 
																			leggermente 
																			più 
																			spinto 
																			verso 
																			destra: 
																			in 
																			altre 
																			parole 
																			verso 
																			pretese 
																			federaliste 
																			e 
																			indipendentistiche.
																			
																			
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			