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attualità


N. 30 - Giugno 2010 (LXI)

150 anni da buttare?
riflessioni sull
italia unita
di Giovanna D'Arbitrio

 

Bombardata da allarmanti notizie, la mia mente comincia a lavorare e come al solito i pensieri scorrono liberi da un problema all’altro accompagnati da immagini che come in un film si susseguono su un schermo immaginario, pensieri ed immagini apparentemente diversi tra loro ma in fondo sottilmente connessi in una visione globale in cui mi sforzo di esaminare il tutto con razionale distacco.

 

- Tu pensi troppo! Ti verranno tante rughe sulla fronte. Lascia perdere! - dice spesso una mia amica sorridendo, ma la mia mente, inarrestabile, continua a riflettere su tutto ciò che accade.


È tempo di vulcani che eruttano e… di persone che li imitano! Ogni giorno fioccano lapilli e ceneri e non sappiamo più dove cercare scampo.

 

La gente è sempre più nervosa, aggressiva, come bestie feroci in agguato, pronte ad attaccare anche per futili motivi.

 

Quando si esce di casa c’è il rischio che qualcuno ti cambi i connotati: si litiga al volante con volgari parolacce, sul bus, in metropolitana, in fila agli sportelli degli uffici, al bar per un cappuccino, sui campi di calcio, in TV dove soprattutto si accapigliano i politici tra uno scandalo e l’altro, tra continue crisi economiche e speculazioni che stanno buttando sul lastrico tante persone.

 

Nevrosi collettive,volgarità, follia ed egoismo ci travolgono.


In questo clima teso, abbiamo celebrato (si fa per dire!) l’Unità d’Italia.

 

Senza fare della falsa retorica o lasciarsi trasportare da esaltazioni sciovinistiche, non riusciamo tuttavia ad accettare frasi e comportamenti poco “italiani” da parte di personaggi che siedono nel nostro Parlamento.

 

Non vogliamo qui soffermarci su figure risorgimentali famose, già ampiamente ricordate nel bene e nel male, bensì su tanti umili soldati e patrioti che morirono per un’unica patria sui campi di battaglia, o furono torturati, impiccati, fucilati in luride prigioni.


E se si può in qualche modo giustificare che un Sud deluso da lunghi anni di sfruttamento,umiliazioni e offese, cerchi talvolta di rialzare la testa, di reagire contro uno sterile vittimismo ricordando un passato “borbonico” in cui almeno esso godé di un certo rispetto in Europa, ci sembra davvero assurdo che alcuni a Nord inneggino agli Asburgo, mostrandosi ingrati verso un’Unità nazionale che ha donato loro prosperità, ricchezza e vantaggi costruiti anche col sudore e il sangue di tanti Meridionali.


Viviamo in tempi diversi ormai e dobbiamo svegliarci! Non è sbagliato prendere coscienza delle diverse realtà regionali in modo responsabile per risolvere concretamente i problemi legati al territorio, ma ci chiediamo se sia saggio accendere pericolosi contrasti tra gli Italiani, incoraggiando secessioni e separatismi.

 

Come si fa a sopravvivere in un mondo globalizzato senza una forte coesione nazionale?

 

Come se la caverebbero le regioni settentrionali più ricche, se decidessero di governarsi da sole?

 

E se poi non ce la facessero, chiederebbero l’annessione a qualche stato europeo diventando così a loro volta Sud, il Sud d’Europa?

 

E cosa farebbe il Centro? E il Meridione?

 

Verrebbe qualche monarca dal passato a salvarli? Molto più realisticamente l’Italia farebbe forse la fine delle cosiddette “ repubbliche delle banane” o della Grecia.


Ero al supermercato e mentre mettevo nel carrello dei formaggi “light” prodotti al Nord, ho provato un senso di ribellione, una gran rabbia, un desiderio di vendetta che non è nel mio carattere: ho rimesso a posto tutto ed ho comprato tanta mozzarella di bufala. - Al diavolo la dieta! W i prodotti del Sud! - ho pensato, ma poi mi sono sentita un po’ triste e un po’buffa allo stesso tempo.

 

A pensarci bene era quasi una scena comica: tutti quei formaggi sostituiti con una valanga di mozzarella!


Ho parenti e amici a Genova, Milano, Torino, Udine, Trieste, Roma.

 

Davvero non riuscirò mai a considerarli “stranieri”.


 

 

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