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N° 59 - NOVEMBRE 2012 (XC)

la conquista spagnola del rio de la plata - parte i
la costituzione dell'attuale argentina

di Christian Vannozzi

 

"Siamo venuti per servire Dio e il Re e anche per diventare ricchi...". (Bernal Diaz del Castillo, cronista della spedizione di Hernán Cortés del 1519, Historia verdadera de la conquista de la Nueva España, pubblicato postumo a Madrid nel 1632).

La fine della guerra contro i mori nel 1492, quando la città di Granada viene espugnata, lasciò la Spagna libera di guardare oltre oceano, e cioè alle terre del nuovo mondo che proprio in quello stesso anno vengono scoperte da Cristoforo Colombo, che salperà su caravelle spagnole.


Da quel momento molti navigatori sia spagnoli che italiani si lanciarono alla conquista del Nuovo Mondo, in cerca di fama e ricchezza. Molti non avevano niente da perdere, altri non avevano nulla da guadagnare in patria. Un po' come gli avventurieri che cercavano fortuna e nuovi feudi in Terra Santa durante le crociate, i vari esploratori che si lanciavano nel Nuovo Mondo avevano gli stessi obiettivi, e cioè migliorare le loro condizioni di vita, cosa che in Europa non era per loro più possibile.


Juan Diaz de Solis, navigatore spagnolo, fu il primo che approdò sulle sponde delle terre del Rio de La Plata. Era il lontano 1516, e da quella data gli storici fanno iniziare ufficialmente la storia del Paese.


Juan Diaz de Solis era un navigatore spagnolo originario di Siviglia, che aveva servito in navi portoghesi navigando sulle coste africane e arrivando fino in India.


Stanco del basso salario decise di unirsi ad una nave corsara francese, ma riconosciuto dalla flotta portoghese fu condannato a morte dal regno, e decise quindi di tornare nella sua Spagna, da allora, correva l'anno 1497, prestò servizio per la corona spagnola accompagnando Amerigo Vespucci, che era considerato dai sovrani spagnoli 'Piloto Mayor de Castilla' nella sua spedizione sulle coste americane.


Nel 1512 organizzò una spedizione per trovare un passaggio per le indie. Con tre navi e 70 uomini salpò da Sanlúcar de Barrameda l'8 ottobre del 1515. La spedizione seguì la costa orientale presso la foce del Rio de la Plata, nominato "Mar Dulce", che raggiunse nel febbraio del 1516 e risalì fino alla confluenza dell'Uruguay con il Paraná.


Approdato sulle coste della Plata il capitano perse la vita attaccato dagli indigeni locali, con molta probabilità la tribù Guarani. Il resto dell'equipaggio, inorridito dalla brutalità delle popolazioni locali e privo della propria guida, decise di rientrare in Spagna.


La corona spagnola a quel tempo era più attirata dalle ricchezze della città di Lima, nell'attuale Perù, città importante anche sotto l'impero Inca che Cortes stava provvedendo a spazzare via con i suoi uomini. La città era ricca di pietre preziose, e faceva senza dubbio più gola della selvaggia Argentina, Paese senza importanti città ne ricchezze, e priva anche di un impero prosperoso come quello Inca che dominava il Nord del Sud America.


Nell'attuale Argentina, la Spagna non vedeva quindi un grande guadagno, perchè l'entroterra era abitato da popolazioni indigene ostili che non potevano offrire ne segni di grande civiltà ne ricchezze.


Nel 1526, Sebastiano Caboto, esploratore e navigatore veneziano alle dipendenze di Carlo V tentò nuovamente di trovare ricchezze nel Sud del continente. L'idea di Caboto era quella di raggiungere dalla Plata il regno del Perù, ma non vi riuscì mai,fondò un forte sulle rive del fiume Carcarañá, primo stabilimento in Argentina.


L'esploratore riceve dagli indigeni dell'argento, e da lì decide di chiamare quelle terre argentina.



 

 

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