N. 18 - Giugno 2009 
                          
                          (XLIX)
															
															
															
															Idolatria
																						La difficile distinzione tra monoteismo e politeismo
																						di Lawrence M.F. Sudbury
															
															 
                                    
																			
																			
																			
																			Partiamo 
																			dalle 
																			semplici 
																			definizioni.
																			Per 
																			monoteismo 
																			(dal 
																			greco 
																			"μόνος" 
																			= 
																			unico, 
																			solo 
																			e "θεός" 
																			= 
																			dio) 
																			s’intende 
																			la 
																			“credenza 
																			religiosa 
																			nell'unità 
																			della 
																			divinità 
																			o in 
																			un 
																			solo 
																			Dio 
																			che 
																			si 
																			oppone 
																			a 
																			panteismo 
																			e 
																			politeismo”, 
																			mentre 
																			per 
																			politeismo 
																			s’intende 
																			la 
																			“credenza 
																			nell'esistenza 
																			di 
																			numerosi 
																			dei 
																			o 
																			esseri 
																			divini. 
																			Il 
																			politeismo 
																			(dal 
																			greco 
																			polys, 
																			molto, 
																			e 
																			théos, 
																			Dio) 
																			è 
																			strettamente 
																			connesso 
																			alla 
																			credenza 
																			nei 
																			demoni 
																			e 
																			negli 
																			spiriti 
																			generalmente 
																			propria 
																			dell'animismo, 
																			del 
																			totemismo 
																			e 
																			del 
																			culto 
																			degli 
																			antenati”.
																			
																			Tutto 
																			sembrerebbe 
																			molto 
																			chiaro 
																			e la 
																			distinzione 
																			appare 
																			piuttosto 
																			netta, 
																			così 
																			come 
																			netta 
																			appare 
																			la 
																			divisione 
																			tra 
																			religioni 
																			antiche 
																			e 
																			moderne 
																			di 
																			un 
																			tipo 
																			(tipicamente 
																			monoteiste 
																			possono 
																			essere 
																			considerate 
																			Ebraismo, 
																			Zoroastrismo, 
																			Cristianesimo, 
																			Islamismo) 
																			o di 
																			un 
																			altro 
																			(tipicamente 
																			politeiste 
																			sono 
																			state 
																			pressoché 
																			tutte 
																			le 
																			religioni 
																			del 
																			mondo 
																			antico 
																			e 
																			sono 
																			tutt’ora 
																			il 
																			Panteismo 
																			animista, 
																			lo 
																			Scintoismo, 
																			l’Induismo 
																			e 
																			gran 
																			parte 
																			delle 
																			correnti 
																			Buddhiste).
																			Tale 
																			divisione, 
																			inoltre, 
																			viene 
																			continuamente 
																			sottolineata 
																			in 
																			particolare 
																			dalle 
																			religioni 
																			monoteiste, 
																			che 
																			da 
																			millenni 
																			accusano 
																			i 
																			politeisti 
																			di 
																			idolatria 
																			e 
																			che 
																			ritengono 
																			quest’ultima 
																			forma 
																			di 
																			religiosità 
																			come 
																			una 
																			sorte 
																			di 
																			retaggio 
																			primitivo, 
																			un 
																			ricordo 
																			di 
																			un 
																			passato 
																			magistico 
																			e 
																			panteisticamente 
																			naturalista, 
																			ormai 
																			superato 
																			dall’evoluzione 
																			del 
																			pensiero.
																			
																			In 
																			realtà, 
																			ad 
																			un’analisi 
																			più 
																			approfondita, 
																			la 
																			questione 
																			appare 
																			meno 
																			semplice 
																			e 
																			tutt’altro 
																			che 
																			chiaramente 
																			definita.
																			
																			Prendiamo, 
																			ad 
																			esempio, 
																			la 
																			questione 
																			dell’evoluzione 
																			storica.
																			
																			
																			
																			In 
																			effetti, 
																			cronologicamente, 
																			il 
																			monoteismo 
																			precede 
																			di 
																			gran 
																			lunga 
																			il 
																			politeismo.
																			Leggiamo 
																			quanto 
																			scrive 
																			in 
																			proposito 
																			Margaret 
																			Murray:
																			“Il 
																			monoteismo 
																			delle 
																			prime 
																			forme 
																			religiose 
																			è 
																			molto 
																			marcato, 
																			con 
																			ogni 
																			piccolo 
																			insediamento 
																			o 
																			gruppo 
																			di 
																			insediamenti 
																			che 
																			ha 
																			una 
																			sua 
																			propria 
																			divinità, 
																			maschile 
																			o 
																			femminile, 
																			il 
																			cui 
																			potere 
																			si 
																			definisce 
																			come 
																			“confinante” 
																			con 
																			quello 
																			dei 
																			suoi 
																			adoratori. 
																			Sembra 
																			chiaro 
																			che 
																			il 
																			politeismo 
																			si 
																			sia 
																			sviluppato 
																			con 
																			l’amalgamarsi 
																			di 
																			tribù 
																			diverse, 
																			ciascuna 
																			dotata 
																			di 
																			una 
																			propria 
																			divinità. 
																			Quando 
																			una 
																			tribù 
																			la 
																			cui 
																			divinità 
																			è 
																			maschile 
																			si 
																			unisce 
																			a 
																			una 
																			tribù 
																			la 
																			cui 
																			divinità 
																			è 
																			femminile, 
																			l’unione 
																			dei 
																			due 
																			popoli 
																			viene 
																			simbolizzata 
																			dal 
																			matrimonio 
																			delle 
																			loro 
																			divinità. 
																			Quando 
																			attraverso 
																			una 
																			infiltrazione 
																			pacifica 
																			un 
																			nuovo 
																			dio 
																			prende 
																			il 
																			posto 
																			di 
																			uno 
																			vecchio, 
																			il 
																			primo 
																			viene 
																			definito 
																			figlio 
																			del 
																			secondo. 
																			Ma 
																			quando 
																			l’invasione 
																			è di 
																			tipo 
																			bellicoso, 
																			la 
																			divinità 
																			conquistatrice 
																			viene 
																			investita 
																			di 
																			tutti 
																			gli 
																			attributi 
																			positivi, 
																			mentre 
																			il 
																			dio 
																			dei 
																			vinti 
																			assume 
																			una 
																			posizione 
																			di 
																			inferiorità 
																			e 
																			viene 
																			spesso 
																			visto 
																			dai 
																			conquistatori 
																			come 
																			apportatore 
																			di 
																			male 
																			e, 
																			conseguentemente, 
																			spesso 
																			temuto 
																			anche 
																			più 
																			della 
																			divinità 
																			“legittima” 
																			dei 
																			vincitori. 
																			Nell’antico 
																			Egitto, 
																			la 
																			caduta 
																			dalla 
																			posizione 
																			di 
																			dio 
																			supremo 
																			a 
																			quella 
																			di 
																			‘diavolo’ 
																			è 
																			ben 
																			esemplificata 
																			dal 
																			dio 
																			Setekh 
																			(o 
																			Seth), 
																			che, 
																			anticamente, 
																			era 
																			un 
																			apportatore 
																			di 
																			elementi 
																			positivi 
																			esattamente 
																			quanto 
																			Osiride, 
																			ma, 
																			in 
																			seguito, 
																			divenne 
																			così 
																			esecrato 
																			che, 
																			al 
																			di 
																			fuori 
																			della 
																			città 
																			a 
																			lui 
																			dedicata, 
																			il 
																			suo 
																			nome 
																			e la 
																			sua 
																			immagine 
																			erano 
																			rigorosamente 
																			proibite”.
																			
																			Ma, 
																			al 
																			di 
																			là 
																			di 
																			questioni 
																			di 
																			sviluppo 
																			temporale, 
																			il 
																			vero 
																			problema 
																			sta 
																			in 
																			sé 
																			nella 
																			sostenibilità, 
																			nel 
																			quadro 
																			di 
																			un’analisi 
																			psicologica, 
																			di 
																			una 
																			religione 
																			puramente 
																			monoteista 
																			o di 
																			una 
																			religione 
																			puramente 
																			politeista.
																			Entrambi 
																			i 
																			concetti, 
																			infatti, 
																			ad 
																			uno 
																			sguardo 
																			più 
																			attento, 
																			appaiono 
																			risultare 
																			piuttosto 
																			alieni 
																			dall’orizzonte 
																			conoscitivo 
																			umano 
																			che, 
																			notoriamente, 
																			tende
																			
																			1) a 
																			de-assolutizzare, 
																			da 
																			un, 
																			lato 
																			strutturazioni 
																			di 
																			pariteticità 
																			devozionale, 
																			scegliendo 
																			per 
																			sé, 
																			all’interno 
																			di 
																			un 
																			orizzonte 
																			politeistico, 
																			un 
																			proprio 
																			“dio” 
																			(personale, 
																			cittadino, 
																			regionale) 
																			con 
																			cui 
																			aprire 
																			canali 
																			di 
																			rapporto 
																			personale 
																			e a 
																			gerarchizzare, 
																			conseguentemente, 
																			il 
																			pantheon 
																			ufficiale 
																			(quando 
																			anche 
																			tale 
																			gerarchizzazione 
																			non 
																			sia 
																			già 
																			istituzionalizzata 
																			proprio 
																			dai 
																			canali 
																			ufficiali 
																			stessi), 
																			ponendo 
																			una 
																			divinità 
																			al 
																			suo 
																			apice;
																			
																			2) 
																			dall’altro 
																			lato 
																			a 
																			sviluppare, 
																			intorno 
																			alla 
																			divinità 
																			monoteistica, 
																			numerose 
																			figure 
																			“di 
																			contorno”, 
																			atte 
																			a 
																			mitigare 
																			la 
																			monoliticità 
																			del 
																			divino 
																			per 
																			abbassarlo 
																			a 
																			livello 
																			più 
																			umano 
																			e 
																			render 
																			conto 
																			dell’impossibilità 
																			umana 
																			di 
																			comprensione 
																			di 
																			attributi 
																			assoluti 
																			(quali 
																			i 
																			classici 
																			onniscienza, 
																			onnipresenza, 
																			onniscienza), 
																			parzialmente 
																			attribuendoli 
																			all’azione 
																			fattiva 
																			di 
																			agenti 
																			semi-divini 
																			intercessivi.
																			
																			Alcuni 
																			esempi 
																			possono 
																			chiarire 
																			questa 
																			affermazione 
																			teorica.
																			
																			Partiamo 
																			da 
																			alcune 
																			religioni 
																			politeiste 
																			dell’antichità.
																			Probabilmente 
																			la 
																			prima 
																			grande 
																			religione 
																			strutturata 
																			di 
																			cui 
																			si 
																			abbia 
																			notizia 
																			è 
																			quella 
																			assiro-babilonese. 
																			Che 
																			si 
																			tratti 
																			di 
																			una 
																			religione 
																			politeistica, 
																			non 
																			sembra 
																			minimamente 
																			discutibile, 
																			tanto 
																			più 
																			che 
																			il 
																			cuore 
																			della 
																			mistica 
																			mesopotamica 
																			sembra 
																			risiedere 
																			nel 
																			culto 
																			degli 
																			“Annuna” 
																			( i 
																			“Cinquanta 
																			Grandi 
																			Dei”), 
																			al 
																			cui 
																			vertice 
																			vi 
																			era 
																			sì 
																			il 
																			padre 
																			degli 
																			dei 
																			Anu 
																			(il 
																			cielo), 
																			ma 
																			con 
																			una 
																			supremazia 
																			che 
																			appare 
																			unicamente 
																			cronologica 
																			e 
																			non 
																			riferibile 
																			a 
																			termini 
																			di 
																			dominio 
																			assoluto. 
																			Già, 
																			però, 
																			dalla 
																			unificazione 
																			dei 
																			regni 
																			compiuta 
																			da 
																			Hammurabi, 
																			l’emersione 
																			di 
																			una 
																			divinità 
																			massima, 
																			inizialmente 
																			locale, 
																			ma 
																			poi 
																			capace 
																			di 
																			inglobare 
																			tratti 
																			precedentemente 
																			appartenenti 
																			ad 
																			altri 
																			dei 
																			(prima 
																			Marduk 
																			nel 
																			periodo 
																			babilonese, 
																			poi 
																			Ashur 
																			in 
																			quello 
																			assiro) 
																			è 
																			chiarissima, 
																			con 
																			gli 
																			altri 
																			“idoli” 
																			che 
																			divengono 
																			solo 
																			figure 
																			di 
																			minori, 
																			atte 
																			a 
																			specificare 
																			la 
																			potenza 
																			del 
																			signore 
																			assoluto 
																			nei 
																			diversi 
																			ambiti 
																			sociali 
																			e 
																			naturali.
																			
																			Se 
																			questa 
																			particolare 
																			perdita 
																			del 
																			senso 
																			paritario 
																			del 
																			politeismo 
																			assoluto 
																			è 
																			uno 
																			sviluppo 
																			quasi 
																			certamente 
																			posteriore 
																			nei 
																			culti 
																			mesopotamici, 
																			essa 
																			risulta 
																			connaturata 
																			“ab 
																			initio” 
																			nella 
																			religiosità 
																			egizia, 
																			il 
																			cui 
																			evidente 
																			politeismo, 
																			che 
																			appare 
																			chiarissimo 
																			anche 
																			a 
																			livello 
																			artistico, 
																			risulta, 
																			ad 
																			un’analisi 
																			più 
																			approfondita, 
																			puramente 
																			un 
																			elemento 
																			didascalico 
																			e 
																			popolare: 
																			in 
																			pratica, 
																			gli 
																			antichi 
																			Egizi 
																			più 
																			colti 
																			credevano 
																			che 
																			i 
																			molti 
																			dei 
																			del 
																			loro 
																			pantheon 
																			fossero 
																			emanazioni 
																			di 
																			un 
																			Principio 
																			Primo 
																			della 
																			vita 
																			che, 
																			prima 
																			della 
																			creazione, 
																			riposava 
																			ed 
																			esisteva 
																			in 
																			potenza 
																			nelle 
																			primordiali 
																			Acque 
																			dello 
																			Spazio. 
																			Semplicemente, 
																			le 
																			qualità 
																			intrinseche 
																			di 
																			questa 
																			essenza 
																			divina 
																			venivano 
																			manifestate 
																			attraverso 
																			gli 
																			dei 
																			individuali, 
																			ciascuno 
																			con 
																			un 
																			proprio 
																			nome, 
																			un 
																			proprio 
																			aspetto 
																			e 
																			uno 
																			speciale 
																			compito 
																			nella 
																			conduzione 
																			dell’universo: 
																			ciascuno 
																			presiedeva 
																			alla 
																			produzione 
																			di 
																			un 
																			particolare 
																			ordine 
																			di 
																			fenomeni, 
																			assicurandone 
																			la 
																			regolarità, 
																			ma 
																			lo 
																			forza 
																			del 
																			singolo 
																			era 
																			puramente 
																			derivata 
																			dal 
																			suo 
																			essere 
																			emanazione 
																			e 
																			non 
																			esisteva 
																			in 
																			sé, 
																			svincolata 
																			dall’origine 
																			prima.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			vita, 
																			procedendo 
																			attraverso 
																			i 
																			fenomeni 
																			di 
																			nascita, 
																			morte, 
																			rinascita 
																			o 
																			resurrezione 
																			e 
																			immortalità 
																			era 
																			il 
																			punto 
																			d’unione 
																			di 
																			molte 
																			storie 
																			simboliche 
																			che 
																			formavano 
																			il 
																			cuore 
																			della 
																			mitologia 
																			egiziana. 
																			I 
																			miti 
																			della 
																			creazione 
																			avevano 
																			un 
																			significato 
																			esoterico 
																			ed 
																			essoterico 
																			e, 
																			sebbene 
																			alcune 
																			storie 
																			possano 
																			apparire 
																			piuttosto 
																			differenti 
																			tra 
																			loro, 
																			in 
																			realtà 
																			tutte 
																			derivano 
																			dallo 
																			stesso 
																			sistema 
																			di 
																			pensiero. 
																			I 
																			segreti 
																			dell’interpretazione 
																			esoterica 
																			non 
																			potevano 
																			essere 
																			compresi 
																			se 
																			non 
																			applicando 
																			loro 
																			le 
																			giuste 
																			chiavi 
																			interpretative, 
																			per 
																			noi 
																			rinvenibili 
																			unicamente 
																			andando 
																			alle 
																			radici 
																			filosofico-religiose 
																			del 
																			pensiero 
																			sacro 
																			egizio. 
																			Ciò 
																			è 
																			possibile 
																			interpretando 
																			i 
																			geroglifici 
																			di 
																			quei 
																			sancta 
																			sanctorum 
																			dei 
																			templi 
																			che, 
																			nettamente 
																			separati 
																			dalle 
																			parti 
																			pubbliche, 
																			rappresentavano, 
																			con 
																			i 
																			loro 
																			corridoi 
																			dedalici, 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			percorso 
																			di 
																			iniziazione 
																			per 
																			gradi 
																			ai 
																			misteri 
																			più 
																			profondi 
																			e 
																			solamente 
																			al 
																			termine 
																			di 
																			questo 
																			iter 
																			iniziatico 
																			era 
																			possibile 
																			comprendere 
																			come 
																			le 
																			numerose 
																			entità 
																			del 
																			cosmo, 
																			dei 
																			o 
																			uomini, 
																			fossero 
																			solo 
																			emanazioni 
																			di 
																			un 
																			unico 
																			Grande 
																			Dio 
																			senza 
																			forma, 
																			celato, 
																			mai 
																			rivelato: 
																			nel 
																			ciclo 
																			di 
																			Osiride, 
																			ad 
																			esempio, 
																			egli 
																			è il 
																			Volto 
																			Oscuro 
																			della 
																			divinità, 
																			così 
																			rifulgente 
																			di 
																			luce 
																			davanti 
																			alle 
																			creature 
																			inferiori 
																			da 
																			sembrare 
																			buio, 
																			invisibile 
																			e 
																			incomprensibile 
																			ai 
																			loro 
																			occhi.
																			
																			Allo 
																			stesso 
																			modo, 
																			“mutatis 
																			mutandis”, 
																			la 
																			religione 
																			celtica 
																			applicava 
																			in 
																			egual 
																			grado 
																			un 
																			doppio 
																			registro 
																			interpretativo, 
																			di 
																			livello 
																			popolare 
																			e 
																			completamente 
																			politeistico 
																			(seppur 
																			con 
																			gerarchie 
																			locali) 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			e di 
																			livello 
																			colto, 
																			con 
																			assunti 
																			che, 
																			superando 
																			persino 
																			il 
																			monoteismo 
																			personificativo, 
																			rimandavano 
																			a 
																			concezioni 
																			di 
																			pura 
																			spiritualità 
																			dall’altro. 
																			Così, 
																			per 
																			quanto 
																			riguarda 
																			la 
																			religiosità 
																			popolare, 
																			essa 
																			era 
																			costituita 
																			da 
																			una 
																			mitologia 
																			accessibile 
																			e da 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			riti 
																			che 
																			avevano 
																			pian 
																			piano 
																			inglobato 
																			anche 
																			alcuni 
																			elementi 
																			arcaici 
																			risalenti 
																			al 
																			neolitico 
																			e 
																			provenienti 
																			da 
																			culti 
																			solari, 
																			tellurici 
																			e 
																			lunari. 
																			Come 
																			proprio 
																			della 
																			maggior 
																			parte 
																			dei 
																			culti 
																			indoeuropei, 
																			il 
																			pantheon 
																			era 
																			nutritissimo, 
																			tanto 
																			da 
																			essere 
																			formato 
																			addirittura 
																			da 
																			374 
																			divinità, 
																			sebbene 
																			molte 
																			di 
																			tali 
																			divinità 
																			fossero 
																			copie 
																			di 
																			altre, 
																			per 
																			cui 
																			possiamo 
																			in 
																			effetti 
																			parlare 
																			di 
																			circa 
																			60 
																			dei 
																			veri 
																			e 
																			propri, 
																			per 
																			lo 
																			più 
																			personificazione 
																			di 
																			eventi 
																			naturali. 
																			Il 
																			dio 
																			più 
																			importante 
																			di 
																			tutti 
																			era 
																			Lug, 
																			un 
																			dio-druida 
																			in 
																			grado 
																			di 
																			suonare 
																			l’arpa, 
																			lavorare 
																			il 
																			ferro, 
																			combattere 
																			da 
																			valoroso 
																			e 
																			fare 
																			magie, 
																			da 
																			cui, 
																			in 
																			una 
																			fase 
																			di 
																			difficile 
																			determinazione, 
																			derivò 
																			il 
																			culto 
																			di 
																			una 
																			triade 
																			di 
																			suoi 
																			(presunti) 
																			discendenti 
																			Teutate, 
																			Eso 
																			e 
																			Tarani, 
																			che 
																			ricorda 
																			molto 
																			da 
																			vicino 
																			la 
																			trinità 
																			divina 
																			germanica 
																			Wotan-Odino, 
																			Donar-Thor, 
																			Ziu-Tyr. 
																			Successivamente, 
																			comunque, 
																			Lug 
																			assunse 
																			una 
																			prevalenza 
																			definitiva 
																			su 
																			tutti 
																			gli 
																			altri 
																			dei 
																			e, 
																			nel 
																			culto 
																			popolare, 
																			venne 
																			sempre 
																			più 
																			affiancato 
																			da 
																			eroi 
																			locali 
																			divinizzati 
																			(il 
																			più 
																			importante 
																			sarà 
																			l'irlandese 
																			Cu 
																			Chulainn). 
																			Agli 
																			dei, 
																			nei 
																			boschi 
																			sacri, 
																			contraddistinti 
																			da 
																			recinzioni, 
																			o 
																			presso 
																			pozzi 
																			appositamente 
																			scavati 
																			e 
																			forse 
																			collegati 
																			al 
																			culto 
																			della 
																			terra, 
																			si 
																			sacrificava 
																			di 
																			tutto, 
																			dagli 
																			oggetti 
																			agli 
																			esseri 
																			umani, 
																			sia 
																			nel 
																			tentativo 
																			di 
																			ingraziarseli, 
																			sia 
																			in 
																			quello 
																			di 
																			ottenere 
																			predizioni, 
																			sia, 
																			infine, 
																			in 
																			quello 
																			di 
																			mitigare 
																			i 
																			numerosissimi 
																			"geasa" 
																			(tabù) 
																			che 
																			limitavano 
																			la 
																			vita 
																			di 
																			chiunque. 
																			Ben 
																			differente 
																			era, 
																			però, 
																			la 
																			religiosità 
																			“alta”, 
																			propria 
																			delle 
																			classi 
																			intellettuali 
																			(bardi, 
																			indovini 
																			e, 
																			soprattutto, 
																			druidi 
																			e 
																			sacerdotesse 
																			druide): 
																			l'idea 
																			di 
																			fondo 
																			era 
																			che 
																			la 
																			vita, 
																			con 
																			il 
																			suo 
																			fluido, 
																			la 
																			sua 
																			forza 
																			chiamata 
																			“oiw”, 
																			permeasse 
																			ogni 
																			cosa. 
																			Tutte 
																			le 
																			manifestazioni 
																			della 
																			natura, 
																			anche 
																			quelle 
																			più 
																			violente, 
																			erano 
																			vissute 
																			come 
																			un' 
																			incarnazione 
																			di 
																			tale 
																			energia 
																			assoluta 
																			che 
																			presiedeva 
																			alla 
																			creazione 
																			e 
																			alla 
																			distruzione 
																			del 
																			mondo, 
																			in 
																			un 
																			processo 
																			ciclico 
																			di 
																			nascita 
																			e 
																			morte 
																			che 
																			si 
																			rinnovava 
																			continuamente 
																			e da 
																			cui 
																			derivava 
																			il 
																			concetto 
																			della 
																			reincarnazione.
																			
																			Qualcosa 
																			di 
																			quasi 
																			totalmente 
																			analogo 
																			(anche 
																			se 
																			molto 
																			più 
																			palese 
																			anche 
																			a 
																			livello 
																			popolare) 
																			avveniva, 
																			in 
																			un’epoca 
																			successiva, 
																			al 
																			di 
																			là 
																			dell’oceano, 
																			presso 
																			le 
																			popolazioni 
																			Maya: 
																			sostanzialmente, 
																			quelle 
																			che 
																			possiamo 
																			definire 
																			come 
																			le 
																			divinità 
																			della 
																			religione 
																			maya 
																			erano 
																			solo 
																			rappresentazioni 
																			plastiche 
																			di 
																			esseri 
																			sovrannaturali 
																			ma 
																			transeunti, 
																			in 
																			quanto 
																			unicamente 
																			figure 
																			mediatrici 
																			tra 
																			uomini 
																			e un 
																			“Principio 
																			creatore” 
																			inconoscibile. 
																			In 
																			questo 
																			quadro, 
																			gli 
																			dei 
																			per 
																			i 
																			Maya 
																			erano 
																			capaci 
																			di 
																			manifestarsi, 
																			a 
																			seconda 
																			delle 
																			circostanze, 
																			sia 
																			attraverso 
																			fenomeni 
																			naturali 
																			e 
																			tramite 
																			animali, 
																			sia 
																			nei 
																			simulacri 
																			eretti 
																			dagli 
																			uomini 
																			che 
																			permettevano 
																			la 
																			materializzazione 
																			delle 
																			energie 
																			sacre 
																			durante 
																			i 
																			rituali, 
																			al 
																			fine 
																			di 
																			ricevere 
																			le 
																			offerte 
																			degli 
																			uomini 
																			ed 
																			erano 
																			venerati 
																			per 
																			ciò 
																			che 
																			rappresentavano 
																			secondo 
																			il 
																			significato 
																			loro 
																			attribuito 
																			dai 
																			sacerdoti, 
																			ma 
																			erano 
																			visti, 
																			come 
																			già 
																			probabilmente 
																			nelle 
																			culture 
																			olmeca 
																			e 
																			tolteca, 
																			come 
																			entità 
																			imperfette 
																			che 
																			nascevano 
																			e 
																			morivano, 
																			mentre 
																			una 
																			solo 
																			era 
																			la 
																			vera 
																			divinità 
																			suprema 
																			e 
																			immutabile, 
																			il 
																			Sole 
																			(Itzamná), 
																			asse 
																			intorno 
																			al 
																			quale 
																			si 
																			sviluppava 
																			la 
																			vita, 
																			generatore 
																			del 
																			tempo, 
																			origine 
																			del 
																			divenire 
																			e 
																			unione 
																			di 
																			tutti 
																			gli 
																			animali 
																			sacri 
																			(giaguaro, 
																			cervo, 
																			colibrì, 
																			aquila, 
																			gazza, 
																			ara). 
																			Le 
																			altre 
																			“divinità 
																			imperfette”, 
																			dal 
																			dio 
																			Chaac, 
																			da 
																			cui 
																			dipendono 
																			la 
																			pioggia 
																			e la 
																			siccità, 
																			al 
																			Dio 
																			del 
																			Mais, 
																			alla 
																			dea 
																			lunare 
																			della 
																			fertilità 
																			che, 
																			invecchiando, 
																			si 
																			trasforma 
																			nella 
																			dea 
																			della 
																			pittura 
																			o 
																			quella 
																			della 
																			tessitura, 
																			non 
																			erano 
																			che 
																			semplici 
																			emanazioni 
																			del 
																			suo 
																			infinito 
																			potere 
																			generativo.
																			
																			Ecco, 
																			allora, 
																			che 
																			da 
																			questi 
																			esempi 
																			comprendiamo 
																			come 
																			il 
																			politeismo 
																			di 
																			numerose 
																			tra 
																			le 
																			religioni 
																			antiche 
																			fosse, 
																			in 
																			realtà, 
																			un 
																			politeismo 
																			imperfetto, 
																			apparente 
																			più 
																			che 
																			sostanziale.
																			
																			Né 
																			si 
																			può 
																			affermare 
																			qualcosa 
																			di 
																			radicalmente 
																			differente 
																			approcciando 
																			quelle 
																			religioni 
																			ancora 
																			esistenti 
																			che 
																			si 
																			rifanno 
																			a 
																			sistemi 
																			politeistici.
																			
																			Due 
																			esempi 
																			saranno 
																			sufficienti 
																			per 
																			rendersene 
																			conto.
																			Quasi 
																			certamente, 
																			la 
																			più 
																			antica 
																			tra 
																			le 
																			religioni 
																			correntemente 
																			praticate 
																			è l’Induismo 
																			(o 
																			più 
																			correttamente 
																			Brahamanesimo), 
																			una 
																			religione 
																			così 
																			aperta 
																			ad 
																			ogni 
																			forma 
																			sincretistica 
																			(in 
																			realtà, 
																			più 
																			che 
																			di 
																			una 
																			fede 
																			in 
																			senso 
																			stretto 
																			dovremmo 
																			parlare 
																			di 
																			un 
																			insieme 
																			di 
																			fedi 
																			e 
																			credenze 
																			che 
																			vanno 
																			dalla 
																			pura 
																			ritualità 
																			alla 
																			più 
																			alta 
																			speculazione 
																			filosofico–metafisica, 
																			aventi 
																			alcuni 
																			punti 
																			in 
																			comune 
																			ma, 
																			per 
																			molti 
																			tratti, 
																			distanti 
																			tra 
																			loro 
																			per 
																			quanto 
																			riguarda 
																			l’interpretazione 
																			di 
																			tali 
																			punti) 
																			da 
																			presentare, 
																			proprio 
																			per 
																			l’inglobamento 
																			secolare 
																			di 
																			pressoché 
																			ogni 
																			religiosità 
																			con 
																			cui 
																			è 
																			venuta 
																			in 
																			contatto, 
																			una 
																			quantità 
																			di 
																			divinità 
																			globali 
																			o 
																			locali 
																			praticamente 
																			innumerevole. 
																			Ora, 
																			però, 
																			è 
																			assolutamente 
																			necessario 
																			constatare 
																			come 
																			le 
																			diverse 
																			divinità 
																			e 
																			avatar 
																			adorati 
																			dagli 
																			Indù 
																			sono 
																			sempre 
																			considerati 
																			solo 
																			come 
																			diverse 
																			forme 
																			dell'Uno, 
																			il 
																			Dio 
																			Supremo, 
																			o 
																			“Brahman” 
																			(la 
																			Realtà 
																			Ultima, 
																			l'Anima 
																			Assoluta 
																			ed 
																			Universale). 
																			Il 
																			Brahman, 
																			un 
																			panteistico 
																			Spirito 
																			Cosmico, 
																			è 
																			indescrivibile, 
																			incorporeo, 
																			originale, 
																			infinito, 
																			assoluto, 
																			trascendente 
																			ed 
																			immanente, 
																			eterno. 
																			È il 
																			principio 
																			ultimo 
																			che 
																			non 
																			ha 
																			avuto 
																			inizio, 
																			non 
																			ha 
																			una 
																			fine, 
																			è 
																			nascosto 
																			in 
																			tutte 
																			le 
																			cose 
																			ed è 
																			la 
																			causa, 
																			la 
																			fonte, 
																			la 
																			materia 
																			e 
																			l'effetto 
																			di 
																			tutta 
																			la 
																			creazione 
																			conosciuta 
																			e 
																			sconosciuta. 
																			Esso 
																			è 
																			l'origine 
																			di 
																			tutti 
																			i 
																			“Deva” 
																			(esseri 
																			celesti), 
																			e 
																			rappresenta 
																			la 
																			base 
																			del 
																			manifesto 
																			e 
																			dell'immanifesto, 
																			uno 
																			stato 
																			indifferenziato 
																			di 
																			puro 
																			essere, 
																			eternità 
																			e 
																			beatitudine, 
																			situato 
																			al 
																			di 
																			là 
																			di 
																			qualsiasi 
																			speculazione 
																			filosofica, 
																			moto 
																			devozionale 
																			o 
																			immagine 
																			personale 
																			che 
																			adotta 
																			per 
																			rendersi 
																			accessibile 
																			all'uomo. 
																			Ecco, 
																			dunque 
																			che 
																			la 
																			religione 
																			più 
																			fortemente 
																			volta 
																			al 
																			politeismo, 
																			insospettatamente, 
																			si 
																			rivela 
																			come, 
																			in 
																			effetti, 
																			straordinariamente 
																			incanalata 
																			in 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			monoteismo 
																			originario, 
																			impersonale, 
																			puramente 
																			spirituale, 
																			forse, 
																			per 
																			alcuni 
																			versi 
																			più 
																			elevato 
																			di 
																			numerose 
																			umanizzazioni 
																			presenti, 
																			sebbene 
																			a 
																			livello 
																			popolarizzante, 
																			in 
																			molti 
																			monoteismi 
																			ufficiali.
																			
																			Pur 
																			con 
																			tutte 
																			le 
																			cautele 
																			del 
																			caso, 
																			anche 
																			una 
																			religione 
																			nazionale 
																			e di 
																			difficile 
																			classificazione 
																			come 
																			lo 
																			Shinto 
																			giapponese 
																			presenta 
																			alcune 
																			analogie 
																			con 
																			questo 
																			sistema 
																			di 
																			pensiero. 
																			Esso, 
																			infatti, 
																			nella 
																			sua 
																			forma 
																			più 
																			pura, 
																			prevede 
																			l'adorazione 
																			dei 
																			kami, 
																			un 
																			termine 
																			che 
																			si 
																			può 
																			tradurre 
																			come 
																			divinità, 
																			spiriti 
																			naturali 
																			o 
																			semplicemente 
																			presenze 
																			spirituali, 
																			alcuni 
																			locali 
																			e 
																			considerabili 
																			come 
																			gli 
																			spiriti 
																			guardiani 
																			di 
																			un 
																			luogo 
																			particolare, 
																			altri 
																			che 
																			possono 
																			rappresentare 
																			uno 
																			specifico 
																			oggetto 
																			o un 
																			evento 
																			naturale, 
																			ma, 
																			comunque, 
																			tutti 
																			sottomessi 
																			ad 
																			Amaterasu, 
																			la 
																			dea 
																			del 
																			Sole, 
																			divinità 
																			non 
																			“prima 
																			inter 
																			pares” 
																			ma 
																			ontologicamente 
																			superiore, 
																			come 
																			dimostra 
																			il 
																			ruolo 
																			e lo 
																			status 
																			del 
																			suo 
																			corrispettivo 
																			(e 
																			derivato) 
																			imperiale 
																			rispetto 
																			agli 
																			altri 
																			esseri 
																			umani 
																			nella 
																			concezione 
																			giapponese 
																			classica.
																			
																			Alla 
																			luce 
																			di 
																			queste 
																			emergenze, 
																			potrebbe 
																			apparire 
																			quasi 
																			naturale 
																			pensare 
																			che, 
																			sulla 
																			scorta 
																			di 
																			quanto 
																			affermato 
																			da 
																			Margaret 
																			Murray 
																			e 
																			precedentemente 
																			riportato, 
																			il 
																			passaggio 
																			tra 
																			monoteismo 
																			e 
																			politeismo 
																			sia, 
																			in 
																			realtà, 
																			una 
																			operazione 
																			sincretica 
																			imperfetta, 
																			il 
																			cui 
																			risultato 
																			non 
																			possa 
																			mai 
																			dirsi 
																			completamente 
																			acquisito, 
																			rimanendo 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			sbilanciamento 
																			in 
																			senso 
																			monoteistico 
																			in 
																			gran 
																			parte 
																			degli 
																			sviluppi 
																			politeisti.
																			
																			In 
																			effetti, 
																			però, 
																			questa 
																			impressione 
																			sarebbe 
																			falsa, 
																			come 
																			risulta 
																			chiaramente 
																			compiendo 
																			una 
																			parallela 
																			analisi 
																			dei 
																			grandi 
																			monoteismi.
																			
																			A 
																			partire 
																			da 
																			quello 
																			che 
																			molti 
																			ritengono 
																			essere 
																			il 
																			più 
																			antico 
																			culto 
																			monoteistico, 
																			quello 
																			zoroastriano, 
																			infatti, 
																			non 
																			è 
																			possibile 
																			non 
																			notare 
																			numerosi 
																			scivolamenti 
																			verso 
																			forme 
																			religiose 
																			tali 
																			da 
																			far 
																			perdere 
																			connotazioni 
																			di 
																			unicità 
																			sostanziale 
																			alla 
																			divinità 
																			di 
																			riferimento.
																			
																			Ad 
																			esempio, 
																			nodo 
																			centrale 
																			dello 
																			Zoroastrismo 
																			è la 
																			costante 
																			lotta 
																			tra 
																			il 
																			bene 
																			e il 
																			male, 
																			che 
																			viene 
																			sostanziata 
																			attraverso 
																			tratti 
																			semi-mitologici: 
																			agli 
																			inizi 
																			della 
																			creazione, 
																			esiste 
																			il 
																			dio 
																			supremo, 
																			“Ahura 
																			Mazda” 
																			(che 
																			significa 
																			Signore 
																			Saggio), 
																			caratterizzato 
																			da 
																			luce 
																			infinita, 
																			onniscienza 
																			e 
																			bontà. 
																			Da 
																			subito, 
																			egli 
																			non 
																			è 
																			solo, 
																			ma è 
																			accompagnato 
																			da 
																			sette 
																			esseri, 
																			gli 
																			“Amesha 
																			Spenta”, 
																			detti 
																			i 
																			“santi 
																			immortali”, 
																			responsabili 
																			delle 
																			sette 
																			creazioni 
																			dell'antica 
																			cosmogonia, 
																			il 
																			che 
																			ci 
																			vieta 
																			di 
																			parlare 
																			di 
																			un 
																			monoteismo 
																			assoluto. 
																			Inoltre, 
																			a un 
																			certo 
																			punto, 
																			dal 
																			dio 
																			supremo 
																			sono 
																			emanati 
																			due 
																			spiriti 
																			contrapposti, 
																			“Spenta 
																			Mainyu”, 
																			lo 
																			spirito 
																			del 
																			bene 
																			e 
																			“Angra 
																			Mainyu” 
																			(o “Ahriman”), 
																			lo 
																			spirito 
																			del 
																			male 
																			o 
																			Spirito 
																			Distruttore: 
																			essi 
																			sono 
																			come 
																			due 
																			gemelli 
																			eternamente 
																			in 
																			lotta 
																			tra 
																			di 
																			loro 
																			e il 
																			conflitto 
																			interessa 
																			l'intero 
																			universo, 
																			inclusa 
																			l'umanità, 
																			alla 
																			quale 
																			è 
																			richiesto 
																			di 
																			compiere 
																			una 
																			scelta 
																			tra 
																			la 
																			via 
																			del 
																			bene 
																			e 
																			della 
																			giustizia 
																			(“Asha”) 
																			che 
																			porta 
																			alla 
																			felicità 
																			o la 
																			via 
																			del 
																			male 
																			che 
																			porta 
																			all'infelicità, 
																			all'inimicizia 
																			e 
																			alla 
																			guerra.
																			Secondo 
																			gran 
																			parte 
																			degli 
																			studiosi, 
																			in 
																			questo 
																			senso, 
																			il 
																			dualismo 
																			etico 
																			diviene 
																			il 
																			tratto 
																			più 
																			caratteristico 
																			e 
																			originale 
																			del 
																			pensiero 
																			di 
																			Zoroastro, 
																			che 
																			deve 
																			completare 
																			la 
																			sua 
																			visione, 
																			seppur 
																			tendenzialmente 
																			monoteista 
																			(per 
																			quanto, 
																			come 
																			osservato, 
																			di 
																			un 
																			monoteismo 
																			spurio) 
																			, 
																			attraverso 
																			l’inserzione 
																			di 
																			un 
																			“principio 
																			del 
																			male”, 
																			dal 
																			momento 
																			che 
																			un 
																			monoteismo 
																			puro 
																			e 
																			non 
																			dualistico 
																			non 
																			avrebbe 
																			potuto 
																			spiegare 
																			la 
																			presenza 
																			del 
																			dolore 
																			e di 
																			tutto 
																			ciò 
																			che 
																			è 
																			negativo 
																			all’interno 
																			della 
																			creazione 
																			di 
																			un 
																			dio 
																			“infinitamente 
																			buono”. 
																			E’ 
																			pur 
																			vero 
																			che, 
																			secondo 
																			Eliade, 
																			la 
																			religione 
																			di 
																			Zarathustra 
																			non 
																			è, 
																			in 
																			fin 
																			dei 
																			conti, 
																			realmente 
																			dualistica, 
																			perché 
																			l'opposizione 
																			avviene 
																			a 
																			livello 
																			degli 
																			spiriti 
																			emanati 
																			dal 
																			Dio 
																			Supremo, 
																			ma 
																			risulta 
																			comunque 
																			impossibile, 
																			con 
																			la 
																			creazione 
																			di 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			pantheon 
																			emanativo 
																			dell’entità 
																			suprema, 
																			parlare 
																			di 
																			monoteismo 
																			puro.
																			
																			Senza 
																			voler 
																			entrare 
																			in 
																			un’annosa 
																			questione 
																			sulle 
																			derivazioni 
																			possibili 
																			tra 
																			Mazdeismo 
																			zoroastriano 
																			e 
																			religioni 
																			bibliche, 
																			lo 
																			stesso 
																			problema 
																			si 
																			riscontra 
																			anche 
																			in 
																			quelle 
																			che 
																			vengono 
																			considerate 
																			le 
																			religioni 
																			monoteiste 
																			per 
																			eccellenza: 
																			Israelitismo 
																			e 
																			Cristianesimo.
																			
																			Per 
																			quanto 
																			riguarda 
																			il 
																			primo, 
																			anche 
																			non 
																			volendo 
																			menzionare 
																			l’ambiguità 
																			del 
																			comandamento 
																			mosaico: 
																			“Io 
																			sono 
																			il 
																			Signore 
																			Dio 
																			tuo. 
																			Non 
																			avrai 
																			altro 
																			Dio 
																			all’infuori 
																			di 
																			me”, 
																			che 
																			non 
																			nega 
																			esplicitamente 
																			l’esistenza 
																			di 
																			altre 
																			divinità 
																			(per 
																			altro 
																			più 
																			volte 
																			menzionate 
																			non 
																			come 
																			inesistenti, 
																			bensì 
																			come 
																			inferiori 
																			al 
																			“Dio 
																			d’Israele”, 
																			come 
																			in 
																			Deut. 
																			6:14, 
																			Re 
																			1:18, 
																			Giud. 
																			2:13-14), 
																			ma 
																			unicamente 
																			specifica 
																			che 
																			il 
																			popolo 
																			d’Israele 
																			dovrà 
																			servire 
																			un 
																			solo 
																			Dio 
																			(e 
																			il 
																			concetto 
																			è 
																			ben 
																			diverso), 
																			si 
																			ritorna 
																			al 
																			problema 
																			delle 
																			emanazioni 
																			divine 
																			che, 
																			con 
																			angeli, 
																			demoni, 
																			Satana 
																			stesso, 
																			vanno 
																			a 
																			creare 
																			un 
																			pantheon 
																			di 
																			“dei 
																			minori”, 
																			sottomessi 
																			alla 
																			divinità 
																			maggiore, 
																			ma 
																			pur 
																			sempre 
																			esistenti 
																			in 
																			una 
																			dimensione 
																			che 
																			supera 
																			quella 
																			umana 
																			per 
																			assurgere 
																			a 
																			tratti 
																			che 
																			sembrano 
																			piuttosto 
																			lontani 
																			dal 
																			monoteismo 
																			puro.
																			
																			Lo 
																			stesso 
																			vale 
																			per 
																			il 
																			Cristianesimo, 
																			in 
																			cui, 
																			anzi, 
																			a 
																			maggior 
																			ragione, 
																			sussistono 
																			due 
																			problemi 
																			ancora 
																			maggiori: 
																			quello 
																			teologico 
																			della 
																			Trinità 
																			e 
																			quello 
																			del 
																			culto 
																			popolare 
																			dei 
																			santi. 
																			In 
																			termini 
																			prettamente 
																			logici, 
																			infatti, 
																			è 
																			impossibile 
																			non 
																			notare 
																			come 
																			quello 
																			dell’Unità 
																			delle 
																			tre 
																			Persone 
																			appaia 
																			piuttosto 
																			chiaramente 
																			come 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			escamotage 
																			(per 
																			altro, 
																			non 
																			a 
																			caso, 
																			lungamente 
																			dibattuto 
																			in 
																			tutta 
																			la 
																			patristica 
																			classica) 
																			per 
																			sincretizzare 
																			il 
																			concetto 
																			di 
																			monoteismo 
																			con 
																			quello, 
																			chiaramente 
																			espresso 
																			lungo 
																			tutti 
																			i 
																			Vangeli, 
																			di 
																			una 
																			triade 
																			composta 
																			da 
																			Dio 
																			Padre, 
																			Dio 
																			Figlio 
																			e 
																			Dio 
																			Spirito 
																			Santo. 
																			A 
																			livello 
																			popolare, 
																			poi 
																			già 
																			l’esistenza 
																			di 
																			un 
																			“culto 
																			dei 
																			santi” 
																			è 
																			una 
																			negazione 
																			in 
																			termini 
																			del 
																			monoteismo 
																			(oltre 
																			che 
																			del 
																			I 
																			Comandamento) 
																			dal 
																			momento 
																			che, 
																			per 
																			quanto 
																			teologicamente 
																			considerati 
																			tramiti 
																			intercessivi 
																			verso 
																			la 
																			reale 
																			divinità, 
																			la 
																			natura 
																			stessa 
																			dei 
																			santi 
																			e la 
																			presenza 
																			di 
																			una 
																			devozione 
																			nei 
																			loro 
																			confronti 
																			è 
																			pressoché 
																			completamente 
																			perequabile, 
																			in 
																			termini 
																			storici, 
																			ad 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			semi-divinizzazione 
																			di 
																			stampo 
																			quasi 
																			greco-romano 
																			e, 
																			ancora 
																			una 
																			volta 
																			non 
																			a 
																			caso, 
																			è 
																			proprio 
																			per 
																			questo 
																			osteggiata 
																			da 
																			gran 
																			parte 
																			delle 
																			Chiese 
																			Protestanti.
																			
																			Cosa 
																			concludere, 
																			di 
																			fronte 
																			a 
																			così 
																			tanti 
																			esempi 
																			sia 
																			di 
																			politeismo 
																			che 
																			di 
																			monoteismo 
																			spuri?
																			Probabilmente, 
																			che 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			del 
																			sentire 
																			psicologico, 
																			l’essere 
																			umano, 
																			nel 
																			suo 
																			dar 
																			forma 
																			al 
																			sentimento 
																			religioso 
																			(rivelato 
																			o 
																			dovuto 
																			alla 
																			necessità 
																			di 
																			trascendenza 
																			che 
																			sia) 
																			non 
																			è, 
																			per 
																			naturale 
																			impulso 
																			e 
																			per 
																			le 
																			ragioni 
																			esposte 
																			all’inizio 
																			del 
																			presente 
																			scritto, 
																			portato 
																			ad 
																			una 
																			assolutizzazione 
																			che 
																			si 
																			informi 
																			in 
																			uno 
																			dei 
																			due 
																			concetti.
																			
																			Dagli 
																			esempi 
																			riportati, 
																			infatti, 
																			si 
																			direbbe 
																			che 
																			la 
																			forma 
																			più 
																			comune 
																			di 
																			culto, 
																			per 
																			quanto 
																			spesso 
																			neppure 
																			riconosciuta, 
																			sia 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			“via 
																			mediana” 
																			tra 
																			i 
																			due 
																			estremi: 
																			il 
																			culto 
																			enoteista.
																			
																			Tecnicamente, 
																			l’enoteismo 
																			è, 
																			infatti, 
																			proprio 
																			la 
																			forma 
																			di 
																			culto 
																			intermedia 
																			tra 
																			politeismo 
																			e 
																			monoteismo 
																			in 
																			cui 
																			viene 
																			venerata 
																			in 
																			particolar 
																			modo 
																			una 
																			singola 
																			divinità 
																			senza 
																			tuttavia 
																			negare 
																			l'esistenza 
																			di 
																			altri 
																			dèi 
																			accanto 
																			ad 
																			essa: 
																			non 
																			viene 
																			quindi 
																			negata 
																			l'esistenza 
																			di 
																			altre 
																			divinità, 
																			ma 
																			ne 
																			viene 
																			sottolineata 
																			l'inferiorità, 
																			esattamente 
																			come 
																			abbiamo 
																			visto 
																			accadere 
																			in 
																			gran 
																			parte 
																			dei 
																			cosiddetti 
																			politeismi.
																			
																			Un 
																			concetto 
																			molto 
																			prossimo 
																			a 
																			quello 
																			enoteista 
																			è 
																			quello 
																			di 
																			monolatria, 
																			che 
																			differisce 
																			dal 
																			precedente 
																			unicamente 
																			perché 
																			nell'enoteismo 
																			non 
																			è 
																			escluso 
																			che 
																			gli 
																			altri 
																			dèi, 
																			per 
																			quanto 
																			inferiori, 
																			siano 
																			oggetto 
																			di 
																			forme 
																			di 
																			culto, 
																			cosa 
																			non 
																			concepibile 
																			nella 
																			monolatria, 
																			esattamente 
																			come 
																			nei 
																			supposti 
																			monoteismi 
																			che 
																			abbiamo 
																			brevemente 
																			esaminato 
																			non 
																			sarebbe 
																			concepibile 
																			un 
																			culto 
																			ad 
																			esempio 
																			di 
																			Ahriman 
																			o di 
																			Satana 
																			e 
																			non 
																			dovrebbe, 
																			a 
																			rigore 
																			logico, 
																			essere 
																			permissibile 
																			un 
																			culto 
																			di 
																			alcun 
																			essere 
																			umano, 
																			per 
																			quanto 
																			defunto 
																			e 
																			santificato 
																			(o 
																			mitizzato).
																			
																			Non 
																			appare 
																			strano 
																			che, 
																			come 
																			affermano 
																			Noss 
																			e 
																			Grandaard, 
																			storicamente 
																			numerosi 
																			enoteismi 
																			si 
																			siano 
																			evoluti 
																			verso 
																			una 
																			chiusura 
																			monolatrica 
																			in 
																			relazione 
																			unicamente 
																			ad 
																			una 
																			preminenza 
																			politico-culturale 
																			dei 
																			sostenitore 
																			dell’una 
																			o 
																			dell’altra 
																			divinità, 
																			ma, 
																			certamente, 
																			nessun 
																			sostenitore 
																			né 
																			di 
																			religioni 
																			politeistiche 
																			né 
																			di 
																			religioni 
																			monoteistiche 
																			spurie 
																			sarebbe 
																			mai 
																			pronto 
																			ad 
																			accettare 
																			il 
																			fatto 
																			che 
																			questo 
																			sia 
																			esattamente 
																			il 
																			medesimo 
																			processo 
																			intercorso 
																			anche 
																			a 
																			livello 
																			dei 
																			loro 
																			credo.
																			 
																			 
																			
																			
																			
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