.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

ATTUALITà


N. 70 - Ottobre 2013 (CI)

PATRIE GALERE
EMERGENZA TRA RETORICA E REALTà

di Massimo Manzo

 

L’otto di ottobre il Presidente della Repubblica ha inviato un lungo messaggio alle Camere, incentrato sulla drammatica situazione delle carceri italiane.

 

Prendendo atto della oggettiva inerzia del Parlamento di fronte a quest’emergenza, Giorgio Napolitano ha sottolineato che “la stringente necessità di cambiare profondamente la condizione delle carceri in Italia costituisce non solo un imperativo giuridico e politico, bensì in pari tempo un imperativo morale. Le istituzioni e la nostra opinione pubblica non possono e non devono scivolare nell'insensibilità e nell'indifferenza”.

 

Il Capo dello Stato ha posto l’accento sulle possibili misure per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, causa principale della condizione disumana in cu vivono oggi i detenuti.

 

Tra queste, la riduzione dell’ambito di applicazione della custodia cautelare (per i reati meno gravi),  il ricorso a pene alternative alla carcerazione (come ad esempio gli arresti domiciliari), la razionale depenalizzazione di molti reati minori, l’aumento della capienza delle attuali strutture e ancora politiche dirette a far sì che i detenuti stranieri possano espiare la pena inflitta in Italia nei loro Paesi di origine.

 

Nell’ultima parte del suo discorso, infine, Napolitano suggerisce al Parlamento di “considerare l’esigenza di rimedi straordinari”(in altri termini amnistia o indulto) per avere il tempo di perseguire le riforme strutturali arginando provvisoriamente il fenomeno.

 

È stato proprio quest’ultimo passaggio a scatenare la polemica tra le forze politiche, che hanno trasformato l’intero messaggio del Capo dello Stato in una sorta di referendum sull’indulto. Prescindendo per un momento dalle solite baruffe di cui quotidianamente si nutre la nostra politica, bisogna far presente alcuni dati. Basterà elencarne qualcuno per rendersi conto dell’entità del problema delle carceri in Italia.

 

Secondo il DAP (Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria), nel nostro paese i detenuti sono 64.758, mentre le nostre galere potrebbero accoglierne solo 47.615.

 

L’indice di sovraffollamento carcerario italiano, sulla base degli studi dell’ International Center for prison studies (riferiti al 2012) è pari al 140,1%, il più alto in tutta Europa. Primato, questo, che la dice lunga sul nostro grado di civiltà. è stata la stessa Corte Europea dei diritti dell’Uomo ad accertare che in Italia il sovraffollamento è equivalente ad un “trattamento disumano”, cioè alla tortura.

 

Esistono inoltre altri dati, forse meno noti, ma di sicuro più impressionanti. L’Osservatorio permanente sulle morti in carcere, formato dai Radicali (forse l’unica forza politica da anni attenta alla condizione dei detenuti) e da associazioni come “Antigone” e “A buon diritto”, denuncia da tempo l’altissimo numero di suicidi tra i carcerati e persino tra gli agenti di polizia penitenziaria.

 

Tra i primi, si calcola che i suicidi siano 20 volte superiori alla norma (fuori dal carcere), mentre tra i secondi la media è di tre volte superiore. I 2/3 di queste morti, secondo gli studi fatti, sono dovute a “fattori ambientali”, cioè alla oggettiva invivibilità delle nostre galere. Per intenderci gli Stati Uniti, che hanno una popolazione detenuta di ben 37 volte superiore alla nostra, contano una media di suicidi di nove volte inferiore a quella italiana.

 

Tutto ciò non è inevitabile. Gli stessi USA, alla fine degli anni 80, vivevano una situazione simile alla nostra, fino a quando, nel 1988, non fu costituito un ufficio incaricato della prevenzione dei suicidi in carcere, che doveva agire soprattutto attraverso la formazione del personale penitenziario. Risultato: oggi i suicidi sono diminuiti dell’80%, a dimostrazione dell’efficacia, anche a lungo termine, delle riforme serie adottate su questi temi.

 

In Italia, invece, le principali forze politiche non sono state in grado, in trent’anni, di rispondere all’emergenza carceri se non emanando “provvedimenti straordinari”, i quali non facevano altro che rimandare la reale risoluzione della crisi. Ultimo esempio, quello dell’indulto votato nel 2006 dal Parlamento.

 

Dopo sette anni di indifferenza, in cui nessuno ha tentato di elaborare una riforma organica in merito, oggi siamo punto e a capo. Le carceri scoppiano e le maggiori forze politiche, malgrado il solito sfoggio di retorica qualunquista, sembrano cadere dalle nuvole di fronte al messaggio di Napolitano.

 

Dev’essere il Capo dello Stato a ricordare al Parlamento, dopo più di un anno, che a fine maggio scadrà il termine datoci dalla Corte di Strasburgo per normalizzare la situazione carceraria.

 

Di fronte all’estrema irresponsabilità dimostrata dalla classe politica, è ragionevole pensare che un altro indulto sarebbe l’ennesima scusa per non far nulla, oltre che un modo per truffare la Corte Europea.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.