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arte


N. 89 - Maggio 2015 (CXX)

A Giotto il primATO
Il primo bacio nella storia dell’arte

di Caterina Pellegrini

 

Due labbra che si sfiorano: ecco cos’è un bacio. Il primo a raffigurarlo fu Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova tra il 1303-1305.

 

I personaggi che si baciano teneramente non sono personaggi qualunque ma San Gioacchino e Sant’Anna, niente di meno che i genitori della Madonna. Un bacio tra due anziani sposi che non si vedono da mesi e rivedendosi si baciano amorevolmente.

 

Questo fa subito pensare a un amore che persiste così deciso pur in età avanzata, pensare a un piacersi che non conosce stanchezza, pensare a uno stimarsi che non disdegna l’attrazione fisica, ecco cosa spinge lo spettatore a non togliere gli occhi da quell’immagine. Un bacio sulle labbra, così tenero, così intenso, ma nello stesso tempo fisico, in cui a prendere l’iniziativa è Sant’Anna.

 

Le sue mani stringono la testa del marito e gli accarezzano dolcemente la barba e i capelli, mentre l’occhio innamorato fissa quello di lui. Il braccio di Gioacchino invece avvolge la spalla della moglie, quasi con un senso di pudore. Un bacio scambiato sotto la Porta Aurea, luogo-simbolo di Gerusalemme, forse ispirato dall’arco romano di Rimini.

 

I corpi dipinti da Giotto con vigore e decisione grazie ai chiaro-scuro, formano un gruppo piramidale, che è accentuato dall’unione delle aureole dorate che fondendosi in sua sola contribuiscono a sottolineare l’indissolubilità del vincolo del matrimonio.

 

La scena si svolge, come di consueto, da sinistra verso destra, alla presenza di altri personaggi. All’estrema sinistra compare un giovane pastore che accompagna San Gioacchino, dipinto da Giotto per metà, come se volesse rappresentare solo un piccolo frammento di quella realtà.

 

Mentre a destra sotto la Porta Aurea compaiono le donne che hanno accompagnato Sant’Anna, tra queste spicca una donna misteriosa, avvolta da un mantello nero, dal quale traspare mezzo volto e tre dita, figura che svolge una duplice funzione: allusione allo stato di vedovanza tenuto da Sant’Anna fino allora e punto ideale di cerniera tra Sant’Anna e le altre donne sorridenti e vestite con colori vivaci rivolte verso la scena principale.

 

Un’immagine che diventa realista non perché raffigura un preciso istante, ma perché rappresenta la realtà dell’azione concreta e in cui i corpi acquistano la loro individualità e riescono a esprimere le passioni e i sentimenti.

 

Questo è Giotto, un genio che si spinge oltre l’arte Bizantina e apre le porte alla modernità.



 

 

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