.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

antica


N. 90 - Giugno 2015 (CXXI)

GAIO MARIO
UN HOMO NOVUS CHE SEGNÒ I DESTINI DELLA REPUBBLICA

di Davide Galluzzi

 

Gli ultimi anni della Repubblica romana, è noto, furono travagliati dai continui conflitti interni alla classe dominante, divisa in due fazioni: populares e optimates. Questo scontro, iniziato con quella che potremmo definire “epoca graccana”, terminò con la liquidazione dei cesaricidi, con la fine sanguinosa del secondo Triumvirato e con l’istituzione del Principato augusteo.

 

Tuttavia possiamo fissare un punto di svolta decisivo nell’epoca che vide confrontarsi da un lato Gaio Mario e, dall’altro, Lucio Cornelio Silla. In questo breve articolo ci occuperemo di Mario, lasciando ad uno scritto futuro l’analisi dell’operato di Silla.

 

TralasceremO gli albori dell’esperienza politico-militare di Mario, concentrandoci sugli avvenimenti che lo portarono a ricoprire per la prima volta il consolato, proseguendo poi fino alla morte dell’esponente popolare. Per fare questo dobbiamo tornare indietro negli anni, fino alla conclusione della terza guerra punica.

 

Al termine del conflitto i territori conquistati (ossia la provincia d’Africa) si trovarono a confinare con regno di Numidia guidato da Massinissa. Morto il re salì al potere il figlio Micipsa, che continuò la politica filoromana che aveva contraddistinto il regno del padre. Politica che, come è da aspettarsi, attirò gli esponenti economici di Roma.

 

Nel 118 a.C. morì pure Micipsa ed il regno passò, integro, ai tre figli. La situazione, tuttavia, non fu tollerata da Giugurta, il quale ben presto assassinò il fratello Iempsale. Il terzo fratello, Aderbale, riuscì a fuggire a Roma e chiese l’aiuto del Senato.

 

La soluzione elaborata da Roma fu quella di dividere il regno in due parti: ad Aderbale, amico di Roma, la parte più ricca. A Giugurta, invece, la parte più vasta. Inutile dirlo, a Giugurta la situazione non piacque affatto e, nel 112 a.C., assediò Cirta, capitale del regno di Aderbale.

 

Entrato vittorioso in città Giugurta decise non solo di uccidere il fratello, ma anche di trucidare i romani che risiedevano in città. Questa tragica decisione scatenò indignazione a Roma, soprattutto nel ceto equestre, che aveva i maggiori interessi in nord Africa. Furono proprio i cavalieri a spingere il Senato, riluttante, in guerra. Gli oppositori del Senato videro nella sua riluttanza un segno della corruzione giugurtina, ma è più probabile che ad essa avesse contribuito il pericolo dei Teutoni e dei Cimbri, che minacciano la Repubblica a settentrione.

 

Ad ogni modo la guerra scoppiò nel 111 a.C. e, fino al 109 a.C., le operazioni belliche furono condotte senza troppa enfasi, portando di conseguenza diverse sconfitte alle legioni romane. Fu proprio nel 109 a.C. che a comando dell’esercito fu inviato il console Quinto Cecilio Metello, il quale aveva come legato Gaio Mario.

 

Il console riuscì a sconfiggere più volte Giugurta, ma non pervenne mai ad una vittoria definitiva. Fu tra l’oscillante andamento bellico e tra le sempre più pressanti richieste e lamentele degli ambienti economici che, nel 107 a.C., Gaio Mario divenne console. È da notare come il Senato avesse tuttavia prorogato il comando militare a Quinto Cecilio Metello.

 

Questo provvedimento fu probabilmente dovuto al fatto che Mario era homo novus, quindi inviso all’ambiente senatorio. Ad ogni modo il nuovo console fece votare ai comizi una proposta del tribuno della plebe che metteva da parte la decisione del Senato e affidava a Mario il comando militare. Mario si trovò quindi a dover affrontare il problema dell’esercito. Il console, infatti, si scontrò con la forte mancanza di truppe dovute alla lunga guerra contro Giugurta e agli scontri con Cimbri e Teutoni.

 

Fu così che egli elaborò una riforma di grandissima importanza e che solo in seguito dispiegò tutto il suo potere e le sue potenzialità: aprì l’arruolamento ai capite censi, cioè i nullatenenti. Questa pratica, prima utilizzata solo in casi d’emergenza, dopo la riforma mariana divenne pratica comune e creò legioni fedeli al proprio comandante, dalla cui azione dipendeva la ricompensa per tutti i soldati (bottino, terre ecc.).

 

Rinforzato l’esercito Mario tornò in Africa e, nel giro di tre anni, sconfisse Giugurta. La sua abilità consistette non solo nell’utilizzo delle armi, ma anche nell’utilizzo della diplomazia, grazie alla quale riuscì a separare Giugurta dall’alleato e suocero Bocco, re di Mauretania, il quale, grazie all’operato di Silla (legato di Mario), tradì il genero e lo consegnò ai romani. La Numidia fu di nuovo spartita. Una parte andò ad un nipote di Massinissa, la parte restante andò a Bocco. Nel 104 a.C. Mario, uscito da un proconsolato biennale e rieletto console, celebrò il trionfo su Giugurta.

 

Come già accennato più volte mentre in Africa si combatteva contro Giugurta a settentrione cresceva la minaccia dei Cimbri e dei Teutoni che, spinti da necessità impellenti, iniziarono una travolgente migrazione che coinvolse i territori romani. Più volte queste popolazioni unite sconfissero i generali romani. Il pericolo, quindi, cresceva sempre più, cosiccome cresceva il malcontento verso i generali che non seppero fermare i barbari.

 

In questo contesto, nel 104 a.C., Mario venne chiamato di nuovo al consolato. Subito egli approfondì quella riforma dell’esercito iniziata anni addietro. Questa volta l’opera riformatrice andò a toccare diversi aspetti, dalla riorganizzazione delle legioni (non più divise in trenta manipoli, ma in dieci coorti da seicento uomini ciascuna), all’addestramento, passando per equipaggiamento, armamento e le insegne delle legioni.

 

Con questo esercito riformato e grazie anche alla divisione intercorsa tra i Cimbri ed i Teutoni Roma riuscì a sconfiggere queste popolazioni. Nel 102 a.C. le legioni sterminarono i Teutoni ad Aquae Sextiae, mentre l’anno successivo eliminarono i Cimbri presso i Campi Raudii.

 

Fino ad ora abbiamo analizzato le imprese militari di Mario, che dire, quindi, del fronte politico?in questo campo il nome di Mario va necessariamente affiancato a quello dei suoi due principali alleati: Lucio Appuleio Saturnino e Caio Servilio Gaucia. Il primo fu eletto tribuno della plebe nel 103 a.C., grazie proprio all’appoggio di Mario. Questo tribunato fu estremamente importante poiché in esso furono approvate due leggi importanti, oltre alla riduzione del prezzo del grano fissato da Caio Gracco.

 

Il primo provvedimento sanciva una distribuzione di terre africane ai veterani di Mario. Il secondo provvedimento, la lex de maiestate, puniva la lesione dell’autorità del popolo romano da parte di un magistrato (da notare che il collegio giudicante sarebbe stato composto da cavalieri). Glaucia, invece, fu eletto pretore nel 100 a.C., anno in cui Mario rivestì il sesto consolato e Saturnino venne rieletto al tribunato.

 

L’azione di Saturnino ovviamente non si fermò. Durante il suo secondo tribunato fece approvare una legge che sanciva una distribuzione di terre nella Gallia meridionale e imponeva la nascita di nuove colonie in Macedonia, Sicilia e Acaia. Nella legge fu inserita una clausola che impegnava i senatori a giurare di portare a compimento quanto decretato.

 

Nello stesso tempo si svolse anche l’azione di Glaucia, che restituì le giurie per i processi di concussione ai membri dell’ordine equestre. L’anno successivo Saturnino fu di nuovo eletto al tribunato e Glaucia si candidò al consolato. In seguito ai tumulti scoppiati durante le votazioni il Senato ricorse al senatus consulum ultimum, che Mario, in qualità di console, dovette far rispettare contro i suoi alleati.

 

Saturnino e Glaucia vennero uccisi e Mario decise di allontanarsi da Roma, andando in missione presso Mitridate VI. Il re del Ponto, infatti, aveva dato segnali allarmanti, deciso com’era ad attuare una politica espansionistica ai danni di Roma.

 

Dopo fasi alterne nei rapporti tra le due potenze la guerra dilagò e, nell’88 a.C., fu affidato il comando dell’esercito al console Lucio Cornelio Silla. A Roma, intanto, la situazione era tutt’altro che statica. Il tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo avviò una vasta opera legislativa.

 

Tra i provvedimenti che egli fece approvare ci fu anche il trasferimento del comando militare da Silla al redivivo Mario. Ovviamente Silla non poteva tollerare la cosa e decise di marciare su Roma.

 

Sulpicio fu assassinato, mentre Mario riuscì a rifugiarsi in Africa, dove poteva contare sull’appoggio delle sue clientele. Fu questa prima presa di Roma da parte dei sillani a rendere evidenti le conseguenze della riforma mariana dell’esercito di cui abbiamo parlato poco sopra.

 

Nonostante questo atto di gravissima entità Silla non riuscì ad impedire che nell’87 a.C. venne eletto console Lucio Cornelio Cinna, alleato di Mario. Il nuovo console decise di proporre una legge che garantisse l’iscrizione dei neocittadini italici nelle trentacinque tribù e non solo in alcune di esse, come era stato precedentemente decretato. Per questo fu cacciato da Roma.

 

Giunto in Campania Cinna venne raggiunto da Mario e i due marciarono insieme su Roma. Successivamente a questa presa del potere Silla venne dichiarato nemico pubblico e diversi suoi sostenitori furono trucidati. Nell’anno 86 a.C. Mario fu rieletto console assieme a Cinna, tuttavia morì poco tempo dopo.

 

La sua morte non portò alla conclusione delle lotte interne alla classe dirigente romana che, nonostante la parentesi dittatoriale di Silla, sarebbero riesplose successivamente tra Cesare e Pompeo, fino alle ultime guerre civili tra cesaricidi e triumviri e, infine, tra Ottaviano ed Antonio. La conclusione fu la morte della Repubblica e la nascita del Principato.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.