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N. 51 - Marzo 2012 (LXXXII)

il genio di cavour
la base della costituzione italiana

di Christian Vannozzi

 

26 Aprile 1859 - 12 Luglio 1859 circa due mesi e mezzo di guerra cruenta che ha visto come campo di battaglia il Nord Italia.

 

La fine del conflitto a favore dei franco-piemontesi, ha visto il ricongiungimento della Lombardia al Regno di Sardegna, creando il primo Stato embionale del futuro Regno d'Italia che si sarebbe creato nei mesi successivi. Ma la guerra fu tutt'altro che semplice, anche se i piemontesi potevano contare sul formidabile esercito di Napoleone III e sul fatto che l'Austria non possava un buon momento dal punto di vista sociale e politico, e perciò non poteva sostenere al meglio le truppe presenti a Milano.

 

Essenziale per raggiungere questo risultato ed isolare così diplomaticamente l'Austria era l'allenza in politica estera con le potenze progressisti rappresentate da Inghilterra e Francia, e per farlo il Primo Ministro, Camillo Benso conte di Cavour, aveva inviato un corpo d'armata in Crimea per difendera la terra Turca dalle mire espansioniste della Russia Zarista. Tutto questo non per vantaggi territoriali, che non sarebbero esistiti per il Piemonte, ma per far si che Regno di Sardegna e Napoleone III, che aveva partecipato alla spedizione a capo dell'esercito francese, potessero iniziare ad avere i primi contatti che avrebbero portato all'estromissione dell'Impero Austriaco dalla Lombardia.

 

Milano doveva essere liberata, era ormai dal 1848 che non balenava che questa idea nella mente di tutti i patrioti. Se la città quasi da sola aveva estromesso la guarnigione austriaca, cosa sarebbe successo se insieme ai milanesi fossero intervenuti i Piemontesi e i francesi di Napoleone III? Sicuramente la vittoria sarebbe stata alle porte. Gli accordi di Plombieres del luglio 1858 servivano proprio a garantirsi le baionette francesi contro il nemico austriaco.

 

L'obiettivo stabilito tra i piemontesi e i francesi era l'annessione di Milano, Venezia e Bologna al Regno di Sardegna, mentre alla Francia sarebbero andate Nizza e Sovaia. Naturalmente la Francia non puntava tanto ai due piccoli territori quanto a diventare la potenza egemone in Europa, in quanto sconfitta l'Austria con l'aiuto del Piemonte, nell'Europa continentale avrebbe potuto far valere il suo dominio come arbitro delle sorti del continente.

 

Cavour aveva ben capito l'ambizione di Napoleone III in questo senso, ed era ben deciso a sfruttarla, anche se l'accordo era solo difensivo. Bisognava quindi provocare l'Austria, per non far passare la liberazione dell'Italia settentrionale come un' aggressione verso l'impero asburgico.

 

Il 1859 fu l'anno della svolta. Le ostilità tra l'Impero Austriaco e il Piemonte sarebbero presto sfociate nella guerra. Cavour iniziò subito una politica di riarmo, facendo così preoccpare il vicino regno Lombardo-Veneto. Il trattato di pace del 6 agosto 1849 vientavano il riarmo del Piemonte, ma a Cavour non interessava, perchè poteva contare sulle armi francesi,e Napoleone III era pronto ad intervenire.

 

Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi avevano così fatto il loro ritorno in Italia, perchè ormai si era capito che era prossima la cacciata degli austriaci dalla Penisola. Al generale di Nizza fu affidato il compito di organizzare un corpo di volontari, i Cacciatori delle Alpi, che era composto da volontari del Lombardo Veneto. Il 30 aprile del 1859 l'Austria dichiarò così guerra al Regnod i Sardegna. La Francia, nonostante numerose resistenze interne, scese in campo, soprattutto per la volontà di Napoleone III a rispettare gli accordi siglati a Plombièrese.

 

Con l'intento di ripercorrere i successi militari del maresciallo Josef Radetzky, il nuovo comandante in capo, il maresciallo Gyulai, attraversò il Ticino nei pressi di Pavia ed invase così i territori piemontesi, occupando immediatamente Novara, Mortara, Gozzano, Vercelli e Biella.

 

I Piemontesi intanto erano accamapti nelle fortezze di Alessandria e Casale. Fu eprmesso agli austriaci di giungere fino a 50 km dalla capitale Torino. Su indicazioni provenienti direttamente dallos tato maggiore di Vienna, fu ordinato al maresciallo Gyulai di ripiegare, ed attendere i piemontesi sul Mincio, teatro di battaglia della prima guerra di indipendenza, dove Carlo Alberto e il suo esercito fu rovinosamente sconfitto.

Purtroppo così facendo si diede ilt empo all'esercito imperiale francese di congiungersi a quello piemonte e di amrciare insieme verso le truppe di Gyulai, il quale avrebbe potuto sconfiggere più facilmente i piemontesi mentre erano da soli.

 

Certamente però questa scelta bellica poteva anche sembrare giusta, perchè attaccando i piemontesi nelle loro fortezze, si sarebbero sprecate molte vite umane, e inoltre l'assedio sarebbe durato molto a lungo, permetendo ugualmente ai francesi di giungere e quindi attaccare le truppe austriache ormai stremate da giorni di assedio. La scelta migliore fu quella di attendere i franco-piemontesi al riparo nel territorio imperiale, in modo da poter meglio sfruttare territorio e fortificazioni. Il 14 maggio Napoleone III giunse così ad Alessandria, la città-fortezza piemontese, e prese il comando delle truppe.

 

Il Maresciallo Gyulai cerca lo socntro nei pressi di Pavia, ma viene anticipato dal generale francese Rorey, che diventerà poi Maresciallo di Francia, grazie alla cavalleria sarda guidata dal colonnello Morelli che ottiene una grandiosa vittoria il 21 maggio del 1859. Le sorti della guerra volsero come ben sappiamo, a favore del regno sardo, ma questo non per le strategie militari, che premiarono i franco-piemontesi, ma bensì pe ril genio politico del conte di Cavour, che come Bismarck qualche anno più tardi per la Germania, aveva saputo sfruttare al massimo le allenze diplomatico-militari di un'Europa che voleva assestare il suo colpo all'impero austriaco, che ormai stava perdendo la sua importanza.

 

A farne le spese fu il maresciallo Gyulai, che si è trovato a fronteggiare una situazione inpossibile da risolvere, al contrario infatti della guerra del 1848, il Piemonte non era solo, ma poteva contare sulla benevolenza di tutta l'Europa, oltre che sulle baionette francesi, che erano senza dubbio le migliori d'Europa a quel tempo, e che verranno meno solamente davanti al desiderio tedesco di riunificare la Germania, ideale contro il quale nessun fucile poteva avere la meglio.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Sabbatucci Giovanni Vidotto Vittorio , Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Roma 2008 .
Indro Montanelli, Storia d'Italia, l'Italia del Risorgimento, MIlano 1972.



 

 

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