N. 42 - Giugno 2011 
                          
                          (LXXIII)
																						kiz kulesi
																						la torre della leggenda
																						di Giulia Gabriele
																			
																			 
																			
																			È sola, nel mare. Si 
																			trova 
																			a 
																			200 
																			metri 
																			a 
																			sud 
																			della 
																			punta 
																			di 
																			Üsküdar, 
																			su 
																			un’isola 
																			piccolissima. 
																			Fu 
																			edificata 
																			nel 
																			408 
																			d.C. 
																			da 
																			un 
																			generale 
																			greco 
																			e, 
																			nel 
																			tempo, 
																			adibita 
																			a 
																			castello, 
																			deposito, 
																			base 
																			militare. 
																			Più 
																			comunemente 
																			è 
																			conosciuta 
																			come
																			
																			Kiz 
																			Kulesi 
																			(‘Torre 
																			della 
																			Ragazza’), 
																			per 
																			altri 
																			però 
																			è 
																			anche 
																			la 
																			Torre 
																			di 
																			Leandro.
																			
																			
																			 
																			
																			C’era una volta, tramandano 
																			i 
																			Turchi, 
																			una 
																			bellissima 
																			principessa 
																			figlia 
																			di 
																			un 
																			sultano. 
																			Questi 
																			un 
																			giorno 
																			ricevette 
																			una 
																			profezia 
																			che 
																			prediceva 
																			la 
																			morte 
																			dell’amata 
																			figlia 
																			per 
																			il 
																			morso 
																			di 
																			un 
																			serpente 
																			velenoso. 
																			Nella 
																			disperazione 
																			guardò 
																			verso 
																			il 
																			mare, 
																			trovandovi 
																			una 
																			torre 
																			solitaria. 
																			Lì, 
																			rinchiuse 
																			sua 
																			figlia 
																			nel 
																			tentativo 
																			di 
																			proteggerla 
																			da 
																			quell’amara 
																			sorte.
																			
																			
																			 
																			
																			Nonostante le precauzioni 
																			prese 
																			dal 
																			sultano, 
																			un 
																			giorno 
																			il 
																			Destino, 
																			fattosi 
																			vipera, 
																			si 
																			nascose 
																			in 
																			una 
																			cesta 
																			colma 
																			di 
																			frutta 
																			e, 
																			una 
																			volta 
																			portato 
																			dentro 
																			la 
																			torre, 
																			silenzioso 
																			morse 
																			la 
																			principessa 
																			che 
																			senza 
																			un 
																			sibilo 
																			si 
																			accasciò 
																			a 
																			terra 
																			esanime. 
																			Solo 
																			il 
																			mare 
																			cullò 
																			la 
																			sua 
																			triste 
																			e 
																			inevitabile 
																			fine.
																			 
																			
																			Diverso invece è il mito 
																			di 
																			Ovidio 
																			che 
																			per 
																			i 
																			contemporanei, 
																			fino 
																			a 
																			pochi 
																			anni 
																			fa, 
																			voleva 
																			la
																			
																			Kiz 
																			Kulesi 
																			anche 
																			come 
																			Torre 
																			di 
																			Leandro.
																			
																			
																			 
																			
																			A pochi passi da Sesto, 
																			in 
																			una 
																			torre 
																			solitaria, 
																			viveva 
																			la 
																			bellissima 
																			Ero, 
																			sacerdotessa 
																			consacrata 
																			ad 
																			Afrodite. 
																			Ella 
																			stava 
																			ben 
																			attenta 
																			a 
																			schivare 
																			l’Amore, 
																			ma 
																			nemmeno 
																			così, 
																			rifugiandosi 
																			nella 
																			torre, 
																			poté 
																			impedire 
																			di 
																			cadere 
																			nella 
																			sua 
																			rete. 
																			Venne 
																			infatti 
																			il 
																			giorno 
																			della 
																			festa 
																			che 
																			si 
																			celebrava 
																			nella 
																			sua 
																			città 
																			in 
																			onore 
																			di 
																			Adone 
																			e 
																			Afrodite.
																			
																			
																			 
																			
																			Anche Ero vi partecipò e 
																			mentre 
																			compiva 
																			i 
																			sacrifici 
																			nel 
																			nome 
																			degli 
																			dèi, 
																			il 
																			suo 
																			sguardo 
																			incrociò 
																			quello 
																			di 
																			Leandro. 
																			Bastò 
																			quello 
																			per 
																			infondere 
																			in 
																			lei 
																			i 
																			primi 
																			rossori 
																			dell’amore. 
																			Giunta 
																			la 
																			sera, 
																			Leandro 
																			l’avvicinò 
																			chiedendole 
																			di 
																			mantenere 
																			quello 
																			che 
																			i 
																			loro 
																			occhi 
																			si 
																			erano 
																			già 
																			promessi.
																			
																			
																			 
																			
																			« Straniero » gli rispose 
																			Ero 
																			«
																			
																			
																			davvero 
																			nuovo 
																			è 
																			per 
																			me il 
																			turbamento 
																			del 
																			cuore 
																			che 
																			mi 
																			desti, 
																			ma 
																			noi 
																			non 
																			possiamo 
																			accostarci 
																			apertamente 
																			a 
																			sante 
																			nozze, 
																			perché 
																			questo 
																			non 
																			piace 
																			ai 
																			genitori 
																			miei. 
																			Essi 
																			vollero 
																			che 
																			io 
																			[…] 
																			avessi 
																			per 
																			casa 
																			una 
																			torre 
																			famosa 
																			e 
																			per 
																			solo 
																			vicino 
																			il 
																			mare. 
																			Nulla 
																			di 
																			buono 
																			è 
																			possibile 
																			per 
																			noi 
																			».
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ma 
																			Leandro 
																			le 
																			ribatté: 
																			« O 
																			fanciulla, 
																			per 
																			amor 
																			tuo 
																			varcherò 
																			anche 
																			il 
																			mare 
																			furioso, 
																			quand’anche 
																			ribollisse come 
																			per un 
																			gran 
																			fuoco 
																			e 
																			l’onda 
																			non 
																			fosse 
																			navigabile. 
																			[…] 
																			Ogni 
																			notte 
																			io, 
																			rugiadoso 
																			consorte, 
																			venendo 
																			a te 
																			attraverserò 
																			a 
																			nuoto 
																			l’Ellesponto: 
																			non 
																			lungi 
																			infatti, 
																			di 
																			fronte 
																			alla 
																			tua 
																			città, 
																			io 
																			abito 
																			il 
																			castello 
																			di 
																			Abido. 
																			Ti 
																			prego 
																			solo 
																			di 
																			accendere 
																			una 
																			lampada 
																			sull’eccelsa 
																			tua 
																			torre, 
																			affinché 
																			faccia 
																			da 
																			stella 
																			al 
																			mio 
																			solitario 
																			cammino 
																			».
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Così 
																			i 
																			due 
																			amanti 
																			fecero 
																			della 
																			torre 
																			di 
																			Ero 
																			la 
																			loro 
																			alcova 
																			segreta, 
																			amandosi 
																			protetti 
																			dalla 
																			tenebra. 
																			Ogni 
																			notte, 
																			infatti, 
																			Ero 
																			accendeva 
																			una 
																			lucerna 
																			in 
																			modo 
																			che 
																			il 
																			suo 
																			Leandro 
																			potesse 
																			nuotare 
																			sicuro 
																			verso 
																			di 
																			lei. 
																			Con 
																			l’aurora 
																			poi, 
																			egli 
																			era 
																			già 
																			in 
																			mare 
																			per 
																			tornare 
																			nella 
																			sua 
																			Abido. 
																			Ma 
																			breve 
																			fu 
																			la 
																			loro 
																			vita 
																			da 
																			sposi 
																			segreti.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Arrivò 
																			la 
																			stagione 
																			poco 
																			adatta 
																			ai 
																			naviganti 
																			e 
																			Leandro, 
																			una 
																			notte, 
																			fu 
																			sorpreso 
																			dal 
																			rombare 
																			impetuoso 
																			dei 
																			venti 
																			e 
																			dall’agitarsi 
																			violento 
																			del 
																			mare. 
																			Pregò 
																			gli 
																			dèi, 
																			ma a 
																			nulla 
																			servì: 
																			un’infausta 
																			brezza 
																			spense 
																			insieme 
																			alla 
																			lucerna 
																			di 
																			Ero 
																			anche 
																			la 
																			vita 
																			dell’amato. 
																			La 
																			sacerdotessa 
																			passò 
																			la 
																			notte 
																			insonne, 
																			aspettandolo 
																			invano. 
																			Poi, 
																			con 
																			l’aurora, 
																			quando 
																			vide 
																			il 
																			suo 
																			corpo 
																			esanime 
																			disteso 
																			proprio 
																			ai 
																			piedi 
																			della 
																			torre 
																			e 
																			lacerato 
																			dagli 
																			scogli, 
																			anch’ella 
																			si 
																			lanciò 
																			a 
																			condividerne 
																			l’amara 
																			sorte.
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			torre, 
																			alta 
																			30 
																			metri, 
																			fu 
																			costruita 
																			così 
																			come 
																			la 
																			vediamo 
																			oggi 
																			nel 
																			1763 
																			ed è 
																			diventata, 
																			negli 
																			anni, 
																			uno 
																			dei 
																			simboli 
																			romantici 
																			di 
																			Istanbul.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Adesso 
																			al 
																			suo 
																			interno 
																			vi è 
																			un 
																			ristorante, 
																			dal 
																			quale 
																			si 
																			può 
																			godere 
																			di 
																			una 
																			delle 
																			più 
																			belle 
																			vedute 
																			della 
																			città. 
																			Così 
																			solitaria 
																			ha 
																			visto 
																			l’ambientazione 
																			di 
																			entrambe 
																			le 
																			leggende 
																			qui 
																			riportate, 
																			nonostante 
																			fossero 
																			tanto 
																			diverse, 
																			e 
																			anche 
																			se 
																			poi 
																			si è 
																			scoperto 
																			che 
																			probabilmente 
																			il 
																			mito 
																			di 
																			Ero 
																			e 
																			Leandro 
																			per 
																			Ovidio 
																			si 
																			svolgeva 
																			tra 
																			le 
																			sponde 
																			del 
																			Dardanelli, 
																			la 
																			torre 
																			ha 
																			mantenuto 
																			comunque 
																			il 
																			suo 
																			doppio 
																			nome.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			E 
																			chissà 
																			che 
																			quel 
																			frastagliare 
																			di 
																			onde 
																			non 
																			siano 
																			invece 
																			le 
																			forti 
																			braccia 
																			di 
																			Leandro 
																			che 
																			spaccano 
																			la 
																			superficie 
																			marina 
																			in 
																			cerca 
																			della 
																			sua 
																			amata 
																			o 
																			che 
																			quel 
																			sibilo 
																			che 
																			sembra 
																			vento 
																			non 
																			sia 
																			in 
																			realtà 
																			l’ultimo 
																			pensiero 
																			della 
																			principessa.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Sono 
																			solo 
																			leggende, 
																			crede 
																			la 
																			mente. 
																			Possono 
																			essere 
																			state 
																			vite 
																			vissute, 
																			geme 
																			il 
																			cuore 
																			odorando 
																			il 
																			profumo 
																			del 
																			mare, 
																			guardando 
																			gli 
																			scogli 
																			aguzzi.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Fatto 
																			sta 
																			che 
																			la 
																			torre 
																			è 
																			lì, 
																			sempre 
																			solitaria, 
																			meta 
																			di 
																			turisti 
																			che 
																			toccando 
																			le 
																			sue 
																			mura 
																			si 
																			ricordano 
																			di 
																			quella 
																			principessa 
																			e di 
																			quell’eroe 
																			natante 
																			e 
																			della 
																			sua 
																			amata 
																			sacerdotessa. 
																			È 
																			lì, 
																			silente 
																			e 
																			sorridente. 
																			È la 
																			custode 
																			di 
																			verità 
																			improbabili. 
																			È la 
																			Torre 
																			della 
																			leggenda.
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			