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N. 88 - Aprile 2015 (CXIX)

L’EPOPEA DI ALESSANDRO MAGNO
IL GRANDE CONDOTTIERO TRA MITO E STORIA - PARTE VI

di Paola Scollo

 

Lasciata Susa nella primavera del 324 a.C., Efestione seguì Alessandro a Ecbatana. In autunno si ammalò. Dapprima la baldanza giovanile lo indusse a sottovalutare la febbre - forse tifoidea - e a non seguire le indicazioni del medico Glaucia. Ma la malattia ebbe il sopravvento e ben presto fu colto da una terribile ricaduta. Alessandro si precipitò da lui, ma quando arrivò Efestione era già morto.

 

Il sovrano si lacerò nello stesso tipo di dolore che aveva colto il Pelide per la morte di Patroclo, con reazioni traboccanti di pathos. Vegliò sul cadavere in digiuno per oltre tre giorni. Giacque a letto tra le lacrime, immerso nel vuoto e nel silenzio della sofferenza, decretando un periodo alquanto lungo di lutto in tutto l’impero (VII 15. 1).

 

Molti eteri furono chiamati a consacrare al morto se stessi e le loro armi. Nell’esercito il posto di Efestione rimase vacante, in quanto Alessandro desiderava che rimanesse legato al suo nome. Così il reggimento di Efestione continuò a chiamarsi nello stesso modo e l’immagine del giovane continuò a essere innalzata davanti a esso (VII 15. 4).

 

Alessandro decise poi la condanna a morte del medico personale di Efestione e ordinò che venissero tagliate criniere e code di cavalli, abbattuti i bastioni delle città vicine, banditi flauti e intrattenimenti di vario tipo.

 

Egli stesso tagliò i capelli per onorare il defunto, sull’esempio di Achille: «No, in nome di Zeus, tra gli dèi il più alto e il più grande,/ non è permesso che l’acqua s’accosti alla testa,/ prima di porre sul rogo il corpo di Patroclo, di erigere il tumulo/ e di tagliarmi la chioma, perché mai più il dolore così/ mi trafiggerà il cuore altra volta, finché resterò tra i viventi» (Il. XXIII 43 - 47).

 

In seguito Alessandro consultò l’oracolo di Zeus-Ammone nell’oasi di Siwa per ricevere il permesso di istituire il culto eroico di Efestione, quindi iniziò a preparare l’apoteosi con un fastoso funerale a Babilonia, dove Perdicca, successore nella chiliarchia, aveva condotto il corpo.

 

Qui il re, postosi a guida del carro funebre per la prima parte del tragitto, predispose che si riunissero tremila partecipanti, artisti di tutte le discipline e atleti, affinché venissero onorate le esequie dell’amico (VII 15. 5).

 

Inoltre Alessandro ordinò alle province che il Fuoco reale fosse spento soltanto al termine delle celebrazioni, come di solito avveniva in occasione della morte del Gran Re. Un tributo non indifferente che ben indica come Efestione non rappresentasse semplicemente il sostituto e successore di Alessandro: era un’ancora, una conferma quotidiana, l’amico d’infanzia che si comportava come lui. Era in qualche modo Alessandro stesso.

 

Da ultimo il sovrano macedone affidò a Stasicrate - artista celebre per le sue innovazioni che univano un grado eccezionale di magnificenza, audacia e ostentazione - il progetto di un immenso mausoleo interamente in mattoni a forma di grande parallelepipedo, lungo 340 metri di lato e alto più di 60 metri, disposto su sette livelli a scalinata.

 

Il primo livello doveva essere decorato con duecentoquaranta quinqueremi dalla prora dorata e con cinque fregi in sequenza sulle superfici verticali, ciascuno recante due arcieri inginocchiati alti un metro e ottanta e guerrieri armati, ancora più alti, divisi da drappi di feltro scarlatto.

 

Il secondo livello doveva contenere torce di quasi sette metri con serpenti attorcigliati alla base, ghirlande dorate nella parte centrale e fiamme sormontate da aquile. Il terzo livello doveva mostrare una scena di caccia, il quarto una centauromachia d’oro, il quinto leoni e tori, il sesto armi macedoni e persiane, il settimo sculture cave di sirene con la funzione di accogliere il coro chiamato a intonare le lamentazioni funebri (Diodoro XVII 115. 1-5).

 

Con ogni probabilità tale struttura, che non fu mai avviata, non era destinata a essere incendiata, ma a sopravvivere al tempo per rendere imperitura la memoria di Efestione.



 

 

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