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N. 88 - Aprile 2015 (CXIX)

cattolici e unità d’Italia
I limiti della celebre enciclopedia online

di Cristian Usai

 

Il presente lavoro intende mostrare come utilizzare la fonte Wikipedia per una ricerca storica utilizzando la metodologia suggerita dal professor Sergio Luzzatto in Prima lezione di metodo storico.

 

Nella fattispecie, la domanda – ipotesi alla quale la ricerca intende dare risposta è: “La Chiesa e i cattolici, furono realmente contrari al processo di unificazione nazionale in quanto tale, e ancor oggi, gli stessi soggetti debbono considerare l’Unità d’Italia un evento storico insensato e contrario ai dettami della fede cattolica”?.

 

Chi scrive ha imposto a se stesso la sola consultazione delle pagine di Wikipedia relativamente al tema in argomento, con l’eccezione del summenzionato testo del professor Luzzatto, di un paper del professor Marco Impagliazzo relativo al rapporto tra Chiesa e Unità d’Italia e degli scritti di Mauro Leonardo e di E. Renan, riguardo al concetto di nazione.

 

Come si può notare, dall’elenco bibliografico e sitografico in calce, i libri utilizzati sono due trattati, rispettivamente di Metodologia della ricerca storica e di Filosofia, ergo non si è ritenuto opportuno classificarle. Le pagine Wikipedia consultate, disponibili sul web, rappresentano fonti elettroniche secondarie e intenzionali, finalizzate alla divulgazione.

 

Ognuna di tali pagine è già paragrafata e non si è ritenuto necessario procedere alla schematizzazione, le informazioni riguardanti il periodo storico trattato sono palesi e saranno argomentate nella discussione.

 

Per quanto concerne l’utilizzo della "fonte" Wikipedia, è stata seguita la seguente metodologia: si è esordito copiando alcune parti delle varie voci di Wikipedia citando la fonte, laddove non è stato possibile verificare l’attendibilità della voce, si è “scaricata la responsabilità” dell’eventuale inattendibilità su Wikipedia, o si è scelto di non riportare la parte interessata.

 

Le voci di Wikipedia riguardanti la storia, sono meno “affidabili” di quelle di carattere scientifico. Tendenzialmente Wikipedia è anarcoide-liberale e populista; le sue informazioni sono accessibili a chiunque senza il filtro di alcuna metodologia di ricerca e senso critico. Ciò porta alla produzione di una miriade di errori che si ripercuotono nei risultati di una eventuale ricerca storica condotta con l’ausilio di questa fonte.

 

Alcuni errori potrebbero essere inseriti volutamente da chi intende divenire amministratore di Wikipedia. Stante il target di utenti di Wikipedia, disinteressato alla verifica dell’attendibilità dei contenuti, taluni gruppi di potere immettono informazioni viziate di, ideologia e propaganda.

 

Dall’esame delle pagine Wikipedia inerenti al tema in argomento si evince che la Chiesa, per ordine del Card. Antonelli, avrebbe ordinato ai soldati svizzeri, di saccheggiare la città di Perugia, allo scopo di ripristinare i confini precedenti, il 1859.

 

Quest’affermazione non è suffragata da alcuna fonte. Wikipedia, inoltre, non scrive nulla circa il concetto di nazione e sul fatto che Pio IX, come i suoi predecessori, non era contrario all’unificazione nazionale, anzi aveva sempre incarnato il sentimento di italianità. Tale atteggiamento in seno al papato risale a Gregorio Magno.

 

Pio IX, assunse un atteggiamento intransigente di fronte alla violenza subita da parte dei Savoia che con la forza giunsero a realizzare un progetto (l’unità nazionale) giusto e auspicato da secoli. Wikipedia commette insomma lo stesso errore di quei cattolici che, ancora oggi, definendosi tradizionalisti, ignorano il fatto che la nazione italiana (secondo l’accezione di Renan) già esisteva e che Pio IX, come politico, era assai scarso e non si rese conto che con la caduta definitiva dell’ancien régime, la Chiesa sarebbe divenuta più libera di gestire la sua missione (vedere investitura Vescovi).

 

Le lacune di Wikipedia di cui sopra, mostrano una fotografia della cultura secolarizzata e atea, che tende, volutamente a dipingere la Chiesa, come un’entità contraria a qualsiasi tipo di progresso: politico, sociale, scientifico. Il tema in argomento, impone una definizione del concetto di nazione. È arduo fornire una definizione compiuta di che cosa sia una nazione; innanzitutto perché fin dal sorgere di quest’idea si è richiamata l'attenzione sul fatto che ogni nazione ha proprie caratteristiche specifiche, legate alla cultura, alla storia, alla geografia, che non possono essere ricondotte a un concetto generale.

 

Tantomeno è possibile individuare un solo e univoco fattore che possa definire l’esistenza di una nazione, sia che si tratti di componenti linguistiche, etniche, o religiose. Lo storico francese Ernest Renan (1823-92), studioso del cristianesimo e filologo che può essere considerato uno dei padri della moderna critica storico-religiosa, indica nella convergenza di molteplici e differenziati elementi la causa storica del sorgere delle nazioni e specifica come le ragioni della loro esistenza si possano ricondurre alla volontà dei gruppi sociali di unirsi per un determinato interesse, cioè quello che lo stesso Renan chiama «il plebiscito di ogni giorno».

 

Secondo Renan, l’oblìo, e persino l’errore storico, costituiscono un fattore essenziale nella creazione di una nazione, ed è per questo motivo che il progresso degli studi storici rappresenta spesso un pericolo per le nazionalità. La ricerca storica, infatti, riporta alla luce i fatti di violenza che hanno accompagnato l’origine di tutte le formazioni politiche, anche di quelle le cui conseguenze sono state benefiche: l’unità si realizza sempre in modo brutale; l’unificazione della Francia del nord e della Francia del sud è stata il risultato di uno sterminio e di un terrore durato ininterrottamente per quasi un secolo [...]. Queste grandi leggi della storia diventano percepibili per contrasto. Molti paesi hanno fallito nell’impresa che il re di Francia ha condotto a termine in modo così ammirevole, in parte attraverso la tirannide, in parte attraverso la giustizia. Sotto la corona di Santo Stefano, i magiari e gli slavi sono rimasti distinti quanto lo erano ottocento anni fa. Lungi dal fondere i diversi elementi dei propri domini, la casa d’Asburgo li ha tenuti distinti e spessi posti gli uni contro gli altri. In Boemia, l’elemento ceco e l’elemento tedesco sono sovrapposti come l’olio e l’acqua in un bicchiere. La politica turca della separazione delle nazionalità in base alla religione ha avuto conseguenze ben più gravi: ha causato la rovina dell’Oriente.

 

Si prenda a esempio una città come Salonicco o come Smirne: vi si trovano cinque o sei comunità, ognuna delle quali ha i propri ricordi, ma che non hanno quasi niente in comune. Ora l’essenza di una nazione sta nel fatto che tutti i suoi individui condividano un patrimonio comune, ma anche nel fatto che tutti abbiano dimenticato molte altre cose. Nessun cittadino francese sa se è burgundo, alano o visigoto; ogni cittadino francese deve aver dimenticato la notte di san Bartolomeo, i massacri del XIII secolo nel sud. In Francia non ci sono dieci famiglie in grado di fornire la prova di un’origine franca, e inoltre una tale prova sarebbe fondamentalmente difettosa, a causa dei mille incroci sconosciuti che possono fuorviare tutte le teorie dei genealogisti. La nazione moderna è dunque un risultato storico prodotto da una serie di fatti convergenti nella stessa direzione. A volte l’unità è stata realizzata da una dinastia, come nel caso della Francia; talora dalla diretta volontà delle province, come nel caso dell’Olanda, della Svizzera, del Belgio; talaltra da un generale moto degli spiriti, che si impone tardivamente sui capricci della feudalità, come nel caso dell’Italia e della Germania. Una profonda ragion d’essere ha sempre presieduto a queste formazioni. In casi del genere, i princìpi si fanno luce in mezzo alle sorprese più inaspettate.

 

Wikipedia, descrive il Risorgimento come il riferimento storiografico al periodo della storia d'Italia durante il quale la penisola italiana conseguì la propria unità nazionale, riunendo in un solo Stato – il Regno d'Italia – gli Stati preunitari.

 

Per indicare questo processo storico si usa anche la locuzione "Unità d'Italia". Il termine, che designa anche il movimento culturale, politico e sociale che promosse l'unificazione, richiama gli ideali romantici, nazionalisti e patriottici di una rinascita italiana attraverso il raggiungimento di un'identità unitaria che, pur affondando le sue radici antiche nel periodo romano, aveva subito un brusco arresto a partire dalla seconda metà del VI secolo a seguito dell'invasione longobarda.

 

Su Pio IX, invece e sul suo rapporto con l’Unità d’Italia, scrive quanto segue:

"Pio IX si trovò a gestire il momento storico della nascita anche in Italia di un moderno stato nazionale unitario. Entro i confini dello Stato della Chiesa le prime città a manifestare l'insofferenza al dominio papale furono in particolare quelle delle antiche Legazioni di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna. In Romagna, Pio IX compì l'ultima visita di un Papa-Re nel 1857: in tale occasione, anzi, Pio IX donò alla Cattedrale di Forlì un nuovo altare, tuttora in uso. Numerose negli anni furono le insurrezioni, sempre represse anche grazie agli austriaci, sino al 1859, anno dell'annessione della Romagna al Regno di Sardegna. Stimolata dall'esempio, insorse anche Perugia che il 14 giugno 1859 instaurò un governo provvisorio.

 

Il legato pontificio se ne tornò a Roma e lo Stato della Chiesa reagì in maniera dura, ordinando la repressione dei moti ed inviando duemila mercenari svizzeri comandati dal colonnello Schmidt. Il segretario di stato di Pio IX, il cardinale Antonelli, autorizzò al saccheggio della città le truppe svizzere inviate per riportare entro i confini del dominio della Chiesa la città perugina: il 20 giugno 1859 questi entrarono in città e fecero strage dei rivoltosi, senza risparmiare donne o bambini. L'evento passò alla storia come le "stragi di Perugia". I viaggiatori stranieri presenti in città, rapinati, provvidero ad avvertire del grave accaduto la stampa internazionale, avvalorando ancor più agli occhi dei cittadini europei e statunitensi la causa dell'unità italiana.

 

In seguito alla riconquista di Perugia, papa Pio IX, in considerazione del successo, promosse il colonnello Schmidt a generale di brigata. Il 18 settembre 1860, in seguito alla battaglia di Castelfidardo, le truppe piemontesi sconfissero le truppe svizzere conquistando le Marche e l'Umbria, che poi sancirono la loro annessione al Regno di Sardegna tramite un plebiscito. Il territorio posseduto dalla Chiesa fu ridotto al solo Lazio. Vittorio Emanuele II si era impegnato con l'imperatore francese a non attaccare Roma, che non fu coinvolta nella campagna del 1860. Il 17 marzo 1861 venne proclamato a Torino il Regno d'Italia. Il giorno seguente, Pio IX espresse in un'Allocuzione ufficiale una tempestiva risposta a Vittorio Emanuele: ”Da lungo tempo si chiede al Sommo Pontefice che si riconcili con il progresso e con la moderna civiltà. Ma come mai potrà avvenire un simile accordo, quando questa moderna civiltà è madre e propagatrice di infiniti errori e di massime opposte alla fede cattolica?” Nasceva la Questione romana.

 

Nel 1864 Pio IX fece arrestare il brigante Carmine Crocco, allorché egli, dopo essere stato sconfitto dalle truppe sabaude, era fuggito a Roma per incontrarlo, confidando erroneamente in un sostegno della Santa Sede, in virtù del suo legittimismo borbonico, in chiave antisabauda. L'8 dicembre 1864 papa Pio IX pubblicò l'enciclica Quanta cura e il Sillabo, una raccolta di ottanta proposizioni considerate dal Papa stesso, divise in dieci rubriche. Il 2 maggio 1868 approvò la Società della Gioventù Cattolica italiana, fondata da Mario Fani e Giovanni Acquaderni il 29 giugno 1867. L'11 aprile 1869 furono organizzate solenni celebrazioni in tutto il mondo cattolico per il suo giubileo sacerdotale e il 7 dicembre 1869 aprì il Concilio Vaticano I. Mentre il potere temporale era in crisi, a pochi mesi dalla breccia di Porta Pia, Pio IX si preoccupò di rinvigorire il potere spirituale.

 

Il Concilio Vaticano I portò alla formulazione del dogma dell'infallibilità del Pontefice, chiaramente espresso nella costituzione dogmatica Pastor Aeternus. Questo portò allo scisma tra la Chiesa cattolica e i vetero-cattolici. Il tedesco Joseph Hubert Reinkens si fece eleggere primo "vescovo cattolico dei vetero-cattolici".

 

Il Concilio proseguì fino al 18 luglio1870 quando venne sospeso a causa della guerra franco-prussiana. Lo scontro con il neo costituito Regno d'Italia giunse all'apice quando nel 1870, alla caduta di Napoleone III, le truppe dei Savoia entrarono a Roma attraverso la breccia di Porta Pia, ponendo fine alla sovranità temporale dei "papi re". Il re Vittorio Emanuele II, dopo la battaglia di Sedan che aveva segnato la sconfitta di Napoleone III imperatore dei francesi e protettore del potere temporale papale, inviò il 7 settembre1870 una lettera a tutte le potenze europee nella quale si esponevano i motivi della futura presa di Roma, ribadendo però le garanzie e le tutele alla persona del Sommo Pontefice. Inviò tra l'altro il conte Ponza di San Martino, che giunse a Roma il 9 settembre, a sondare gli animi: costui prima parlò con il cardinale Antonelli, Segretario di Stato e poi con Pio IX. Entrambi ribadirono la posizione di non accettazione dell'inclusione dei territori della Santa Sede nel neonato Regno d'Italia.

 

Alle offerte dell'emissario del re il pontefice rispose: "Maestà, Il conte Ponza di San Martino mi ha consegnato una lettera, che a V.M. piacque dirigermi; ma essa non è degna di un figlio affettuoso che si vanta di professare la fede cattolica, e si gloria di regia lealtà. Io non entrerò nei particolari della lettera, per non rinnovellare il dolore che una prima scorsa mi ha cagionato. Io benedico Iddio, il quale ha sofferto che V.M. empia di amarezza l'ultimo periodo della mia vita. Quanto al resto, io non posso ammettere le domande espresse nella sua lettera, né aderire ai principii che contiene. Faccio di nuovo ricorso a Dio, e pongo nelle mani di Lui la mia causa, che è interamente la Sua. Lo prego a concedere abbondanti grazie a V.M. per liberarla da ogni pericolo, renderla partecipe delle misericordie onde Ella ha bisogno".

 

[...] Il 20 settembre Roma fu attaccata e occupata. Alla fine degli scontri si contarono 49 caduti tra l'esercito sabaudo e 19 tra i pontifici. Il Papa si ritirò nel Vaticano rifiutando di riconoscere il nuovo Stato e dichiarandosi prigioniero politico. Questa situazione, indicata come Questione romana, perdurò fino ai Patti Lateranensi del 1929 sottoscritti in accordo col governo fascista. Conseguentemente Pio IX, in data 10 settembre 1874, promulgò il famoso non expedit con il quale veniva palesemente sconsigliata la partecipazione di ecclesiastici e cattolici alla vita politica del neo Stato italiano, nato da un violento atto contro lo Stato della Chiesa. Il 13 maggio 1871 fu promulgata la Legge delle Guarentigie, con la quale lo Stato italiano stabiliva unilateralmente i diritti ed i doveri dell'autorità papale. Il 21 agosto 1871 Pio IX scrisse a re Vittorio Emanuele II esprimendo le ragioni per cui non poteva accettare la legge. Fino alla sua morte il Papa continuò a definirsi "prigioniero dello Stato italiano".

 

Riguardo al rapporto tra Pio IX, i cattolici, e l’Unità d’Italia, il professor Marco Impagliazzo scrive: "I cattolici e Pio IX non furono contrari all’Unità d’Italia; bensì, al processo di unificazione che andava affermandosi dopo il 1848 e che pareva seguire il corso della Rivoluzione Francese e delle leggi anti ecclesiastiche piemontesi di Cavour e Siccardi. Nella visione cattolica, andava consolidandosi la libertà di opinione e di conseguenza non solo la verità aveva ragion d’essere proclamata pubblicamente, inoltre veniva eliminata l’alleanza tra trono e altare, dunque affiorava l’affermazione della laicità dello Stato. Tutto ciò veniva percepito come rivoluzione. I cattolici e lo stesso Pio IX non erano cioè contro l’Italia, anzi avevano storicamente contribuito all’identità italiana. Il cattolicesimo, da quasi tutti gli italiani professato, era stato e rimaneva un elemento basilare dell’identità italiana.

 

I papi, dal Cinquecento, erano sempre stati italiani e tenevano a questa appartenenza: l’Italia era la loro terra, anche se non in senso politico. Del resto c’era una tradizione in questo senso che rimontava almeno a Gregorio Magno, il quale, come attestano i suoi scritti, aveva una precisa coscienza d’essere il difensore dell’Italia tutta, specie dai longobardi. L’unificazione italiana si è realizzata imponendo al Papa la fine del suo potere temporale e Pio IX ha continuato sempre a protestare contro i 'fatti compiuti' [...].

 

Un passo rilevante nella direzione della fine del potere temporale fu, paradossalmente, compiuto dallo stesso Pio IX, quando si rifiutò, nel 1848, di mettersi alla guida della guerra degli stati italiani contro l’Austria, poiché Egli sosteneva di non poter guidare una guerra tra potenze cattoliche in quanto Vicario di Cristo. È da ricordare che l’Austria di Metternich, nel 1847, occupò Ferrara come risposta al diffondersi della fama di liberale che veniva attribuita a Pio IX, il quale invece, promulgò semplicemente un atto di perdono subito dopo l’elezione a Sommo Pontefice; atto che fu considerato in tutta Europa come rivoluzionario e liberale e determinò il crescere del sostegno a Pio IX. Questa decisione è stata in genere presentata come la dimostrazione dell’avversione del papa per l’unificazione nazionale. Indubbiamente, rifiutandosi di sostenere la guerra contro l’Austria spiazzò i suoi sostenitori e iniziò così un isolamento crescente di Pio IX davanti all’opinione pubblica risorgimentale.

 

Ma, in sede storica, si deve riconoscere che non fu una scelta anti-italiana: subito dopo, egli si preoccupò di manifestare la sua simpatia per la causa italiana, indicando una via di mediazione pacifica per realizzare l’unità nazionale. La sua decisione, ispirata da una motivazione essenzialmente religiosa, produsse inoltre effetti politicamente negativi sulle sorti del suo regno: diede, infatti, un colpo mortale al disegno neoguelfo di porre il Papa alla guida di una federazione di stati italiani. Se realizzato, il progetto neoguelfo di Gioberti, Rosmini ed altri avrebbe inserito lo Stato della Chiesa in un assetto nazionale compatibile con i tempi e accettabile da parte dell’Europa: era forse l’unica possibilità concreta di salvare il dominio temporale del Papa. Ed è significativo che Pio IX trascurò tali conseguenze, per lui politicamente vantaggiose. La scelta di ritirarsi dalla guerra contro l’Austria aprì, inoltre, al papato una strada nuova: costituì il primo passo verso l’assunzione, da parte del Papa, della figura di “padre comune di tutte le genti” e per ricollocare in una chiave più universalistica il papato in Europa e nel mondo contemporaneo.

 

Al di là delle sue alte motivazioni religiose, si potrebbe perciò dire, questa scelta conteneva un’importante implicazione geopolitica. Anche dopo il 1848, Pio IX proseguì su questa strada, senza cercare strumenti politicamente efficaci per salvare il suo potere, anche se continuò a protestare per la perdita del potere temporale. Ai suoi occhi, infatti, quella causa stava trasformandosi in una questione di principio, in cui si riassumevano sia la rivendicazione della piena indipendenza del papato e della Chiesa dal potere politico sia quel senso della 'diversità' della Chiesa che ha ispirato l’intransigenza cattolica tra XIX e XX secolo. Ma, nella sostanza, già dopo il 1848 egli si mosse in una logica che oltrepassava quella del sovrano temporale degli Stati pontifici.

 

Anche se egli contrastò il nascente stato nazionale, il ruolo di Pio IX costituisce parte integrante del processo di unificazione italiana. Le sue scelte influirono sul cattolici italiani, che si divisero tra conciliatoristi e intransigenti ma che condivisero, in gran parte, sia un sentimento filoitaliano sia la preoccupazione per la libertà della Chiesa. Egli, inoltre, contribuì in modo decisivo a far fallire il progetto neoguelfo, favorendo indirettamente l’affermazione della soluzione unitaria. Ispirate da motivazioni più religiose che politiche, le scelte di Pio IX hanno in seguito anche prodotto conseguenze storiche allora imprevedibili, contribuendo a una ricollocazione del papato nel contesto internazionale che ha giovato sia alla Chiesa sia all’Italia, come hanno evidenziato i suoi successori'.

 

A questo punto dell’argomentazione, è possibile fornire la risposta al quesito iniziale: La Chiesa e i cattolici, furono realmente contrari al processo di unificazione nazionale in quanto tale, e ancor oggi, gli stessi soggetti debbono considerare l’Unità d’Italia un evento storico insensato e contrario ai dettami della fede cattolica? La Chiesa e i cattolici non furono contrari al processo di unificazione nazionale in quanto tale; assunsero piuttosto un atteggiamento intransigente verso il nuovo Stato a causa del comportamento di chi, l’unità nazionale, la realizzò attraverso l’imposizione e la sopraffazione, senza rendersi contro però, dei benefici (esigui rispetto a ciò che alla Chiesa fu strappato) che avrebbero conosciuto con la fine dell’ancien régime. Per questi motivi, oggigiorno erra fortemente, chi si arrocca su posizioni antiunitarie, in nome della difesa della fede e delle tradizioni cattoliche".

 

 

Riferimenti bibliografici

 

AA.VV., Eversione del patrimonio ecclesiastico http://it.wikiversity.org/wiki Eversione_del_patrimonio_ecclesiastico

Anonimo, 25 giugno 1859, The Massacre at Perugia - The outrage to Mr. Perkins and his Party, in "New York Times"

Crocco C., Come divenni brigante, p.100, Edizioni Trabant, 2008

Impagliazzo M., Chiesa e Stato in Italia dall’Unità a oggi http://www.diocesitv.it

Leonardo M., Che cos’è una nazione? http://www.filosofiaedintorni.eu/coseunanazione.htm

Luzatto S., Prima lezione di metodo storico, Laterza, 2010

Pio IX, Cost.. Dog. Pastor Aeternus

Pio IX http://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Pio_IX

Renan E., Qu’est-ce qu’une nation?, s.n. 1882

Risorgimento http://it.wikipedia.org/wiki/Risorgimento



 

 

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