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N. 31 - Luglio 2010 (LXII)

LE DOTTRINE POLITICHE
qualche REGOLa PER UNA VALUTAZIONE APPROPRIATA

di Emanuela Ferrari

 

Quali sono i criteri “giusti” per valutare una dottrina politica?

 

Quali metodi si possono attuare da parte dello studioso per non rimanere “contagiato” dai contenuti sostenuti da un autore?

 

Ci sono dei punti di riferimento da tenere sicuramente presenti per non incorrere nei comuni, e numerosi, errori di valutazione:

 

I.

 

Considerare la relatività di una dottrina, quindi esaminarla rispetto al tempo e al luogo in cui nasce e si afferma; oltre al patrimonio intellettuale del suo autore;

 

II.

 

Distinguere, all'interno di ogni specifica dottrina, i caratteri permanenti da quelli contingenti;

 

III.

 

Individuare i contributi che tale dottrina ha fornito nel percorso storico, anche se è stata molto criticata;

 

IV.

Riflettere sulla utilità generale fornita dal contenuto in esame;

 

V.

 

Tentare di prevedere l’avvenire del pensiero politico attraverso gli antecedenti delle dottrine attuali. Più precisamente, il livello e la complessità raggiunta da una dottrina politica, filosofica o sociologica, può essere valutato analizzando il pensiero umano e la sue evoluzioni nel passato.

 

Questo approccio permette di “catalogare” con più prontezza le questioni politiche emergenti e di rilevare possibili collegamenti o distorsioni rispetto a una realtà precedente e similare.

 

La dinamica spazio-temporale quindi si traduce in un sistema di comprensione molto utile e, a volte, risolutivo;

 

VI.

 

Sapere che lo studio di una dottrina non può mai prescindere dall’esame dei fatti politici in quanto sussiste un legame molto stretto tra fatti e dottrine.

 

Anzi, tra i due si inseriscono anche le utopie. Infatti queste manifestazioni di pensiero che restano fuori della realtà assumono un significato particolare tanto da poter modificare ed influire sulle dottrine;

 

VII.

 

Utilizzare criteri scientifici per valutare: solo in tal modo si possono abbandonare idee preconcette e vedute unilaterali che contribuiscono a formare interpretazioni errate o insufficienti. Pertanto, per Ferraù, la bontà del metodo è condizione assolutamente necessaria.

 

Inoltre riguardo all’autore che esprime idee innovative, quale portavoce di un nuovo modo di pensare quasi “fuori” e “oltre” la sua epoca, si ricordi che egli non cessa mai completamente di essere del suo tempo e del suo ambiente.

 

 

Riferimenti bibliografici:


Rivista internazionale di filosofia del diritto, Anno XIII - Fasc. I, Roma 1933;

Antonio Ferraù, Sui criteri di valutazione delle dottrine politiche.

 



 

 

 

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