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N. 83 - Novembre 2014 (CXIV)

le isole del dodecaneso

archeologia, mare e misticismo
di Christian Vannozzi

 

Rispetto alla Grecia continentale il Dodecaneso rappresenta una realtà a se stante che non offre gli stessi tratti caratteristici del resto della Grecia, eccezion fatta per le grandi isole di Coo e Rodi, e per l’isola di Patmos, meta di numerosi pellegrini sulle vie di San Giovanni Apostolo, il resto delle isole sono così piccole e distanti tra loro che rimasero, nel corso dei secoli, quasi incontaminate, rendendo possibile lo sviluppo di comunità autoctone affascinanti da studiare per gli antropologi e per gli storici sociali.

 

Questa caratteristica è stata accentuata dalle diverse vicende storiche che le hanno interessate, e soprattutto per lo scarso valore economico che rappresentarono per i greci prima e per i turchi in seguito. Più che essere un punto di sfavore per gli isolani, questa condizione rappresentò il punto di forza dell’arcipelago che oggi è una meta molto ambita sia per gli amanti del mare che per gli appassionati di storia e archeologi che vi possono trovare tracce del passaggio dei greci, dei bizantini e dei turchi. Una caratteristica distintiva viene anche dalla musica popolare il cui strumento principale non è clarino come nella Grecia continentale ma il violino con il suo suono soave e gioioso come è gioiosa la gente che abita queste isole.

 

Le isole che comprendono l’arcipelago sono circa 200 anche se soltanto 27 di queste sono abitate. Dal 1912 alla Seconda Guerra Mondiale le isole furono sottoposte sotto il controllo italiano in seguito alla vittoria dell’Italia nella guerra Italo-Turca del 1911-1912. Il nome Dodecaneso fu invece attribuito alle isole dagli imperatori bizantini che in questo modo differenziarono questi territori dal resto della Grecia.

 

Le isole più importanti sono Rodi e Kos, ma ci sono anche Astypalea, Kalimnos, Karpathos, Kassos, Kastellorizo, Leros, Nisyros, Patmos, Symi e Tilos. Tutte queste sono caratterizzate dalla presenza di numerose fortezze che dominano dall’alto non solo i paesi ma soprattutto il mare. Il sistema difensivo fu predisposto dai bizantini che con la loro flotta e con le loro fortezze lungo le coste riuscivano a dominare l’intero mediterraneo fino all’avvento delle repubbliche marinare e delle flotte islamiche. Le case del Dodecaneso a differenza di quelle della Grecia continentale presentano colori accesi in luogo del bianco e blu.

 

Lo stile architettonico del Dodecaneso si sviluppò prevalentemente sotto il dominio italiano, quando numerosi artisti fecero ritorno alle loro terre e iniziarono ad abbellire paesini e città unendo l’arte tipicamente popolare che si era sviluppata in loco con elementi neoclassici che facevano rivivere le antiche tradizioni elleniche. Questa pratica era gradita anche dal regime fascista che voleva portare all’antico splendore la civiltà classica sia romana che greca essendo questa la base su cui era cresciuta l’intera Europa. Architetti italiani come Florestano Di Fausto, Pietro Lojacono e Pietro Lombardi furono particolarmente attivi a Rodi e nelle altre isole, realizzando i palazzi delle amministrazioni e delle prefetture rendendole più simili possibile a quelle italiane con alcuni ritocchi tipici dell’arte locale.

 

Un punto cruciale nella storia dell’isola fu il passaggio dal dominio dei cavalieri di San Giovanni che avevano governato l’isola per più di due secoli dalla caduta dell’ultima roccaforte del regno di Gerusalemme, Acri, nel 1291 al 1522 quando i cavalieri dovettero arrendersi alle armate del Sultano Ottomano Solimano il Magnifico. Rodi, che era la sede dei cavalieri subì una durissima rappresaglia che la portò a essere direttamente dominata da funzionari turchi. Sorte diversa ebbero le altre isole, che ottennero una certa indipendenza e la possibilità di eleggere un podestà greco locale per amministrare la giustizia.

 

Le cose cambiarono durante i moti rivoluzionari portati avanti dalla società segreta Eteria che porteranno all’indipendenza greca nel 1830. Poiché gli isolani parteciparono alla rivolta in favore dei greci la rappresaglia turca fu violentissima e le isole non fecero parte del neonato regno di Grecia. Solo nel 1912, con l’occupazione italiana il Dodecaneso riuscì ad affrancarsi dall’oppressivo dominio ottomano.

 

Le condizioni non cambiarono di molto con l’occupazione italiana che nonostante le ripetute promesse di autonomia non garantì mai l’esistenza di un governo locale ma anzi lasciò sempre le isole sotto un’occupazione militare. Addirittura i gerarchi fascisti cercarono di convertire l’economia dell’isola da agricola a industriale, e proibirono la lingua greca nelle scuole dove doveva essere insegnata la lingua italiana. Tutto questo con lo scopo di italianizzare il territorio. Tutto questo terminò quando nel 1947 le isole poterono finalmente riunirsi alla Grecia.

 

La principale isola è Rodi, che fu sede del Gran Maestro dell’ordine monastico-militare dei cavalieri di San Giovanni, conosciuti anche con il nome di Ospitalieri o Cavalieri di Rodi. La dimora del Gran Maestro, completamente restaurata durante l’occupazione fascista per essere utilizzata come dimora dal Re d’Italia Emanuele III, è oggi visitabile come meta turistica, come lo sono le chiese bizantine e i minareti fatti erigere dai turchi durante il periodo della loro occupazione. Rodi è anche famosa per aver ospitato dal III secolo avanti Cristo al III dopo Cristo una delle Sette Meraviglie del mondo, per l’appunto il Colosso di Rodi, un’opera monumentale rappresentante il dio del sole Helios alta ben 32 metri. Il colosso si ergeva davanti l’ingresso del porto, tanto che le navi per attraccare dovevano passare sotto le sue gambe.

 

Numerosi edifici architettoniche furono costruiti invece durante il regno dei Cavalieri di Rodi, l’ordine monastico-cavalleresco che stabilì sull’isola il suo quartier generale. A loro è anche attribuita la costruzione della conta muraria che circonda l’intera zona della città vecchia. Nella zona del porto fu costruito dai cavalieri anche un ospedale che aveva la funzione di ospizio per i poveri. Oggi l’ospedale è diventato un museo archeologico in ricordo dell’epopea dei cavalieri.

 

Degna di essere menzionata è anche la moschea di Solimano il Magnifico, costruita su un’antica chiesa cristiana riadattata al nuovo culto.

 

Sull’isola di Coo si può invece ammirare il santuario greco dedicato al dio Asclepio, divinità protettrice dei medici e della medicina, costruito nel II secolo a.C. IN questa isola operò il medico greco Ippocrate, considerato il padre della medicina, per questa ragione l’isola di Coo ha ancora oggi un significato quasi mistico per tutti coloro che hanno il desiderio di intraprendere la professione medica.

 

Nella zona del porto gli archeologi hanno riportato alla luce l’ex città murata dei cavalieri di Rodi e una basilica paleocristiana. All’imboccatura del porto può anche essere ammirato l’antico castello veneziano del 1514 che rimane senza dubbio l’attrattiva turistica principale dell’intera isola.

 

Dell’arcipelago fa anche parte l’isola di Patmos, famosa soprattutto per aver ospitato l’apostolo Giovanni che scrisse proprio in questo luogo il libro di Apocalisse (Rivelazione), che la rende un luogo di culto per i fedeli cristiani. Nel luogo dove dimorò l’apostolo sorge un monastero bizantino, fatto erigere dall’Imperatore nel 1088 e oggi meta di pellegrinaggio per chi vuole rivivere le tappe dell’apostolo.



 

 

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