.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

.

contemporanea


N. 79 - Luglio 2014 (CX)

LA DIPLOMAZIA BISMARCKIANA
PARTE II - DALLA NASCITA DELL’IMPERO AL CONGRESSO DI BERLINO

di Laura Ballerini

 

Per evitare che la Francia desse sfogo al suo sentimento di rancore e divenisse un problema per la Germania, doveva essere isolata da alleanze con altri stati e non dovevano scoppiare guerre di cui si potesse approfittare per vendicarsi dei tedeschi.

 

Per riuscire in questo, Bismarck doveva diventare il garante dell’equilibrio europeo, il punto nevralgico dell’Europa stessa e del concerto europeo (il sistema nato in seguito al Congresso di Vienna, basato sull’armonia tra le grandi potenze, uniche vere attrici dello scacchiere mondiale): l’unico modo per riuscirci era ottenere l’alleanza inglese.

 

La Gran Bretagna, allora come sempre, nutriva il suo più reale interesse oltreoceano, e non aveva alcuna voglia di farsi garante della pace europea, perché questo significava ritirare la flotta dai sette mari e concentrarla sul continente.

 

Per questo motivo l’Inghilterra è sempre stata la prima alleata dello stato che potesse garantire equilibrio in Europa, consentendole di impegnare la sua flotta altrove e perseguire i suoi interessi. Il Regno Unito, infatti, si interessa alle questioni europee solo in casi di pericolo, come era stato per Napoleone e come sarà per Hitler.

 

Ma se c’era qualcun altro che potesse farlo al suo posto, lasciandola libera di concentrarsi altrove, questo diventava il suo primo complice. Fino a quel momento era stata l’Austria di Metternich, che dal congresso di Vienna aveva gestito l’Europa post napoleonica.

 

Ora Bismarck voleva dimostrare all’Inghilterra che poteva essere lui quella figura. In questo modo avrebbe avuto un potente alleato e sarebbe potuto diventare il garante dell’equilibrio europeo isolando la Francia.

 

La prima occasione per ottenere la fiducia inglese furono le recriminazioni russe per la pace di Parigi del 1854. Gli esiti della guerra di Crimea, infatti, furono molto punitivi per la Russia, che iniziò a protestare. L’Inghilterra temette allora un’alleanza russo tedesca, che invece non avvenne.

 

Bismarck organizzò una conferenza a Londra nel 1871 per rivedere le clausole della pace di Parigi all’interno del concerto europeo (quindi solo tra le grandi potenze), con l’unica clausola che la Francia non partecipasse. Agendo da moderatore evitò lo scoppio di un conflitto e mantenne l’equilibrio nel continente.

 

Questa iniziativa gli portò i favori della Russia e dell’Inghilterra, che trovo così in lui il suo primo alleato, consentendole di concentrarsi sull’espansione del suo impero coloniale, in quello che non a caso è passato alla storia come il periodo dello “splendido isolamento inglese”.

 

A questo punto, la più grave minaccia alla pace veniva dal possibile scontro tra Russia e Austria sui Balcani. La prima era da sempre convita che fossero di sua appartenenza, la seconda, con la perdita della Confederazione germanica, aveva sviluppato un forte interesse per l’area.

 

Per evitare che scoppiasse una guerra di cui la Francia avrebbe potuto approfittare, Bismarck spinse i due imperi potenzialmente rivali a stringere con lui il Patto dei tre imperatori nel 1873. Austria e Russia si impegnavano reciprocamente a consultarsi prima di intervenire nei Balcani e a rinnovare quel patto ogni tre anni.

 

Con grande lungimiranza, Bismarck aveva intuito quello che sarebbe potuto accadere, e vincolò tra loro due potenze rivali, prima ancora che scoprissero di esserlo.

 

Come prevedibile, la crisi nei Balcani ebbe luogo mettendo alla prova la diplomazia Bismarckiana. La popolazione serba, infatti, insorse contro il dominio dell’impero ottomano, coinvolgendo anche la Bulgaria.

 

La repressione turca fu durissima, in particolare in Bulgaria, dove passarono alla storia gli “orrori bulgari”. La Russia, che si considerava da sempre la paladina dei Balcani (oltretutto di religione ortodossa anch’essa anziché mussulmana come i turchi), non poteva non intervenire e lo fece violando il Patto dei tre imperatori e il concerto europeo.

 

L’esercito russo riuscì facilmente a far retrocedere quello ottomano costringendolo alla capitolazione con la Pace di San Stefano, da cui ottenne una “grande Bulgaria” che le permetteva l’accesso ai mari caldi (da sempre il suo obiettivo).

 

Intervenne prontamente Bismarck che salvò nuovamente la situazione convocando tutte le potenze al Congresso di Berlino, nel 1878. Vennero invitate anche l’Italia e la Francia, che era incredibilmente riuscita a pagare il suo debito di guerra alla Germania (per il conflitto franco-prussiano).

 

Il Congresso di Berlino realizzò gli interessi principi del concerto europeo ovvero sicurezza ed equilibrio.

 

Bismarck riassegnò i territori nel tentativo di non alterare troppo la situazione: diede l’isola di Cipro alla Gran Bretagna, rafforzando la loro amicizia e consentendole uno sbocco al mediterraneo, ora che era stato aperto il canale di Suez (1869); permise alla Russia di annettere la Bessarabia (tra le attuali Ucraina e Moldavia), lasciando la Bulgaria ai turchi e l’amministrazione della Bosnia all’Austria, con possibile futura annessione. Per quel che riguarda Francia e Italia, tocca fare un passo indietro.

 

L’Italia non era riuscita a recuperare le terre irredenti di Trento e Trieste e decise di chiedere aiuto a Bismarck. Quest’ultimo però non aveva alcun interesse a stringere con l’Italia un patto antiaustriaco, e rispose che “la strada per Berlino passa per Vienna”.

 

Per paura di aver spinto così l’Italia tra le braccia dei francesi, al congresso agì in modo da mettere le due potenze una contro l’altra. Decise infatti di concedere a entrambe la Tunisia. L’Italia rifiutò convinta che quei territori le appartenessero già, vista la vicinanza con la Sicilia, mentre la Francia accettò immediatamente, inimicandosi gli italiani. Bismarck sperava, oltretutto, di distrarre i francesi dal revanscismo impegnandoli con un po’ di colonialismo. Non vi riuscì affatto.

 

Ottenne però che l’Italia si alleasse con la Germania secondo condizioni tedesche, ovvero accettando che la strada passasse per Vienna. Firmeranno in seguito, infatti, nel 1882, la triplice alleanza, che costituì il punto focale della politica estera italiana fino alla prima guerra mondiale.

 

Immediatamente dopo il Congresso, nel 1879, l’Austria, già legata alla Germania con il patto dei tre imperatori, decise di seppellire ogni forma di risentimento per Bismarck, che le aveva sì tolto gli stati tedeschi, ma le aveva concesso la Bosnia. Firmarono dunque una duplice alleanza, secondo la quale la Germania avrebbe aiutato l’Austria in caso di attacco dalla Russia, ma sarebbe rimasta neutrale se, al contrario, l’Austria avesse attaccato la Russia.

 

A uscirne vincitore dal Congresso di Berlino, fu dunque proprio Bismarck, che era diventato il garante dell’equilibrio europeo, il mediatore che ripartisce i territori e che controlla tutti a suon di alleanze, mentre la Francia, come da lui agognato, rimaneva sola, senza un solo alleato, nello scenario europeo.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.