.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

STORIA & SPORT


N. 91 - Luglio 2015 (CXXII)

E IL DIAVOLO SI FERMò A ISTANBUL
un'impresa senza pari

di Andrea Bajocco

 

25 maggio 2005. Con il match Milan Vs Liverpool si conclude la Champions League. Il teatro della sfida più importante dell’anno è l’Ataturk di Instabul e più che una partita di calcio, questa finale diventerà un vero inno al calcio, un misto di bel gioco e di quell’impensabile follia che solo il prato verde può regalare.

 

Dal sogno, alla speranza, all’incubo. Dall’incubo al sogno. Tutto in 120 minuti più la lotteria dei rigori, cinico epilogo di una partita che è entrata di diritto nella Storia del calcio mondiale.

 

In realtà la follia di questa partita è riassunta in appena 6 minuti, tra il 54esimo e il 60esimo, quando un’insperata e inaspettabile prova di orgoglio si trasforma nella riscossa e nella rimonta del Liverpool ai danni del Diavolo che si ritrova inerme in ginocchio e vede la gloria passare, salutare con un ghigno beffardo e andarsene...

 

È tuttavia il momento di fare un passo indietro.

 

Il Milan parte favorito, gli 11 titolari sono in grado di battere chiunque. Agli ordini di Mister Ancelotti c’è il giusto mix di potenza e classe. Tra i pali, Dida è l’estremo difensore coadiuvato da una difesa a 4 pazzesca formata dai terzini Cafu e Maldini e dai centrali Nesta e Stam. A centrocampo la classe infinita di Pirlo è fiancheggiata da Gattuso, lottatore instancabile e da altri due pezzi da 90 quali Seedorf e Kaka, con quest'ultimo che agisce tra la linea di centrocampo e quella d'attacco. In attacco due che non lasciano scampo alle difese avversarie: Shevchenko e Crespo.

 

Il Liverpool di Benitez risponde con un 4-4-1-1 con il polacco Dudek (che si rivelerà uno dei protagonisti della serata) in porta. La linea dei difensori è composta da Finnan, Traore, Hyypia e Carragher che insieme a Gerrard è l’unico inglese nell’11 iniziale dei Reds. A centrocampo le parole d’ordine sono ottimi piedi e straordinario dinamismo. Il tutto è riassunto nei nomi di Xabi Alondo, Luis Garcia, Riise (che con gli anni ha poi arretrato il suo raggio d'azione) e Steven Gerrard "Stevie-G" capitano e idolo assoluto dei tifosi. In attacco, dietro a Baros, agisce da trequartista Harry Kewell: non due mostri sacri come i rossoneri, ma gente che comunque, se ha la possibilità, la butta dentro.

 

Pronti-via e il Milan già festeggia.

 

Punizione da destra di Pirlo e Capitan Maldini insacca con una bella girata di destro dal centro dell’area di rigore. Esulta la metà rossonera dell’Ataturk e in contemporanea a Milano, davanti al Duomo, esplode la gioia di chi non è potuto andare fino a Istanbul e si è dovuto accontentare dei maxischermi.

 

Il primo tempo è tutto del Milan, ma il risultato non cambia fino al minuto 38, quando Kaka arriva palla al piede sulla trequarti. Ha due opzioni: a destra Shevcenko, a sinistra Crespo. Opta per la prima soluzione. L’ucraino ex Dinamo Kiev alza la testa e vede l’argentino tutto solo e lo serve. Preso quasi in controtempo Crespo riesce comunque ad arrivare sul pallone e fare 2-0, risultato che sta addirittura stretto ai ragazzi di Ancelotti.

 

Passano 6 minuti e Crespo, dopo un lancio in profondità di rara precisione, una vera intuizione da parte di Kaka, tocca sotto il pallone con Dudek in uscita, lo scavalca e ipoteca la vittoria finale. Il Liverpool è competamente in bambola. I ragazzi di Benitez non aspettano altro che finisca il primo tempo.

 

Tornando negli spogliatoi, si dice, che i giocatori del Milan esultassero come se fosse finita la partita e ciò fece scattare una rabbia agonistica tale in quelli del Liverpool da rientrare in campo col coltello tra i denti.

 

Tutto cambia al 54esimo quando Steven Gerrard suona la carica con una bella torsione aerea su cross dalla sinistra da parte di Riise e riaccende un piccolo lumicino di speranza.

 

Galvanizzati, i rossi di Liverpool caricano a testa bassa tanto che due minuti dopo Smicer trova l’angolino alla destra di Dida con un diagonale da fuori l’area di rigore sualla quale il portiere brasiliano poteva e doveva senz’altro fare meglio. Ora è veramente tutto riaperto. I pub di Liverpool esplodono e i tifosi iniziano a crederci davvero.

 

Soprattutto quando, 4 minuti dopo, Gerrard si incunea in area e viene atterrato irregolarmente da Gattuso.

 

È calcio di rigore.

 

Dopo le consuete proteste Xabi Alonso va sul dischetto. L’ansia gli si legge negli occhi. E quando c’è troppa ansia, dagli 11 metri la porta diventa minuscola e il pallone pesantissimo...

 

Ed è così che lo spagnolo si fa ipnotizzare da Dida che azzecca l’angolo (alla sua destra, in basso) e para il rigore. Per fortuna del centrocampista spagnolo, tuttavia, la palla rimane abbastanza centrale e sulla respinta, di sinistro e nonostante una scivolata alla disperata di Nesta, riesce a insaccare. 3-3.

 

Sta succedendo qualcosa di incredibile a Istanbul.

 

Raggiunto il pareggio la foga agonistica del Liverpool si placa e, complice la paura del Milan la restante mezzora scarsa di partita scivola via tranquilla. Così come i supplementari dove, tuttavia, Dudek sventa la minaccia con una doppia parata che ha del surreale: cross da sinistra per Shevcenko che di testa gira verso la porta trovando un super Dudek. Non bastasse, l’ucraino si avventa sulla respinta e da mezzo metro, praticamente a porta vuota, calcia di potenza. Non si sa con quale clamoroso riflesso Dudek mette la mano e la palla schizza altissima, in calcio d’angolo. Un vero miracolo sportivo.

 

Poco altro fino al fischio finale. Si va ai rigori.

 

Il portiere polacco del Liverpool ripensa a un suo predecessore: Bruce Grobbelaar, che nel 1984, contro la Roma inventò, con successo, la “spaghetti dance”, uno strano balletto sulla riga di porta atto a infastidire l’avversario che portò i giallorossi a sbagliare svariati tiri dal dischetto e consegnò di fatto la coppa ai reds.

 

Inizia a muoversi convulsamente sulla linea di porta mentre Serginho prende la rincorsa, apre il piattone e calcia alto. Primo errore del Milan.

 

Tocca al Liverpool. Hamann non sbaglia.

 

È il momenti di Pirlo. Balla, Dudek, e lo ipnotizza, prima che Cissé realizzi il secondo rigore per gli inglesi. Il Liverpool è già a un passo dalla vittoria finale.

 

Tomasson, tuttavia, non sbaglia. Riise invece sì. La finale infinita rischia di prolungarsi.

 

Sul dischetto va Kaka, uno specialista. È gol, ovviamente. Ora la pressione è tutta su Smicer. Se sbaglia vanno pari. È gol. Il Liverpool è a un gol (o, eventualmente, a un errore del Milan) dalla Coppa dalle grandi orecchie.

 

Tocca a Shevcenko, l’eroe di due anni prima a Manchester quando un suo rigore fece vincere la finale di Champions al Milan ai danni della Juventus in una finale fratricida targata Italia.

 

Il calcio, si sa, è però splendido e brutale. L’eroe di Manchester diventa, in qualche modo, l’eroe di... Liverpool. Para infatti Dudek. Il Liverpool è Campione d’Europa.

 

Il Milan ha perso una finale nel modo peggiore possibile. Dopo aver già praticmante assaggiato l'ebbrezza di alzare al cielo il trofeo più importante.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.