.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

contemporanea


N. 61 - Gennaio 2013 (XCII)

IL CENTRISMO SECONDO ROMEO
i pregi di un modello

di Ivan Buttignon

 

Pragmatismo, buonsenso, realismo: ecco le qualità che Rosario Romeo, storico e politico, ravvisa nel Centrismo.

 

Una formula inedita, quella del Centrismo, con una DC nel suo periodo di massima egemonia politica, ma che continua a puntare sull’alleanza con partiti laici minori. I socialisti anticomunisti di Saragat del PSLI (poi PSDI), e le forze storiche del Risorgimento: i Liberali a destra con il PLI e i Repubblicani a sinistra con il PRI, partito di Romeo.

 

Componente essenziale della politica centrista è, secondo Romeo, una moderata dose di riformismo che, senza stravolgere gli equilibri sociali, garantisce al Governo il consenso della masse popolari, soprattutto dei contadini.

 

Sono Governi del fare, quelli che si innestano tra il 48 e il 58, o, per dirla con Romeo, Governi del fare bene. Il senso della misura e il saldo rigore sono le coordinate che accompagnano tutti i provvedimenti di legge del periodo centrista: la riforma agraria (50) che spezza il potere della grande proprietà assenteista e che va incontro alle attese delle masse agrarie; la Cassa per il mezzogiorno (50) che promuove lo sviluppo economico e civile delle regioni meridionali; la Legge Fanfani (49) sul finanziamento delle case popolari; la riforma Vanoni (51), che introduce per la prima volta lobbligo della dichiarazione annuale dei redditi; la liberalizzazione degli scambi con lestero (51) attuata da Ugo La Malfa.

 

E ancora il Piano Vanoni (55), che introduce il primo tentativo di programmazione economica mai sperimentato in Italia; infine, listituzione del Ministero delle Partecipazioni statali (56), col compito di coordinare lattività delle aziende di Stato e intervenire più incisivamente nella gestione delleconomia.

  

Grazie a queste iniziative, coniugate con una politica economica basata sullausterità finanziaria e sul contenimento dei consumi privati, i Governi centristi modernizzano il Paese, consolidano la ripresa economica e rafforzano i legami con lEuropa più avanzata.

 

Sarà il periodo successivo, quello del Centro-sinistra, che - così suggerisce Romeo - infrangerà lequilibrio raggiunto con la formula centrista.

 

I mutamenti economici e sociali suscitati dal miracolo italiano si accompagnano, allinizio degli anni 60, allallargamento delle basi del sistema politico, attraverso lingresso dei socialisti nellarea di governo. La svolta matura in seguito a diversi avvenimenti, tutti drammatici.

 

Nella primavera del 1960 il democristiano Fernando Tambroni non riesce a trovare un accordo con socialdemocratici e repubblicani, che vogliono invece accelerare i tempi dellapertura a sinistra. Forma allora un monocolore Dc con lappoggio esterno, e determinante, del Msi. I partiti laici protestano e la stessa sinistra Dc, cui Tambroni è un esponente, si dimette dal Governo.

 

È nel giugno dello stesso anno che la tensione esplode: il Governo autorizza il Msi a tenere il suo congresso nazionale a Genova, città medaglia doro alla Resistenza. La decisione suscita una vera sollevazione popolare. Dal 30 giugno al 2 luglio operai e militanti antifascisti si scontrano duramente con la polizia che cerca di garantire lo svolgimento del congresso.

 

Alla fine è il Governo a cedere e a rinviare il congresso. Ma le manifestazioni antigovernative vengono soppresse nel sangue, con una decina di morti, cui cinque solo a Reggio Emilia.

 

Tambroni viene sconfessato dal suo stesso partito e costretto a dimettersi. Con questa esperienza tramonta qualsiasi ipotesi di collaborazione tra la Dc e lestrema destra.

 

Questa gravissima crisi è superata con un nuovo Governo monocolore Dc presieduto da Fanfani, che nellagosto 1960 ottiene lastensione dei socialisti. Si apre così, politicamente ma non ufficialmente, la stagione del Centro-sinistra.

 

Lufficialità è sancita dal congresso della Dc nel gennaio del 62. È Aldo Moro che in questa occasione fa accettare la svolta al suo partito.

 

Concretamente di Centro-sinistra, è il nuovo Governo Fanfani, formato nel marzo del 62. Questo si compone infatti da Dc, Psdi, Pri e presenta un programma concordato con il Psi, che si impegna a dare il suo appoggio a singoli progetti di legge.

 

Il programma si ispira alla programmazione economica, nucleo qualificante e obiettivo prioritario del disegno riformatore. Disegno che punta a un più incisivo intervento statale nelleconomia, così da ridurre gli squilibri sociali (tra classi) e territoriali (fra Nord e Sud del Paese).

 

Il Governo nazionalizza lindustria elettrica nel novembre del 62, creando lEnel, Ente nazionale per lenergia elettrica. In dicembre è approvata la legge di riforma che istituisce la scuola media unica, abolendo al contempo gli istituti di avviamento professionale.

 

Le elezioni del 63 sanzionano però la Dc e il Psi, mentre premiano il Pli a destra, che si è opposto alla formazione del Centro-sinistra, e il Pci a sinistra, altrettanto avverso al Governo. Questo risultato accentua le resistenze della destra Dc ed esasperano le divisioni interne al Psi.

 

Tale risultato costringe a misurare i toni e spiega quindi la natura più moderata (rispetto all’omologo Fanfani) del Governo “organico” di Centro-sinistra presieduto da Aldo Moro. Il processo riformatore viene de facto bloccato.

 

La nuova veste moderata costa al Psi un nuovo inasprimento dei dissidi interni, che provocano un’altra scissione: la sinistra del partito dà vita al Psiup, Partito socialista di unità proletaria. Mentre questo si allea formalmente con il Pci, nel ‘66 il Psi si fonde con il Psdi, per poi separarsi nuovamente due anni dopo.

 

Il nuovo corso politico è l’artefice, tra l’altro, di un maggiore peso delle organizzazioni sindacali, grazie soprattutto all’approvazione da parte del Parlamento, nella primavera del ‘70, dello Statuto dei lavoratori. Statuto che prevede norme che garantiscono le libertà sindacali e i diritti dei lavoratori all’interno delle aziende.

 

Unaltra riforma strutturale riguarda ancora listruzione ed è data 1968: gli accessi alle facoltà universitarie vengono liberalizzati. Il provvedimento non è però accompagnato da una riforma complementare, quanto mai necessaria, che riguardi le scuole superiori e la stessa università.

 

Fra il 68 e il 70 sono istituite le Regioni, come previsto dalla Costituzione, e nel giugno del 70 si tengono le prime elezioni regionali. In dicembre è approvata la legge Fortuna-Baslini che introduce listituto del divorzio, poi sottoposta a referendum quattro anni dopo.

 

Il dicembre del ‘75 (sei mesi dopo gli schiaccianti successi ottenuti dal Pci alle amministrative del Centro-nord, che consentirà la formazione di molteplici Giunte di Sinistra) segna l’inizio del disimpegno socialista e in pratica la fine dell’esperienza del Centro-sinistra.

  

Il Centrismo è quindi il modello che ha posto in essere due pilastri: la ferma difesa dell’area democratica e la fruttuosa collaborazione con i partiti laici, rimuovendo lo steccato che in modo dogmatico nel corso della storia ha diviso laici e cattolici.

 

Il Centrismo, ancora, è la formula che ha permesso, dal ‘47, il miracolo economico. Il reddito nazionale, dal ‘51 al ‘61, aumenta del 75,5% a prezzi costanti (grazie alle politiche deflazionistiche di Einaudi).

 

Soprattutto dal ‘53, il Paese si modernizza, la ripresa economica si consolida, si rafforzano i legami con lEuropa più avanzata (che collimano nel marzo del 57 con ladesione italiana al Mercato comune europeo), grazie alla completa liberalizzazione degli scambi con lestero attuata da La Malfa.

 

Dall’altra parte, il Centro-sinistra.

 

Lapertura al PSI, forza politica che prende ufficialmente le distanze dal bolscevismo sovietico ma non anche dal dogmatismo socialista, porterà lItalia verso una crisi dalla quale non si risolleverà più.

 

Con il PSI al potere, il Governo asseconda una nuova stagione di politiche sindacali, sacrosante per alcuni aspetti (potere dacquisto dei salari più equo e giusto) ma venefiche per altri (aumenti sindacali svincolati dalla produttività), provocando una divaricazione sempre più netta tra occupati e disoccupati; una flessione dei risparmi e degli investimenti; un aumento incontenibile dei consumi privati; dal 73, un abnorme debito pubblico nazionale.

 

Secondo Rosario Romeo il problema non è solo economico ma anche culturale. L’egualitarismo equivoco di pura marca giacobina si manifesta con la liberalizzazione degli accessi universitari. Qualunque diploma permette l’accesso ai diversi corsi universitari. Il provvedimento non prevede un riassetto formativo delle scuole superiori (rendendole più qualificanti coerentemente a questa novità) e non prevede prove d’ammissione e corsi a numero chiuso che premino realmente i più meritevoli.

 

Ma per fortuna, secondo Romeo, esiste un modello valido per tutte le stagioni.

 

Un modello che: sappia confrontarsi con l’ostilità del mondo politico, economico, sindacale, cattolico, e anche con Confindustria, senza per questo diventare uno strumento di una o più d’una di queste categorie (come fecero Einaudi, De Gasperi, Vanoni, La Malfa quando i rappresentanti di Confindustria Costa e Quintieri, vollero tutelare gli interessi di alcune lobby industriali conservatrici, motivate dalla preoccupazione di non reggere del tutto la concorrenza estera, dopo un lungo periodo di protezionismo); sappia agire contro quel consumismo incontrollato che toglie risorse pubbliche preziose per lo sviluppo, dedicandole invece alla coesione sociale, alla qualità della pubblica amministrazione e della burocrazia, per riavviare lo sviluppo nelle aree arretrate; voglia coniugare i lineamenti politici della migliore Destra (ordine pubblico funzionale, liberalismo etico, orgoglio nazionale) con quelli della migliore Sinistra (misurato riformismo, dirigismo economico nei settori di difficoltà, confronto costruttivo con le parti sociali) rimanendo al Centro. Costruendo cioè una grande casa di forze politiche al di sopra degli interessi particolari (territoriali, di classe, ideologici) che con metodi cristiani lavori per il bene dell’Italia, in armonia con l’Europa e con il Mondo.

 

Troppo spazio allo strapotere dell’industria, forse, durante gli anni del Centrismo. Ma anche politiche repressive di Scelba, antagonismo esasperato tra forze sociali fomentato proprio dai governanti, politiche economiche improntate all’accumulo dei profitti non sempre a beneficio della collettività.

 

E ancora, avversità allinterno dello schieramento, difficoltà a contemperare posizioni progressiste e conservatrici, contrasti dovuti a personalismi suggeriscono le imperfezioni di questo modello.

 

Imperfezioni che però ritroveremo intensificate nei periodi politici successivi, durante i quali si andranno ad aggiungere altre incognite e problemi, a partire dallo stato confusionario generale in cui settori dei servizi segreti diventano deviati, il terrorismo ingestibile, gli attentati imprevedibili.

 

Tutti aspetti che Romeo, dallalto del suo acume politologico, ben mette in rilievo.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.