N. 89 - Maggio 2015 
                          
                          (CXX)
																						Giulio Valerio Maggioriano
																						L'imperatore che tentò di far rinascere Roma
																						di Andrea Contorni
																						 
																			
																			
																			
																			Romolo 
																			Augusto, 
																			detto 
																			l’Augustolo, 
																			l’imperatore 
																			bambino, 
																			chiuse 
																			terribilmente 
																			male 
																			la 
																			storia 
																			della 
																			parte 
																			occidentale 
																			dell’Impero 
																			Romano 
																			nel 
																			476 
																			d.C., 
																			quando 
																			venne 
																			deposto 
																			e 
																			imprigionato 
																			dal 
																			generale
																			
																			foederatus 
																			Odoacre.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			realtà 
																			le 
																			sorti 
																			del 
																			millenario 
																			impero 
																			erano 
																			rette 
																			in 
																			quegli 
																			anni 
																			difficili 
																			dal 
																			padre 
																			del 
																			piccolo, 
																			Oreste, 
																			altro 
																			generale 
																			di 
																			origine 
																			barbarica 
																			il 
																			quale 
																			aveva 
																			spodestato 
																			dal 
																			trono 
																			l’effettivo 
																			imperatore, 
																			Giulio 
																			Nepote 
																			che 
																			nel 
																			480 
																			d.C. 
																			sarebbe 
																			morto 
																			assassinato 
																			in 
																			Dalmazia 
																			nel 
																			mentre 
																			cercava 
																			di 
																			scendere 
																			in 
																			Italia 
																			per 
																			riprendersi 
																			quella 
																			porpora 
																			che 
																			era 
																			sua 
																			di 
																			diritto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Per 
																			questa 
																			ragione, 
																			molti 
																			storici 
																			considerano 
																			proprio 
																			nel 
																			480, 
																			l’epilogo 
																			dell’Impero 
																			Romano 
																			d’Occidente. 
																			Tornando 
																			indietro 
																			nel 
																			tempo 
																			dal 
																			quel 
																			476, 
																			scorrono 
																			le 
																			repentine 
																			esistenze 
																			di 
																			imperatori 
																			quali 
																			Glicerio 
																			(473), 
																			Olibrio 
																			(472), 
																			Procopio 
																			Antemio 
																			(472), 
																			Libio 
																			Severo 
																			(465) 
																			che 
																			governarono 
																			poco 
																			e 
																			male 
																			e 
																			sparirono 
																			dalla 
																			faccia 
																			della 
																			terra 
																			o 
																			per 
																			presunte 
																			malattie 
																			o in 
																			seguito 
																			a 
																			congiure 
																			ordite 
																			dal 
																			bieco 
																			Ricimero, 
																			il 
																			famelico 
																			e 
																			potente 
																			generale 
																			barbaro 
																			a 
																			capo 
																			dell’esercito.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Questo 
																			losco 
																			figuro 
																			determinò 
																			l’ascesa 
																			e 
																			decise 
																			la 
																			fine 
																			anche 
																			di 
																			colui 
																			che 
																			stimo 
																			essere, 
																			l’ultimo 
																			vero 
																			imperatore 
																			romano, 
																			quel Giulio 
																			Valerio 
																			Maggioriano che 
																			eroicamente, 
																			dal 
																			457 
																			al 
																			461, 
																			si 
																			adoperò 
																			per 
																			arrestare 
																			la 
																			caduta 
																			di 
																			un 
																			impero 
																			totalmente 
																			allo 
																			sbando, 
																			un 
																			personaggio 
																			recentemente 
																			rivalutato 
																			dalla 
																			critica 
																			storica, 
																			riportato 
																			alla 
																			ribalta 
																			e 
																			persino 
																			rivisitato 
																			in 
																			chiave 
																			romantica 
																			e 
																			leggendaria.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ma 
																			quali 
																			sono 
																			i 
																			motivi 
																			che 
																			spinsero 
																			Maggioriano 
																			a 
																			lottare 
																			contro 
																			un 
																			sistema 
																			marcio 
																			e 
																			decadente 
																			invece 
																			di 
																			adattarsi 
																			allo 
																			stesso 
																			come 
																			molti 
																			dei 
																			suoi 
																			predecessori 
																			o 
																			come 
																			l’intera 
																			società 
																			romana 
																			di 
																			allora? 
																			Devo 
																			per 
																			forza 
																			aprire 
																			una 
																			piccola 
																			parentesi 
																			sulla 
																			tanto 
																			decantata 
																			crisi 
																			del 
																			V 
																			secolo; 
																			nel 
																			457, 
																			l’Impero 
																			Romano 
																			d’Occidente 
																			versava 
																			in 
																			condizioni 
																			penose 
																			sia 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			economico 
																			in 
																			cui 
																			latifondismo, 
																			inflazione 
																			e 
																			povertà 
																			ne 
																			facevano 
																			da 
																			padrone, 
																			sia 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			giuridico 
																			ed 
																			amministrativo 
																			dove 
																			la 
																			macchina 
																			burocratica 
																			romana 
																			risultava 
																			miseramente 
																			arenata 
																			e 
																			sostituita 
																			in 
																			molti 
																			settori 
																			dalle 
																			istituzioni 
																			ecclesiastiche 
																			della 
																			Chiesa 
																			di 
																			Roma, 
																			in 
																			altri 
																			direttamente 
																			dalla 
																			corruzione 
																			e 
																			dall’inefficienza 
																			per 
																			non 
																			parlare 
																			poi 
																			della 
																			cronica 
																			carenza 
																			di 
																			cittadini 
																			in 
																			armi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Questo 
																			ultimo 
																			problema 
																			si 
																			ricollegava 
																			in 
																			parte 
																			allo 
																			stravolgimento 
																			religioso 
																			avvenuto 
																			nella 
																			società 
																			romana 
																			tra 
																			il 
																			III 
																			e il 
																			V 
																			secolo, 
																			quando 
																			la 
																			religione 
																			del 
																			Dio 
																			Cristiano 
																			si 
																			era 
																			gradualmente 
																			sostituita 
																			a 
																			quella 
																			degli 
																			antichi 
																			dei, 
																			un 
																			processo 
																			che 
																			non 
																			evitò 
																			al 
																			già 
																			rabberciato 
																			impero, 
																			i 
																			traumi 
																			e le 
																			profonde 
																			fratture 
																			tipiche 
																			di 
																			ogni 
																			passaggio 
																			epocale; 
																			l’uomo, 
																			cittadino 
																			romano 
																			del 
																			V 
																			secolo, 
																			a 
																			differenza 
																			di 
																			quello 
																			dei 
																			secoli 
																			passati, 
																			non 
																			vedeva 
																			più 
																			nello 
																			stato, 
																			un’entità 
																			in 
																			grado 
																			di 
																			proteggerlo, 
																			di 
																			rassicurarlo, 
																			di 
																			farlo 
																			sentire 
																			parte 
																			di 
																			un 
																			tutto 
																			universale, 
																			questo 
																			ruolo 
																			ora 
																			apparteneva 
																			alla 
																			Chiesa 
																			di 
																			Roma, 
																			simbolo 
																			dell’unica 
																			vera 
																			religione 
																			sacrosancita 
																			dagli 
																			atti 
																			teodosiani 
																			nel 
																			391/92.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			dottrina 
																			in 
																			questione, 
																			inoltre 
																			cozzava 
																			con 
																			quelli 
																			che 
																			erano 
																			stati 
																			i 
																			capisaldi 
																			degli 
																			antichi 
																			culti, 
																			tra 
																			peccati 
																			e 
																			peccatori, 
																			demoni 
																			e 
																			dannazioni 
																			eterne, 
																			la 
																			maggioranza 
																			dei 
																			nuovi 
																			romani 
																			sembrava 
																			aver 
																			perso 
																			quello 
																			spirito 
																			che 
																			aveva 
																			prima 
																			reso 
																			grande 
																			e 
																			poi 
																			fatto 
																			sopravvivere 
																			Roma 
																			nei 
																			secoli 
																			passati. 
																			Da 
																			un 
																			lato 
																			masse 
																			povere 
																			e 
																			timorose 
																			bivaccavano 
																			nelle 
																			città 
																			o 
																			coltivavano 
																			aridi 
																			pezzi 
																			di 
																			terra, 
																			dall’altra 
																			mercanti, 
																			senatori 
																			e 
																			uomini 
																			di 
																			potere 
																			si 
																			facevano 
																			i 
																			loro 
																			affari 
																			ben 
																			chiusi 
																			in 
																			ville 
																			fortificate 
																			con 
																			eserciti 
																			privati 
																			al 
																			soldo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			E 
																			così, 
																			nel 
																			mentre 
																			l’Oriente 
																			romano, 
																			levatosi 
																			di 
																			torno 
																			il 
																			canceroso 
																			gemello, 
																			arroccato 
																			nella 
																			fortezza 
																			naturale 
																			di 
																			Costantinopoli, 
																			si 
																			barcamenava 
																			tra 
																			concili 
																			religiosi 
																			e 
																			ricchi 
																			commerci, 
																			governato 
																			da 
																			sovrani 
																			con 
																			un 
																			minimo 
																			di 
																			perspicacia, 
																			l’Occidente 
																			se 
																			ne 
																			andava 
																			a 
																			rotoli. 
																			Come 
																			se 
																			non 
																			ciò 
																			non 
																			bastasse 
																			già 
																			a 
																			far 
																			la 
																			frittata, 
																			Maggioriano 
																			ereditò 
																			un 
																			impero 
																			che 
																			aveva 
																			subito 
																			per 
																			trenta 
																			lunghi 
																			anni 
																			(425-455), 
																			il 
																			regno 
																			incontrastato 
																			di 
																			Valentiniano 
																			III, 
																			imperatore 
																			di 
																			dinastia 
																			teodosiana, 
																			della 
																			madre 
																			matrona 
																			di 
																			lui, 
																			Gallia 
																			Placidia, 
																			e 
																			del 
																			Magister 
																			militum 
																			Flavio 
																			Ezio.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Su 
																			questo 
																			ultimo 
																			mi 
																			sento 
																			di 
																			spendere 
																			due 
																			parole 
																			di 
																			incoraggiamento. 
																			Ezio 
																			fu 
																			un 
																			eccellente 
																			funambolo 
																			che 
																			si 
																			barcamenò 
																			tra 
																			alleati, 
																			mercenari 
																			e 
																			foederati, 
																			garantendo 
																			all’impero 
																			mezzo 
																			secolo 
																			di 
																			agonia, 
																			o se 
																			vogliamo 
																			chiamarla 
																			di 
																			vita 
																			in 
																			più. 
																			Ma 
																			proprio 
																			la 
																			questione 
																			dei 
																			popoli
																			
																			foederati
																			
																			segnò 
																			un’altra 
																			tappa 
																			dell’imminente 
																			rovina; 
																			la 
																			crescente 
																			pressione 
																			di 
																			diversi 
																			popoli 
																			ai 
																			confini 
																			nel 
																			IV e 
																			V 
																			secolo, 
																			costrinse 
																			sempre 
																			più 
																			spesso 
																			il 
																			potere 
																			imperiale 
																			di 
																			Roma, 
																			ad 
																			accogliere 
																			all’interno 
																			dei 
																			propri 
																			territori 
																			di 
																			frontiera 
																			intere 
																			comunità 
																			e 
																			popolazioni 
																			con 
																			il 
																			compito 
																			di 
																			difendere 
																			quegli 
																			stessi 
																			confini 
																			dalle 
																			invasioni 
																			di 
																			altri 
																			popoli 
																			ancora. 
																			Terra 
																			in 
																			cambio 
																			di 
																			miliziani 
																			da 
																			affiancare 
																			alle 
																			sempre 
																			più 
																			scarne 
																			legioni. 
																			Sta 
																			di 
																			fatto 
																			però 
																			che 
																			una 
																			volta 
																			insediato, 
																			l’ospite 
																			iniziò 
																			a 
																			farla 
																			da 
																			padrone 
																			e 
																			ben 
																			presto 
																			quelli 
																			che 
																			erano 
																			di 
																			nomina 
																			dei
																			
																			foederati 
																			sottoposti 
																			alla 
																			volontà 
																			romana, 
																			presero 
																			a 
																			considerare 
																			quelle 
																			terre 
																			come 
																			proprie 
																			e 
																			cosa 
																			ancor 
																			più 
																			grave 
																			i 
																			territori 
																			circostanti 
																			come 
																			facili 
																			conquiste.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ezio, 
																			fino 
																			alla 
																			data 
																			della 
																			sua 
																			morte 
																			(454), 
																			fu 
																			impegnato 
																			in 
																			un’immane 
																			lotta 
																			contro 
																			i 
																			mulini 
																			a 
																			vento, 
																			conseguendo 
																			si 
																			numerose 
																			vittorie 
																			ma 
																			non 
																			riuscendo 
																			ad 
																			evitare 
																			la 
																			conquista 
																			dell’Africa 
																			romana 
																			da 
																			parte 
																			dei 
																			Vandali, 
																			l’abbandono 
																			della 
																			Britannia 
																			e la 
																			perdita 
																			di 
																			gran 
																			parte 
																			della 
																			penisola 
																			iberica 
																			e 
																			delle 
																			Gallie. 
																			Il 
																			suo 
																			capolavoro 
																			rimase 
																			però 
																			la 
																			vittoria 
																			nella 
																			grande 
																			battaglia 
																			dei 
																			Campi 
																			Catalaunici 
																			(451), 
																			alla 
																			testa 
																			di 
																			un 
																			esercito 
																			di 
																			visigoti, 
																			alani 
																			e 
																			burgundi 
																			contro 
																			Attila 
																			e la 
																			sua 
																			orda 
																			di 
																			Unni. 
																			Pochi 
																			anni 
																			dopo 
																			il 
																			grande 
																			generale 
																			venne 
																			trucidato 
																			dall’imperatore 
																			stesso. 
																			Qualcuno 
																			con 
																			coraggio 
																			disse 
																			al 
																			furente 
																			Valentiano: 
																			“Imperatore, 
																			hai 
																			tagliato 
																			la 
																			tua 
																			mano 
																			destra 
																			con 
																			la 
																			sinistra”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Credere 
																			nell’Impero 
																			a 
																			tutti 
																			i 
																			costi
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Giulio 
																			Valerio 
																			Maggioriano 
																			nipote 
																			del
																			
																			magister 
																			militum 
																			di 
																			Teodosio 
																			I, 
																			figlio 
																			del 
																			tesoriere 
																			di 
																			Ezio, 
																			era 
																			un 
																			fiero 
																			esponente 
																			dell’aristocrazia 
																			italica, 
																			attendente 
																			a 
																			sua 
																			volta 
																			del 
																			grande 
																			generale, 
																			con 
																			una 
																			notevole 
																			esperienza 
																			militare 
																			maturata 
																			sui 
																			campi 
																			di 
																			battaglia. 
																			Sidonio 
																			Apollinare 
																			e 
																			Procopio 
																			di 
																			Cesarea 
																			sono 
																			le 
																			nostri 
																			fonti 
																			di 
																			riferimento, 
																			ma è 
																			bene 
																			precisare 
																			che 
																			molti 
																			aspetti 
																			dell’esistenza 
																			di 
																			Maggioriano 
																			sconfinano 
																			nella 
																			leggenda 
																			con 
																			connotazioni 
																			di 
																			indubbio 
																			fascino; 
																			per 
																			esempio 
																			ai 
																			Campi 
																			Catalaunici 
																			sarebbe 
																			attestato 
																			il 
																			suo 
																			impegno 
																			nella 
																			conquista 
																			prima 
																			e 
																			nella 
																			difesa 
																			poi 
																			di 
																			quella 
																			famosa 
																			collinetta 
																			“strategica” 
																			che 
																			sovrastava 
																			il 
																			campo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			ogni 
																			caso 
																			Ezio 
																			temendo 
																			di 
																			essere 
																			scalzato 
																			dal 
																			giovane 
																			nobile 
																			rampollo, 
																			lo 
																			fece 
																			allontanare 
																			dalla 
																			corte. 
																			Gli 
																			eventi 
																			che 
																			dal 
																			454 
																			al 
																			457 
																			travolsero 
																			Roma 
																			come 
																			un 
																			fiume 
																			in 
																			piena, 
																			in 
																			rapida 
																			successione 
																			l’assassinio 
																			del
																			
																			Magister 
																			militum, 
																			la 
																			fine 
																			di 
																			Valentiano 
																			III, 
																			la 
																			conseguente 
																			ascesa 
																			al 
																			soglio 
																			imperiale 
																			prima 
																			di 
																			Petronio 
																			(morto 
																			nel 
																			sacco 
																			di 
																			Roma 
																			perpetrato 
																			da 
																			Genserico, 
																			re 
																			dei 
																			Vandali), 
																			poi 
																			di 
																			Avito 
																			(deposto 
																			da 
																			Ricimero), 
																			permisero 
																			a 
																			Maggioriano, 
																			con 
																			il 
																			necessario 
																			appoggio 
																			dell’esercito, 
																			di 
																			prendere 
																			la 
																			porpora.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Chi 
																			però 
																			pensava 
																			di 
																			aver 
																			messo 
																			sul 
																			trono 
																			l’ennesimo 
																			fantoccio 
																			nelle 
																			mani 
																			dei 
																			poteri 
																			forti 
																			si 
																			sbagliava 
																			di 
																			grosso. 
																			Maggioriano 
																			si 
																			dimostrò 
																			fin 
																			dal 
																			primo 
																			giorno 
																			di 
																			regno, 
																			un 
																			imperatore 
																			che 
																			credeva 
																			fermamente 
																			nel 
																			ruolo 
																			della 
																			civiltà 
																			romana. 
																			Soffriva 
																			della 
																			inesorabile 
																			decadenza 
																			della 
																			macchina 
																			amministrativa 
																			statale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Non 
																			vedeva 
																			di 
																			buon’occhio 
																			le 
																			eccessive 
																			ingerenze 
																			della 
																			Chiesa 
																			di 
																			Roma 
																			nelle 
																			faccende 
																			di 
																			governo. 
																			Meditava 
																			propositi 
																			di 
																			riconquista 
																			di 
																			tutti 
																			quei 
																			territori 
																			che 
																			riteneva 
																			romani 
																			di 
																			diritto. 
																			Egli 
																			si 
																			circondò 
																			di 
																			gente 
																			fidata, 
																			licenziando 
																			tutti 
																			gli 
																			inutili 
																			codazzi 
																			di 
																			cerimonieri 
																			di 
																			palazzo, 
																			servi 
																			e 
																			profittatori.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ottenne 
																			la 
																			fedeltà 
																			del 
																			grande 
																			generale 
																			Marcellino 
																			che 
																			nell’Illirico 
																			si 
																			era 
																			ritagliato 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			regno 
																			indipendente. 
																			Rielesse 
																			l’Urbe 
																			centro 
																			del 
																			potere 
																			amministrativo 
																			ed 
																			imperiale. 
																			Ingaggiò 
																			nuovi 
																			mercenari 
																			per 
																			rendere 
																			competitivo 
																			l’esercito. 
																			Decise 
																			di 
																			inseguire 
																			con 
																			tutto 
																			se 
																			stesso 
																			quell’ideale 
																			di 
																			rinascita 
																			e 
																			ritorno 
																			agli 
																			antichi 
																			fasti 
																			e 
																			per 
																			farlo 
																			non 
																			trascurava 
																			di 
																			passare 
																			intere 
																			giornate 
																			e 
																			nottate 
																			chiuso 
																			nel 
																			suo 
																			ufficio 
																			a 
																			legiferare 
																			e 
																			far 
																			quadrare 
																			i 
																			conti.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Uomo 
																			estremamente 
																			colto 
																			e 
																			dotato 
																			di 
																			umorismo 
																			fuori 
																			del 
																			comune, 
																			dimostrava 
																			un’innata 
																			propensione 
																			al 
																			comando 
																			militare. 
																			Gli 
																			eserciti 
																			da 
																			lui 
																			guidati 
																			respinsero 
																			i 
																			Vandali 
																			in 
																			Campania 
																			e i 
																			Visigoti 
																			in 
																			Gallia, 
																			la 
																			cui 
																			fiera 
																			aristocrazia, 
																			seppur 
																			inizialmente 
																			riluttante 
																			nel 
																			riconoscerlo 
																			imperatore, 
																			fu 
																			accolta 
																			nella 
																			macchina 
																			statale 
																			dell’Impero, 
																			risultandone 
																			una 
																			determinante 
																			componente.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			campo 
																			amministrativo, 
																			sfornò 
																			una 
																			serie 
																			interminabile 
																			di 
																			provvedimenti, 
																			molti 
																			dei 
																			quali 
																			non 
																			trovarono 
																			mai 
																			applicazione 
																			pratica 
																			per 
																			via 
																			dei 
																			logorroici 
																			percorsi 
																			burocratici 
																			romani. 
																			Instituì 
																			la 
																			figura 
																			del
																			
																			defensor 
																			civitatis, 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			magistrato 
																			che 
																			avrebbe 
																			dovuto 
																			tutelare 
																			il 
																			popolo 
																			dai 
																			soprusi 
																			e 
																			dirimere 
																			le 
																			piccole 
																			controversie, 
																			compito 
																			stabilmente 
																			in 
																			mano 
																			a 
																			vescovi 
																			e 
																			prelati. 
																			Proibì 
																			alle 
																			donne 
																			in 
																			età 
																			fertile 
																			di 
																			prendere 
																			i 
																			voti, 
																			in 
																			quanto 
																			era 
																			ormai 
																			consuetudine 
																			che 
																			la 
																			maggior 
																			parte 
																			delle 
																			donne 
																			di 
																			famiglia 
																			si 
																			facesse 
																			suora 
																			con 
																			grave 
																			danno 
																			per 
																			la 
																			procreazione 
																			di 
																			una 
																			nuova 
																			generazione 
																			che 
																			potesse 
																			risollevare 
																			l’impero. 
																			Emanò 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			provvedimenti 
																			atti 
																			a 
																			salvaguardare 
																			gli 
																			antichi 
																			edifici, 
																			dai 
																			templi 
																			alle 
																			statue 
																			che 
																			oltre 
																			ad 
																			essere 
																			cadute 
																			nel 
																			degrado 
																			più 
																			assoluto 
																			erano 
																			i 
																			bersagli 
																			preferiti 
																			di 
																			invasati 
																			cristiani 
																			in 
																			cerca 
																			di 
																			idoli 
																			da 
																			distruggere.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Tutte 
																			queste 
																			azioni 
																			gli 
																			attirarono 
																			addosso 
																			le 
																			ire 
																			della 
																			Chiesa 
																			di 
																			Roma 
																			che 
																			vedeva 
																			sminuito 
																			il 
																			proprio 
																			ruolo 
																			in 
																			un 
																			momento 
																			cruciale 
																			nel 
																			quale 
																			la 
																			stessa 
																			iniziava 
																			a 
																			percorrere 
																			i 
																			primi 
																			passi 
																			verso 
																			quel 
																			primato 
																			temporale 
																			oltre 
																			che 
																			spirituale 
																			che 
																			avrebbe 
																			ottenuto 
																			nel 
																			Medioevo 
																			e di 
																			Ricimero 
																			che 
																			chiuso 
																			nella 
																			fortezza 
																			di 
																			Ravenna, 
																			eroso 
																			dalla 
																			rivalità 
																			con 
																			Marcellino, 
																			si 
																			mordeva 
																			le 
																			mani 
																			per 
																			quel 
																			pazzo 
																			imperatore 
																			sfuggito 
																			al 
																			suo 
																			controllo. 
																			Talmente 
																			pazzo 
																			da 
																			recarsi 
																			a 
																			Cartagine, 
																			alla 
																			corte 
																			del 
																			re 
																			vandalo 
																			Genserico, 
																			travestito 
																			da 
																			ambasciatore 
																			tanto 
																			per 
																			rendersi 
																			conto 
																			della 
																			situazione 
																			in 
																			Africa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Proprio 
																			la 
																			riconquista 
																			dell’Africa 
																			romana, 
																			fu 
																			l’ultimo 
																			grande 
																			sogno 
																			di 
																			Maggioriano; 
																			allestita 
																			una 
																			flotta 
																			di 
																			oltre 
																			300 
																			navi 
																			per 
																			trasportare 
																			le 
																			sue 
																			legioni 
																			sulle 
																			coste 
																			africane, 
																			dopo 
																			essersi 
																			ripreso 
																			la 
																			penisola 
																			iberica 
																			dai 
																			Visigoti, 
																			l’imperatore 
																			giunse 
																			a 
																			Portus 
																			Illicitanus 
																			(Carthago 
																			Nova), 
																			per 
																			vedere 
																			la 
																			sua 
																			flotta 
																			andarsene 
																			in 
																			fumo 
																			in 
																			seguito 
																			al 
																			tradimento 
																			orchestrato 
																			da 
																			Genserico, 
																			forse 
																			con 
																			l’aiuto 
																			dello 
																			stesso 
																			Ricimero. 
																			Tornando 
																			mestamente 
																			in 
																			Italia, 
																			via 
																			terra, 
																			poco 
																			prima 
																			di 
																			giungere 
																			in 
																			quel 
																			di 
																			Tortona 
																			licenziò 
																			la 
																			sua 
																			fidata 
																			scorta 
																			per 
																			essere 
																			accolto 
																			da 
																			Ricimero 
																			stesso 
																			che 
																			lo 
																			decapitò 
																			dopo 
																			averlo 
																			preso 
																			prigioniero 
																			e 
																			torturato. 
																			Correva 
																			l’anno 
																			461.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			La 
																			fine 
																			di 
																			un’epoca
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			morte 
																			di 
																			Maggioriano 
																			segna 
																			la 
																			fine 
																			dell’Impero 
																			Romano 
																			d’Occidente. 
																			Gli 
																			imperatori 
																			a 
																			venire 
																			sarebbero 
																			tornati 
																			ad 
																			essere 
																			semplici 
																			marionette 
																			nelle 
																			mani 
																			dei 
																			generali, 
																			senza 
																			un 
																			barlume 
																			di 
																			carisma 
																			né 
																			ideali. 
																			Non 
																			si 
																			comprende 
																			la 
																			ragione 
																			per 
																			cui 
																			la 
																			scorta 
																			che 
																			avrebbe 
																			potuto 
																			proteggerlo 
																			fu 
																			licenziata 
																			poco 
																			prima 
																			di 
																			giungere 
																			alla 
																			fatidica 
																			meta.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Quello 
																			che 
																			invece 
																			è 
																			chiaro 
																			fu 
																			il 
																			ruolo 
																			di 
																			Ricimero 
																			nella 
																			congiura. 
																			Isolato 
																			in 
																			quel 
																			di 
																			Ravenna, 
																			a 
																			capo 
																			di 
																			una 
																			forza 
																			militare 
																			non 
																			utilizzata 
																			dall’imperatore, 
																			il 
																			potente 
																			generale 
																			barbaro 
																			aveva 
																			raccolto 
																			intorno 
																			a 
																			se, 
																			negli 
																			anni, 
																			tutti 
																			coloro 
																			che 
																			manifestamente 
																			o 
																			meno, 
																			si 
																			dichiaravano 
																			scontenti 
																			dinanzi 
																			alla 
																			politica 
																			del 
																			nuovo 
																			imperatore; 
																			dagli 
																			esponenti 
																			del 
																			clero 
																			che 
																			avevano 
																			visto 
																			ridotti 
																			privilegi 
																			e 
																			prerogative 
																			all’aristocrazia 
																			italica 
																			e 
																			senatoriale, 
																			costretta 
																			a 
																			dividersi 
																			oneri 
																			e 
																			onori 
																			con 
																			la 
																			più 
																			attiva 
																			nobiltà 
																			provinciale, 
																			passando 
																			persino 
																			per 
																			i 
																			ceti 
																			medi, 
																			dagli 
																			esattori 
																			ai 
																			decurioni 
																			(una 
																			sorta 
																			di 
																			consiglieri 
																			cittadini), 
																			sottoposti 
																			a 
																			controlli 
																			e 
																			non 
																			più 
																			liberi 
																			di 
																			delinquere 
																			sulle 
																			imposte 
																			e 
																			fino 
																			ai 
																			religiosi 
																			ferventi 
																			che 
																			vedevano 
																			il 
																			seme 
																			del 
																			paganesimo 
																			in 
																			quella 
																			passione 
																			per 
																			la 
																			storia 
																			e 
																			per 
																			i 
																			monumenti 
																			tanto 
																			coltivata 
																			dall’imperatore.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			compromessa 
																			società 
																			romana, 
																			era 
																			espressione 
																			di 
																			un 
																			passaggio 
																			epocale 
																			inarrestabile. 
																			Dalla 
																			caduta 
																			dell’Impero 
																			Romano 
																			d’Occidente 
																			in 
																			poi, 
																			il 
																			mondo 
																			non 
																			sarebbe 
																			stato 
																			più 
																			lo 
																			stesso. 
																			Gli 
																			usi, 
																			i 
																			costumi, 
																			i 
																			valori, 
																			le 
																			leggende, 
																			le 
																			credenze, 
																			gli 
																			dei, 
																			ogni 
																			cosa 
																			fu 
																			abbattuta 
																			sia 
																			fisicamente 
																			che 
																			mentalmente 
																			per 
																			procurare 
																			lo 
																			spazio 
																			vitale 
																			alla 
																			nuova 
																			società 
																			che 
																			ne 
																			sarebbe 
																			scaturita: 
																			migliore, 
																			peggiore, 
																			non 
																			ha 
																			importanza. 
																			L’imperatore 
																			Giulio 
																			Valerio 
																			Maggioriano 
																			non 
																			poteva 
																			farne 
																			parte. 
																			Egli 
																			apparteneva 
																			al 
																			mondo 
																			degli 
																			antichi.
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			