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ARTE


N. 92 - Agosto 2015 (CXXIII)

DIONISIACHE
IL CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2015

di Massimo Manzo

 

La meravigliosa Segesta, con il suo imponente tempio dorico e il suggestivo teatro antico, si presta naturalmente a essere la sede di rappresentazioni e spettacoli. Dopo alcuni anni di crisi l’estate 2015 ha sancito la sua rinascita culturale con il Festival “Dionisiache”, animato da ben 42 rappresentazioni, 29 spettacoli, di cui 6 prime nazionali, 19 laboratori, 3 concerti, 1 premio per autori. Abbiamo intervistato il regista Nicasio Anzelmo, direttore artistico del Festival e uno tra i maggiori artefici del suo successo, il quale ci ha spiegato meglio gli obiettivi e le novità che renderanno le “Dionisiache” un evento fisso dell’estate siciliana.

 

Direttore, quest’anno il programma delle rappresentazioni di Segesta è molto più ricco e articolato. Cosa è cambiato rispetto agli anni passati?

Anzitutto la volontà dell’amministrazione comunale di Calatafimi, che ha puntato moltissimo sul Festival dandoci un grande supporto e permettendoci di organizzarlo al meglio. Una importante innovazione ha coinvolto poi la stessa Calatafimi. Gli anni scorsi gli spettacoli non arrivavano fino in città, mentre quest’anno essa è diventata un vero “cantiere d’arte”, vissuto anzitutto dalle compagnie teatrali, che preparano e costruiscono proprio a Calatafimi i loro spettacoli prima di andare in scena. Questo meccanismo sta creando un indotto: pensi che dal primo luglio abbiamo avuto una media di 2000 pernottamenti di soli artisti. Un numero importante, considerato che il borgo ha soli 5000 abitanti. Insomma, il Festival ha donato a Segesta e a Calatafimi un’immagine inedita. Non tutti hanno capito cosa sta accadendo, ma sono convinto che il nostro lavoro darà frutti duraturi.

 

Dalle commedie e tragedie classiche fino a Shakespeare e al grande balletto. Qual è il filo che unisce le rappresentazioni che compongono il Festival?

In questa edizione il filo conduttore è senza dubbio la cultura mediterranea in tutta la sua complessità: dalla lingua, al mito, alle tradizioni. Non a caso abbiamo intitolato le Dionisiache 2015 “Mediterraneo. Echi, Risonanze e Miti”. Nel programma abbiamo dato grande risalto al dialetto, una delle espressioni più vive della Sicilia, attraverso vari spettacoli come il musical “Pipino Il Breve” del maestro Musumeci. Per quanto riguarda Shakespeare, abbiamo voluto omaggiarlo data la ricorrenza del quattrocentesimo centenario della morte, che l’anno prossimo gli darà grande visibilità.

 

Le Dionisiache 2015 da quest’anno continueranno a vivere anche oltre il loro naturale svolgimento estivo con la sezione autunnale del “Segesta a Roma”. Ci spiega meglio di che si tratta?

La continuazione del Festival è strettamente connessa al premio Cendic, promosso dal Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea in collaborazione con il Centro Teatrale Meridionale di Locri e il Teatro Arcobaleno- Centro Stabile del Classico di Roma. Il 30 agosto, serata conclusiva delle manifestazioni, a Segesta verrà consegnato il premio tra 90 testi presentati, e il vincitore allestirà e metterà in scena la propria opera nell’estate 2016 a Roma, ma anche a Segesta e a Locri. Da dicembre inoltre, ogni mese al Teatro Arcobaleno di Roma verranno presentate le sei finaliste.

 

Come ha reagito il pubblico?

Erano tre anni che Segesta era ferma e il Festival è partito in ritardo. Tuttavia, fino ad ora vi è stata una buona affluenza. I numeri non sono quelli di Siracusa, è ovvio, che gode di una tradizione più consolidata e di collegamenti logistici di gran lunga più efficienti. È proprio la logistica uno degli aspetti su cui bisogna lavorare molto ancora. La zona archeologica di Segesta (e ancor più Calatafimi) non godono infatti di un servizio adeguato di navette in grado di collegarle direttamente, per esempio, a Palermo. Credo però che se il Festival riuscirà a divenire un punto di riferimento per il pubblico (come avviene a Siracusa), l’affluenza sarà molto maggiore e la questione dell’accessibilità potrà migliorare.

 

Quest’anno, come regista, lei dirige MEDEIA MEDEIAS MEDEIA (drammaturgia che si ispira alle opere di Seneca e Euripide). Cosa l’ha spinta a questa scelta?

L’opera l’avevo già presentata a Roma, ai Musei Capitolini, con un grande successo di pubblico. Ci tenevo quindi a riproporla nella suggestiva cornice del teatro greco di Segesta, con degli attori straordinari, soprattutto Cristina Borgogni, che interpreta Medea. Personalmente ho letto la tragedia come molto attuale perché collegata al dramma di moltissime famiglie moderne. Se pensiamo solo a quante di esse si rompono, scaricando sui figli traumi e dolori, possiamo capire come il dramma di Medea sia tremendamente contemporaneo.

 

Qual è il ruolo riservato ai giovani nel Festival?

I giovani sono i protagonisti delle Dionisiache 2015. Le compagnie sono infatti composte da giovani, spesso ragazzi di talento appena formati sui quali abbiamo scommesso tantissimo, anche rischiando un po’. D’altronde lo stesso premio Cendic è stato concepito come una grande opportunità per loro. La presenza e l’importanza dei giovani è stato uno degli aspetti principali sui quali abbiamo costruito l’intero Festival.

 

È già prevista una riedizione del Festival il prossimo anno?

Certamente. La formula va perfezionata, è indubbio. Il primo anno, come accennavo prima, alcune problematiche come quella logistica si sono fatte sentire. I piccoli errori rientrano nella normalità, e anzi, oltre a insegnarci qualcosa, dimostra che abbiamo lavorato sodo. Solo chi fa, sbaglia. Ma i risultati positivi sono tanti. Il pubblico, dopo anni in cui si era disaffezionato alle manifestazioni di Segesta, quest’anno è ritornato ad entusiasmarsi: non vedeva l’ora che il teatro riaprisse. Di questo siamo contentissimi. Se riusciremo a mantenere il Festival come appuntamento fisso e di qualità, sono sicuro che potremo raggiungere traguardi sempre maggiori.



 

 

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