N. 79 - Luglio 2014 
                          
                          (CX)
																						HOROLOGIUM AUGUSTI
																						EMERGENZE STORICO-ASTRONOMICHE NEL CUORE DI ROMA
																						di Federica Campanelli
																			 
																			
																			
																			
																			Alcune 
																			delle 
																			principali 
																			piazze 
																			di 
																			Roma 
																			sono 
																			fregiate 
																			da 
																			maestosi 
																			obelischi, 
																			ma 
																			non 
																			tutti 
																			gli 
																			esemplari 
																			di 
																			questa 
																			“collezione” 
																			unica 
																			al 
																			mondo 
																			sono 
																			di 
																			origine 
																			egiziana, 
																			alcuni 
																			di 
																			questi 
																			imponenti 
																			monoliti 
																			sono 
																			stati 
																			infatti 
																			realizzati
																			
																			ex 
																			novo 
																			proprio 
																			in 
																			epoca 
																			romana.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			primo 
																			imperatore 
																			che 
																			si 
																			cimentò 
																			nell’impresa 
																			di 
																			condurre 
																			gli 
																			alti 
																			obelischi 
																			da 
																			terre 
																			lontane 
																			fino 
																			in 
																			città, 
																			fu
																			
																			Ottaviano
																			
																			Augusto 
																			(63 
																			a.C.-14 
																			d.C.). 
																			Il 
																			suo 
																			esempio 
																			fu 
																			poi 
																			ampiamente 
																			seguito 
																			dai 
																			sovrani 
																			che 
																			gli 
																			succedettero.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			epoca 
																			imperiale, 
																			così 
																			come 
																			durante 
																			la 
																			Roma 
																			papale, 
																			gli 
																			obelischi 
																			non 
																			avevano 
																			un 
																			ruolo 
																			prettamente 
																			ornamentale, 
																			ma 
																			rivestivano 
																			un 
																			preciso 
																			interesse 
																			politico 
																			e 
																			religioso: 
																			erano 
																			bottino 
																			di 
																			guerra, 
																			simbolo 
																			della 
																			potenza 
																			e 
																			delle 
																			conquiste 
																			imperiali, 
																			elementi 
																			urbani 
																			utili 
																			all’orientamento. 
																			A 
																			quel 
																			tempo 
																			li 
																			avremmo 
																			per 
																			esempio 
																			visti 
																			nei 
																			templi 
																			egizi 
																			– in 
																			particolare 
																			quelli 
																			dedicati 
																			al 
																			culto 
																			di 
																			Iside 
																			e 
																			Serapide, 
																			presenti 
																			in 
																			vari 
																			punti 
																			del 
																			territorio 
																			a 
																			partire 
																			dal 
																			I 
																			secolo 
																			a.C. 
																			– o 
																			in 
																			aree 
																			consacrate 
																			al 
																			dio 
																			Sole, 
																			dinanzi 
																			a 
																			monumenti 
																			funerari, 
																			nei 
																			circhi.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Oggi 
																			nella 
																			capitale 
																			si 
																			ergono 
																			13 
																			obelischi 
																			antichi 
																			– 
																			più 
																			altri 
																			cinque 
																			realizzati 
																			in 
																			epoca 
																			moderna 
																			– ma 
																			è 
																			certo 
																			che 
																			in 
																			passato 
																			se 
																			ne 
																			contassero 
																			almeno 
																			17 e 
																			che 
																			in 
																			parte 
																			siano 
																			stati 
																			perduti 
																			o 
																			trasferiti 
																			in 
																			altre 
																			città, 
																			come 
																			accadde 
																			a 
																			esemplari 
																			egizi 
																			provenienti 
																			dal 
																			tempio 
																			di 
																			Iside 
																			in 
																			Campo 
																			Marzio, 
																			che 
																			nel 
																			XVIII 
																			furono 
																			ricollocati 
																			uno 
																			a 
																			Urbino, 
																			nell’odierna 
																			piazza 
																			Rinascimento, 
																			e 
																			l’altro 
																			nel 
																			giardino 
																			di 
																			Boboli 
																			a 
																			Firenze.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Tra 
																			i 
																			maggiori 
																			obelischi 
																			ancora 
																			visibili, 
																			ce 
																			n’è 
																			uno 
																			dalla 
																			storia 
																			particolarmente 
																			intensa, 
																			travagliata 
																			e in 
																			parte 
																			misteriosa: 
																			è 
																			uno 
																			dei 
																			quattro 
																			obelischi 
																			importati 
																			dall’Egitto 
																			in 
																			epoca 
																			augustea, 
																			reso 
																			celebre 
																			dalla 
																			funzione 
																			gnomonica 
																			che 
																			avrebbe 
																			dovuto 
																			svolgere 
																			per 
																			un 
																			grandioso 
																			orologio 
																			solare, 
																			l’Horologium 
																			Augusti, 
																			e 
																			che 
																			oggi 
																			s’innalza 
																			davanti 
																			la 
																			Camera 
																			dei 
																			Deputati 
																			in
																			
																			piazza 
																			Montecitorio.
																			 
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Fatto
																			
																			
																			
																			erigere 
																			a 
																			Eliopoli 
																			dal 
																			faraone 
																			della 
																			XXVI 
																			dinastia 
																			Psammetico 
																			II
																			
																			(594-589 
																			a.C.)
																			
																			intorno 
																			al 
																			586 
																			a.C. 
																			per 
																			commemorare 
																			la 
																			vittoria 
																			sull’Etiopia, 
																			il 
																			grande 
																			monolite 
																			in 
																			granito 
																			rosso 
																			alto 
																			circa 
																			22 
																			metri 
																			(~ 
																			72 
																			piedi), 
																			fu 
																			rimosso 
																			e 
																			condotto 
																			a 
																			Roma 
																			per 
																			volontà 
																			di 
																			Augusto 
																			tra 
																			il 
																			10 e 
																			il 9 
																			a.C. 
																			La 
																			sua 
																			nuova 
																			collocazione 
																			in 
																			territorio 
																			romano 
																			non 
																			fu 
																			casuale: 
																			l’obelisco 
																			doveva 
																			essere 
																			disposto 
																			a 
																			nord-est 
																			dell’attuale 
																			incrocio 
																			tra 
																			via 
																			del 
																			Campo 
																			Marzio 
																			e 
																			via 
																			Dei 
																			Prefetti, 
																			nell’allora 
																			disabitata 
																			area 
																			settentrionale 
																			del
																			
																			Campo 
																			Marzio. 
																			Esso 
																			faceva 
																			parte 
																			di 
																			un 
																			complesso 
																			di 
																			edifici 
																			che 
																			comprendeva 
																			l’Ara 
																			Pacis, 
																			l’altare 
																			marmoreo 
																			inaugurato 
																			dallo 
																			stesso 
																			Augusto 
																			nel 
																			9 
																			a.C. 
																			e 
																			concepito 
																			per 
																			celebrare 
																			un 
																			nascente 
																			periodo 
																			di 
																			pace 
																			e 
																			prosperità 
																			dopo 
																			lunghe 
																			guerre 
																			civili, 
																			e il 
																			grandioso
																			
																			Mausoleo 
																			della 
																			famiglia 
																			imperiale.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Su 
																			due 
																			lati 
																			della 
																			base, 
																			tutt’oggi 
																			possiamo 
																			leggere 
																			che
																			
																			
																			
																			“L’imperatore 
																			Augusto, 
																			figlio 
																			del 
																			divino 
																			Cesare, 
																			pontefice 
																			massimo, 
																			proclamato 
																			imperatore 
																			per 
																			la 
																			dodicesima 
																			volta, 
																			console 
																			per 
																			undici 
																			volte, 
																			che 
																			ha 
																			rivestito 
																			la 
																			potestà 
																			tribunizia 
																			per 
																			quattordici 
																			volte, 
																			avendo 
																			condotto 
																			l’Egitto 
																			in 
																			potere 
																			del 
																			popolo 
																			romano, 
																			diede 
																			in 
																			dono 
																			al 
																			sole”.
																			 
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Antistante 
																			l’obelisco, 
																			un 
																			esteso 
																			quadrante 
																			lapideo 
																			orizzontale 
																			era 
																			attraversato 
																			da 
																			una 
																			banda 
																			in 
																			bronzo 
																			dorato. 
																			Questa, 
																			graduata, 
																			costituiva 
																			la 
																			materializzazione 
																			della 
																			linea 
																			meridiana 
																			(nord-sud). 
																			L’obelisco 
																			di 
																			Augusto 
																			fu 
																			dunque 
																			pensato 
																			come 
																			gnomone 
																			di 
																			una 
																			grande 
																			meridiana 
																			che, 
																			attraverso 
																			la 
																			sua 
																			ombra, 
																			avrebbe 
																			segnato 
																			– 
																			oltre 
																			che 
																			il 
																			mezzogiorno 
																			solare 
																			dei 
																			diversi 
																			giorni 
																			dell’anno 
																			– le 
																			ricorrenze 
																			più 
																			importanti 
																			legate 
																			alla 
																			vita 
																			del 
																			primo 
																			Imperatore 
																			romano.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Al 
																			momento 
																			della 
																			messa 
																			in 
																			opera, 
																			l’asse 
																			mediano 
																			del 
																			suo 
																			basamento 
																			(diverso 
																			da 
																			quello 
																			attuale) 
																			non 
																			risultava 
																			coincidente 
																			con 
																			la 
																			linea 
																			meridiana, 
																			bensì 
																			deviata 
																			rispetto 
																			a 
																			essa 
																			di 
																			15° 
																			verso 
																			ovest. 
																			Ciò 
																			faceva 
																			sì 
																			che 
																			all’alba 
																			del 
																			21 
																			aprile, 
																			tradizionalmente 
																			considerato 
																			il 
																			giorno 
																			della 
																			nascita 
																			di 
																			Roma, 
																			il 
																			lato 
																			est 
																			del 
																			basamento, 
																			normale 
																			all’asse 
																			dell’Ara
																			
																			Pacis, 
																			si 
																			trovasse
																			
																			
																			
																			esattamente 
																			perpendicolare 
																			alla 
																			direzione 
																			del 
																			sole 
																			in 
																			quel 
																			momento. 
																			Altro 
																			evento 
																			rilevante 
																			sia 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			astronomico, 
																			sia 
																			legato 
																			alla 
																			vita 
																			dell’Imperatore, 
																			è 
																			l’Equinozio 
																			d’autunno 
																			(23 
																			settembre), 
																			coincidente 
																			con 
																			il 
																			compleanno 
																			di 
																			Augusto: 
																			in 
																			questo 
																			giorno, 
																			al 
																			tramonto, 
																			l’ombra 
																			dello 
																			gnomone 
																			si 
																			gettava 
																			sull’ingresso 
																			dell’Ara 
																			Pacis, 
																			che 
																			quindi 
																			giaceva 
																			sulla 
																			linea 
																			equinoziale 
																			della 
																			meridiana.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			giorno 
																			del 
																			Solstizio 
																			d’inverno, 
																			22 
																			dicembre, 
																			(inizio 
																			del 
																			segno 
																			del 
																			Capricorno, 
																			nonché 
																			presunta 
																			data 
																			del 
																			concepimento 
																			dell’Imperatore), 
																			sappiamo 
																			che 
																			il 
																			sole 
																			si 
																			trova 
																			nel 
																			suo 
																			punto 
																			più 
																			basso 
																			sull’eclittica, 
																			e in 
																			tale 
																			occasione 
																			l’ombra 
																			segnata 
																			dallo 
																			gnomone 
																			presumibilmente 
																			copriva 
																			la 
																			lastra 
																			lapidea 
																			in 
																			tutta 
																			la 
																			sua 
																			estensione. 
																			Nei 
																			giorni 
																			e 
																			nei 
																			mesi 
																			successivi 
																			l’ombra 
																			si 
																			sarebbe 
																			ridotta 
																			gradualmente: 
																			il 
																			“decrescere” 
																			dell’ombra 
																			proiettata 
																			dallo 
																			gnomone 
																			è 
																			dovuto 
																			all’ascesa 
																			del 
																			sole 
																			fino 
																			al 
																			raggiungimento 
																			della 
																			sua 
																			massima 
																			altezza 
																			sull’orizzonte. 
																			Tale 
																			ascesa 
																			si 
																			figurava 
																			come 
																			la 
																			perfetta 
																			simbologia 
																			di 
																			una 
																			nuova 
																			e 
																			agognata 
																			epoca 
																			di 
																			pace, 
																			la 
																			pace 
																			di 
																			Augusto.
																			 
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			.
																			
																			
																			Ricostruzione 
																			grafica 
																			dell'Horologium 
																			Augusti 
																			(Buchner)
																			 
																			
																			
																			
																			L’orologio 
																			smise 
																			di 
																			funzionare 
																			già 
																			pochi 
																			decenni 
																			dopo 
																			la 
																			sua 
																			realizzazione 
																			a 
																			causa 
																			dalle 
																			periodiche 
																			inondazioni 
																			del 
																			Tevere 
																			e 
																			dei 
																			relativi 
																			accumuli 
																			di 
																			grandi 
																			quantità 
																			di 
																			detriti 
																			sul 
																			tracciato 
																			della 
																			meridiana. 
																			Dopodiché 
																			l’obelisco 
																			rimase 
																			in 
																			piedi 
																			per 
																			qualche 
																			tempo, 
																			forse 
																			fino 
																			all’invasione 
																			di 
																			Totila 
																			del 
																			VI 
																			secolo, 
																			o 
																			ancora 
																			fino 
																			all’XI 
																			secolo, 
																			quando 
																			crollò 
																			spezzandosi 
																			in 
																			cinque 
																			parti. 
																			Da 
																			allora 
																			sparì 
																			dalla 
																			memoria 
																			per 
																			molti 
																			anni.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			I 
																			primi 
																			frammenti 
																			dell’obelisco 
																			furono 
																			casualmente 
																			ritrovati 
																			nel 
																			1502 
																			presso 
																			il 
																			seminterrato 
																			di 
																			un’attività 
																			commerciale. 
																			Successivamente 
																			il 
																			pontefice 
																			Sisto 
																			V, 
																			non 
																			indifferente 
																			all’importanza 
																			della 
																			scoperta, 
																			si 
																			cimentò 
																			in 
																			vari 
																			tentativi 
																			di 
																			ripristino 
																			del 
																			monolite, 
																			ma 
																			non 
																			raggiunse 
																			mai 
																			lo 
																			scopo. 
																			Si 
																			dovrà 
																			attendere 
																			Pio 
																			VI, 
																			che 
																			nel 
																			1794, 
																			finalmente, 
																			s’impegnò 
																			affinché 
																			l’opera 
																			ricevesse 
																			i 
																			doverosi 
																			interventi 
																			di 
																			risanamento 
																			e la 
																			definitiva 
																			ubicazione 
																			in 
																			piazza 
																			Montecitorio, 
																			dove 
																			è 
																			ancora 
																			oggi.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 7 
																			giugno 
																			1998, 
																			con 
																			l’inaugurazione 
																			della 
																			nuova 
																			sistemazione 
																			della 
																			piazza, 
																			è 
																			stata 
																			anche 
																			riattivata
																			
																			
																			
																			la 
																			funzione 
																			meridiana 
																			gnomonica 
																			dell’obelisco. 
																			Attualmente 
																			l’obelisco, 
																			compreso 
																			il 
																			nuovo 
																			basamento, 
																			è 
																			alto 
																			33,97 
																			metri. 
																			Il 
																			tentativo 
																			è 
																			ammirevole, 
																			ma 
																			le 
																			dimensioni 
																			dell’ombra 
																			proiettata 
																			dall’obelisco 
																			campense, 
																			in 
																			realtà, 
																			mal 
																			si 
																			conciliano 
																			con 
																			lo 
																			spazio 
																			disponibile. 
																			La 
																			distanza 
																			tra 
																			l’obelisco 
																			e 
																			l’edificio 
																			della 
																			Camera 
																			infatti 
																			risulta 
																			essere 
																			troppo 
																			esigua. 
																			Al 
																			Solstizio 
																			d’inverno 
																			la 
																			lunghezza 
																			dell’ombra 
																			gnomonica 
																			risulterebbe 
																			essere 
																			70,50 
																			metri, 
																			ma 
																			questa 
																			viene 
																			bruscamente 
																			interrotta 
																			al 
																			segno 
																			zodiacale 
																			dei 
																			Pesci 
																			proprio 
																			dalla 
																			facciata 
																			di 
																			Palazzo 
																			Montecitorio. 
																			Di 
																			fatto 
																			è 
																			una 
																			meridiana 
																			che 
																			funziona 
																			solo 
																			durante 
																			la 
																			bella 
																			stagione.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Per 
																			quanto 
																			riguarda 
																			gli 
																			studi 
																			fatti 
																			in 
																			epoca 
																			recente 
																			sul 
																			funzionamento 
																			dell’antico 
																			orologio
																			
																			
																			
																			solare, 
																			non 
																			possiamo 
																			non 
																			menzionare 
																			le 
																			valevoli 
																			ricostruzioni 
																			degli 
																			archeologi
																			
																			Edmund 
																			Buchner 
																			e 
																			Friedrich 
																			Rakob, 
																			dell’Istituto 
																			Archeologico 
																			Germanico 
																			di 
																			Berlino 
																			e 
																			Roma.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Nel 
																			1979 
																			il 
																			tedesco 
																			Buchner 
																			effettuò 
																			sistematici 
																			scavi 
																			in 
																			via 
																			del 
																			Campo 
																			Marzio 
																			all’altezza 
																			dell’attuale 
																			civico 
																			48. 
																			La 
																			scoperta 
																			fu 
																			straordinaria: 
																			dagli 
																			scavi 
																			emerse, 
																			a 
																			6,30 
																			metri 
																			di 
																			profondità, 
																			un 
																			lastricato 
																			in 
																			travertino 
																			dove 
																			erano 
																			impressi 
																			con 
																			lettere 
																			in 
																			bronzo 
																			i 
																			nomi 
																			greci 
																			delle 
																			costellazioni 
																			zodiacali. 
																			Vi 
																			si 
																			può 
																			leggere: 
																			“ΩΝ” 
																			(della 
																			parola
																			
																			leon) 
																			“ΠΑΡΘ” 
																			(di
																			
																			Parthenos”), 
																			“ΟΣ” 
																			(di
																			
																			krios, 
																			ariete) 
																			e 
																			“ΤΑΥΡ” 
																			(di
																			
																			tauros), 
																			oltre 
																			a 
																			indicazioni 
																			stagionali 
																			o 
																			meteorologiche, 
																			come 
																			“ethesiai 
																			pauontai” 
																			(cessano 
																			i 
																			venti 
																			etesii) 
																			e 
																			“qerous 
																			arch” 
																			(inizio 
																			dell’estate).
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			lastricato 
																			era 
																			inoltre 
																			attraversato 
																			da 
																			una 
																			retta 
																			con 
																			tacche 
																			perpendicolari 
																			di 3 
																			o 4 
																			centimetri 
																			di 
																			larghezza:quest’ultima 
																			costituiva 
																			la 
																			linea 
																			meridiana 
																			corrispondente 
																			al 
																			mezzogiorno 
																			solare 
																			di 
																			Roma 
																			(42° 
																			di 
																			latitudine 
																			nord).
																			 
																			 
																			 
  
																			 
      
																			
																			
																			
																			.
																			
																			
																			A 
																			sinistra 
																			la 
																			ricostruzione 
																			grafica 
																			del 
																			tratto 
																			di 
																			meridiana 
																			ritrovata 
																			da 
																			Buchner; 
																			a 
																			destra 
																			l'originale.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Pochi 
																			anni 
																			prima, 
																			in 
																			un 
																			punto 
																			non 
																			molto 
																			distante 
																			della 
																			stessa 
																			via, 
																			si 
																			era 
																			rinvenuto 
																			un 
																			piano 
																			battuto 
																			a 
																			circa 
																			8 
																			metri 
																			di 
																			profondità, 
																			interpretato 
																			come 
																			il 
																			piano 
																			di 
																			giacitura 
																			originale 
																			dell’orologio 
																			solare 
																			di 
																			Augusto. 
																			Sulla 
																			base 
																			di 
																			quei 
																			ritrovamenti 
																			e 
																			forti 
																			delle 
																			nuove 
																			scoperte, 
																			i 
																			due 
																			studiosi 
																			tedeschi 
																			sostennero, 
																			confermando 
																			precedenti 
																			teorie 
																			dello 
																			stesso 
																			Rakob, 
																			che 
																			l’intera
																			
																			
																			
																			struttura 
																			della 
																			meridiana 
																			comprendeva 
																			un’area 
																			estesa 
																			165x75 
																			metri 
																			circa 
																			e 
																			che 
																			in 
																			origine 
																			si 
																			trovava 
																			proprio 
																			alla 
																			profondità 
																			di 8 
																			metri 
																			rispetto 
																			all’odierno 
																			piano 
																			stradale.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			seguito, 
																			durante 
																			il 
																			governo 
																			di 
																			Domiziano 
																			(non 
																			è 
																			dato 
																			sapere 
																			esattamente 
																			quando), 
																			il 
																			quadrante 
																			lapideo 
																			e 
																			l’imponente 
																			obelisco-gnomone 
																			furono 
																			nuovamente 
																			ricomposti 
																			secondo 
																			un 
																			assetto 
																			probabilmente 
																			identico 
																			all’originale, 
																			ma 
																			su 
																			un 
																			livello 
																			più 
																			alto 
																			di 
																			due 
																			metri: 
																			l’area, 
																			come 
																			già 
																			visto, 
																			era 
																			stata 
																			con 
																			ogni 
																			certezza 
																			precedentemente 
																			vittima 
																			delle 
																			piene 
																			del 
																			Tevere, 
																			e il 
																			lastricato 
																			venne 
																			così 
																			ricoperto 
																			da 
																			plurimi 
																			strati 
																			di 
																			sedimenti.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			sistema 
																			calendariale, 
																			vale 
																			a 
																			dire 
																			la 
																			suddivisione 
																			dell’anno 
																			solare 
																			nei 
																			suoi 
																			intervalli 
																			temporali, 
																			si 
																			basava 
																			sulla 
																			posizione 
																			dell’ombra 
																			proiettata 
																			dallo 
																			gnomone 
																			sul 
																			cosiddetto
																			
																			aracne, 
																			un 
																			reticolato 
																			composto 
																			da 
																			linee 
																			rette 
																			poste 
																			in 
																			direzione 
																			verticale-obliqua 
																			(linee 
																			orarie) 
																			e da 
																			linee 
																			curve 
																			– 
																			fatta 
																			eccezione 
																			per 
																			il 
																			tracciato 
																			degli 
																			equinozi 
																			– in 
																			direzione 
																			orizzontale 
																			(linee 
																			di 
																			declinazione). 
																			Si 
																			tratta 
																			però 
																			di 
																			ricostruzioni 
																			ipotetiche, 
																			dacché 
																			come 
																			già 
																			detto, 
																			dagli 
																			scavi 
																			emerse 
																			solo 
																			la 
																			linea 
																			meridiana 
																			del 
																			mezzogiorno. 
																			Del 
																			resto 
																			dell’aracne 
																			non 
																			è 
																			infatti 
																			stata 
																			ancora 
																			trovata 
																			traccia.
																			 
																			
																			
																			
																			
																			
																			.
																			
																			
																			Ricostruzione 
																			grafica 
																			dell'aracne. 
																			il 
																			quadrante 
																			dell'Horologium 
																			Augusti 
																			(Buchner 
																			1982).
																			
																			
																			
																			Ecco 
																			come 
																			appariva 
																			a 
																			Plinio 
																			il 
																			Vecchio 
																			(Naturalis 
																			Historia, 
																			XXXVI, 
																			72-73) 
																			l’orologio 
																			di 
																			Augusto 
																			a 
																			pochi 
																			decenni 
																			dalla 
																			sua 
																			costruzione:
																			
																			
																			“All’obelisco 
																			che 
																			è 
																			nel 
																			Campo 
																			Marzio 
																			il 
																			divino 
																			Augusto 
																			attribuì 
																			la 
																			mirabile 
																			funzione 
																			di 
																			segnare 
																			le 
																			ombre 
																			proiettate 
																			dal 
																			sole, 
																			determinando 
																			così 
																			la 
																			lunghezza 
																			dei 
																			giorni 
																			e 
																			delle 
																			notti: 
																			fece 
																			collocare 
																			una 
																			lastra 
																			di 
																			pietra 
																			che 
																			rispetto 
																			all’altezza 
																			dell’obelisco 
																			era 
																			proporzionata 
																			in 
																			modo 
																			che, 
																			nell’ora 
																			sesta 
																			del 
																			giorno 
																			del 
																			Solstizio 
																			d’inverno 
																			l’ombra 
																			di 
																			esso 
																			fosse 
																			lunga 
																			quanto 
																			la 
																			lastra, 
																			e 
																			decrescesse 
																			lentamente 
																			giorno 
																			dopo 
																			giorno 
																			per 
																			poi 
																			ricrescere 
																			di 
																			nuovo, 
																			seguendo 
																			i 
																			righelli 
																			di 
																			bronzo 
																			inseriti 
																			nella 
																			pietra: 
																			un 
																			congegno 
																			che 
																			vale 
																			la 
																			pena 
																			di 
																			conoscere, 
																			e 
																			che 
																			si 
																			deve 
																			all’acume 
																			del 
																			matematico 
																			Facondo 
																			Novio. 
																			Questi 
																			aggiunse 
																			sul 
																			pinnacolo 
																			una 
																			palla 
																			dorata, 
																			la 
																			cui 
																			estremità 
																			proiettava 
																			un’ombra 
																			raccolta 
																			in 
																			sé, 
																			perché 
																			altrimenti 
																			la 
																			punta 
																			dell’obelisco 
																			avrebbe 
																			determinato 
																			un’ombra 
																			irregolare 
																			(a 
																			dargli 
																			l’idea 
																			fu, 
																			dicono, 
																			la 
																			testa 
																			umana. 
																			Questa 
																			registrazione 
																			del 
																			tempo 
																			da 
																			circa 
																			trent’anni 
																			non 
																			è 
																			più 
																			conforme 
																			al 
																			vero, 
																			forse 
																			perché 
																			il 
																			corso 
																			del 
																			sole 
																			non 
																			è 
																			rimasto 
																			invariato, 
																			ma è 
																			mutato 
																			per 
																			qualche 
																			motivo 
																			astronomico, 
																			oppure 
																			perché 
																			tutta 
																			la 
																			terra 
																			nel 
																			suo 
																			complesso 
																			si è 
																			spostata 
																			in 
																			rapporto 
																			al 
																			suo 
																			centro 
																			(un 
																			fatto 
																			che 
																			sento 
																			dire 
																			si 
																			avverte 
																			anche 
																			in 
																			altri 
																			luoghi), 
																			oppure 
																			semplicemente 
																			perché 
																			lo 
																			gnomone 
																			si è 
																			smosso 
																			in 
																			seguito 
																			a 
																			scosse 
																			telluriche, 
																			ovvero 
																			le 
																			alluvioni 
																			del 
																			Tevere 
																			hanno 
																			provocato 
																			un 
																			abbassamento 
																			dell’obelisco, 
																			anche 
																			se 
																			si 
																			dice 
																			che 
																			se 
																			ne 
																			siano 
																			gettate 
																			sottoterra 
																			fondamenta 
																			profonde 
																			tanto 
																			quanto 
																			è 
																			alto 
																			il 
																			carico 
																			che 
																			vi 
																			si 
																			appoggia”.
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			