N. 81 - Settembre 2014 
                          
                          (CXII)
																						
																			
																			L’ITALIA VERSO LA LIBIA
																						TRENT’ANNI DI PREPARAZIONE DIPLOMATICA 
																						di Paolo Paolucci
																			 
																			
																			L’interesse italiano per la Libia non risaliva ai primi 
																			anni 
																			post-unitari, 
																			come 
																			era 
																			stato 
																			per 
																			la 
																			Tunisia, 
																			poiché 
																			in 
																			quegli 
																			anni 
																			la 
																			Tripolitania 
																			e la 
																			Cirenaica 
																			erano 
																			due 
																			regioni 
																			del 
																			tutto 
																			sconosciute 
																			agli 
																			italiani, 
																			nei 
																			confronti 
																			delle 
																			quali 
																			non 
																			poteva 
																			esistere 
																			alcun 
																			interesse 
																			particolare: 
																			esse 
																			non 
																			erano 
																			un 
																			approdo 
																			commerciale 
																			importante 
																			e 
																			non 
																			costituivano 
																			neanche 
																			uno 
																			sbocco 
																			per 
																			la 
																			nostra 
																			emigrazione 
																			come 
																			erano 
																			state 
																			Tunisi, 
																			Algeri 
																			e 
																			l’Egitto.
																			
																			
																			 
																			
																			Perciò nell’immaginario collettivo non erano che un punto 
																			vago 
																			della 
																			costa 
																			africana 
																			dal 
																			quale 
																			giungevano, 
																			di 
																			tanto 
																			in 
																			tanto, 
																			delle 
																			piume 
																			di 
																			struzzo 
																			e 
																			ormai 
																			pochissimi 
																			italiani 
																			ricordavano 
																			che 
																			in 
																			passato 
																			Tripoli 
																			era 
																			stata 
																			la 
																			romana 
																			Oea.
																			 
																			
																			Ciò era confermato dal fatto che la Libia non attirava neppure 
																			l’interesse 
																			dei 
																			nostri 
																			esploratori 
																			tanto 
																			che, 
																			tra 
																			il 
																			1811 
																			e il 
																			1875, 
																			solamente 
																			quattro 
																			italiani 
																			la 
																			visitarono, 
																			ma 
																			soltanto 
																			uno 
																			di 
																			loro, 
																			il 
																			geografo 
																			Guido 
																			Cora, 
																			per 
																			motivi 
																			di 
																			studio, 
																			mentre 
																			il 
																			pisano 
																			Agostino 
																			Cervelli 
																			e il 
																			ligure 
																			Paolo 
																			Della 
																			Cella 
																			vi 
																			capitarono 
																			per 
																			caso, 
																			ingaggiati 
																			dai 
																			Caramanli 
																			al 
																			seguito 
																			di 
																			spedizioni 
																			militari; 
																			infine 
																			vi 
																			giunse 
																			padre 
																			Filippo 
																			da 
																			Segni, 
																			il 
																			quale 
																			affrontò 
																			il 
																			viaggio 
																			per 
																			motivi 
																			religiosi, 
																			con 
																			gli 
																			interessi 
																			e 
																			gli 
																			scopi 
																			del 
																			missionario.
																			 
																			
																			Quindi dall’Unità fino al Congresso di Berlino del 1878 il 
																			problema 
																			mediterraneo 
																			per 
																			l’Italia 
																			era 
																			identificato 
																			con 
																			quello 
																			della 
																			Tunisia.
																			
																			
																			 
																			
																			A Tunisi l’Italia guardava per motivi strategici, per completare 
																			la 
																			difesa 
																			della 
																			penisola, 
																			ed 
																			anche 
																			un 
																			ministro 
																			degli 
																			Esteri 
																			decisamente 
																			prudente, 
																			come 
																			Emilio 
																			Visconti 
																			Venosta, 
																			non 
																			nascondeva 
																			la 
																			sua 
																			convinzione 
																			che 
																			la 
																			regione 
																			era 
																			destinata 
																			prima 
																			o 
																			poi, 
																			quando 
																			le 
																			circostanze 
																			lo 
																			avessero 
																			consentito, 
																			a 
																			divenire 
																			una 
																			Colonia 
																			italiana.
																			
																			
																			 
																			
																			Lo stesso ministro, in un discorso alla Camera dei Deputati, 
																			il 
																			12 
																			maggio 
																			1864, 
																			aveva 
																			affermato 
																			che 
																			“nessun 
																			avvenimento 
																			nella 
																			Reggenza 
																			di 
																			Tunisi 
																			può 
																			rimanere 
																			estraneo 
																			agli 
																			interessi 
																			della 
																			politica 
																			italiana”.
																			 
																			
																			Dopo l’instaurazione del Protettorato francese sulla Tunisia, 
																			il 
																			12 
																			maggio 
																			1881, 
																			smaltita 
																			la 
																			rabbia 
																			e la 
																			delusione 
																			subita 
																			ad 
																			opera 
																			della 
																			Francia, 
																			i 
																			circoli 
																			politici 
																			italiani 
																			iniziarono 
																			a 
																			spostare 
																			il 
																			loro 
																			interesse 
																			sulla 
																			Tripolitania 
																			e 
																			sulla 
																			Cirenaica, 
																			di 
																			cui 
																			si 
																			era 
																			parlato 
																			più 
																			volte 
																			negli 
																			anni 
																			precedenti, 
																			a 
																			livello 
																			di 
																			governi, 
																			come 
																			di 
																			un 
																			compenso 
																			all’Italia 
																			per 
																			la 
																			rinuncia 
																			a 
																			Tunisi.
																			 
																			
																			Anche il governo italiano cominciò a mostrare un interesse 
																			concreto 
																			per 
																			la 
																			Libia 
																			tanto 
																			che, 
																			nel 
																			novembre 
																			del 
																			1884, 
																			quando 
																			si 
																			era 
																			profilata 
																			la 
																			possibilità 
																			che 
																			la 
																			Francia 
																			occupasse 
																			il 
																			Marocco, 
																			il 
																			governo 
																			guidato 
																			da 
																			Agostino 
																			Depretis 
																			prese 
																			in 
																			seria 
																			considerazione 
																			l’ipotesi 
																			di 
																			occupare 
																			la 
																			Libia 
																			in 
																			risposta 
																			all’azione 
																			francese.
																			
																			
																			 
																			
																			Una volta scomparso il pericolo, il progetto tripolino, che 
																			si 
																			trovava 
																			in 
																			uno 
																			stato 
																			avanzato 
																			di 
																			preparazione, 
																			veniva 
																			lasciato 
																			cadere, 
																			ma 
																			ciò 
																			non 
																			voleva 
																			dire 
																			che 
																			l’Italia 
																			avesse 
																			rinunciato 
																			a 
																			stabilire 
																			la 
																			sua 
																			sovranità 
																			su 
																			quelle 
																			terre.
																			 
																			
																			Così quando il nuovo ministro degli Esteri italiano, il 
																			conte 
																			di 
																			Robilant, 
																			subentrato 
																			a 
																			Pasquale 
																			Stanislao 
																			Mancini 
																			nell’ottobre 
																			del 
																			1885, 
																			iniziò 
																			a 
																			trattare 
																			con 
																			gli 
																			Imperi 
																			Centrali 
																			il 
																			rinnovo 
																			della 
																			Triplice 
																			Alleanza, 
																			pose 
																			come 
																			condizione 
																			indispensabile 
																			il 
																			mantenimento 
																			dello
																			
																			status 
																			quo 
																			a 
																			Tripoli.
																			 
																			
																			Grazie alla sua perseveranza, di Robilant riuscì ad ottenere 
																			quanto 
																			richiesto 
																			e 
																			così, 
																			il 
																			20 
																			febbraio 
																			1887, 
																			fu 
																			stipulata 
																			la 
																			nuova 
																			Triplice, 
																			composta 
																			da 
																			tre 
																			accordi: 
																			uno 
																			generale, 
																			che 
																			conteneva 
																			la 
																			proroga 
																			del 
																			trattato 
																			del 
																			1882; 
																			uno 
																			italo 
																			– 
																			austriaco 
																			sui 
																			Balcani, 
																			nel 
																			quale 
																			i 
																			contraenti 
																			si 
																			impegnavano 
																			a 
																			mantenere 
																			lo
																			
																			status 
																			quo 
																			nella 
																			regione 
																			ed 
																			infine 
																			uno 
																			italo 
																			– 
																			tedesco 
																			che 
																			regolava 
																			le 
																			questioni 
																			mediterranee.
																			 
																			
																			Di fondamentale importanza nel trattato tra Roma e Berlino 
																			era 
																			l’articolo 
																			III, 
																			che 
																			estendeva 
																			la 
																			Triplice 
																			al 
																			Nordafrica. 
																			Se 
																			la 
																			Francia 
																			avesse 
																			cercato 
																			di 
																			aumentare 
																			la 
																			sua 
																			influenza 
																			nella 
																			regione, 
																			occupando 
																			Tripoli 
																			o il 
																			Marocco, 
																			e 
																			l’Italia 
																			fosse 
																			stata 
																			costretta 
																			ad 
																			intervenire 
																			per 
																			difendere 
																			i 
																			suoi 
																			interessi, 
																			sarebbe 
																			scattato 
																			il
																			
																			casus 
																			foederis 
																			a 
																			carico 
																			della 
																			Germania 
																			e 
																			dell’Austria-Ungheria.
																			 
																			
																			Oltre al rinnovo della Triplice, a bloccare la minaccia 
																			francese 
																			sulla 
																			Libia 
																			vi 
																			era 
																			anche 
																			l’intesa 
																			mediterranea 
																			del 
																			12 
																			febbraio 
																			1887 
																			con 
																			la 
																			Gran 
																			Bretagna, 
																			che 
																			consisteva 
																			in 
																			uno 
																			scambio 
																			di 
																			note 
																			tra 
																			l’ambasciatore 
																			italiano 
																			a 
																			Londra, 
																			il 
																			conte 
																			Luigi 
																			Corti, 
																			e il 
																			Primo 
																			ministro 
																			inglese 
																			Lord 
																			Salisbury.
																			 
																			
																			Con essa i due governi si impegnavano a cooperare per il 
																			mantenimento 
																			dello
																			
																			status 
																			quo 
																			nel 
																			Mediterraneo 
																			e, 
																			cosa 
																			ancor 
																			più 
																			importante, 
																			l’Inghilterra 
																			si 
																			dichiarava 
																			“disposta, 
																			in 
																			caso 
																			d’invadenza 
																			da 
																			parte 
																			di 
																			una 
																			terza 
																			Potenza, 
																			ad 
																			appoggiare 
																			l’azione 
																			dell’Italia 
																			in 
																			Africa 
																			e 
																			particolarmente 
																			nella 
																			Tripolitania 
																			e 
																			Cirenaica” 
																			in 
																			cambio 
																			dell’appoggio 
																			italiano 
																			in 
																			Egitto. 
																			Circa 
																			un 
																			mese 
																			dopo, 
																			il 
																			24 
																			marzo 
																			1887, 
																			anche 
																			l’Austria-Ungheria 
																			aderiva 
																			all’accordo 
																			mediterraneo.
																			
																			
																			 
																			
																			Il complesso disegno diplomatico creato dal conte di Robilant 
																			fu 
																			completato 
																			dall’intesa 
																			italo 
																			– 
																			spagnola 
																			del 
																			4 
																			maggio 
																			1887, 
																			che 
																			consisteva 
																			in 
																			uno 
																			scambio 
																			di 
																			note 
																			tra 
																			il 
																			ministro 
																			degli 
																			Esteri 
																			spagnolo, 
																			Moret, 
																			e 
																			l’ambasciatore 
																			italiano 
																			a 
																			Madrid, 
																			il 
																			marchese 
																			Carlo 
																			Alberto 
																			Maffei; 
																			con 
																			questo 
																			accordo 
																			la 
																			Spagna 
																			si 
																			impegnava 
																			a 
																			non 
																			concludere 
																			con 
																			la 
																			Francia 
																			nessun 
																			patto 
																			riguardante 
																			i 
																			territori 
																			nordafricani 
																			a 
																			danno 
																			dell’Italia, 
																			della 
																			Germania 
																			e 
																			dell’Austria-Ungheria 
																			e a 
																			collaborare 
																			con 
																			Roma 
																			per 
																			il 
																			mantenimento 
																			dello
																			
																			status 
																			quo 
																			nel 
																			Mediterraneo.
																			 
																			
																			Con la nuova Triplice e con gli accordi mediterranei di 
																			Robilant 
																			riuscì 
																			ad 
																			assicurare 
																			all’Italia 
																			il 
																			mantenimento 
																			dello
																			
																			status 
																			quo 
																			in 
																			Africa 
																			settentrionale, 
																			scongiurando 
																			il 
																			rischio 
																			che 
																			anche 
																			la 
																			Libia 
																			potesse 
																			cadere 
																			sotto 
																			il 
																			controllo 
																			della 
																			Francia. 
																			In 
																			tal 
																			modo 
																			furono 
																			poste 
																			le 
																			premesse 
																			per 
																			la 
																			futura 
																			conquista 
																			della 
																			Tripolitania 
																			e 
																			della 
																			Cirenaica 
																			(che 
																			si 
																			trovavano 
																			ancora 
																			sotto 
																			il 
																			controllo 
																			dell’Impero 
																			Ottomano) 
																			da 
																			parte 
																			del 
																			nostro 
																			paese.
																			 
																			
																			Nei successivi dieci anni, dal 1887 alla disfatta di Adua, 
																			anche 
																			se 
																			l’attenzione 
																			italiana 
																			fu 
																			rivolta 
																			principalmente 
																			all’Africa 
																			orientale, 
																			la 
																			nostra 
																			diplomazia 
																			non 
																			perse 
																			di 
																			vista 
																			l’altro 
																			grande 
																			obiettivo 
																			della 
																			politica 
																			coloniale 
																			italiana, 
																			ossia 
																			la 
																			Libia, 
																			e 
																			continuò 
																			a 
																			lavorare 
																			con 
																			pazienza 
																			e 
																			tenacia 
																			per 
																			conseguirlo, 
																			sia 
																			cercando 
																			di 
																			migliorare 
																			le 
																			alleanze, 
																			sia 
																			facendo 
																			buona 
																			guardia 
																			sui 
																			confini 
																			libici, 
																			come 
																			se 
																			fossero 
																			già 
																			suoi.
																			 
																			
																			La sconfitta di Adua, il 1 marzo 1896, e la successiva firma, 
																			il 
																			26 
																			ottobre 
																			1896, 
																			della 
																			pace 
																			di 
																			Addis 
																			Abeba 
																			con 
																			l’Etiopia 
																			(con 
																			la 
																			quale 
																			il 
																			trattato 
																			di 
																			Uccialli 
																			veniva 
																			annullato 
																			e 
																			l’Italia 
																			riconosceva 
																			l’Impero 
																			d’Abissinia 
																			come 
																			Stato 
																			sovrano 
																			e 
																			indipendente) 
																			spostò 
																			le 
																			attenzioni 
																			del 
																			nuovo 
																			governo, 
																			presieduto 
																			dal 
																			marchese 
																			di 
																			Rudinì, 
																			sulla 
																			Libia.
																			
																			
																			 
																			
																			Visconti Venosta, tornato alla guida del ministero degli 
																			Esteri, 
																			iniziò 
																			delle 
																			trattative 
																			segrete 
																			con 
																			l’ambasciatore 
																			francese 
																			a 
																			Roma, 
																			Camille 
																			Barrère, 
																			che 
																			si 
																			conclusero 
																			con 
																			uno 
																			scambio 
																			di 
																			note 
																			tra 
																			i 
																			due 
																			governi 
																			il 
																			14 e 
																			il 
																			16 
																			dicembre 
																			del 
																			1900. 
																			Con 
																			l’accordo, 
																			che 
																			segnava 
																			il 
																			riavvicinamento 
																			tra 
																			le 
																			due 
																			sorelle 
																			latine, 
																			l’Italia 
																			lasciava 
																			mano 
																			libera 
																			alla 
																			Francia 
																			sul 
																			Marocco 
																			e in 
																			cambio 
																			vedeva 
																			riconosciute 
																			le 
																			sue 
																			mire 
																			sulla 
																			Libia.
																			 
																			
																			Ottenuto il via libera dalla Francia, l’anno seguente il 
																			nuovo 
																			ministro 
																			degli 
																			Esteri 
																			italiano, 
																			Giulio 
																			Prinetti, 
																			aprì 
																			delle 
																			trattative 
																			segrete 
																			con 
																			Londra 
																			per 
																			assicurarsi 
																			anche 
																			l’avallo 
																			del 
																			governo 
																			inglese 
																			alle 
																			aspirazioni 
																			italiane 
																			su 
																			Tripoli.
																			 
																			
																			I negoziati si conclusero l’11 marzo 1902 con uno scambio 
																			di 
																			note 
																			tra 
																			Prinetti 
																			e il 
																			ministro 
																			degli 
																			Esteri 
																			britannico, 
																			Lansdowne, 
																			con 
																			il 
																			quale 
																			l’Inghilterra 
																			riconosceva 
																			le 
																			mire 
																			italiane 
																			sulla 
																			Tripolitania 
																			e 
																			sulla 
																			Cirenaica: 
																			se 
																			vi 
																			fossero 
																			stati 
																			dei 
																			mutamenti 
																			dello
																			
																			status 
																			quo 
																			nelle 
																			due 
																			province 
																			ottomane, 
																			questi 
																			sarebbero 
																			dovuti 
																			avvenire 
																			“in 
																			conformità 
																			agli 
																			interessi 
																			italiani”. 
																			In 
																			cambio 
																			il 
																			governo 
																			di 
																			Roma 
																			si 
																			impegnava 
																			a 
																			non 
																			assumere 
																			atteggiamenti 
																			ostili 
																			agli 
																			interessi 
																			inglesi 
																			nel 
																			Mediterraneo.
																			 
																			
																			Pochi mesi dopo, il 28 giugno 1902, l’Italia firmò il rinnovo 
																			della 
																			Triplice 
																			Alleanza 
																			con 
																			gli 
																			Imperi 
																			Centrali, 
																			con 
																			lo 
																			stesso 
																			testo 
																			del 
																			1891; 
																			l’unica 
																			novità 
																			fu 
																			uno 
																			scambio 
																			di 
																			note 
																			tra 
																			Roma 
																			e 
																			Vienna, 
																			datato 
																			30 
																			giugno 
																			1902, 
																			con 
																			il 
																			quale 
																			l’Austria 
																			– 
																			Ungheria 
																			approvava 
																			l’eventuale 
																			occupazione 
																			italiana 
																			della 
																			Libia.
																			 
																			
																			Lo stesso giorno Prinetti concluse, con uno scambio segreto 
																			di 
																			note 
																			con 
																			Camille 
																			Barrère, 
																			un 
																			nuovo 
																			accordo 
																			con 
																			la 
																			Francia, 
																			che 
																			dava 
																			all’Italia 
																			il 
																			via 
																			libera 
																			ad 
																			occupare 
																			la 
																			Libia 
																			senza 
																			dover 
																			attendere 
																			l’azione 
																			francese 
																			in 
																			Marocco.
																			 
																			
																			Dietro quello che Gaetano Salvemini definì il “sistema Prinetti 
																			del 
																			1902”, 
																			che 
																			creò 
																			i 
																			presupposti 
																			per 
																			l’impresa 
																			libica 
																			e 
																			corresse 
																			la 
																			politica 
																			estera 
																			italiana 
																			in 
																			senso 
																			francofilo, 
																			c’era 
																			l’influenza 
																			del 
																			nuovo 
																			re 
																			d’Italia, 
																			Vittorio 
																			Emanuele 
																			III, 
																			succeduto 
																			ad 
																			Umberto 
																			I 
																			dopo 
																			la 
																			sua 
																			uccisione 
																			a 
																			Monza, 
																			il 
																			29 
																			luglio 
																			del 
																			1900, 
																			per 
																			mano 
																			dell’anarchico 
																			Gaetano 
																			Bresci.
																			 
																			
																			Il nuovo monarca fu il principale fautore della “svolta di 
																			inizio 
																			secolo”, 
																			che 
																			portò 
																			l’Italia 
																			a 
																			destreggiarsi 
																			abilmente 
																			tra 
																			gli 
																			impegni 
																			con 
																			gli 
																			alleati 
																			della 
																			Triplice 
																			Alleanza 
																			e le 
																			aperture 
																			alle 
																			future 
																			Potenze 
																			dell’Intesa, 
																			attraverso 
																			una 
																			fitta 
																			trama 
																			di 
																			missioni 
																			all’estero 
																			e di 
																			contatti 
																			diplomatici 
																			con 
																			i 
																			principali 
																			capi 
																			di 
																			Stato 
																			europei.
																			 
																			
																			Ormai quasi tutte le Potenze europee avevano riconosciuto 
																			le 
																			aspirazioni 
																			italiane 
																			su 
																			Tripoli; 
																			all’appello 
																			mancava 
																			solo 
																			la 
																			Russia 
																			che 
																			diede 
																			il 
																			via 
																			libera 
																			all’Italia 
																			pochi 
																			anni 
																			dopo, 
																			il 
																			24 
																			ottobre 
																			1909, 
																			quando, 
																			in 
																			occasione 
																			della 
																			visita 
																			dello 
																			Zar 
																			Nicola 
																			II 
																			al 
																			re 
																			d’Italia 
																			Vittorio 
																			Emanuele 
																			III 
																			nel 
																			castello 
																			di 
																			Racconigi, 
																			vi 
																			fu 
																			uno 
																			scambio 
																			di 
																			note 
																			tra 
																			il 
																			ministro 
																			degli 
																			Esteri 
																			italiano, 
																			Tommaso 
																			Tittoni, 
																			e il 
																			suo 
																			omologo 
																			russo, 
																			Izvolskij, 
																			con 
																			il 
																			quale, 
																			all’articolo 
																			V, 
																			Italia 
																			e 
																			Russia 
																			s’impegnavano 
																			a 
																			“considerare 
																			con 
																			benevolenza, 
																			l’una 
																			gli 
																			interessi 
																			russi 
																			nella 
																			questione 
																			degli 
																			Stretti, 
																			l’altra 
																			gli 
																			interessi 
																			italiani 
																			in 
																			Tripolitania 
																			e 
																			Cirenaica”.
																			 
																			
																			L’anno decisivo per la conquista italiana della Libia fu il 
																			1911; 
																			a 
																			spingere 
																			il 
																			governo 
																			di 
																			Roma 
																			ad 
																			intraprendere 
																			la 
																			spedizione 
																			militare 
																			a 
																			Tripoli 
																			contribuirono 
																			gli 
																			sviluppi 
																			della 
																			seconda 
																			crisi 
																			marocchina 
																			tra 
																			Francia 
																			e 
																			Germania, 
																			nell’estate 
																			di 
																			quell’anno.
																			 
																			
																			La conclusione della crisi a favore della Francia, che si 
																			vide 
																			riconosciuto 
																			il 
																			diritto 
																			di 
																			occupare 
																			il 
																			Marocco 
																			in 
																			cambio 
																			della 
																			cessione 
																			alla 
																			Germania 
																			di 
																			duecentomila 
																			kmq 
																			di 
																			Congo 
																			francese, 
																			convinse 
																			il 
																			ministro 
																			degli 
																			Esteri 
																			italiano, 
																			il 
																			marchese 
																			Antonino 
																			Paternò 
																			Castello 
																			di 
																			San 
																			Giuliano, 
																			a 
																			ritenere 
																			giunto 
																			il 
																			momento 
																			di 
																			occupare 
																			la 
																			Tripolitania 
																			e la 
																			Cirenaica, 
																			prima 
																			che 
																			le 
																			altre 
																			Potenze 
																			potessero 
																			mettere 
																			in 
																			moto 
																			meccanismi 
																			dissuasivi; 
																			in 
																			particolare 
																			si 
																			temeva 
																			che 
																			Berlino, 
																			per 
																			difendere 
																			i 
																			suoi 
																			interessi 
																			economici 
																			nel 
																			Vicino 
																			Oriente, 
																			potesse 
																			proporre 
																			una 
																			mediazione 
																			tra 
																			l’Italia 
																			e 
																			l’Impero 
																			Ottomano, 
																			vanificando 
																			così 
																			trent’anni 
																			di 
																			paziente 
																			lavorio 
																			diplomatico.
																			 
																			
																			Anche il presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti, si 
																			era 
																			ormai 
																			convinto 
																			della 
																			necessità 
																			di 
																			occupare 
																			le 
																			due 
																			regioni 
																			africane: 
																			se 
																			l’Italia 
																			non 
																			avesse 
																			occupato 
																			Tripoli 
																			in 
																			quel 
																			momento 
																			propizio, 
																			probabilmente 
																			avrebbe 
																			dovuto 
																			rinunciarvi 
																			per 
																			sempre. 
																			Una 
																			volta 
																			stabilito 
																			il 
																			Protettorato 
																			francese 
																			sul 
																			Marocco, 
																			infatti, 
																			non 
																			era 
																			detto 
																			che 
																			Parigi 
																			avrebbe 
																			continuato 
																			a 
																			rispettare 
																			gli 
																			accordi 
																			del 
																			1900 
																			e 
																			del 
																			1902.
																			 
																			
																			L’invasione della Libia fu decisa durante un colloquio tra 
																			Giolitti 
																			e 
																			San 
																			Giuliano, 
																			il 
																			14 
																			settembre 
																			1911, 
																			e 
																			pochi 
																			giorni 
																			dopo, 
																			il 
																			17 
																			settembre, 
																			lo 
																			stesso 
																			Giolitti 
																			ottenne 
																			dal 
																			re 
																			Vittorio 
																			Emanuele 
																			III 
																			il 
																			via 
																			libera 
																			per 
																			la 
																			spedizione.
																			 
																			
																			Così la notte tra il 26 e il 27 settembre del 1911 l’Italia 
																			consegnò 
																			all’Impero 
																			Ottomano 
																			un
																			
																			ultimatum 
																			nel 
																			quale, 
																			annunciando 
																			l’ormai 
																			prossima 
																			occupazione 
																			delle 
																			due 
																			regioni, 
																			intimava 
																			alle 
																			autorità 
																			turche 
																			di 
																			dare 
																			gli 
																			“ordini 
																			occorrenti” 
																			per 
																			far 
																			sì 
																			che 
																			il 
																			passaggio 
																			dei 
																			poteri 
																			avvenisse 
																			senza 
																			incontrare 
																			alcuna 
																			opposizione 
																			da 
																			parte 
																			delle 
																			truppe 
																			ottomane.
																			
																			
																			 
																			
																			Nonostante il tono intimidatorio dell’ultimatum, la 
																			risposta 
																			turca 
																			fu 
																			conciliante: 
																			il 
																			governo 
																			imperiale 
																			si 
																			dichiarava 
																			disposto 
																			ad 
																			offrire 
																			tutte 
																			le 
																			garanzie 
																			necessarie 
																			per 
																			assicurare 
																			“l’espansione 
																			economica” 
																			italiana 
																			in 
																			Libia, 
																			a 
																			patto 
																			che 
																			Roma 
																			garantisse 
																			“la 
																			sua 
																			integrità 
																			territoriale”.
																			
																			
																			 
																			
																			Ma ormai il governo italiano non intendeva rinunciare all’occupazione 
																			della 
																			regione 
																			e 
																			così, 
																			il 
																			29 
																			settembre 
																			1911, 
																			dichiarava 
																			guerra 
																			alla 
																			Turchia.
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			