.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

filosofia & religione


N. 38 - Febbraio 2011 (LXIX)

Per Dio e per gli Sciiti
Il potere di Hezbollah e le sue radici

di Lawrence M.F. Sudbury

 

Nell'insieme magmatico dei mille gruppi e gruppuscoli che costituiscono il panorama politico e militare del caotico e turbolento scenario mediorientale, un partito (o, secondo alcuni governi, quali, pur con distinguo e differenze, quelli di Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Australia, un gruppo terroristico) sembra emergere con particolare forza per la sua protervia, la sua ferocia e, soprattutto, per l'impossibilità di essere domato: Hezbollah.

 

Da dove nasce il potere di questo blocco fondamentalista, da molti visto come la causa ultima di alcune delle più recenti tragedie libanesi? Come è possibile che un esercito nato in una delle aree più povere del Medio Oriente possa rappresentare una minaccia continuativa per le forze armate israeliane, notoriamente le più agguerrite e meglio addestrate del mondo? E, ancora più radicalmente, che cosa rappresenta Hezbollah per il mondo arabo?

 

Per rispondere a queste domande è necessario ripercorrere la storia, per altro piuttosto recente, di questa formazione e analizzarne le profondissime ramificazioni all'interno della società della "terra dei cedri".

 

La prima cosa che va immediatamente sottolineata è che Hezbollah è nato come naturale espressione della rabbia da emarginazione all'interno dell'ultramillenario blocco sciita della società libanese: secondo le stime C.I.A., infatti, tale blocco comprende il 41% della popolazione del Libano ma, dopo che il Paese ottenne l'indipendenza (22 novembre 1943) e l'esercito francese ritirò i suoi soldati dal territorio (nel 1946), il cosiddetto "Patto Nazionale Libanese", l'accordo teorico e non ufficiale tra tutte le componenti etnico-religiose di una delle Nazioni sotto questo aspetto più "arlecchinate" del mondo arabo, pur assegnando la posizione del Presidente del Parlamento agli Sciiti in riconoscimento della loro importanza demografica e politica, escluse di fatto questa componente dalle posizioni dirigenziali nei settori sociali e finanziari, finendo, in ultima analisi, per ghettizzarla.

 
La situazione divenne incandescente quando il malcontento degli Sciiti iniziò ad esprimersi contro una condizione politica che li escludeva arroccandosi a difesa dell'asse di potere rappresentato dall'alleanza tra Cristiani e Sunniti. E che le ragioni di tale malcontento per la loro sottorappresentatività fossero reali è un dato certamente oggettivo.
Nel 1946, i Cristiani Maroniti e i Musulmani Sunniti occupavano rispettivamente il 40 e il 27% delle più alte cariche civili, mentre agli Sciiti era riservato solo il 32% di tali cariche, pur essendo essi, con circa 1.400.000 unità (contro le 800.000 delle altre due componenti), il gruppo più popoloso del Libano. Inoltre, anche economicamente, la comunità sciita era la più povera del Paese: quasi l'85% di essa viveva nelle regioni rurali del sud e in una parte della valle della Bekaa, dedicandosi all'agricoltura di sussistenza, legata soprattutto alla vendita di tabacco al monopolio di stato o alla coltivazione di ortaggi. Tali aree, per di più, erano da sempre le più colpite nel quadro dei combattimenti militari tra Israele e O.L.P., per sfuggire ai quali molti Sciiti erano già migrati verso le baraccopoli della parte orientale o della parte meridionale di Beirut, due aree note come la "cintura della miseria".

 

Dopo un lungo periodo di quiescenza di questa "maggioranza schiacciata", la miccia fu accesa, a partire dagli anni '60, da una figura che ebbe un peso fondamentale in tutte le successive vicende dell'area: l'Imam Mussa Sadr.

 

Nativo di Qom, in iran, ma di origine libanese, Mussa Sadr, dopo essersi laureato a Teheran in "Sha'aria e Scienze Politiche" e aver studiato all'Accademia coranica della sua città natale, nel 1960 si trasferì in missione a Tiro. Qui egli divenne rapidamente uno dei leader degli Sciiti, tra i quali predicò la ribellione contro la loro condizione svantaggiata: nel 1969 fu nominato primo capo del Consiglio Supremo Islamico Sciita, un'entità nata allo scopo di dare più voce ai seguaci di Hussayn in sede governativa, e, nel 1974, fondò il "Movimento del Privato Cittadino", un gruppo di pressione sociale per ottenere migliori condizioni economiche e sociali per tale componente. Riuscì, inoltre, a creare una rete di aiuto per i più bisognosi, aprendo scuole e cliniche mediche in tutto il sud del Libano e, ben presto, cominciò ad essere visto come una sorta di "santo carismatico" da tutti i suoi fedeli.

 

I nodi vennero al pettine nel 1975, allo scoppio della guerra civile che vide contrapposti i Cristiani della destra falangista ai Musulmani del Partito Socialista Progressista.

 

Sadr, che, nel frattempo, aveva dato una connotazione politica alla sua rete assistenziale creando il "Movimento dei Diseredati", entrò direttamente con i suoi seguaci in quest'ultimo, sviluppando un braccio armato del Movimento, che prese il nome di "al-Afwaj Mouqawma Al-Lubnaniyya", meglio noto come Amal.

 

Fu, però, tra 1978 e 1982 che si ebbe il periodo cruciale per l'indirizzamento politico degli Sciiti, per una serie di ragioni concomitanti.

 

In primo luogo, nel 1978, durante un viaggio in Libia, Sadr scomparve misteriosamente e la leadership di Amal venne assunta brevemente dal laico Husayn Husayni e poi, dal 1980, da Nabih Berri, che, però, si alienò le simpatie di molti religiosi sciiti sostenendo la presidenza del filo-siriano Elias Sarkis e rischiando così di compromettere la lotta di Sadr per le riforme sociali e politiche del Paese (Sadr aveva sempre voluto un Libano "giusto e indipendente"). Ciò portò molti "studenti coranici" libanesi del seminario (Hawza) di Najaf (in Iraq) a non accettare più la guida di Amal e a creare, sotto la supervisione dell'Ayatollah Muhammad Baqir al-Sadr, un gruppo molto più radicale che teorizzava uno stato islamico e che divenne noto come "Hizb al-Da'wa" (il "Partito della Chiamata"), le cui idee vennero importate in Libano da Imam come Sayyed Abbas al-Musawi.

 

In secondo luogo, notoriamente quando una situazione di crisi viene rinforzata da una sconfitta militare e da una occupazione straniera è naturale che si apra la strada a movimenti militanti che utilizzano la guerriglia e godono di diffuso sostegno popolare. Questo è esattamente ciò che accadde quando Israele invase il Libano nel 1978 ("Operazione Litani") e nel 1982 ("Guerra del Libano"), per cacciare l'O.L.P. dal Paese e per staccarlo dall'influenza siriana. Israele sperava che un Libano libero e sotto la guida dei Cristiani avrebbe portato ad un legame più stretto tra Beirut e Gerusalemme ma, nel compiere le loro operazioni militari, i soldati israeliani oppressero duramente la comunità sciita del sud del Libano, uccisero più di un migliaio di civili sciiti e portarono ad un esodo di massa di ancora più rifugiati sciiti nei sobborghi di Beirut, finendo per rafforzare e legittimare, insieme alla presenza di una "forza di occupazione occidentale" le ali musulmane più radicali.

 

Infine, la rivoluzione iraniana del 1979 ebbe un effetto enorme sullo sciitismo libanese: il messaggio politico di Khomeini era già noto in tutta l'area mediorientale, ma la sua entrata vittoriosa a Teheran, l'1 febbraio 1979, diede l'imprinting politico a tutta la massa degli Sciiti del mondo arabo, soprattutto laddove essi erano più in sofferenza, cioè in Libano. Khomeini cominciò, dunque, ad essere visto come l'ideologo per eccellenza e questa idea venne ulteriormente rafforzata quando egli, nell'agosto dello stesso anno, incontrò i leader più estremisti del movimento scita libanese (Sheikhal-Tufayli, Sayyed Abbas al-Musawi, etc.)

 

E' da questo substrato che nasce Hezbollah. Gli studiosi divergono nello stabilire quando questa organizzazione si sia venuta a creare come entità distinta: varie fonti parlano di una formazione ufficiale del gruppo già nel 1982, altre sostengono che Hezbollah sia rimasto un amalgama di diversi elementi estremisti sciiti addirittura fino al 1985, altri ancora, infine, fanno risalire la sua nascita ad un gruppo di sostenitori dello Sceicco Ragheb Harb, uno dei leader della resistenza meridionale sciita ucciso da Israele nel 1984.

 

A prescindere da quando il nome sia entrato in uso ufficiale, un certo numero di gruppi sciiti si stava lentamente strutturando da tempo in una organizzazione unitaria: la "Jihad Islamica", l'"Organizzazione degli Oppressi della Terra" e l'"Organizzazione per la Giustizia Rivoluzionaria" già dal 1979 avevano confini molto incerti e, con ogni probabilità, quando, nel 1982, l'O.L.P. si stanziò nel Libano meridionale e iniziò la sua campagna di bombardamento della Galilea con razzi katyusha, provocando l'intervento armato di Israele, semplicemente essi trovarono un obiettivo comune nella "lotta all'invasore" per unirsi definitivamente.

 

Immediatamente la forza di Hezbollah venne arricchita dall'invio di numerosi membri (si parla di un numero variabile tra i 1000 e i 2000 uomini) della Guardia rivoluzionaria iraniana e dal sostegno finanziario dell'Iran, sotto la supervisione di alcuni religiosi di Qom, in particolare dell'Ayatollah Fzlollah Mahallati, divenendo la principale forza politico-militare della comunità sciita in Libano e il braccio più importante di quella che divenne nota in seguito come "Resistenza Islamica Libanese" e adottando, in cambio, totalmente l'ideologia khomeinista (sebbene oggi alcuni rapporti precisino che l'organizzazione ha abbandonato l'idea di creare uno stato islamico sciita in Libano).


Dopo aver annunciato ufficialmente la formazione di Hezbollah nel 1985, lo Sceicco Subhi Tufaili ne divenne il primo segretario generale, sostituito nel 1991 dallo Sceicco Sayyed Abbas al-Musawi, ucciso pochi mesi dopo da Israele e, successivamente, dallo Sceicco Sayyed Hassan Nasrallah, tuttora capo indiscusso del gruppo.

 
All'inizio della leadership Tufaili, Hezbollah era, essenzialmente, una forza musulmana sponsorizzata dall'Iran (cosa che le permise, a differenza di altre "forze rivoluzionarie", di non esigere tributi nelle zone che controlla) e impegnata nella guerra civile e nel diventare l'unico partito sciita in campo (ed fu durissima la lotta che lo contrappose, a suon di attacchi e azioni belliche, ad Amal). In seguito, però, poté finalmente concentrarsi sul suo vero obiettivo: liberare la parte di Libano occupata (SLA) da Israele e combattere con ogni mezzo il "potere sionista", la cui distruzione era ed è punto irrinunciabile dello statuto fondativo del gruppo.

 

Ma la sproporzione (soprattutto a livello di preparazione) tra le forze in campo era notevole e, dunque, Hezbollah si dovette forzatamente volgere all'utilizzo della strategia da sempre più consona a chi, sia sulla carta che in pratica, risulta più debole: la guerriglia, l'attacco "mordi e fuggi", l'attentato. Ecco, allora, i camion bomba e i primi attacchi kamikaze del mondo arabo, possibili grazie al reclutamento di quei diseredati che, scappati dal Libano meridionale invaso, formavano la popolazione delle baraccopoli della "cintura della povertà" (si parla di circa 300.000 persone): chi non ha nulla, assolutamente nulla, è facile da convincere con promesse di un "paradiso dei martiri" e, soprattutto, di vitalizi per le famiglie che rimangono.

 

Se questo non fosse bastato, esisteva anche una seconda motivazione "nazionalista" per gli attacchi: il Libano era, dal 1982, un Paese invaso che doveva essere liberato. E l'invasore non era solo Israele, ma anche la M.N.F., la forza di interposizione internazionale americana e europea, rea non solo di venire percepita come filo-israeliana, ma anche di sostenere un governo gradito al "Kataeb", il partito della destra cristiana falangista (allora guidato dal Presidente Amine Gemayel) e ai notabili sunniti di Beirut (ad esempio, il Primo Ministro Shafik Wazzan) e di aver collaborato a far evacuare senza tanti complimenti gli abusivi sciiti dai quartieri eleganti di Beirut Ovest nei pressi dell'aeroporto.

 

Fu in questo quadro che Hezbollah (non ancora ufficialmente battezzato come tale), pur evitando un confronto diretto con lo Stato, diede inizio ad una escalation terroristica anti-occidentale che partì con il rapimento di David S. Dodge, Presidente della American University di Beirut (19 giugno 1982), passò per l'autobomba all'ambasciata americana che provocò 63 morti (18 aprile 1983) ed ebbe il suo apice con il duplice attentato simultaneo alle caserme americana e francese dell'M.N.F. (23 ottobre 1983), con due camion carichi di ben 12.000 libre di tritolo che provocarono 241 morti tra i militari americani e 58 tra i militari francesi: il più pesante bilancio di un atto terroristico fino agli attentati alle Torri Gemelle dell'11 settembre.

Hezbollah (che, si ripete, ancora ufficialmente non esisteva) non rivendicò mai queste azioni, ma dai successivi report delle Intelligence occidentali la sua responsabilità risultò palese, rientrando nel piano di attacchi suicidi che Robert Pape, nel suo testo "Dying to Win" divise in tre campagne distinte (a cui fecero seguito un certo numero di attacchi kamikaze e rapimenti isolati fino al ritiro di Israele dal sud del Libano nel 2000):

-          1983-1984: 5 atti contro gli Stati Uniti e la Francia;

-          1982-1985: 11 atti contro Israele;

-          1985-1986: 20 atti contro Israele e l'Esercito del Libano meridionale. 

 

All'inizio del 1998, la più alta corte del Libano annunciò l'intenzione di arrestare il Segretario generale (fino a 1991) di Hezbollah, lo sceicco Tufayli, per l'attentato alle caserme, ma, dopo una sparatoria che portò alla morte di alcuni soldati libanesi e sostenitori di Tufayli, lo Sceicco riuscì a far perdere le sue tracce e non è mai più stato ritrovato.

Nel 1990, dopo quasi 16 anni la guerra civile finalmente ebbe termine con il cosiddetto "Accordo di Taif", che, tra le altre cose, stabilì lo "scioglimento di tutte le milizie libanesi e non libanesi" e richiese al governo di "dispiegare l'esercito libanese nella zona di confine adiacente a Israele".

 

Nonostante questo accordo, però, la Siria, che aveva il controllo del Libano a quel tempo (con il sostegno di Iran), permise ad Hezbollah, in funzione anti-israeliana, di mantenere il suo arsenale e il controllo delle zone sciite nel Sud del Libano al confine con Israele, in quella che le Nazioni Unite hanno bollato come una "palese violazione degli accordi di pace". 


Hezbollah, tuttavia, giustificò il mantenimento della sua milizia sulla base della continua presenza di Israele nelle fattorie di Sheba, che l'O.N.U. considera territorio siriano (parte delle "Alture del Golan", illegalmente occupate dall'esercito israeliano nella Guerra dei Sei Giorni del 1967) ma che il governo libanese ha sempre rivendicato, finendo, conseguentemente, per ritenere Hezbollah una "organizzazione di resistenza legittima" (il presidente maronita del Libano, Emile Lahoud, ebbe modo di dichiarare: "Per noi libanesi, e vi posso dire la maggioranza dei libanesi, Hezbollah è un movimento di resistenza nazionale, se non fosse stato per loro, non avremmo potuto liberare la nostra terra.. E, per questo, abbiamo grande stima per il movimento", opinione condivisa, secondo i sondaggi del tempo, dal 74% dei Cristiani libanesi), e, dunque, da non disarmare.

 

Sempre nella stessa ottica deve essere inquadrata la presenza di Hezbollah nel sud del Libano, occupato da Israele tra il 1982 e il 2000: Hezbollah, insieme ai gruppi prevalentemente laici e di sinistra del "Fronte Nazionale di Resistenza Libanese", da subito combattè una guerra di guerriglia contro Israele e L'"Esercito del Libano Meridionale", ma mentre le milizie del Fronte Nazionale deposero le armi dopo gli Accordi di Taif, Hezbollah rimase provocatoriamente sulle sue posizioni, rivendicando la resistenza contro l'occupazione fino a quando tutto il suolo libanese non fosse stato liberato. Ciò portò a continui scontri tra militanti sciti (che hanno continuato a lanciare missili sul nord della Galilea) ed esercito israeliano, culminati con la campagna israeliana di attacchi aerei conosciuta come "Operazione Furore" (aprile 1996), la quale causò la morte di 106 rifugiati civili nel bombardamento di una base delle Nazioni Unite a Qana, scambiata per un "covo hezbollah". Purtroppo, nella opinione comune islamica l'errore fu immediatamente visto come intenzionale e alimentò ulteriormente il radicalismo sciita dell'area. 

 

Dopo che le forze israeliane lasciarono Libano meridionale nel 2000, Hezbollah si prese l'incarico di fornire la difesa militare della zona, con il beneplacito del governo, ma, almeno fino al 2006, fece dell'area di confine una sorta di feudo settario in cui installare lanciarazzi katyusha (alcuni report d'intelligence parlano di oltre 10.000), anche in aree civili, tra case private, in affollati quartieri residenziali e in zone prossime alle moschee. 


Ciò portò Israele a compiere attacchi aerei mirati di rappresaglia, che, a loro volta, portarono al raddoppiamento dei bombardamenti sulla Galilea, in una spirale apparentemente senza fine della lotta tra le due fazioni, che, nel corso del tempo, ha visto anche uccisioni mirate, il rapimento di soldati da entrambe le parti e scambi di prigionieri. Di fatto, il governo libanese non ha mai potuto fare nulla per impedire questa sorta di faida per almeno due ordini di ragioni:

1) in primo luogo il Libano non ha, in pratica, alcun controllo militare sulle zone sciite meridionali almeno a partire dagli anni '90;

2) a partire dal 1992 Hezbollah, su incitamento siriano e con il beneplacito dell'Iran, è un partito politico strutturato, con un programma politico molto chiaro (liberazione delle terre libanesi dall'occupazione sionista, abolizione del settarismo politico, garanzia di libertà politica, culturale e dei media, modifica della legge elettorale per rendere il parlamento più rappresentativo della popolazione) e con un forte sostegno popolare, anche da parte di molti gruppi cristiani (con cui il dialogo è sempre stato molto aperto), sia in unione con Amal (il cui leader, Nabih Berri è presidente del parlamento) che da solo. Tale sostegno raggiunge la maggioranza assoluta nel sud e nelle periferie di Beirut e ha portato Hezbollah ad avere addirittura tre ministri nel governo Siniora.

 

Quello che più spaventa, in uno scenario complesso come quello libanese, è anche l'atteggiamento ondivago del gruppo: dopo essere stato un paladino anti-siriano nel periodo iniziale dell'occupazione, Hezbollah ha infatti sostenuto la politica di ingerenza dello scomodo vicino (che da sempre sogna di inglobare il Libano in una "Grande Siria"), in particolare dopo l'assassinio di Rafik Hariri nel febbraio 2005, arrivando, dopo le manifestazioni popolari della "Rivoluzione dei Cedri" che ha posto fine all'occupazione delle truppe di Damasco, a organizzare contromanifestazioni a sostegno di un'alleanza siro-libanese, ricevendo, in cambio, il supporto siriano nel rifiuto della Risoluzione ONU 1559 del 2004 che chiedeva il disarmo immediato di tutti i gruppi combattenti libanesi, Hezbollah incluso. Nel 2006, però, con una nuova capriola politica, il partito sciita si è alleato con il partito apertamente anti-siriano del generale Aoun, spiazzando gli osservatori internazionali, per poi nuovamente ritornare sulle sue posizioni precedenti nel governo Siniora.

 

Nonostante questa "indefinitezza" politica, comunque, Hezbollah ha sempre potuto contare su una completa impunità (anche per crimini internazionali ascrittigli in vari Paesi) all'interno del Libano, sia per la debolezza dei governi nazionali (che, in qualche modo, hanno bisogno dell'appoggio sciita) impotenti di fronte all'apparato militare creato dal "Partito di Dio" con l'appoggio di Teheran, sia per la enorme considerazione che gode tra la popolazione musulmana grazie alla rete assistenziale sviluppata con i fondi provenienti dall'Iran.

 

Forte di questi due elementi, Hezbollah ha continuato la sua politica di attacco a Israele fino a che, nel 2006, Tel Aviv ha dato inizio a una terrificante offensiva militare contro il Libano proprio per neutralizzare il dispositivo armato dei suoi nemici.

 

L'attacco è stato pesantissimo ma i miliziani sciiti sono riusciti, pur nella loro palese inferiorità militare, ad infliggere numerosi danni alle forze israeliane, tanto da rallentarne l'avanzata fino quasi ad una situazione di stallo.

 

L'11 agosto 2006, dopo settimane di combattimenti assolutamente devastanti per la popolazione civile, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato all'unanimità la Risoluzione 1701 che richiedeva l'immediata cessazione delle ostilità tra Israele e Hezbollah, il ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale e lo schieramento nella zona delle truppe regolari libanesi e dell'UNIFIL per creare una zona cuscinetto nelle dodici miglia tra la frontiera israelo-libanese e il fiume Litani. Subito dopo il cessate il fuoco, il governo libanese ha iniziato il dispiegamento delle proprie forze armate lungo il confine meridionale e il 25 agosto 2006, il vertice dell'Unione Europea ha stabilito l'invio di circa settemila militari europei per costituire il nucleo della forza multinazionale di interposizione che, però, non ha ricevuto mandato di disarmare le milizie Hezbollah (compito che sarebbe spettato alle truppe libanesi), le quali, di fatto, sono rimaste praticamente sulle stesse posizioni in cui erano attestate prima dell'attacco israeliano.

 

Poco dopo, infatti, Hezbollah si è dimostrato nuovamente ago della bilancia delle sorti libanesi quando, all'annuncio dell'istituzione da parte delle Nazioni Unite di un Tribunale Speciale per il Libano per indagare sull'assassinio di Rafiq Hariri (chiaramente ucciso da mano hezbollah, come provato proprio dal tribunale ONU nel 2009) e dopo che era stato negato un rimpasto governativo che desse maggior potere agli Sciiti, cinque ministri legati ai partiti filo-siriani e filo-iraniani Hezbollah e Amal hanno abbandonato il governo Siniora, aprendo un periodo lunghissimo di crisi istituzionale e sociale che si è tradotta in scontri inter-religiosi di intensità paragonabile a quelli della guerra civile nel maggio 2008.

 

Solo dopo tali scontri, che hanno provocato decine di morti, una mediazione internazionale guidata dal Qatar ha permesso alle fazioni politiche libanesi di accordarsi per l'elezione del generale Michel Suleiman alla Presidenza della Repubblica e per la formazione di un governo di unità nazionale, in vista delle elezioni parlamentari previste per la primavera del 2009, che si sono svolte regolarmente e che hanno portato a una serie di trattative, ancora in corso, volte a trovare un accordo stabile per il Paese dei cedri.

 

Il fatto è che, come comprovato dalle simulazioni belliche organizzate dal "Partito di Dio" nell'ottobre 2010 per "mostrare i muscoli" contro le decisioni del Tribunale ONU sul caso Hariri, fino a quando la Risoluzione 1559 non verrà implementata, con il totale disarmo di ogni milizia partitica o religiosa, il Libano rimarrà ostaggio di Hezbollah e della sua forza militare e con la stabilità libanese resterà a rischio la sicurezza dell'intero Medio Oriente.

 


Riferimenti bibliografici:


T. Cambanis, A Privilege to Die: Inside Hezbollah's Legions and Their Endless War Against Israel, Free Press 2010;

Harel, A. Issacharoff, O. Cummings, M. Tlamim, 34 Days: Israel, Hezbollah, and the War in Lebanon, Palgrave Macmillan 2009;

J.P. Harik, Hezbollah: The Changing Face of Terrorism, I.B. Tauris 2005;

V. Nasr, The Shia Revival: How Conflicts within Islam Will Shape the Future, W. W. Norton & Company 2007;

S.H. Nasrallah, Voice of Hezbollah: The Statements of Sayyed Hassan Nasrallah, Verso 2007;

A.R. Norton, Hezbollah: A Short History, Princeton University Press 2009;

R. Pape, Dying to Win: The Strategic Logic of Suicide Terrorism, Random House 2005. 



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.