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N. 65 - Maggio 2013 (XCVI)

sulla filologia
origine e sviluppi moderni - PARTE I

di Emilio Vaccaro

 

Lo studio dei prodotti letterari dei bizantini comincia già in epoca bizantina. Agazia curò nel VI secolo l’edizione di una raccolta (Kyklòs) di epigrammi suoi e di poeti contemporanei.

 

Nel IX secolo il patriarca Fozio prese in considerazione, nella Biblioteca, oltre ad autori antichi, anche della prima età bizantina, soprattutto teologici.

 

Intorno al 900 Costantino Cefala mise insieme un’antologia di epigrammi che, grazie ad un incremento anonimo intorno al 980, giunse alla forma nella quale è tradita dal ms. Pal.gr. 23 come Antologia Palatina, e che contiene epigrammi dal VII sec. a.C. al X sec. d.C. Elementi bizantini sono infine presenti in quasi tutte le opere antologiche ed enciclopedie del X secolo. Nell’XI sec. Michele Psello scrisse un saggio “comparativo” sulla questione: Chi scrisse i versi migliori, Euripide o Giorgio di Pisidia?

 

Nel XII sec. Giovanni Zonara curò commenti esplicativi ai canoni di Giovanni Damasceno sulla resurrezione, e spiegò i termini “poetologici” della poesia liturgica; Teodoro Prodromo scrisse una riflessione, sinora edita solo in parte, ai canoni di Cosma Melodo e di Giovanni di Damasco sulle festività cristiane; l’arcivescovo Eustazio di Tessalonica curò un commento al canone giambico di Giovanni di Damasco (o Giovanni Arcla) sulla Pentecoste e vi trattò anche questione di autenticità. Nel XIII sec. Massimo di Planude pubblicò l’Antologia Planudea, che da lui prende il nome. Tra il XIII e il XIV sec. Niceforo Callisto Xantopulo scrisse note e commenti alle poesie liturgiche; sempre nel XIV sec. Marco Eugenico (fratello di Giovanni) lasciò note lessicali ai canoni giambici di Giovanni Damasceno, la cui datazione rimane assolutamente incerta.

 

La filologia bizantina cominciò a prendere primi vaghi contorni nel sec. XV, nella cornice dell’Umanesimo italiano.

 

E’ abbastanza noto il ruolo di cui furono rivestiti gli stessi abitanti dell’Impero Romano d’Oriente rispetto alla fioritura degli studi classici, a quell’epoca, nel nostro Paese, come professori di greco, autori di grammatiche, collezionisti di manoscritti, editori di testi scritti in lingua greca. Prevale, però, l’edizione dei testi greci antichi; della produzione bizantina sono invece dapprima stampate opere sussidiarie allo studio della letteratura classica (lessici), o che ad essa sono strettamente legate: i poemi omerici nel 1488, la Batriacomiomachìa nel 1486, nel 1494 la Galeomyochìa di Teodoro Prodromo e l’Antologia Planudea, nel 1499 l’ Etymologicum Magnum e il lessico della Suda (tutte in prima edizione).

 

L’attività editoriale nel XVI sec. incluse testi in lingua d’uso dell’età bizantina; si venne incontro anche al bisogno della Chiesa Ortodossa di libri liturgici (fra l’altro con testi dell’innografia bizantina). In questo periodo dotti tedeschi e francesi portarono manoscritti nei loro Paesi a Nord delle Alpi; nascono nuove biblioteche (per esempio a Parigi). Furono pubblicate opere di autori di storia bizantina: Hieronymus Wolf (1516-1586) approntò la prima edizione di Giovanni Zonara (1577), ambedue autori del XII sec. e anche (in parte) di Niceforo Gregora (1562), scrittore del XIII/XIV sec. Nel XVI sec. cresce l’interesse del Protestantesimo tedesco per i greci ortodossi che vissero sotto il giogo turco: Martin Cruisus (Crausz, 1526-1607) tramandò nella sua Turcograecia (1584) ricco materiale per la storia di Bisanzio, e intese la letteratura greca come un tutt’uno da Omero sino al proprio tempo (compresa l’incipiente letteratura neogreca), dando contemporaneamente la precedenza alla filologia rispetto all’archeologia (Germanograecia 1585).

 

Nel XVII sec. proseguì l’edizione dei testi bizantini: David Hoschel (1556-1617) pubblicò fra l’altro Procopio (1607) e l’epitome dell’Alessìade di Anna Comnena (1610). Prima ancora vennero commentate opere teologiche e letterarie: per es. nel 1595, la Mystagògia di Massimo (VI sec.), e nel 1601 la Byblioteca di Fozio (editio princeps). In Olanda Meurs (Meursius) pubblicò testi di Leone VI, Costantino VII Porfirogenito, Costantino Manasse, Teofilatto Simocatta, e fece uscire nel 1614 il primo vocabolario della lingua d’uso bizantina, col significativo titolo Glossarium Greco-barbacum. In Francia Phiippe Labbe (Labbeus 1607-1667) venne incaricato dell’edizione del Corpus Historiae Bizantinae (Bizantis); fra il 1648 e il 1711 vennero alla luce ben 42 volumi (con testo e traduzione latina), alla stesura dei quali presero parte molti studiosi europei.

 

Una figura di spicco fu Charles Dufresne du Cange (1610-1688), fondatore degli studi storici bizantini in Francia; il suo Glossarium ad scriptores mediae et infimae Graecitatis (1688), un vocabolario della lingua d’uso bizantina fu per secoli un’opera fondamentale per gli studiosi del settore disciplinare in questione.



 

 

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