N. 28 - Aprile 2010 
                          
                          (LIX)
																						giordano bruno
																						storia di un "eretico" - parte iI
																						di Giorgio Giannini
																						 
																			
																			
																			
																			Nel 
																			maggio 
																			1592, 
																			Bruno 
																			incontra 
																			a 
																			Venezia 
																			il 
																			confratello 
																			Fra 
																			Domenico 
																			da 
																			Nocera 
																			e 
																			gli 
																			racconta 
																			la 
																			sua 
																			vita 
																			per 
																			sapere 
																			se 
																			poteva 
																			sperare 
																			nel 
																			perdono 
																			della 
																			Chiesa 
																			e 
																			quindi 
																			poter 
																			andare 
																			a 
																			vivere 
																			tranquillamente 
																			a 
																			Roma. 
																			La 
																			risposta 
																			è 
																			però 
																			evasiva.
																			
																			
																			
																			Nella 
																			notte 
																			tra 
																			venerdì 
																			22 e 
																			sabato 
																			23 
																			maggio 
																			1592, 
																			Giovanni 
																			Mocenigo 
																			lo 
																			fa 
																			rinchiudere 
																			da 
																			alcuni 
																			servitori 
																			in 
																			un 
																			solaio 
																			della 
																			sua 
																			casa 
																			e 
																			quindi, 
																			su 
																			consiglio 
																			del 
																			suo 
																			confessore 
																			, lo 
																			denuncia 
																			all'Inquisizione 
																			con 
																			l’accusa 
																			di 
																			affermazioni 
																			sospette 
																			di 
																			eresia. 
																			Così 
																			Bruno 
																			è 
																			arrestato, 
																			nella 
																			notte 
																			tra 
																			il 
																			sabato 
																			23 e 
																			la 
																			domenica 
																			24 
																			maggio 
																			1592, 
																			dal 
																			Capitano 
																			Matteo 
																			d’Avanzo 
																			e 
																			rinchiuso 
																			nelle 
																			carceri 
																			del 
																			S. 
																			Uffizio 
																			in 
																			S. 
																			Domenico 
																			di 
																			Castello. 
																			Lunedì 
																			25 
																			maggio, 
																			Mocenigo 
																			presenta 
																			una 
																			seconda 
																			denuncia, 
																			consegnando 
																			anche 
																			le 
																			opere 
																			di 
																			Bruno 
																			che 
																			ha 
																			trovato 
																			nella 
																			sua 
																			abitazione.
																			
																			
																			
																			Martedì 
																			26 
																			maggio, 
																			depongono 
																			davanti 
																			al 
																			Tribunale 
																			dell'Inquisizione, 
																			i 
																			librai 
																			Ciotto 
																			e 
																			Brictano 
																			. 
																			Quindi 
																			viene 
																			interrogato 
																			Bruno, 
																			che 
																			racconta 
																			la 
																			sua 
																			vita.
																			
																			Il 
																			29 
																			maggio, 
																			Mocenigo 
																			presenta 
																			una 
																			terza 
																			denuncia, 
																			accusando 
																			Bruno 
																			di 
																			aver 
																			duramente 
																			criticato 
																			la 
																			Chiesa 
																			Cattolica 
																			e le 
																			sue 
																			istituzioni.
																			
																			
																			
																			I 
																			capi 
																			di 
																			imputazione 
																			contro 
																			Bruno, 
																			desunti 
																			dalle 
																			denuncie 
																			di 
																			Mocenigo 
																			sono 
																			ben 
																			29.
																			Bruno 
																			subisce 
																			in 
																			pochissimi 
																			giorni, 
																			fino 
																			al 4 
																			giugno, 
																			sei 
																			interrogatori 
																			ed è 
																			interrogato 
																			per 
																			la 
																			settima 
																			volta 
																			il 
																			30 
																			luglio. 
																			Sviluppa 
																			la 
																			propria 
																			difesa 
																			sostenendo 
																			che 
																			nelle 
																			sue 
																			opere 
																			ha 
																			sempre 
																			voluto 
																			fare 
																			delle 
																			dissertazioni 
																			filosofiche 
																			e 
																			non 
																			teologiche.
																			Il 
																			30 
																			luglio 
																			1592, 
																			Bruno 
																			si 
																			dichiara 
																			pentito 
																			e 
																			chiede 
																			perdono 
																			a 
																			Dio 
																			ed 
																			ai 
																			giudici 
																			del 
																			Tribunale, 
																			promettendo 
																			di 
																			cambiare 
																			vita 
																			se 
																			gli 
																			fosse 
																			stato 
																			concesso 
																			di 
																			vivere. 
																			A 
																			questo 
																			punto, 
																			il 
																			processo 
																			sembrava 
																			mettersi 
																			per 
																			il 
																			meglio, 
																			anche 
																			in 
																			seguito 
																			alle 
																			deposizioni, 
																			a 
																			lui 
																			favorevoli, 
																			del 
																			nobile 
																			veneziano 
																			Andrea 
																			Morosini 
																			e 
																			del 
																			libraio 
																			Ciotto.
																			
																			
																			
																			Nell’agosto 
																			1592, 
																			una 
																			copia 
																			degli 
																			atti 
																			del 
																			processo 
																			vengono 
																			inviati 
																			a 
																			Roma 
																			per 
																			il 
																			parere 
																			del 
																			Tribunale 
																			Centrale 
																			dell’Inquisizione, 
																			come 
																			prescritto 
																			da 
																			un 
																			decreto 
																			del 
																			Sant’Uffizio 
																			del 
																			1581. 
																			Pero' 
																			il 
																			Cardinale 
																			di 
																			Sanseverina, 
																			Supremo 
																			Inquisitore 
																			a 
																			Roma, 
																			chiede, 
																			probabilmente 
																			su 
																			suggerimento 
																			del 
																			Pontefice, 
																			l'avocazione 
																			del 
																			processo 
																			presso 
																			il 
																			Tribunale 
																			Centrale 
																			presieduto 
																			dallo 
																			stesso 
																			Papa 
																			; 
																			ordina 
																			quindi 
																			la 
																			consegna 
																			di 
																			Bruno 
																			al 
																			Governatore 
																			di 
																			Ancona 
																			affinché 
																			sia 
																			trasferito 
																			a 
																			Roma.
																			
																			
																			Il 7 
																			gennaio 
																			1593, 
																			il 
																			Senato 
																			della 
																			Repubblica 
																			Veneta, 
																			dopo 
																			aver 
																			tentato 
																			di 
																			resistere 
																			alla 
																			pretesa 
																			del 
																			Sant'Uffizio, 
																			autorizza 
																			il 
																			trasferimento 
																			di 
																			Bruno 
																			a 
																			Roma 
																			e ne 
																			ordina 
																			l’arresto 
																			nelle 
																			carceri 
																			criminali. 
																			Il 
																			19 
																			febbraio 
																			1593, 
																			Bruno 
																			parte 
																			per 
																			Ancona; 
																			quindi 
																			è 
																			trasferito 
																			a 
																			Roma, 
																			dove 
																			arriva 
																			il 
																			giorno 
																			27 
																			ed è 
																			subito 
																			rinchiuso 
																			nel 
																			Palazzo 
																			Pucci, 
																			sede 
																			del 
																			S. 
																			Uffizio, 
																			vicino 
																			al 
																			Vaticano.
																			
																			
																			
																			Nell’autunno 
																			1593, 
																			il 
																			S. 
																			Uffizio 
																			presenta 
																			13 
																			nuovi 
																			capi 
																			d'accusa 
																			in 
																			seguito 
																			alla 
																			deposizione 
																			di 
																			Fra 
																			Celestino 
																			da 
																			Verona, 
																			compagno 
																			di 
																			cella 
																			di 
																			Bruno 
																			nel 
																			carcere 
																			veneziano, 
																			che 
																			indica 
																			tre 
																			testimoni 
																			per 
																			confermare 
																			le 
																			sue 
																			accuse. 
																			Un 
																			quarto 
																			testimone, 
																			chiamato 
																			in 
																			causa 
																			da 
																			uno 
																			degli 
																			altri 
																			tre, 
																			accusa 
																			Bruno 
																			di 
																			disprezzare 
																			il 
																			culto 
																			dei 
																			Santi.
																			
																			
																			
																			Le 
																			nuove 
																			gravi 
																			accuse, 
																			in 
																			parte 
																			diverse 
																			da 
																			quelle 
																			formulate 
																			da 
																			Mocenigo 
																			nelle 
																			sue 
																			denunce, 
																			danno 
																			nuovo 
																			vigore 
																			al 
																			processo. 
																			Bruno 
																			viene 
																			interrogato 
																			altre 
																			otto 
																			volte 
																			nel 
																			corso 
																			dell’anno 
																			1593 
																			e si 
																			difende 
																			dalle 
																			accuse 
																			affermando 
																			di 
																			aver 
																			sempre 
																			discusso 
																			di 
																			filosofia, 
																			in 
																			un 
																			contesto 
																			colloquiale 
																			o 
																			scherzoso. 
																			E’ 
																			invitato 
																			più 
																			volte 
																			a 
																			mutar 
																			parere, 
																			ma 
																			non 
																			cede 
																			agli 
																			inquisitori 
																			romani, 
																			diversamente 
																			da 
																			come 
																			aveva 
																			fatto 
																			a 
																			Venezia, 
																			dove 
																			aveva 
																			mostrato 
																			la 
																			volontà 
																			di 
																			riconoscere 
																			i 
																			propri 
																			errori 
																			e di 
																			abiurare. 
																			Pur 
																			consapevole 
																			che 
																			lo 
																			attende 
																			una 
																			lunga 
																			prigionia 
																			, 
																			rimane 
																			fermo 
																			sulle 
																			sue 
																			posizioni, 
																			dimostrando 
																			grande 
																			fermezza 
																			e 
																			dignità.
																			
																			
																			
																			All’inizio 
																			del 
																			1594, 
																			si 
																			apre 
																			la 
																			seconda 
																			fase 
																			del 
																			processo: 
																			dopo 
																			il 
																			processo 
																			offensivo 
																			si 
																			passa 
																			al 
																			processo 
																			ripetitivo, 
																			con 
																			il 
																			nuovo 
																			interrogatorio 
																			degli 
																			accusatori 
																			e 
																			dei 
																			testimoni, 
																			che 
																			avviene 
																			tra 
																			il 
																			gennaio 
																			ed 
																			il 
																			marzo 
																			1594.
																			Bruno 
																			rifiuta 
																			il 
																			difensore 
																			d’ufficio 
																			assegnatogli 
																			dal 
																			Tribunale 
																			e si 
																			difende 
																			da 
																			solo.
																			
																			
																			
																			Tutte 
																			le 
																			accuse 
																			sono 
																			confermate; 
																			vengono 
																			quindi 
																			predisposti 
																			23 
																			Articuli 
																			, 
																			contenenti 
																			altrettante 
																			imputazioni, 
																			una 
																			copia 
																			dei 
																			quali, 
																			senza 
																			il 
																			nome 
																			degli 
																			accusatori, 
																			è 
																			consegnata 
																			a 
																			Bruno 
																			affinchè 
																			possa 
																			preparare 
																			la 
																			sua 
																			difesa 
																			attraverso 
																			gli 
																			Interrogatoria 
																			(domande 
																			da 
																			lui 
																			formulate 
																			per 
																			i 
																			testimoni, 
																			ai 
																			quali 
																			sono 
																			però 
																			rivolte 
																			dai 
																			giudici).
																			
																			
																			
																			Per 
																			la 
																			maggior 
																			parte 
																			dei 
																			capi 
																			di 
																			imputazione 
																			(16 
																			su 
																			23) 
																			sono 
																			state 
																			raccolte 
																			almeno 
																			due 
																			testimonianze 
																			concordanti, 
																			per 
																			cui, 
																			secondo 
																			la 
																			normativa, 
																			l’accusa 
																			si 
																			intende 
																			provata, 
																			anche 
																			se 
																			l’imputato 
																			continua 
																			a 
																			negare.
																			
																			
																			
																			Nel 
																			giugno 
																			1594, 
																			l’Avvocato 
																			del 
																			Tribunale 
																			consegna 
																			a 
																			Bruno 
																			una 
																			copia 
																			degli 
																			atti 
																			del 
																			processo 
																			e lo 
																			invita 
																			a 
																			preparare 
																			la 
																			sua 
																			difesa. 
																			Il 
																			20 
																			dicembre, 
																			Bruno 
																			consegna 
																			un 
																			memoriale 
																			di 
																			difesa 
																			di 
																			80 
																			pagine.
																			
																			
																			
																			Il 
																			16 
																			febbraio 
																			1595, 
																			il 
																			Papa 
																			Clemente 
																			VIII 
																			(Ippolito 
																			Aldobrandini, 
																			eletto 
																			nel 
																			1592), 
																			dopo 
																			aver 
																			accertato 
																			che 
																			manca 
																			negli 
																			atti 
																			processuali 
																			l’esame 
																			delle 
																			opere 
																			di 
																			Bruno, 
																			ordina 
																			che 
																			una 
																			Commissione 
																			di 
																			teologi 
																			( di 
																			cui 
																			è 
																			chiamato 
																			a 
																			far 
																			parte 
																			anche 
																			Roberto 
																			Bellarmino), 
																			esamini 
																			i 
																			suoi 
																			scritti 
																			per 
																			individuare 
																			le 
																			proposizioni 
																			eretiche 
																			e 
																			redigere 
																			l’atto 
																			di 
																			accusa. 
																			Nel 
																			dicembre 
																			1996, 
																			è 
																			presentato 
																			a 
																			Bruno 
																			l’elenco 
																			delle 
																			censure 
																			ricavate 
																			dall’esame 
																			delle 
																			sue 
																			opere, 
																			affinché 
																			egli 
																			possa 
																			preparare 
																			la 
																			sua 
																			difesa.
																			
																			
																			
																			A 
																			partire 
																			dal 
																			24 
																			marzo 
																			1997, 
																			Bruno 
																			è 
																			interrogato 
																			ripetutamente 
																			sulle 
																			censure 
																			formulate 
																			dai 
																			teologi 
																			(molto 
																			probabilmente, 
																			il 
																			27 
																			marzo 
																			subisce 
																			anche 
																			la 
																			tortura); 
																			è 
																			più 
																			volte 
																			esortato 
																			ad 
																			abbandonare 
																			le 
																			sue 
																			teorie, 
																			ma 
																			non 
																			recede 
																			dalle 
																			sue 
																			posizioni. 
																			A 
																			dicembre 
																			gli 
																			viene 
																			chiesta 
																			una 
																			nuova 
																			memoria 
																			difensiva.
																			
																			
																			
																			Nel 
																			marzo 
																			1598, 
																			è 
																			redatto 
																			un 
																			Sommario 
																			del 
																			processo 
																			per 
																			il 
																			Papa 
																			Clemente 
																			VIII 
																			che 
																			però 
																			si 
																			trova 
																			in 
																			quel 
																			momento 
																			a 
																			Ferrara, 
																			da 
																			poco 
																			annessa 
																			allo 
																			Stato 
																			Pontificio. 
																			Così 
																			la 
																			causa 
																			è 
																			sospesa 
																			per 
																			l'assenza 
																			del 
																			Papa 
																			e 
																			riprende 
																			il 
																			12 
																			gennaio 
																			1599, 
																			quando, 
																			su 
																			indicazione 
																			del 
																			Cardinale 
																			Roberto 
																			Bellarmino, 
																			vengono 
																			sottoposte 
																			a 
																			Bruno 
																			otto 
																			proposizioni 
																			eretiche 
																			da 
																			abiurare, 
																			estratte 
																			dal 
																			Sommario 
																			del 
																			processo. 
																			Una 
																			copia 
																			di 
																			queste 
																			è 
																			consegnata 
																			a 
																			Bruno 
																			il 
																			18 
																			gennaio, 
																			in 
																			modo 
																			che 
																			possa 
																			preparare 
																			la 
																			sua 
																			difesa, 
																			e 
																			gli 
																			si 
																			concede 
																			un 
																			periodo 
																			di 
																			riflessione 
																			di 6 
																			giorni.
																			
																			
																			
																			Il 
																			25 
																			gennaio, 
																			Bruno 
																			dichiara 
																			di 
																			essere 
																			disposto 
																			all'abiura, 
																			a 
																			condizione 
																			che 
																			gli 
																			errori 
																			nei 
																			quali 
																			è 
																			incorso 
																			siano 
																			considerati 
																			tali 
																			“ex 
																			nunc”, 
																			come 
																			se 
																			su 
																			quelle 
																			questioni 
																			la 
																			Chiesa 
																			non 
																			aveva 
																			espresso 
																			in 
																			precedenza 
																			un 
																			chiaro 
																			giudizio. 
																			I 
																			giudici 
																			però 
																			non 
																			accettano 
																			la 
																			sua 
																			condizione, 
																			ritenendo 
																			che 
																			le 
																			sue 
																			affermazioni 
																			teologiche 
																			erano 
																			da 
																			sempre 
																			considerate 
																			eretiche.
																			
																			
																			
																			Nell’udienza 
																			del 
																			4 
																			febbraio, 
																			presieduta 
																			dal 
																			Papa 
																			, si 
																			decide 
																			di 
																			sottoporgli 
																			di 
																			nuovo 
																			le 
																			otto 
																			proposizioni 
																			eretiche, 
																			cosa 
																			che 
																			viene 
																			fatta 
																			il 
																			15, 
																			quando 
																			i 
																			giudici 
																			lo 
																			invitano 
																			ad 
																			abiurare, 
																			ma 
																			Bruno 
																			non 
																			cede 
																			neppure 
																			questa 
																			volta.
																			
																			
																			
																			Alla 
																			nuova 
																			udienza 
																			del 
																			Tribunale, 
																			Bruno 
																			si 
																			dichiara 
																			pentito 
																			e 
																			disposto 
																			all’abiura, 
																			ma 
																			il 5 
																			aprile 
																			consegna 
																			un’altra 
																			memoria 
																			difensiva, 
																			nella 
																			quale,pur 
																			dichiarando 
																			di 
																			essere 
																			disposto 
																			a 
																			riconoscere 
																			i 
																			propri 
																			errori, 
																			contesta 
																			la 
																			prima 
																			e la 
																			settima 
																			proposizione.
																			
																			Nella 
																			nuova 
																			udienza 
																			del 
																			24 
																			agosto, 
																			sono 
																			respinte 
																			le 
																			argomentazioni 
																			difensive 
																			di 
																			Bruno. 
																			E’ 
																			presente 
																			anche 
																			il 
																			Papa 
																			che 
																			gli 
																			propone 
																			nuove 
																			proposizioni 
																			da 
																			abiurare. 
																			I 
																			giudici 
																			propongono 
																			di 
																			ricorrere 
																			alla 
																			tortura 
																			sulle 
																			proposizioni 
																			che 
																			egli 
																			rifiuta 
																			di 
																			abiurare.
																			
																			Il 
																			10 
																			settembre, 
																			il 
																			Tribunale 
																			dell'Inquisizione 
																			assegna 
																			a 
																			Bruno 
																			un 
																			ultimo 
																			periodo 
																			di 
																			riflessione 
																			di 
																			40 
																			giorni 
																			previsto 
																			per 
																			i 
																			pertinaci. 
																			Sei 
																			giorni 
																			dopo, 
																			Bruno 
																			consegna 
																			una 
																			nuova 
																			memoria 
																			difensiva 
																			indirizzata 
																			al 
																			Papa, 
																			che 
																			irrita 
																			molto 
																			sia 
																			i 
																			giudici 
																			che 
																			il 
																			Pontefice 
																			dato 
																			che 
																			egli 
																			ribadisce 
																			con 
																			fermezza 
																			le 
																			sue 
																			affermazioni.
																			
																			
																			
																			Intanto 
																			è 
																			giunta 
																			al 
																			S. 
																			Uffizio 
																			una 
																			nuova 
																			denuncia, 
																			relativa 
																			al 
																			contenuto 
																			dello 
																			Spaccio 
																			della 
																			bestia 
																			trionfante, 
																			considerata 
																			un’opera 
																			offensiva 
																			verso 
																			il 
																			Pontefice. 
																			Gli 
																			viene 
																			concesso 
																			un 
																			ulteriore 
																			periodo 
																			di 
																			40 
																			giorni 
																			per 
																			pentirsi 
																			e 
																			fare 
																			un’abiura 
																			completa 
																			e 
																			incondizionata. 
																			Il 
																			17 
																			novembre, 
																			alla 
																			scadenza 
																			del 
																			termine, 
																			Bruno 
																			rimane 
																			fermo 
																			nelle 
																			sue 
																			posizioni.
																			Il 
																			21 
																			dicembre 
																			1599, 
																			nella 
																			22° 
																			udienza, 
																			i 
																			Giudici 
																			lo 
																			invitano 
																			di 
																			nuovo 
																			a 
																			pentirsi, 
																			ma 
																			egli 
																			ancora 
																			una 
																			volta 
																			non 
																			cede. 
																			Lo 
																			stesso 
																			giorno, 
																			nell’ 
																			estremo 
																			tentativo 
																			di 
																			persuaderlo 
																			a 
																			pentirsi, 
																			parlano 
																			con 
																			lui 
																			il 
																			Superiore 
																			Generale 
																			dei 
																			Domenicani, 
																			fra 
																			Ippolito 
																			Maria 
																			Beccaria, 
																			ed 
																			il 
																			Procuratore 
																			Generale 
																			dell’Ordine, 
																			fra 
																			Paolo 
																			Isaresio 
																			della 
																			Mirandola, 
																			che 
																			cercano 
																			di 
																			convincerlo 
																			a 
																			riconoscere 
																			i 
																			propri 
																			errori, 
																			promettendogli 
																			salva 
																			la 
																			vita, 
																			ma 
																			Bruno 
																			risponde 
																			che 
																			“non 
																			deve, 
																			nè 
																			vuole 
																			pentirsi, 
																			non 
																			ha 
																			di 
																			che 
																			pentirsi, 
																			non 
																			ha 
																			materia 
																			di 
																			pentimento, 
																			non 
																			sa 
																			di 
																			che 
																			cosa 
																			si 
																			debba 
																			pentire”.
																			
																			
																			
																			Il 
																			20 
																			gennaio 
																			dell'anno 
																			santo 
																			1600,il 
																			Papa 
																			Clemente 
																			VIII, 
																			letta 
																			la 
																			relazione 
																			del 
																			Superiore 
																			dei 
																			Domenicani, 
																			decide 
																			di 
																			concludere 
																			il 
																			processo, 
																			ordinando 
																			di 
																			pronunciare 
																			la 
																			sentenza. 
																			Così, 
																			l’otto 
																			febbraio, 
																			Bruno 
																			è 
																			condotto 
																			dal 
																			Palazzo 
																			del 
																			S. 
																			Uffizio, 
																			che 
																			ha 
																			sede 
																			nel 
																			Palazzo 
																			del 
																			Cardinale 
																			Madruzzi, 
																			in 
																			Piazza 
																			Navona, 
																			vicino 
																			alla 
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Agnese, 
																			dove 
																			il 
																			Procuratore 
																			Giulio 
																			Materenzii 
																			legge 
																			la 
																			sentenza 
																			con 
																			la 
																			quale 
																			Bruno 
																			è 
																			condannato 
																			come 
																			eretico 
																			impenitente, 
																			pertinace 
																			e 
																			ostinato 
																			ed è 
																			degradato 
																			dagli 
																			ordini 
																			ecclesiasticii. 
																			Quindi, 
																			è 
																			consegnato 
																			per 
																			l’esecuzione 
																			della 
																			sentenza 
																			al 
																			Governatore 
																			di 
																			Roma, 
																			che 
																			eprò 
																			è 
																			pregato 
																			di 
																			mitigare 
																			il 
																			rigore 
																			della 
																			pena.
																			
																			
																			
																			Bruno, 
																			che 
																			ha 
																			ascoltato 
																			la 
																			sentenza 
																			in 
																			ginocchio, 
																			si 
																			alza 
																			in 
																			piedi 
																			ed 
																			attacca 
																			i 
																			giudici 
																			dicendo 
																			loro: 
																			“Avete 
																			più 
																			timore 
																			voi 
																			nel 
																			pronunciare 
																			la 
																			mia 
																			condanna 
																			che 
																			io 
																			nell'ascoltarla".
																			
																			
																			
																			Viene 
																			quindi 
																			consegnato 
																			al 
																			"braccio 
																			secolare" 
																			della 
																			Chiesa, 
																			cioè 
																			al 
																			Governatore 
																			di 
																			Roma, 
																			ed è 
																			richiuso 
																			nel 
																			carcere 
																			criminale 
																			di 
																			Tor 
																			di 
																			Nona 
																			in 
																			attesa 
																			dell’esecuzione 
																			della 
																			sentenza 
																			di 
																			morte, 
																			stabilita 
																			all’inizio 
																			per 
																			il 
																			12 
																			febbraio 
																			e 
																			poi 
																			rinviata 
																			al 
																			17 
																			febbraio, 
																			giovedì 
																			grasso.
																			
																			
																			
																			All'alba 
																			del 
																			17 
																			febbraio 
																			1600, 
																			Bruno 
																			è 
																			prelevato 
																			dal 
																			carcere 
																			di 
																			Tor 
																			di 
																			Nona 
																			dalla 
																			Confraternita 
																			di 
																			S. 
																			Giovanni 
																			Decollato 
																			per 
																			essere 
																			condotto 
																			nella 
																			Piazza 
																			Campo 
																			de' 
																			Fiori. 
																			Gli 
																			fanno 
																			indossare 
																			l’abito 
																			penitenziale 
																			e 
																			gli 
																			mettono 
																			la 
																			mordacchia 
																			in 
																			modo 
																			che 
																			non 
																			possa 
																			parlare. 
																			Sette 
																			confortatori 
																			cercano 
																			di 
																			farlo 
																			pentire, 
																			ma 
																			invano. 
																			Giunto 
																			sulla 
																			Piazza, 
																			è 
																			spogliato 
																			nudo 
																			e 
																			legato 
																			ad 
																			un 
																			palo 
																			posto 
																			sopra 
																			una 
																			catasta 
																			di 
																			legna, 
																			sulla 
																			quale 
																			è 
																			bruciato 
																			vivo 
																			mentre 
																			la 
																			Confraternita 
																			di 
																			S. 
																			Giovanni 
																			Decollato 
																			canta 
																			le 
																			litanie. 
																			I 
																			confortatori 
																			cercano 
																			fino 
																			all’ultimo 
																			di 
																			farlo 
																			pentire, 
																			per 
																			avere 
																			una 
																			morte 
																			meno 
																			cruenta; 
																			quando 
																			gli 
																			porgono 
																			il 
																			crocefisso 
																			da 
																			baciare, 
																			Bruno 
																			si 
																			gira 
																			dall’altra 
																			parte.
																			Nella 
																			stessa 
																			sentenza, 
																			il 
																			S. 
																			Uffizio 
																			ordina 
																			di 
																			bruciare 
																			tutte 
																			le 
																			sue 
																			opere 
																			e di 
																			metterle 
																			all’Indice 
																			dei 
																			libri 
																			proibiti 
																			, 
																			istituito 
																			nel 
																			1515 
																			dal 
																			Papa 
																			Leone 
																			X e 
																			confermato 
																			dal 
																			Concilio 
																			di 
																			Trento.
																			
																			
																			Gli 
																			atti 
																			originali 
																			del 
																			processo 
																			a 
																			Bruno 
																			non 
																			si 
																			sono 
																			trovati. 
																			Ci è 
																			però 
																			pervenuto 
																			l’ampio 
																			Sommario 
																			del 
																			processo, 
																			scritto 
																			nel 
																			marzo 
																			1598 
																			per 
																			riepilogare 
																			al 
																			Papa 
																			Clemente 
																			VIII 
																			le 
																			varie 
																			fasi 
																			del 
																			lungo 
																			iter 
																			processuale, 
																			che 
																			è 
																			stato 
																			rinvenuto 
																			all’inizio 
																			del 
																			novecento 
																			nell’archivio 
																			personale 
																			del 
																			Papa 
																			Pio 
																			IX.
																			
																			
																			
																			Dell’esecuzione 
																			di 
																			Bruno 
																			si 
																			da 
																			notizia 
																			in 
																			un 
																			avviso 
																			di 
																			sabato 
																			19 
																			febbraio 
																			1600 
																			con 
																			queste 
																			parole: 
																			“Da 
																			Roma 
																			19 
																			febbraio 
																			1600. 
																			Giovedì 
																			in 
																			Campo 
																			di 
																			Fiori 
																			fu 
																			abbruggiato 
																			vivo 
																			quello 
																			scellerato 
																			frate 
																			domenichino 
																			da 
																			Nolla, 
																			di 
																			che 
																			si 
																			scrisse 
																			con 
																			le 
																			passate: 
																			heretico 
																			obstinatissimo 
																			et 
																			avendo 
																			di 
																			suo 
																			capriccio 
																			formati 
																			diversi 
																			dogmi 
																			contro 
																			nostra 
																			fede 
																			et 
																			in 
																			particolare 
																			contro 
																			la 
																			SS. 
																			Ma 
																			Vergine 
																			et i 
																			Santi, 
																			volse 
																			obstinatamente 
																			morire 
																			in 
																			quelli 
																			lo 
																			scellerato; 
																			et 
																			diceva 
																			che 
																			moriva 
																			martire 
																			et 
																			volentieri 
																			et 
																			che 
																			se 
																			ne 
																			sarebbe 
																			la 
																			sua 
																			anima 
																			ascesa 
																			con 
																			quel 
																			fumo 
																			in 
																			paradiso; 
																			ma 
																			ora 
																			egli 
																			se 
																			ne 
																			avede 
																			se 
																			diceva 
																			la 
																			verità”.
																			
																			
																			
																			La 
																			notizia 
																			del 
																			rogo 
																			di 
																			Bruno 
																			è 
																			riportata 
																			anche 
																			nei 
																			Registri 
																			della 
																			Confraternita 
																			di 
																			S. 
																			Giovanni 
																			Decollato, 
																			incaricata 
																			di 
																			accompagnare 
																			al 
																			supplizio 
																			i 
																			condannati 
																			a 
																			morte, 
																			cercando 
																			nel 
																			contempo 
																			di 
																			farli 
																			pentire, 
																			con 
																			i 
																			confortatori.
																			
																			
																			
																			Infatti, 
																			nel 
																			Registro 
																			dell’anno 
																			1600 
																			è 
																			scritto: 
																			“Giovedi 
																			a dì 
																			16 
																			febbraio 
																			1600. 
																			A 
																			hore 
																			due 
																			di 
																			notte 
																			fu 
																			intimato 
																			alla 
																			compagnia 
																			che 
																			la 
																			mattina 
																			si 
																			doveva 
																			fare 
																			giustiziai 
																			d’un 
																			in 
																			Ponte, 
																			et 
																			però 
																			alle 
																			sei 
																			hore 
																			di 
																			notte, 
																			radunati 
																			li 
																			confortatori 
																			e 
																			capellano 
																			in 
																			Sant’Orsola, 
																			et 
																			andati 
																			alla 
																			carcere 
																			di 
																			Torre 
																			di 
																			Nona, 
																			entrati 
																			nella 
																			nostra 
																			cappella 
																			e 
																			fatte 
																			le 
																			solite 
																			orazioni, 
																			ci 
																			fu 
																			consegnato 
																			il 
																			sottoscritto 
																			a 
																			morte 
																			condennato 
																			videlicet. 
																			Giordano 
																			del 
																			quondam 
																			Giovanni 
																			Bruni, 
																			frate 
																			apostata 
																			da 
																			Nola 
																			di 
																			Regno, 
																			eretico 
																			impenitente; 
																			il 
																			quale 
																			esortato 
																			dai 
																			nostri 
																			fratelli 
																			con 
																			ogni 
																			carità 
																			e 
																			fatti 
																			chiamare 
																			due 
																			padri 
																			di 
																			San 
																			Domenico, 
																			due 
																			del 
																			Gesù, 
																			due 
																			della 
																			Chiesa 
																			Nuova 
																			e 
																			uno 
																			di 
																			san 
																			Girolamo, 
																			i 
																			quali 
																			con 
																			ogni 
																			affetto 
																			et 
																			con 
																			molta 
																			dottrina 
																			mostrandoli 
																			per 
																			l’error 
																			suo, 
																			finalmente 
																			stette 
																			sempre 
																			nella 
																			sua 
																			maledetta 
																			ostinatione, 
																			aggirandosi 
																			il 
																			cervello 
																			e 
																			l’intelletto 
																			con 
																			mille 
																			errori 
																			et 
																			vanità, 
																			et 
																			anzi 
																			perseverò 
																			nella 
																			sua 
																			ostinatione 
																			che 
																			dai 
																			ministri 
																			della 
																			giustizia 
																			fu 
																			condotto 
																			in 
																			Campo 
																			di 
																			Fiore 
																			e 
																			quivi 
																			spogliato 
																			nudo 
																			e 
																			legato 
																			ad 
																			un 
																			palo 
																			fu 
																			brusciato 
																			vivo, 
																			acompagniato 
																			sempre 
																			dalla 
																			nostra 
																			Compagnia 
																			cantando 
																			le 
																			letanie 
																			e li 
																			confortatori 
																			sino 
																			al 
																			ultimo 
																			punto 
																			confortandolo 
																			a 
																			lassar 
																			la 
																			sua 
																			ostinatione, 
																			con 
																			la 
																			quale 
																			finalmente 
																			finì 
																			la 
																			sua 
																			misera 
																			et 
																			infelice 
																			vita”.
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			