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N. 63 - Marzo 2013 (XCIV)

Gli alberi e la loro influenza sui miti
Jacques Brosse e la mitologia degli alberi – Parte VI

di Christian Vannozzi

 

Si conclude con la spiegazione mitologica ebraica dell'albero della vita la nostra dissertazione sugli alberi e la loro influenza sui miti.

 

La popolazione ebraica, come tute le altre popolazioni esaminate, ha radici molto profonde nella storia degli alberi, specialmente in un albero in particolare, e cioè l'albero sacro del giardino dell'Eden. Nell'arte cristiana questo albero viene identificato con il melo.

 

Questo melo che rappresentava l'albero del bene e del male  racchiude tre concetti chiave in se stesso che sono la conoscenza, l'immortalità e il desiderio. Di queste tre cose di cui il melo sacro è portatore la terza è senza dubbio quella più pericoloso che avrebbe potuto far cadere l'uomo, e non solo, nella situazione che è ora. Per la sete generata dal desiderio la prima coppia umana viene indotta a disubbidire al Dio Jahvèh.

 

Fu una delle tante disubbidienze che gli umani perpetuarono contro il loro Dio fino all'allontanamento quasi totale che l'umanità ha raggiunto nella nostra epoca dal suo Creatore. Nel libro biblico di Genesi, prima dell'avvento del Diluvio, addirittura a causa del desiderio alcuni angeli disubbidirono a Dio giacendo con donne umane che ritenevano attraenti.

 

Dall'unione delle creature celesti con le figlie degli uomini si generarono i Nefilìm, giganti dotati di una forza sovrumana che abbattevano e terrorizzavano gli altri umani. Queste creature non erano quindi accettate ne dagli uomini ne dagli angeli e furono distrutte da Jahvèh per mezzo del diluvio universale.

 

L'episodio lo troviamo nel libri di Genesi capitolo 6: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. Allora il Signore disse: 'Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni'.

 

C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.


Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: 'Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti'. Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.

 

Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra”.

 

A causa del desiderio si generarono i Nefilìm, l'umanità divenne perlopiù corrotta tanto che Dio dovette stabilire la drastica misura del Diluvio Universale affinché ci potesse essere nuova speranza per il genere umano. Inoltre la vita degli umani si abbasso a 120 anni.

 

Adamo ed Eva mangiando il frutto dell'albero del bene e del male avevano volontariamente deciso che le regole che Dio gli aveva imposto fossero delle catene per loro e che potevano farne a meno. Una disubbidienza volontaria che si rispecchia nel carattere di molti umani, specialmente adolescenti che non vogliono seguire i saggi consigli di genitori o insegnanti perché ritengono che siano di intralcio e non per la loro sicurezza.

 

Il libro di genesi al capitolo 3: “Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: 'È vero che Dio ha detto: 'Non dovete mangiare di alcun albero del giardino'?'. Rispose la donna al serpente: 'Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: 'Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete'. Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male'.

 

Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.

 

Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: 'Dove sei?'. Rispose: 'Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto'. Riprese: 'Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?'. Rispose l'uomo: 'La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato'. Il Signore Dio disse alla donna: 'Che hai fatto?'. Rispose la donna: 'Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.

 

La tradizione ebraica spiega come Jahvèh ha modellato l'umo dall'argilla della terra presa dal monte Sion ed infonde in lui il soffio della vita. “Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente”. (Genesi 2:7).

 

Dopo aver creato l'uomo Dio creò anche un giardino per ospitarlo: “Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male”. (Genesi 2:8,9).

 

Con la trasgressione Adamo ed Eva perdono, e fanno perdere a tutta l'umanità il giardino dell'Eden, che ricorderanno sempre con nostalgia in virtù del benessere e di tutti i frutti miracolosi che vi crescevano non grazie al lavoro umano ma al volere di Dio.

 

Nell'ultimo libro della Bibbia, l'Apocalisse di San Giovanni nel suo ultimo capitolo si parla della città celeste, la così chiamata ' Nuova Gerusalemme di Dio', viene spiegato come esista un albero che dona frutti in grado di guarire ogni malattia e che dimostrano come Dio, tramite questi doni, dimora con il genere umano riconcedendogli ciò che aveva perduto a causa della disubbidienza di Adamo ed Eva.

 

'E mi mostrò poi un fiume di acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti 12 volte all'anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni. (Apocalisse 22.1,2)



 

 

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